venerdì 21 novembre 2025

RAI: il canone "rassegnato" e la politica "in viaggio"

By Bloggorai ©

Avete presente quelle immagini di una piattaforma con il pavimento di cristallo sospesa nel vuoto su un panorama di infinita bellezza? Tenetela bene a mente, ci può essere utile.

Ieri mattina si è svolto un “incontro” sul tema “Quale nuova Legge per il Servizio Pubblico italiano”. Piatto ricco, mi ci ficco. Occasione rara e ghiotta in epoca di vacche magrissime, silenziose e quasi moribonde. Come abbiamo scritto più volte: la situazione politica non è per niente buona, anzi, pessima! Allora può essere utile, interessante, ascoltare anzitutto la “politica” per capire quale futuro si dipinge per il Servizio Pubblico radiotelevisivo. Andiamo, un po' pensierosi e scettici, a priori.

La mattina comincia male, malissimo: Repubblica e Messaggero titolano forte: “Blitz Lega: tagliate il canone Rai” e “Spunta il taglio del canone Rai. Una riduzione da 90 a 70 Euro”. Oggi tutti tacciono. Non è una notizia, non è una novità ma colpisce. All’incontro partecipano 34 gatti (contati) dei quali almeno la metà “studenti che ascoltano” ma non parlano, e dei 17 residui la metà sono relatori/organizzatori e quelli che restano ovvero l’altra metà sono “volpi grigie” della solita partita di giro (professori senza concorso, esperti, pensionati prestigiosi). Poi c’è la “politica” in viaggio, nel senso che sono in campagna elettorale e, giocoforza, non possono essere fisicamente presenti. Si capisce: una metafora perfetta. La presidente della Vigilanza Barbara Floridia, giustamente, protesta per la Commissione che non riunisce da oltre un anno. Se pure il Presidente della Repubblica è rimasto inascoltato, una soluzione ci sarebbe: dimissioni di tutti i parlamentari dell’opposizione. Nessuno lo dice.

Il tema dell’incontro è o dovrebbe essere la “nuova Legge” ovvero la “riforma” della Rai (per inciso, abbiamo verificato: se tutto va bene ... se ... se se ne parla il prossimo anno, alla vigilia del 2027, poco prima della scadenza dell’attuale Cda ... auguri”). L’argomento “riforma” fatica ad emergere se non per i soliti luoghi comuni: l’EMFA, le risorse, la “governance” (meglio detta in italiano “modo di governo” … cfr Treccani). La “notizia del giorno”, il canone, rimane sul fondo. Non foss’altro perché i partiti di opposizione, sul tema, hanno le idee alquanto confuse. Hanno presentato un emendamento al testo di maggioranza dove si legge chiaro e tondo che la Rai riceve il canone ovvero “ … il gettito dell’imposta di scopo denominata canone … sulla base di un Contratto di Attività e Risorse (sic!!!) a base quinquennale e scorrevole anno per anno”. Ma cosa vuole dire? Che significa? Il tanto citato EMFA sostiene esattamente il contrario!!! Mi si dice “Stai sereno, questo testo verrà abbandonato, forse è stato un errore degli uffici legali, i tecnici”. Ahhhh … ecco… ma allora ditelo, comunicatelo forte e chiaro: ci siamo sbagliati il canone deve essere certo e garantito.   

Infine, tra i previsti partecipanti c’erano la FNSI e l’Usigrai. Sono stati intravisti sul fondo della sala i rispettivi segretari. Poi sono spariti. Poteva essere utile sapere magari cosa ne pensavano dei “criteri di nomina” dei consiglieri, del Piano sull’informazione Rai (inesistente e avversato), di Report e delle sue quattro puntate tagliate, della drastica riduzione della Rassegna Stampa dei dipendenti Rai (dicono alcuni che si tratta di una questione di risparmio: sappiamo che la gara è stata assegnata per circa 400 mila euro ed è oggi rivolta e circa 270 persone… chi sono i beneficiari e con quali criteri sono state scelte non si sa). Ai Di Trapani e Macheda magari gli si poteva chiedere quanto la Rai potrebbe risparmiare applicando lo specifico articolo del previsto dal precedente Contratto di servizio sulla riorganizzazione delle testate giornalistiche, sulla testata RaiNews24 che da sola occupa circa 200 giornalisti per un ascolto medio dal solito prefisso telefonico.  

Chissà, forse, hanno capito l’aria che tira ed avranno pensato meglio di tenersene alla larga da certe questioni. 

Morale della favola? Riprendete l’immagine che vi abbiamo suggerito in apertura: la passerella sul vuoto. Se mai fosse stata necessaria una “visione” della rilevanza, della percezione della Rai e del Servizio Pubblico nell’era moderna, ieri c’è stata nella sua forma plastica, tangibile e percettibile: irrilevante, inutile e superflua. Di questa Rai, di questo Servizio Pubblico, forse, se ne può fare anche a meno. La riduzione del canone proposta dalla Lega? Se ne può essere quasi certi: potrebbe incontrare il consenso anche di altri utenti non necessariamente di “destra”. Al temine della mattinata, una ventata di sano pessimismo ci ha assalito e ci siamo confortati con la pizza del noto e storico Forno di Campo de Fiori.

Nel merito: la proposta last minute sulla Legge di Bilancio di Salvini&C potrebbe anche non passare (FI, ovviamente, è contraria … vedi oggi lo stato di salute di Mediaset su Repubblica) ma il senso e la direzione dell’operazione rimangono. Da non dimenticare che nel testo base della maggioranza si prevede una “possibile riduzione” del 5% annuo motivandola (da chi e come?) e che comunque per la Lega è una battaglia identitaria. Difficile che mollano completamente. Non si può fare: il canone è una imposta di scopo sancita pura dalla Corte Costituzionale. Però, intanto, tengono il punto e puntano la fiche sul tavolo delle trattative interne ed esterne alla Rai e portano a casa qualche risultato (nell’ultimo Cda hanno promosso un loro dirigente) e poi si vedrà.

Già ... poi si vedrà … con calma … non c’è fretta.

bloggorai@gmail.com          

lunedì 17 novembre 2025

RAI "rassegnata"

By Bloggorai ©

La notizia: la Rai ha drasticamente tagliato la Rassegna Stampa che ogni giorno veniva distribuita ai suoi dipendenti.

Da questa mattina, le edicole intorno a Via Asiago, a Saxa Rubra, Via Teulada e nelle vicinanze della nuova sede all’EUR sono prese d’assalto da folle inferocite di giornalisti, impiegati e dirigenti Rai che chiedono di acquistare il Foglio, il Sole 24 Ore, Domani e Libero, insieme alla Gazzetta del Sud, dello Sport e Novella 2000 (ovviamente, Corriere, Repubblica, Stampa e Messaggero lo ricevono già in abbonamento on line). Da questa mattina si vedono in giro, nelle redazioni e davanti alla macchinetta del caffè, oscuri personaggi che si spacciano sottobanco ritagli e pagine di giornali, bene attenti a non farsi notare.

Abbiamo ricevuto commenti:

Commento n. 1: “rassegniamoci” (non è chiaro se si tratta di un imperativo o un esortativo

Commento n. 2: “…effettivamente… un danno enorme (lettore di centro destra)

Commento n. 3: “Una vergogna” (noto e prestigioso parlamentare)

Commento n.4: “Ci avevano già provato a nascondere i dati Auditel” (storico della Rai)  

Commento n. 5: “Tanto la leggevano in pochi” (complice del misfatto)

Commento n. 6: “ … un segno di protervia, stupidità e arroganza …” (autorevole dirigente Rai”

Commento n. 7: “…  un atto che riduce il diritto alla conoscenza e la circolazione delle informazioni all’interno del servizio pubblico” (nota del PD Rai)

Commento n. 8: “ … sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire …” (anonimo colto)

Commento n. 9: "chissenefrega.. peggio per loro" (non è chiaro chi sono "loro")

NON abbiamo ricevuto (saputo) commenti di:

3 consiglieri Rai (di Majo, Di Pietro e Natale) … gli altri due … ignoti

Usigrai, Art. 21, “società civile” etc., ricorrenti ai TAR ed “esperti” più o meno europei  

Colleghi giornalisti della carta stampata (forse non è una notizia) ed è bizzarro assai

Bloggorai ribadisce quanto ha scritto ieri (da solo): la Rai, il Servizio Pubblico, priva i suoi dipendenti di uno strumento di conoscenza, indebolisce la circolarità delle notizie e delle informazioni, impoverisce la crescita culturale e, in buona sostanza, taglia un ramo portante dove la Rai è poggiata. Priva anzitutto i suoi dipendenti ma anche tutti coloro (forse pochi e sempre meno) che provano ancora a seguire le sorti del Servizio Pubblico.

