mercoledì 12 novembre 2025

BBC e RAI: un destino comune?

By Bloggorai ©

Mettiamola facile: se Trump è a destra, noi siamo a sinistra. Se Trump è contento, a noi gira tutto ciò che può girare.  Se Trump attacca la BBC noi la difendiamo. Se qualcuno sostiene che il filmato incriminato contenesse “manipolazioni” sul ruolo di Trump durante l’assalto a Capitol Hill, noi (dopo aver visto le immagini) sosteniamo esattamente il contrario ovvero che Trump ha avuto un ruolo decisivo in quella drammatica giornata. Se la BBC decide di resistere alla minaccia di Trump di risarcimento miliardario, noi sostentiamo che il polverone sollevato dal “consulente” e dal suo giornale (di destra) sia tutto un clamoroso bluff, meglio ancora uno scientifico depistaggio al quale molti, compresi in Italia, hanno abboccato. Nota a margine: non c'è alcun presupposto legale per quanto vorrebbe fare Trump. 

Allarghiamo il giro: in Gran Bretagna, da tempo e da parte del governo conservatore, è in atto un disegno finalizzato ad indebolire il ruolo istituzionale, la credibilità e l’autonomia della BBC. Questa operazione è un tassello del disegno strategico che troverà esito finale, come in Italia, nel 2027 quando avverrà il rinnovo della Concessione. Attenzione: è un disegno largo, europeo. L’Economist ha titolato “I populisti minacciano le emittenti pubbliche indipendenti europee. Se non puoi prenderli in carico, togli loro i fondi” ed è esattamente il cuore del problema: tagliare le fonti di finanziamento.

Proprio come in Italia, è in atto un lento e progressivo disegno di indebolimento, di impoverimento, di sfiaccamento del ruolo del Servizio Pubblico. L’argomento “Rai” sembra essere progressivamente poco interessante, poco appetibile financo per la politica che pure ha o dovrebbe avere grande interesse a tenerla sotto controllo. Il disegno, ovvero il “Piano” come sappiamo bene, viene da molto lontano e non si è mai arrestato, anzi, si arricchisce e avanza inesorabilmente.

Il lento e progressivo disegno di indebolimento della Rai riguarda il fronte economico. Il Piano industriale non avanza perché non ci sono soldi. Il Piano Immobiliare non avanza perché i conti non tornano. I conti non tornano perché ancora sprechi, duplicazioni, inefficienze e deficit progettuali lo impediscono nonostante le ripetute sollecitazioni della Corte dei Conti. Il “dossier” Rai Way è fermo al palo, quale possa essere l’esito finale della trattativa in corso con Ei Towers.

Il lento e progressivo disegno di indebolimento della Rai riguarda il fonte istituzionale 1. È trascorso oltre un anno dall’insediamento del Cda e ancora non c’è il suo presidente “naturale”. È trascorso quasi un anno e la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi non si riunisce e non riesce ad esercitare il suo ruolo istituzionale, cioè non “indirizza” e non “controlla”. Apparentemente il fatto è grave ma sostanzialmente è irrilevante nonostante financo il richiamo del Presidente della Repubblica. Ribadiamo: la “colpa” non è solo della maggioranza di Governo.

Il lento e progressivo disegno di indebolimento della Rai riguarda il fonte istituzionale 2. Il tema della riforma Rai è svanito dal dibattito pubblico. Formalmente è ancora in VII Commissione Senato dove sono all’esame gli emendamenti presentati al testo di maggioranza. I partiti di Governo vorrebbero chiudere entro la fine dell’anno. I partiti di opposizione non danno segnali di fumo (anche perché i loro emendamenti non sembrano avere altra natura se non il fumo).

Il lento e progressivo disegno di indebolimento della Rai, infine, riguarda il fronte editoriale. Gli ascolti vanno male: RaiUno è sotto Canale 5 sia in day time e da un po’ anche in prime time e non parliamo della ormai consolidata battuta di arresto in access time con la debacle dei “pacchi”. Come pure il Tg1 è sotto il Tg5 dal 14 settembre all’11 novembre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con lo -0,69 contro + 0,66 (fonte Studio Frasi su dati Auditel). Vedi pure https://www.affaritaliani.it/mediatech/ascolti-tv-canale-5-italia-1-rete-4-mediaset-supera-rai-2025-trend-share-prime-time-daytime-989724.html. I dati di fine anno si preannunciano preoccupanti. Ma il fronte editoriale vacilla non solo e non tanto per i numeri ma anche per la “qualità” dell’offerta. Le trasmissioni chiuse per mancanza di pubblico non si contano e quelle che rimangono sono saldamente ancorate ad un pubblico “diversamente giovane” ovvero over 60. Non si fanno risparmi sulle repliche delle repliche e non si fanno sconti sui temi mainstream di cronaca nera (Garlasco for ever).  

Di tutto questo chi si preoccupa? Chi pone il problema? Non si sa. La vicenda di queste ore sul Garante della Privacy la dice lunga anche sulla Rai. Tutto nasce all’indomani dell’attentato a Ranucci e della contestuale multa erogata a Report. Il giorno dopo tutti a manifestare solidarietà a Ranucci e alla sua trasmissione. La solidarietà ha un senso se si trasforma in fatti concreti e i fatti concreti sono il ripristino del ruolo a partire dalla “restituzione” delle quattro puntate tagliate e dalla sua ricollocazione al lunedì. E questo fatto concreto non sembra avere molte possibilità di vederlo realizzato. 

Siamo tutti in attesa di qualche “fatto” concreto da parte di un consigliere Rai, uno a caso. Merita leggere un articolo su Domani con il titolo “Scandali senza effetti. Non mi dimetterò mai. Da Santanchè al Garante la poltrona non si molla”. Già, la poltrona da consigliere Rai è una gran bella poltrona, perché mollarla?

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