Chi segue questo blog da tempo sa bene quanto abbiamo posto
attenzione a quella che abbiamo definito la partita principale sulla quale si
gioca il futuro del servizio pubblico. Si tratta del prossimo consiglio AgCom,
arbitro fondamentale per tutte le sfide normative, tecnologiche e di mercato
che dovranno essere affrontate nei prossimi mesi. A partire da quella dello
switch off al DVB-T2 del quale si parla sempre meno e dal quale potrebbero
venire gravi conseguenze per la Rai.
Come abbiamo scritto ieri, AgCom “ha accertato il mancato rispetto da parte di Rai dei principi di indipendenza,
imparzialità e pluralismo, riferito a tutte le diverse condizioni e opzioni
sociali, culturali e politiche…e … in ragione dell’ampiezza e della durata
delle infrazioni, ma tenendo conto di alcune iniziative ripristinatorie, ha
ritenuto di irrogare una sanzione pecuniaria di 1,5 milioni di euro, ai sensi dell’art.
48 comma 7 del TUSMAR”. Il voto è passato a maggioranza: contrario Morcellini e
astenuto Posteraro.
Allora, con ordine: non ci
dovrebbe essere nessuna sorpresa (come invece traspare dal comunicato dell’AD
Salini). Era tutto noto e atteso da mesi: l’istruttoria di AgCom era in corso
dalla metà dello scorso anno e le violazioni, seppure ora oggetto di ricorso da
parte di Rai non appena noto il dispositivo atteso per martedì, erano pure
note. Compresa quella del famoso spot di Salvini che però è stata esclusa perchè
intervenuto un atto riparatore. In cosa consiste dunque lo stupore (che pure
alti dirigenti del VII piano ci hanno riferito con toni molto accesi : “si
tratta di schifo”)? Cerchiamo di capire.
Anzitutto partiamo da AgCom. Il
prossimo martedì si dovrebbe votare il nuovo Consiglio e, come abbiamo scritto,
e per quanto ancora ieri abbiamo potuto verificare, l’accordo politico non è
stato raggiunto tra i partiti di Governo (in accordo con le opposizioni, cui
spetta una rappresentanza). La sola cosa (quasi) certa è che il PD farebbe
quadrato intorno al nome di Giacomelli. Per tutto il resto ancora è nebbia. Da osservare
che è in ballo la stessa partita per la Privacy (per non dire di tutte le
partecipate dello Stato, sono tante e molto importanti). Il consiglio AgCom è
ancora nel pieno del suo secondo mandato seppure a poche ore dalla sua
scadenza. Alcuni sostengono che, proprio in virtù di questo ragionamento, l’Autorità
non avrebbe dovuto esprimersi su questo argomento. Perché mai? Sarebbe stato preferibile
attendere il nuovo Consiglio che chissà se e quando se ne sarebbe occupato? Semmai,
lo scandalo era mantenere in prorogatio il Consiglio di AgCom. Dunque, ribadiamo, dov’è la sorpresa? Semmai,
la sorpresa è nel constatare il lungo tempo che è trascorso per chiudere l’istruttoria e per l’entità
della sanzione (altri nostri lettori hanno commentato “troppo poco”). Da osservare che,nei giorni scorsi, si leggeva spesso che l'importo (la Legge prevede fino al 3% del fatturato) poteva essere fino a 70 milioni di euro. Verrebbe da pensare che sia stato fatto uno "sconto".
Inoltre, da osservare con
attenzione, che AgCom ha “accertato, all’unanimità, il mancato rispetto dei
principi di non discriminazione e trasparenza, in relazione al pricing
effettivamente praticato, dalla concessionaria RAI, nella vendita degli spazi
pubblicitari” e “Di conseguenza, l’Autorità ha diffidato la RAI a cessare
immediatamente i comportamenti contestati, anche al fine di consentire ad Agcom
la verifica del corretto utilizzo delle risorse pubbliche (canone) e private
(pubblicità) per il finanziamento delle attività e della programmazione di servizio
pubblico”. Questa è una vera bomba ad
orologeria. Come abbiamo scritto, le risorse pubblicitarie per il comparto Tv
stanno calando e riportare Rai al rispetto di regole di mercato potrà avere
conseguenze importanti per il suo budget, già sotto tiro per il previsto buco
di 65 milioni. Di questa parte della delibera AgCom, invece, stamattina si
legge poco.
Veniamo ora a considerazioni “politiche”.
Il PD, attraverso il suo vicesegretario
Orlando, ha chiesto a Salini di valutare se sia il caso di rimanere al suo posto.
Da tempo, Zingaretti, ha messo sotto tiro il vertice di Viale Mazzini proprio
mentre ne reclama posti “in quota” per Tg e reti e proprio alla vigilia del
prossimo Cda del 21. A pensare male si
fa peccato ma si indovina quasi sempre. Il M5S, apparentemente, difende Salini
o meglio, spesso tace imbarazzato. Ha taciuto spesso e volentieri sul tema
ascolti, sul tema costi, sul tema trasparenza, sullo stesso tema dell’informazione
ma, soprattutto, tace su cosa pensa del futuro del Servizio Pubblico, del canone, del mercato che cambia, delle nuove tecnologie della comunicazione.
Ora, per quanto sappiamo, la sola preoccupazione è quella di non avvantaggiare
i “sovranisti” che con l’indebolimento di Salini potrebbero approfittare per trarne
vantaggio. Obiezione: nelle contingenze del
presente e del futuro della Rai, non è in gioco la sopravvivenza di un
consiglio ma la vita stessa dell’Azienda. Per quanto visto finora, la Rai non è stata
governata o, nel migliore dei casi, lo è stata in modo raffazzonato. Allora? Cosa
si difende? Con quali prospettive? Da non dimenticare: questo Consiglio è frutto di un quadro politico ormai superato e
sepolto (quello del Goveno Lega 5S) che, a sua volta, è figlio di una Legge che
pone la Rai sotto il tallone di ferro della politica. Ebbene, questa Legge non
ci piace ma intanto è in vigore, piaccia o meno.
Note a margine: per fortuna,
quasi più nessuno parla di “successo“ di Sanremo, soprattutto dopo aver visto
che pure lo share medio, come abbiamo scritto riprendendo dati Rai, era lo
stesso del 2005. Per non dire della probabile notizia dell’indice di “coesione
sociale” fantasmico che ha fatto sorgere non pochi dubbi.
Poi: molti, compreso chi vi
scrive, ha cercato di capire perché il Commissario Morcellini ha votato contro la
delibera AgCom. Siamo inattesa di notizie.
Infine: la “narrazione” del
Servizio Pubblico sembra essere sempre più in una zona grigia. Qualcuno se ne
preoccupa?
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