In definitiva, si tratta di un ulteriore piccolo tassello che porta tutto e sempre nella stessa direzione: indebolire, sottrarre risorse, rendere accessorio e superfluo il Servizio Pubblico, svuotarlo al suo interno e minandolo all’esterno. È un disegno organico e scientifico che viene da molto lontano: dal Piano di Rinascita P2, passando al “patto del Camper”, ai teorici delle privatizzazioni e poi “esternalizzazioni”, alle mancate riforme, alla “struttura Delta” di epoca Governo Berlusconi (i suoi epigoni sono oggi in Rai in posizioni di assoluto rilievo). Si tratta di un disegno, di un “piano” che vede appunto l’assenza di “piani”: non avanza il Piano Industriale, non parliamo del Piano Immobiliare e constatiamo la totale assenza di qualsivoglia Piano per l’informazione. Volevano “risparmiare” tagliando la Rassegna Stampa? Potevano farlo iniziando invece con l’attuazione di una qualsivoglia “newsroom”. Mettere mano alla riorganizzazione delle testate, renderle efficienti e razionali, comporta risparmi per milioni di euro. Non a caso questa indicazione è sparita del nuovo Contratto di Servizio e pochi lo hanno notato.

Come ha detto il Commento n. 1: “rassegniamoci”. Hanno vinto loro. Forse, ha ragione il Commento n. 9: chissenefrega.

bloggori@gmail.com

Da oggi RAI triste, povera e solitaria sulla via del tramonto

By Bloggorai ©

Da oggi la Rai sarà sempre più povera, isolata, occulta e nascosta. Da oggi i dipendenti Rai che ricevevano la Rassegna Stampa non la avranno più. La maggiore e più importante Azienda di comunicazione priverà i suoi dipendenti della linfa vitale della quale dovrebbe nutrirsi. La Rai si priva di un ramo dove è poggiata: la circolarità, la diffusione e la propagazione di notizie, commenti, approfondimenti che si possono trarre dalla carta stampata. La lettura della rassegna per molti, dentro e fuori la Rai, è la “preghiera laica” del mattino che non sostituisce ma integra la copia cartacea del giornale.   

È un grave danno per tutti: anzitutto per la stessa Azienda di Servizio Pubblico, è il segno concreto e tangibile del suo progressivo e inderogabile impoverimento e isolamento. È un grave danno per chi la leggeva perché ora sarà costretto a rivolgersi alla sola conoscenza dei fatti del mondo diffusa attraverso i “social” che magari possono essere certo più tempestivi ma altrettanto certo che sono giocoforza più limitati. Nota bene: l’informazione on line sui “social”, dove un articolo è pagato, bene che vada, 3 euro (tre euro).

È un grave danno per gli stessi editori di giornali che in tal modo alimentano e sostengono il concetto secondo cui della carta stampata se ne può fare a meno perché superflua, irrilevante. È un grave danno per tutti i vari Uffici Stampa delle reti, delle trasmissioni e dei programmi, che si nutrono e si alimentano di “articoli e citazioni”,

Infine, fatte le debite distinzioni e proporzioni, è un grave danno pure per Bloggorai che si alimentava della cortesia e attenzione di tanti suoi lettori che segnalavano articoli meritevoli di nota, fornivano citazioni e suggerivano temi e problemi sui quali riflettere.

Perché questa decisione? Cosa e chi c’è dietro? La motivazione addotta è di natura economica: costa troppo. È come dire che l’energia elettrica costa troppo e quindi me la auto riduco: invece di usare due telecamere ne uso una sola e così via. Argomento insostenibile: la Rassegna stampa è merce preziosa e insostituibile per chiunque lavora nella comunicazione e informazione. Si vuole risparmiare? Ci sono mille buoni settori dove intervenire: basta scegliere dal numero dei collaboratori esterni alle trasmissioni che durano una puntata. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Dove si taglia invece? Proprio sull’informazione e sulla circolarità delle notizie. Sarà un caso? A nostro giudizio no!

Chi c’è dietro? Suggeriamo di rileggere Bloggorai dello scorso31 maggio con il titolo “RAI: la voce del Padrone di turno” (vedi https://bloggorai.blogspot.com/2025/05/rai-la-voce-del-padrone-di-turno.html?m=1 ). Con un aggiornamento: nel frattempo la Capo Ufficio Stampa Incoronata Boccia detta “Cora” per gli amici ha arricchito recentemente la sua storia professionale con il famigerato pensiero sulla mancanza di prove dei soldati israeliani che hanno sparato sui civili a Gaza (secondo l’Azienda, lo ha detto a “titolo personale” anche se sotto il suo nome compariva bene il logo “Rai”. Per farle premio l’Azienda Rai l'ha collocata nella Commissione di valutazione per i futuri giornalisti Rai che si dovranno assumere, insieme all’ex direttore della Tgr Alessandro Casarin, sfiduciato per due volte dalle redazioni nel suo recente mandato (fonte Usigrai).

Già, forse è meglio così: meno si sanno certe cose e meglio è per tutti.

bloggorai@gmail.com


 

giovedì 13 novembre 2025

... lunga meditazione in corso ...


Sunrise doesn't last all morningA cloudburst doesn't last all day
All things Must pass
G. Harrison, 1970


E' inevitabile, è fatale, che dopo oltre sette lunghi anni qualcosa debba cambiare. E' scritto nel Libro del Destino che tutto debba prendere altre forme e svolgersi in altro modo. Anche Bloggorai fa parte di questo disegno. 

La riflessione è in corso e non è facile. Se qualcosa dovrà cambiare, è bene che avvenga nel suo momento migliore: abbiamo raggiunto e consolidato un punto di consenso, di lettori e di lettrici, inimmaginabile in quel lontano giugno 2018. difficile ora andare oltre. Forse si potrà altro o lo stesso in altro modo.

Vedremo, riflettiamo. Fate sapere, scrivete in privato.   

bloggorai@gmail.com


 

mercoledì 12 novembre 2025


Meditazione in corso!!!

Oggi e forse pure nei prossimi giorni
Bloggorai potrebbe non uscire.

Le cose cambiano.

 

BBC e RAI: un destino comune?

By Bloggorai ©

Mettiamola facile: se Trump è a destra, noi siamo a sinistra. Se Trump è contento, a noi gira tutto ciò che può girare.  Se Trump attacca la BBC noi la difendiamo. Se qualcuno sostiene che il filmato incriminato contenesse “manipolazioni” sul ruolo di Trump durante l’assalto a Capitol Hill, noi (dopo aver visto le immagini) sosteniamo esattamente il contrario ovvero che Trump ha avuto un ruolo decisivo in quella drammatica giornata. Se la BBC decide di resistere alla minaccia di Trump di risarcimento miliardario, noi sostentiamo che il polverone sollevato dal “consulente” e dal suo giornale (di destra) sia tutto un clamoroso bluff, meglio ancora uno scientifico depistaggio al quale molti, compresi in Italia, hanno abboccato. Nota a margine: non c'è alcun presupposto legale per quanto vorrebbe fare Trump. 

Allarghiamo il giro: in Gran Bretagna, da tempo e da parte del governo conservatore, è in atto un disegno finalizzato ad indebolire il ruolo istituzionale, la credibilità e l’autonomia della BBC. Questa operazione è un tassello del disegno strategico che troverà esito finale, come in Italia, nel 2027 quando avverrà il rinnovo della Concessione. Attenzione: è un disegno largo, europeo. L’Economist ha titolato “I populisti minacciano le emittenti pubbliche indipendenti europee. Se non puoi prenderli in carico, togli loro i fondi” ed è esattamente il cuore del problema: tagliare le fonti di finanziamento.

Proprio come in Italia, è in atto un lento e progressivo disegno di indebolimento, di impoverimento, di sfiaccamento del ruolo del Servizio Pubblico. L’argomento “Rai” sembra essere progressivamente poco interessante, poco appetibile financo per la politica che pure ha o dovrebbe avere grande interesse a tenerla sotto controllo. Il disegno, ovvero il “Piano” come sappiamo bene, viene da molto lontano e non si è mai arrestato, anzi, si arricchisce e avanza inesorabilmente.

Il lento e progressivo disegno di indebolimento della Rai riguarda il fronte economico. Il Piano industriale non avanza perché non ci sono soldi. Il Piano Immobiliare non avanza perché i conti non tornano. I conti non tornano perché ancora sprechi, duplicazioni, inefficienze e deficit progettuali lo impediscono nonostante le ripetute sollecitazioni della Corte dei Conti. Il “dossier” Rai Way è fermo al palo, quale possa essere l’esito finale della trattativa in corso con Ei Towers.

Il lento e progressivo disegno di indebolimento della Rai riguarda il fonte istituzionale 1. È trascorso oltre un anno dall’insediamento del Cda e ancora non c’è il suo presidente “naturale”. È trascorso quasi un anno e la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi non si riunisce e non riesce ad esercitare il suo ruolo istituzionale, cioè non “indirizza” e non “controlla”. Apparentemente il fatto è grave ma sostanzialmente è irrilevante nonostante financo il richiamo del Presidente della Repubblica. Ribadiamo: la “colpa” non è solo della maggioranza di Governo.

Il lento e progressivo disegno di indebolimento della Rai riguarda il fonte istituzionale 2. Il tema della riforma Rai è svanito dal dibattito pubblico. Formalmente è ancora in VII Commissione Senato dove sono all’esame gli emendamenti presentati al testo di maggioranza. I partiti di Governo vorrebbero chiudere entro la fine dell’anno. I partiti di opposizione non danno segnali di fumo (anche perché i loro emendamenti non sembrano avere altra natura se non il fumo).

Il lento e progressivo disegno di indebolimento della Rai, infine, riguarda il fronte editoriale. Gli ascolti vanno male: RaiUno è sotto Canale 5 sia in day time e da un po’ anche in prime time e non parliamo della ormai consolidata battuta di arresto in access time con la debacle dei “pacchi”. Come pure il Tg1 è sotto il Tg5 dal 14 settembre all’11 novembre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con lo -0,69 contro + 0,66 (fonte Studio Frasi su dati Auditel). Vedi pure https://www.affaritaliani.it/mediatech/ascolti-tv-canale-5-italia-1-rete-4-mediaset-supera-rai-2025-trend-share-prime-time-daytime-989724.html. I dati di fine anno si preannunciano preoccupanti. Ma il fronte editoriale vacilla non solo e non tanto per i numeri ma anche per la “qualità” dell’offerta. Le trasmissioni chiuse per mancanza di pubblico non si contano e quelle che rimangono sono saldamente ancorate ad un pubblico “diversamente giovane” ovvero over 60. Non si fanno risparmi sulle repliche delle repliche e non si fanno sconti sui temi mainstream di cronaca nera (Garlasco for ever).  

Di tutto questo chi si preoccupa? Chi pone il problema? Non si sa. La vicenda di queste ore sul Garante della Privacy la dice lunga anche sulla Rai. Tutto nasce all’indomani dell’attentato a Ranucci e della contestuale multa erogata a Report. Il giorno dopo tutti a manifestare solidarietà a Ranucci e alla sua trasmissione. La solidarietà ha un senso se si trasforma in fatti concreti e i fatti concreti sono il ripristino del ruolo a partire dalla “restituzione” delle quattro puntate tagliate e dalla sua ricollocazione al lunedì. E questo fatto concreto non sembra avere molte possibilità di vederlo realizzato. 

Siamo tutti in attesa di qualche “fatto” concreto da parte di un consigliere Rai, uno a caso. Merita leggere un articolo su Domani con il titolo “Scandali senza effetti. Non mi dimetterò mai. Da Santanchè al Garante la poltrona non si molla”. Già, la poltrona da consigliere Rai è una gran bella poltrona, perché mollarla?

bloggorai@gmail.com 

martedì 11 novembre 2025

Autorità, Rai e BBC: un calcio in tribuna

By Bloggorai ©

Aridanghete, arieccoli, ancora voi? Per l’ennesima volta l’opposizione tutta intera, PD e M5S e AVS, perdono la grande occasione di parlare forte e chiaro e ci girano intorno cincischiando. NON c’è stato, non lo abbiamo avvertito chiaro e tondo quel “rigurgito di coscienza” auspicato da Ranucci domenica sera.

Quel “rigurgito” doveva riguardare il passato e riferirsi al futuro. Leggiamo oggi sui giornali che i tre partiti sarebbero tutti uniti nel chiedere le dimissioni del Garante Privacy a seguito delle puntate di Report. Leggiamo la Schlein: “Sta emergendo un quadro grave e desolante che rende necessario un segnale forte di discontinuità. Io penso che non ci sia alternativa alle dimissioni dell’intero consiglio”.

Osservazione n.1: erano proprio necessari i servizi di Report per accorgervi che alla Privacy “qualcosa” non andava? Avete due commissari (o meglio il Presidente Stanzione,PD, e il commissario Scorza, M5S) proposti da voi stessi. Non vi hanno mai “aggiornato” di nulla? Non hanno mai fatto notare che “qualcosa” non andava per il verso giusto? Magari, se un giorno Report volesse dare un occhio pure a quanto succede nelle altre Autorità, chissà, potrebbe uscire qualcosa di interessante.

Osservazione n.2: oggi sappiamo che i tre partiti ri-propongono di affrontare il problema del conflitto di interessi. Non lo hanno fatto da anni, da decenni, quando erano in condizioni di farlo e come pensano di farlo ora che queste condizioni non le hanno più?

Osservazione n.3, la più rilevante: buttano la palla in tribuna o meglio ancora la “buttano in caciara”. Il tema non solo, oggi, è il Garante Privacy e quanto emerso con i servizi di Report ma tutto il “sistema” delle nomine di provenienza politica, o meglio partitica, al quale i tre partiti di opposizione partecipano allegramente. Il tema oggi emerso con particolare evidenza, è la mancanza assoluta di adozione di criteri “aperti, trasparenti e non discriminatori” (per dirla con l’art. 5 EMFA) nella scelta dei candidati. Fintanto che i vari commissari, presidenti, consiglieri di amministrazione sono scelti accuratamente con il bilancino perverso e diabolico delle “quote” partitiche o, peggio ancora, amicali o parentali, non se ne esce. Hai voglia ad invocare “azzeramenti” se poi non sei in grado di sostenere e praticare un nuovo e diverso “sistema” alternativo a quello attuale. Bloggorai ha già posto il problema e stamattina Il Fatto lo riprende con il titolo “Nelle Authority regna la politica: 2 eletti su 3 rispondono ai partiti” dove si legge la grande “mappa” del potere distribuito tra le tante autorità di controllo e garanzia.

Scendiamo un gradino e torniamo (purtroppo) sempre e solo a quel dannato 26 settembre 2024 quando vennero eletti Alessandro di Majo e Roberto Natale. Chi li ha scelti, perché proprio loro due? Con quali “criteri” sono stati selezionati? Con chi altri sono stati messi a confronto i loro CV? Purtroppo non lo sapremo mai ed è e sarà sempre e solo questo un motivo fondamentale che mina la loro credibilità. Ancora sotto di un gradino. All’indomani dell’attentato a Ranucci in un comunicato del M5S abbiamo letto che “… i consiglieri di amministrazione Rai dovrebbero prendere l'impegno a ripristinare le quattro puntate di Report tagliate in questa stagione. E, più in generale, è necessario che tutelino i principali programmi di giornalismo d'inchiesta, confermandoli e valorizzandoli nel prossimo palinsesto primaverile, da Presa Diretta a Petrolio fino a Il Fattore Umano. Sarà importante vedere che l'impegno dimostrato oggi si traduca in scelte concrete a tutela dei programmi e dei giornalisti che li realizzano. Se questo non avverrà per quanto ci riguarda sarebbe opportuno che i consiglieri facessero un passo indietro". NON è avvenuto e non ci sono tracce che possa avvenire. E allora che facciamo? Aspettiamo che Rossi&C “faranno sapere”???

Infine, per carità di Patria, stanchezza e noia, non ripetiamo più di tanto quanto abbiamo scritto sulla riforma Rai e su come l’opposizione si è presentata a questo appuntamento: disordinata, in ritardo e sgangherata. Vincerà Telemeloni? Forse si.   

Veniamo ora alla notizia dei giorni scorsi sulla BBC. Il “mood” dei servizi giornalistici nostrani appariva tutto teso a dimostrare che l’autorevolezza, l’imparzialità e l’indipendenza dell’informazione televisiva pubblica inglese sia minata da faziosità e manipolazione (ovviamente, per mano dei soliti "commmmunisti") . In particolare, il problema è stato svelato da un “consulente”, certo Michael Prescott sul periodico The Telegraph. Chi è costui e a cha area appartiene il giornale dove ha pubblicato l’articolo contro la BBC? Non è difficile trovare informazioni sulla sua “storia” professionale: tra le tante questa ci è sembrata la più interessante: https://www.facebook.com/novaramedia/posts/bbc-advisor-michael-prescott-whose-bias-complaints-helped-topple-two-of-the-broa/1352695502895258/. Basta leggere e si può comprendere molto. Poi, The Telegraph è notoriamente un giornale di destra, conservatore e antieuropeo, e non ha mai mancato di schierarsi contro la BBC. Anche in Gran Bretagna il 2027, come in Italia, si dovrà rinnovare il loro Contratto di servizio e il punto centrale sarà l’abolizione dell’attuale canone. Sul Tempo.it leggiamo “Tagli ai finanziamenti pubblici per la Bbc dopo la modifica del discorso di Donald Trump”. E veniamo, appunto, alla “manipolazione” oggetto dello scandalo.  Anzitutto necessario vederla: https://www.theguardian.com/media/video/2025/nov/10/side-by-side-comparison-of-bbc-edited-trump-speech-from-day-of-capitol-attack-with-original-video e questa è la migliore che abbiamo trovato. Vedere per credere. Ci sono dubbi sul fatto sostanziale che Trump quel giorno, in quelle stesse ore, sostenesse quanto stava succedendo a Capitoll Hill? In soldoni e in sintesi: ci sono dubbi sul fatto che l’attacco alla BBC (Trump sinceramente ringrazia) sia parte organica, progettuale, di un attacco più vasto sul suo ruolo e la sua funzione di Servizio Pubblico? A noi non sembra.

bloggorai@gmail.com 

lunedì 10 novembre 2025

Garanti e RAI: un "rigurgito di coscienza"

 

By Bloggorai ©

Il sospetto dovrebbe quantomeno indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati.

Paolo Borsellino, gennaio 1989

Difficile iniziare questa settimana. Proviamo a fare due passi indietro. Il primo è dello scorso 3 novembre quando abbiamo titolato con “RAI e Autorità: chi garantisce cosa?” (da rileggere https://bloggorai.blogspot.com/2025/11/rai-e-autorita-chi-garantisce-cosa.html ) e abbiamo riferito di quanto potuto facilmente riscontrare: le Autorità di garanzia e controllo (AgCom, Privacy, Mercato e concorrenza e Consob) sono nominate con una forte caratura “politica” ovvero i nomi forniti direttamente dalle segreterie dei partiti, allo stesso modo con cui sono stati indicati gli attuali 4 consiglieri Rai (Fdi, Lega, M5S e AVS), contravvenendo pure le chiarissime indicazioni dell’EMFA che seppure a quel tempo, 26 settembre 2024, non ancora in vigore erano pur sempre già chiaramente definite.

Come si possa “garantire” autonomia e indipendenza con tali presupposti è un mistero. Bloggorai lo ha scritto innumerevoli volte e si è impegnato a fondo nel sostenere il tema dell’adozione obbligatoria dei “criteri” aperti, trasparenti e non discriminatori per la scelta degli amministratori pubblici. Abbiamo visto, è palese, è noto a tutti che invece che Tizio o Caia sono indicati da un Governo di turno e ripartiti “fifty fifty” con la politica.

Il secondo passo indietro è recentissimo, ieri sera, quando è andata in onda la tanto attesa puntata di Report. Tanto attesa perché ieri mattina i titoli dei giornali erano tutti più o meno sul genere “Il Garante contro Ranucci … bloccate la trasmissione e in particolare il servizio su Meta e la sanzione di 40 milioni contro Meta poi svanita nel nulla”. Cosa è successo? È successo anzitutto che buona parte della trasmissione, per oltre un’ora e mezza, è trascorsa con servizi certamente importanti (gli abiti usati, uno scandaletto sul Salieri Circus Festival e sulla presidente dell’Antimafia, Chiara Colosimo, prima fotografata insieme ad un noto terrorista nero e poi accanto al busto di Mussolini e si è scusata “E’ una stronzata”).

Ma il bello, il malloppo della puntata è iniziato intorno alle 22.30 ed ha colpito duro il cuore del Garante della Privacy e tutti i suoi componenti. Ha colpito al cuore delle sue spese di finanziamento e di rappresentanza e, ancor più ha colpito al cuore del suo “funzionamento” a corrente alternata, rapido come il fulmine o lento come una lumaca a seconda di opportunità e convenienza.

Ricordiamo chi sono e da chi sono stati “espressi” i commissari della Privacy: da rileggere attentamente con la penna rossa in mano l’articolo de L’Espresso di luglio 2021 “ https://lespresso.it/c/attualita/2021/7/26/il-governo-sbatte-contro-il-garante-della-privacy-anche-per-un-pugno-di-euro/12240 ). In sintesi: Pasquale Stanzione (Presidente): La sua nomina nel 2020 è stata frutto di un accordo politico tra le forze che sostenevano il Governo Conte II (principalmente Movimento 5 Stelle e Partito Democratico). Ginevra Cerrina Feroni: Costituzionalista ed esperta di diritto pubblico comparato, la sua nomina è stata proposta e sostenuta dalla Lega di Salvini. Agostino Ghiglia: Avvocato, la sua nomina è stata sostenuta dalla coalizione di centrodestra, in particolare da Fratelli d'Italia. Guido Scorza: Avvocato e giurista esperto di diritto delle nuove tecnologie e blogger, la sua nomina è stata sostenuta dal Movimento 5 Stelle. Nota bene: il “giro” degli avvocati è molto forte.

La trasmissione si è conclusa con una frase di Ranucci: “… nessuno ha avuto un rigurgito di coscienza …” ??? NO, nessuno lo ha avuto e nessuno si pone il problema. Allo stesso modo con cui nessuno (pochi in verità) si è posto il problema o se lo pone tutt’ora dell’attuale Cda Rai (senza presidente da oltre un anno).  

Care lettici, cari lettori ... è obiettivamente difficile scrivere ancora su questi temi quando si pone un tema di “coscienza”. È del tutto evidente che ognuno ha la sua propria. Ognuno ha la sua “specifica” morale (mores, regole) alla quale obbedisce privatamente. Ma qui non siamo in presenza di una dimensione privata ma della gestione di un bene pubblico: la democrazia.

Ci aspettiamo che il “rigurgito di coscienza” auspicato da Ranucci ieri sera possa esserci dapprima da parte di PD e M5S: fateli dimettere tutti, subito, a priori, prima ancora degli esiti degli accertamenti giudiziari o di improbabili sviluppi politici.

bloggorai@gmail.com

ps: ieri è avvenuto un fatto molto importante alla BBC, ne parleremo presto.

domenica 9 novembre 2025

La RAI è fortunata ???

By Bloggorai ©

La situazione politica internazionale non è buona. La situazione politica nazionale non è buona. La situazione della Rai, del Servizio Pubblico, non è buona. La situazione di Bloggorai non è buona, almeno dal punto di vista tecnologico (certo, poi ci sono tanti altri acciacchi).

Per le prime due situazioni, c’è poco da dire. Il “convento” non passa nulla di buono: due guerre (di cui una con genocidio collegato) e tante altre faccende più o memo preoccupanti non fanno stare gran che tranquilli. Per quanto riguarda Bloggorai, ci avviciniamo velocemente a due punti di svolta collegati. Il primo è di grande soddisfazione: dopo oltre 7 anni di pubblicazioni ininterrotte, tra pochi giorni verrà raggiunto un obiettivo di visualizzazioni inimmaginabile in quel giungo del 2018. Grazie!!! Come spesso avviene, quando si arriva al numero 7 succede qualcosa: subentra la stanchezza, la pigrizia, il vecchio PC manda segnali di fumo. Il secondo punto: in contemporanea, succede che oggi è sempre più complesso dibattere e riflettere sulla Rai e sul Servizio Pubblico: avvertiamo chiaramente intorno a noi un certo disinteresse, un certo distacco, un certo senso di distanza. Tutto questo è culminato, recentemente, sul tema “riforma” della Rai: l’opposizione ha presentato emendamenti sgangherati, sgrammaticati e irrilevanti. Nessuno ha battuto ciglio, sono passati pressoché inosservati. Nessuno si è preso la briga di approfondire, sollevare obiezioni o porre un dubbio. Silenzio totale. E presto, appunto, ci troveremo con una scadenza con il numero 7 di mezzo: ad aprile 2027 si rinnoverà la Convenzione, il Contratto di Servizio e l’attuale Cda se prima qualcuno non avrà il buon senso di dimettersi prima.

Ma perché la situazione della Rai e del Servizio Pubblico non è buona? Ci sono tanti buoni e ragionevoli motivi per sostenerlo ma oggi ci limitiamo a due osservazioni. Riprendiamo rapidamente la metafora di Napoleone e dei suoi generali. Un attento e affezionato lettore ci ha ricordato un requisito, un criterio, fondamentale che usava l’Imperatore per la scelta dei suoi generali: la fortuna. Non chiedeva se un candidato alla guida dei suoi uomini fosse “bravo” ma ci teneva ad essere certo che fosse “fortunato”. Allora, rimanendo nella metafora: in questo momento storico i “generali” Rai devono solo sperare nella fortuna per garantire la sopravvivenza dell’Azienda.

Vedi le settimane appena trascorse. Devono sperare vivamente, fare gli scongiuri affinché il giallo di Garlasco non si risolva presto perché altrimenti sarebbero guai seri per il palinsesto: quattro prime serate su sette sono dedicate ad indagare su chi è o chi potrebbe essere l’assassino di Chiara Poggi. Le altre tre sono spese bene tra una replica di Montalbano e una fiction (dove comunque, un delitto non manca mai con la differenza che almeno in questi casi viene risolto) e rimane un giro di ballo tra “adulti” prossimi a Vila Arzilla per il sabato sera.   

L’altra speranza, l’altro evento fortunato che i dirigenti Rai devono invocare, e che Sigfrido Ranucci possa continuare a ritenersi “tutelato” dalla sua Azienda almeno, è il minimo sindacale, per la restituzione delle quattro puntate sottratte, per la ricollocazione al lunedì sera e per il ripristino delle condizioni operative necessarie per proseguire il lavoro di Report. Se poco poco Ranucci dovesse mai avere il dubbio o il sospetto che qualcosa non dovesse andare come dovrebbe e decidesse di fare altro o di andare altrove (se ne è parlato recentemente) cose resterebbe alla Rai in termini di “giornalismo d’inchiesta”? Possono sempre provare a mettere la cucina in prima serata, non si sa mai, magari funziona. Ad ogni buon conto, un cornetto scaramantico all’ingresso della nuova sede di Via Severo ci potrebbe anche stare bene.

Veniamo ad altri argomenti interessanti: parliamo ancora di ludopatia. Secondo un dossier di Libera appena pubblicato si “… calcola che solo nel 2024 le entrate del gioco legale hanno raggiunto i 157 miliardi e 453 milioni di euro con un + 6,59% rispetto il 2023” e che “Sono almeno 18 milioni gli italiani che nell'ultimo anno hanno tentato la fortuna con il gioco d'azzardo, con la speranza cambiare vita tra videopoker, slot-machine, gratta e vinci e sale bingo.

In Italia i giocatori patologici sono ben 1 milione e 500 mila, il 3% della popolazione maggiorenne e un milione e 400 mila sono quelli a rischio moderato (2,8%). In tutto, quindi, 2 milioni e 900 mila persone.

Per ogni giocatore, altre sette persone sono coinvolte: i suoi familiari, che in totale ammontano a 20 milioni e 400 mila, pari al 40% della popolazione”. Un dramma sociale di dimensioni rilevanti. E che fa la Rai? Propone ogni sera su Rai Uno il gioco d’azzardo assoluto, dove ai concorrenti non si richiede altro che fortuna o “culo” che dir si voglia, al pari di un gratta e vinci o un giro su una slot machine. Ma è mai possibile che un consigliere, uno a caso, non provi un minimo di indignazione? 

Altro argomento interessante è l’indagine Ipsos sull’informazione politica: “…fiducia in calo, tengono giornali e radio”. Leggiamo sul Corriere: “Nuovi media, nuovi canali, nuovi formati si affiancano a quelli tradizionali contribuendo a rendere più complessa l’odierna «infosfera». In questo caos, cresce la tendenza dei cittadini a chiudersi nella propria «bolla» informativa e a rifiutare il confronto con chi la pensa diversamente”.

Buona fortuna.

bloggorai@gmail.com

venerdì 7 novembre 2025

Attenzione!!!

Lavori in corso: 

il vetusto PC da anni fedele oggi ha deciso di non funzionare. 

Urgente trovare soluzione... Fate qualcosa ... salvate Bloggorai da un triste destino.


giovedì 6 novembre 2025

Il Governo e la RAI: i generali "de noantri"

By Bloggorai ©

Fatte le debite, necessarie ed opportune distinzioni e fissate le proporzioni, grosso modo si può affermare che la Storia si ripete spesso e volentieri. Grandi e piccoli eventi, personaggi centrali e mezze tacche, figure intermedie palesi ed occulte, hanno da sempre animato la scena pubblica e tornano spesso tra noi, seppure sotto mentite spoglie.

Fatte le debite, necessarie ed opportune distinzioni e fissate le proporzioni, grosso modo si può affermare che la Meloni e i suoi “generali” Salvini, Tajani, i ministri e i vari sottosegretari nonché parenti stretti stanno al Governo come Rossi e i suoi “generali” Sergio e Marano, i consiglieri e i vari direttori stanno alla Rai.

La “validità” ovvero le capacità, la compattezza, la fiducia, la visione strategica sono qualità fondamentali dei “generali” per la tenuta e la gestione efficiente e razionale “dell’esercito” e il raggiungimento dell’esito del conflitto.

Come vi abbiamo scritto, ci raccontano che la guerra per bande interna all’ex Viale Mazzini si sta facendo sempre più cruenta e a combattere sono proprio i “generali”.

La breve storia che vi stiamo per raccontare, in estrema sintesi, è antica ed importante e ci può dare spunti di riflessione su quanto succede oggi intorno a noi. Da quello che è successo quel giorno lontano forse è mutato il destino del nostro Paese e dell’Europa intera. 18 giugno 1815: Napoleone viene sconfitto a Waterloo, la sua ultima battaglia. Perché vi proponiamo una rapida riflessione su un particolare aspetto di quella giornata e di cosa si tratta? Parliamo degli errori commessi anzitutto dal Generale e poi, più in particolare, dai suoi generali. 

Gli storici, da decenni, dibattono sulle cause di una sconfitta dei francesi che, sulla carta e sulla piana di Waterloo, erano decisamente dati per vincenti. Sommariamente, gli “errori” sono riconducibili a tre fattori. Il primo è di carattere meteorologico. La notte prima della battaglia aveva piovuto molto. Le truppe avevano passato una notte all’addiaccio, bagnati e infreddoliti. I cannoni di Napoleone seppure in superiorità numerica, oltre che in mano ad abili ed esperti artificieri, non potevano manovrare bene nel fango e pure quando tiravano le palle invece di rimbalzare sul terreno asciutto e fare più danni si fermavano nella fanghiglia. Il fattore meteo fu dunque certamente in grado di mettere in grandi difficoltà l’esercito di Napoleone.

Il secondo fattore è strettamente personale, legato al carattere, alle condizioni “cliniche” e alla “postura” militare del Corso. Napoleone era meticoloso e scrupoloso oltremodo, nulla per lui doveva o poteva accadere per caso. A Waterloo aveva previsto tanto ma non tutto: non poteva immaginare l’imponderabile. Nella sua maniacale ossessione della perfezione, quella mattina del 18 giungo era “distratto” e innervosito da un significativo “disagio”: oltre al maltempo, era stato in preda di un forte attacco di emorroidi a tal punto da rendergli difficili le pur poche ore di sonno disponibili. Visionare il fronte di battaglia, essere vicino alle truppe e far vedere la sua presenza al loro fianco era per lui un fattore decisivo. Anche andare a cavallo per essere sul posto, dunque, per quanto detto, era un problema rilevante.

Il terzo fattore è quello che oggi ci interessa maggiormente: il ruolo dei suoi generali. Napoleone aveva un atteggiamento molto speciale verso i suoi diretti collaboratori: era pienamente consapevole del valore della loro esperienza e, al tempo stesso, ne diffidava. La scelta dei suoi generali solitamente avveniva in base ad un criterio rigorosissimo: l’esperienza militare sul campo e non l’appartenenza a famiglie nobili come invece avveniva spesso negli altri eserciti europei dell’epoca e tantomeno subiva pressioni familiari. I "veterani" di tant battaglie e la "vecchia guardia" erano l'architettura sula quale reggeva la sua forza.  Ne ricordiamo alcuni che per quanto accadde quel giorno meritano particolare attenzione. Il primo era certamente il generale Louis Berthier, morto proprio pochi giorni prima di Waterloo in circostanze “molto misteriose”. Complotto interno o esterno? Suicidio o omicidio? Fatto sta che Napoleone quel giorno non poté contare sul genio strategico di Berthier e si dovete affidare al Maresciallo Ney che, a suo tempo nella ritirata di Russia, venne definito “indispensabile”.

Tanto Napoleone era geniale nel calcolo strategico quanto invece Ney era impulsivo e imprevedibile. E, forse, fu proprio questa sua caratteristica caratteriale che aprì le porte dell’inferno per l’esercito francese. Fino al pomeriggio, intorno alle 17, le sorti della battaglia erano ancora molto incerte e per certi aspetti favorevole ai francesi. Accaddero però due fatti che invertirono i rapporti di forza. Quella mattina Ney si presentò sulla piana di Waterloo in uno stato mentale disagiato: nelle settimane precedenti aveva avuto un forte dissenso con l’Imperatore e, forse, tra loro si era incrinato qualcosa. È verosimile supporre che quel giorno Ney volesse riconquistare la fiducia di Napoleone che aveva in parte perso dopo quanto successo dal suo ritorno dall’esilio. Fatto sta che Ney si lancio in improvvide cariche di cavalleria contro gli inglesi inutili e inconcludenti, sguarnendo e indebolendo lo schieramento di Napoleone. In quegli stessi momenti avvenne l’altra “disfatta “del suo generale di fiducia: Emmanuel de Grouchy. La sua decisione, presa confondendo gli ordini di Napoleone di inseguire i prussiani invece di concentrarsi a Waterloo consentì a Blücher di essere decisivo al fianco di Wellington. Fu una scelta fatale: intorno alle 19 la battaglia era persa e Napoleone si avviò verso il suo esilio definitivo.

In buona sostanza: i francesi a Waterloo furono sconfitti a causa prevalentemente dei generali che affiancavano l’Imperatore? Si, prevalentemente si. Allora, fatte le debite, necessarie ed opportune distinzioni e fissate le proporzioni, grosso modo si può affermare che si appresta ad essere combattuta la Waterloo della Rai già a partire dalle prossime settimane? A chi si dovrà attribuire la responsabilità della condotta della guerra?  Quale potrà essere il “fattore Meteo” o chi mai potrà essere il Ney o il Grouchy “de noantri” che porteranno il Servizio Pubblico alla disfatta prossima ventura? Attenzione al Grouchy: fu forse proprio lui il responsabile finale per non aver saputo intuire da dove veniva il pericolo. 

La storia prosegue e parleremo dei “generali” e dei colonnelli Rai sul campo di battaglia.

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RAI: il Potere secretato

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“Ogni tanto qualcuno mi chiede che mestiere faccio. Non ho ancora trovato una risposta. La verità è che una risposta non esiste.

Io non faccio qualcosa. Io sono qualcosa. Io sono il volto invisibile del potere. Io sono il capo di gabinetto. So, vedo, dispongo, risolvo, accelero e freno, imbroglio e sbroglio. Frequento la penombra. Della politica, delle istituzioni e di tutti i pianeti orbitanti. Industria, finanza, Chiesa (Bloggorai aggiunge: la televisione). Non esterno su Twitter, non pontifico sui giornali, non battibecco nei talk show. Compaio poche volte e sempre dove non ci sono occhi indiscreti. Non mi conosce nessuno, a parte chi mi riconosce. Dal presidente della Repubblica, che mi riceve riservatamente, all’usciere del ministero, che ogni mattina mi saluta con un deferente ‘Buongiorno, signor capo di gabinetto’. Signore. Che nella Roma dei dotto’ è il massimo della formalità e dell’ossequio. La misura della distinzione. Noi capi di gabinetto non siamo una classe. Siamo un clero. Una cinquantina di persone che tengono in piedi l’Italia, muovendone i fili dietro le quinte. I politici passano, noi restiamo. Siamo la continuità, lo scheletro sottile e resiliente di uno Stato fragile, flaccido, storpio fin dalla nascita. Chierici di un sapere iniziatico che non è solo dottrina, ma soprattutto prassi. Che non s’insegna alla Bocconi né a Harvard. Che non si codifica nei manuali. Che si trasmette come un flusso osmotico nei nostri santuari: Tar, Consiglio di Stato, Corte dei conti, Avvocatura dello Stato. Da dove andiamo e veniamo, facendo la spola con i ministeri. Perché capi di gabinetto un po’ si nasce e un po’ si diventa. La legittimazione del nostro potere non sono il sangue, i voti, i ricatti, il servilismo. È l’autorevolezza. Che ci rende detestati, ma anche indispensabili. Noi non siamo rottamabili. Chi ha provato a fare a meno di noi è durato poco. E s’è fatto male. Piccoli, velleitari, patetici leader politici. Credono che la storia cominci con loro.” Anonymous, Io sono il Potere- Confessioni di un Capo di Gabinetto.

Dove inizia la “storia” di questi giorni? Dove va a parare? Chi è e chi fa cosa? Dove e come si legge compiutamente la vicenda della bomba davanti casa di Ranucci, pure alla luce di quanto leggiamo e ascoltiamo nelle Audizioni in Commissione Antimafia e ieri sera in Vigilanza Rai? Per parte nostra, lo abbiamo scritto e lo ribadiamo: la matrice dell’attentato a Ranucci è tutta e pienamente “politica” seppure mascherata, come spesso avviene, sotto mentite spoglie di criminalità organizzata o sgangherata che dir si voglia: l’affare eolico, l’Albania, come le truffe in qualche industria alimentare o i fuochi dei rifiuti, è tutta “politica” allo stato puro.

Nota bene: perché le parti più rilevanti, più significative, a specifiche domande su “cosa o chi c’è dietro” su richiesta dello stesso Ranucci sono state “secretate”? Perché? Cosa può aver detto Ranucci anche ieri sera di tanto grave da essere chiuso sotto chiave nei meandri dei “Segreti di Stato” che solo tra cinquanta anni, forse, potranno essere svelati? Cosa sa o può aver detto Ranucci all’Antimafia e in Vigilanza che a noi invece deve essere nascosto? E’ possibile, verosimile, che non lo sapremo mai. Questo non ci sembra un buon servizio pubblico.

Sembrano esserci due mondi: uno sotto gli occhi di tutti e uno occulto. La rappresentazione “visiva”, tangibile e quantificabile di questo Governo è forte e chiara. Si riassume in una sola persona al comando, Giorgia Meloni. Tutto il resto è Serie B. Intorno a lei si agitano figure sommesse, talvolta scomposte e arruffone. Non c’è più la “destra” di una volta con la sua doppia faccia: da un lato quella istituzionale e democratica, perbene ai limiti del centrismo moderato e financo liberale. In questa “destra” si incontravano anche personaggi di spessore intellettuale, sempre di destra ma pensanti. Dal lato opposto la destra dura e pura, violenta, brutale, primordiale e nostalgica di un fascismo che fu e in questo ambiente ci sono solo cori squadristi e aggressioni.

Questa “nuova” destra oggi si palesa in modo mellifluo, opaco e sottotraccia e, forse, proprio per questo riesce a raccogliere consensi. Questa “nuova” destra fa i salti mortali per far dimenticare il suo passato quale che esso sia: trascorso nelle Sezioni di Colle Oppio o in altre di Ordine Nuovo. I suoi nuovi “uomini forti” non sembrano essere i tanti suoi “colonnelli” riconoscibili in tutti i Tg o leggibili in qualche intervista su un “giornalone”, quanto più si manifesta nelle retrovie, nei gangli strategici della vita dello Stato. Si tratta di “oscuri funzionari” o meglio detti anche “servitori dello Stato” che obbediscono alle Leggi. Sono i vari Sottosegretari, autorevoli Avvocati, Commissari, Amministratori Delegati di Enti pubblici importanti. Sono loro che hanno le chiavi della cassaforte, sono loro che decidono ciò che è bene e ciò che è male.  

Vedi l’AD Rai, Giampaolo Rossi, meglio noto come il “filosofo di Colle Oppio”. Persona perbene, sobrio, sempre con quell’arietta un po' distaccata, attento a quello che dice, prudente a non esporsi più di tanto. Di chi si è circondato Rossi? Cercateli e misurateli. Fate le debite proporzioni, con il “metodo” Meloni. Alcuni di loro a malapena riescono a tenere a galla la baracca che, sostanzialmente, non conoscono e non capiscono. Vanno male gli ascolti, vanno male i conti, vanno male i Piani industriale e Immobiliare epperò fanno sapere che “va tutto bene Madama la Marchesa”.

Il “caso” Ranucci e la storia del giornalismo d’inchiesta di Report lambisce, gira intorno e accende i riflettori su questo mondo, compreso, seppure indirettamente, quello Rai. È vero: sembra rivolgere lo sguardo più verso questa direzione che non in altre. Ma sono esattamente quelle che “passa il convento”. Se qualcuno ha storie diverse da raccontare riferite alla “sinistra” le proponesse, facesse uscire nomi e cognomi, denunciasse a chi di competenza.

Ieri sera in Vigilanza è stato ribadito un concetto chiave: restituite le 4 puntate di Report soppresse. E se questo non dovesse avvenire, qualcuno potrebbe/dovrebbe trarne le debite conseguenze.

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mercoledì 5 novembre 2025

Gli "spioni" e la GelateRAI

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La notizia del giorno è la secretazione di parte dell’audizione di Ranucci ieri in Commissione Antimafia quando il conduttore di Report ha chiesto di spegnere le telecamere e fare uscire i consulenti. Oggi leggiamo solo ricostruzioni parziali di quanto potrebbe essere stato detto e che, sostanzialmente, coinvolgerebbe direttamente il potente sottosegretario di Stato Giovanbattista Fazzolari, primo uomo di fiducia della Meloni e “regista” della macchina della comunicazione di Palazzo Chigi. Il problema, come sempre, è “politico” e non può essere altrimenti. Sarà vero o no che un agente dei servizi ha pedinato Ranucci proprio a ridosso della puntata di Report dello scorso maggio dove si parlava dell’omicidio di Piersanti Mattarella? Chi sarebbe il “mandante” o “ispiratore” di quel pedinamento? Ci sarà qualche “connessione” con il misterioso incendio nella sede della Società di produzione del docu-film Magma del quale vi abbiamo parlato spesso? Sarà poi vero, come ha scritto Giovanna Vitale oggi su Repubblica, che il secondo argomento che Ranucci avrebbe trattato si riferisce al “dossier” sulla casa della Meloni (già oggetto di attenzione nel caso del Garante Privacy)?  

Stasera si prosegue: appuntamento con Ranucci in Vigilanza Rai che, comunque, non riesce a riunirsi per votare il presidente da oltre un anno.  

Parliamo ora di altro, di amenità. Correva il giorno 10 agosto 2022, ore 14.41, e su una nota Ansa si legge che due noti studi di architettura “… si sono aggiudicate la gara e hanno stipulato il contratto per la riqualificazione della sede storica Rai di Viale Mazzini 14, a Roma. Nuovi spazi, più comfort per le persone, tecnologie all'avanguardia ed una progettazione basata sui principi di biofilia e sostenibilità - informa una nota della società - renderanno l'edificio fortemente innovativo. La riqualificazione interessa una superficie complessiva di circa 30mila mq con un progetto pensato per aumentare il benessere delle persone, attraverso spazi moderni e flessibili, in linea con le nuove esigenze di lavoro”. Correva il giorno 14 gennaio 2025: si riunisce il Cda Rai e decide lo sgombero immediato della sede di Viale Mazzini a causa dell’amianto e l’anticipo del trasferimento programmato nella nuova sede di Via Severo. Come se l’amianto fosse stato scoperto per caso, una sorpresa. Ora, in questi giorni, è in corso l’insediamento nella nuova sede e giusto ieri ci è pervenuta una fotografia del nuovo ingresso RAI con un commento: “Una gelateria dentro uno Studio Medico in un Centro Commerciale”.

Ecco l’ingresso di Via Severo oggi:

Bei tempi di quando si entrava da Viale Mazzini passando accanto al Cavallo morente o rampante di Francesco Messina e nell’androne trovavi sculture di Emilio Greco e di Giacomo Manzù e sullo stesso piano, in fondo, i preziosi arazzi fiamminghi del 1500. Ci stiamo ancora chiedendo chi e perché, con quali criteri è stato scelto proprio quel palazzo ex Wind vicino all’EUR e non altri con analoghe caratteristiche. Ci stiamo ancora chiedendo quanto costa tutta questa operazione. Ci stiamo ancora chiedendo a che punto è il Piano Immobiliare. Non lo sapremo mai. Però, forse, lo possiamo intuire. Già, Bloggorai può solo intuire mentre altri dovrebbero vigilare e controllare. Siamo sempre in attesa di “faranno sapere”.

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martedì 4 novembre 2025

I Nuovi Grandi Filosofi del Canone RAI e un perchè

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Dogma: Principio fondamentale, verità universale e indiscutibile o affermata come tale (Treccani)

Abbiamo titolato nei giorni scorsi “Avanti con le Riforme. Indietro con la Democrazia”. Per una non troppo singolare coincidenza, la riforma della Giustizia che in questi giorni fa tanto esultare il Governo Meloni si accompagna e si sovrappone alla riforma della Rai che potrebbe andare in Aula entro la fine dell’anno. Due temi tanto cari e congiunti ad una vecchia storia di P2 troppo facilmente e opportunamente dimenticata o sottovalutata. I due temi trovano un punto di congiunzione nel disegno, nella visione, di ricondurre tutto sotto il controllo dell’esecutivo.

La riforma Rai oggi in discussione al Senato punta esattamente in quella direzione: assicurare il controllo anzitutto economico prima ancora che editoriale del Servizio Pubblico.

Il “canone Rai” è un dogma per la sopravvivenza del Servizio Pubblico? Cominciamo a dire che certamente non è un dogma per la Lega che da anni persegue l’obiettivo di eliminarlo (proposta di riduzione progressiva del 20% annuo). Non lo è per tanti italiani che lo considerano un odiato balzello (nel 2011 un sondaggio ANCI la davano al 45%). Non lo è per alcuni esponenti del PD (Boccia, attuale vicesegretario nazionale in ANSA del novembre 2019) come forse pure per il commissario AgCom Giacomelli (quota PD) che si era speso molto per la sua riforma (poi mai avvenuta). Non lo è per il M5S che a luglio 2019 (proposta Paxia) sosteneva che “Il canone Rai è un’odiosa tassa, anacronistica, iniqua, socialmente ingiusta”. In epoca recente, il tema è stato ripreso ed aggiornato con la proposta di sostituzione con la fiscalità generale (vedi Bevilacqua 2024). Non è un dogma (o forse non era fino a due anni addietro) per Giampaolo Rossi, attuale AD Rai (Prima Com. di luglio 2023). Magari, nel frattempo, ha cambiato idea.

Già. Ma allora per chi è un dogma? Certamente lo è per Pier Silvio Berlusconi: vedi dichiarazioni del dicembre 2024 “Io penso che la proposta di diminuire il canone sia una mossa abbastanza di propaganda: se togli 20 euro dal canone e poi devi recuperare 430 milioni dalla fiscalità generale, togli da una tasca e riprendi dall'altra, la sostanza non cambia”. Per chi altro il canone Rai non si tocca, anzi, si dovrebbe certezza della sua stabilità e importo? Certamente lo prevede l’EMFA (European Media Freedom Act) all’art. 5 dove si dispone che “…i media di servizio pubblico dispongano di risorse finanziarie adeguate, sostenibili e prevedibili per l'adempimento della loro missione di servizio pubblico nonché tali da salvaguardare l'indipendenza editoriale”. Non finisce qui ma andiamo avanti

Veniamo ad oggi. Come noto, la Legge di Bilancio sembra non aver toccato il tema canone 2026, quindi si lascia intendere che rimarrà invariato a 90 Euro. Sembra, appunto sembra. Forse così non è. Appunto, la riforma incombe ed è difficile immaginare che il tema possa essere "banalmente" accantonato, salvo dover ammettere che per ora, per quest’anno, la congiuntura politica deve necessariamente essere favorevole a Rossi, a questo Cda. Rossi, questo Cda, hanno bisogno come il pane oggi più che mai dei 90 euro garantiti dal canone. Le altre risorse indispensabili per “tirare a Campari” non ci sono e non ci saranno in tempi brevi. Come abbiamo scritto più volte: i due dossier Ray Way e Piano immobiliare sono al palo e non si prevedono soluzioni a breve. La Digital Media Company (of course, NON di Servizio Pubblico, se ne sono ben guardati – tutti - da scriverlo nel Contratto di Servizio) se la sognano con questi chiari di luna. Ecco perché “primum vivere, deinde philosophari” ed ecco ancora un possibile senso profondo della “visita istituzionale” di Rossi alla Camera avvenuta nei giorni scorsi.

Dunque, come stanno le cose a proposito del canone nel contesto della riforma Rai? Semplice. L’art. 6 del testo congiunto dei partiti di governo prevede che “… l'ammontare del canone di abbonamento di cui al primo periodo non può subire una variazione negativa se non in presenza di condizioni eccezionali debitamente motivate, che comportino la riduzione delle esigenze di finanziamento. Ogni variazione in riduzione deve essere accompagnata da una relazione tecnica trasparente e verificabile, redatta secondo criteri oggettivi e coerenti con gli obblighi europei in materia di pluralismo, indipendenza editoriale e stabilità economica delle emittenti pubbliche. In ogni caso, qualunque variazione in negativo dell'ammontare del canone non può superare il 5 per cento rispetto all'importo dell'anno precedente”. Per questo articolo è stato presentato un emendamento della Lega che prevede l’innalzamento della soglia al 15%.  Che significa? Anzitutto che implicitamente si prevede la possibile riduzione del canone indipendentemente dal vincolo legislativo che definisce la sua natura come imposta di scopo. Poi, si prevede che possa subire una “variazione negativa … accompagnata da una relazione tecnica trasparente ...” ma non si specifica chi la deve redigere e con quali parametri. Quale altro “ente” può essere se non il Ministero competente, ovvero Giorgetti, ovvero la Lega? Aver alzato la soglia dal 5 al 15% di possibile riduzione la dice lunga sulla trattativa che si potrà aprire nelle prossime settimane.

Ma se a destra le idee sono chiare e vedremo se realizzabili, a sinistra regna la confusione: come abbiamo scritto e giova ripeterlo, gli emendamenti presentati sulle risorse e sul canone sono sotto il segno improponibile. Da un lato viene definito e assicurato da “stanziamento di risorse statali” e dall’altro “a base quinquennale scorrevole anno per anno” (emend. 6.2 e 6.3). Delle due l’una: o le risorse sono garantite dalla fiscalità generale o dal canone.

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Ps: ci sono importanti aggiornamenti sul tema dell’attentato a Ranucci. Questa mattina audizione in Commissione Antimafia: "Il giornalista di Report ha chiesto di spegnere audio e telecamere dopo una domanda dell’ex magistrato e senatore M5S, Roberto Scarpinato".

Perchè Ranucci ha chiesto la secretazione???

Rimanete sintonizzati

 

lunedì 3 novembre 2025

Lavori in corso...attendere prego

RAI e Autorità: chi garantisce cosa?

By Bloggorai ©

“Così fan tutte …” ... così fan tutti !!!

Il “caso” sollevato da Report a proposito del Garante della Privacy ci ripropone e induce ad una brevissima riflessione.

Le Autorità di Garanzia, come altri istituti di controllo di interesse pubblico, hanno il loro attuale fondamento nella espressione degli equilibri politici del momento in cui vengono nominati. Non ci sono criteri professionali da seguire obbligatoriamente per comparare e selezionare i candidati commissari (o consiglieri). Vedi pure il Cda Rai: come e perché sono stati “nominati” i quattro consiglieri Antonio Marano, Federica Frangi, Alessandro di Majo e Roberto Natale? Quali criteri sono stati utilizzati per essere preferiti i loro nomi piuttosto che uno qualsiasi degli altri candidati? Nessuno, se non essere “espressione” diretta di un partito o di un’area politica (segnatamente Lega, Fratelli d’Italia, M5S e AVS). Perché, ad esempio, si sceglie un “avvocato” figlio di noto avvocato e amico di potente avvocato e non un “avvocato” qualsiasi? Perché si preferisce un ex portavoce politico piuttosto che una persona che non ha mai portato “voce” di alcuno?

Leggiamo uno stralcio dell’intervista al costituzionalista Ugo De Siervo oggi su Il Fatto: “Assistiamo a una degenerazione delle autorità indipendenti. Si chiamano così perché dovrebbero essere indipendenti dal sistema politico e dai partiti. E nel momento in cui progressivamente i componenti vengono sempre più palesemente scelti per i loro rapporti politici, non va bene. Non servono più a nulla. E non perché non sono indipendenti, ma perché sono dipendenti da maggioranze o minoranze politiche”.

Misteri della “fede” politica.  E proprio seguendola pista della “fede” politica, sia di fonte partitica che di fonte Governo, abbiamo fatto una piccola ricerca con l’aiuto dell’IA sulle principali Autorità di Garanzia.

AgCom. Giacomo Lasorella (Presidente): La sua nomina nel 2020 è stata proposta dal Presidente del Consiglio di allora (Giuseppe Conte, sostenuto da M5S e PD).

Massimiliano Capitanio: Eletto nel 2022, proviene da una carriera politica ed è stato deputato della Lega prima di assumere l'incarico di commissario.

Antonello Giacomelli: Eletto dalla Camera dei Deputati, ha un background politico di lunga data, essendo stato sottosegretario e deputato del Partito Democratico (PD).

Elisa Giomi: Eletta dal Senato della Repubblica, la sua nomina è stata sostenuta dalla coalizione di centrosinistra al momento della sua elezione nel 2020.

Laura Aria: Eletta dal Senato, la sua nomina è stata sostenuta dalla coalizione di centrodestra al momento della sua elezione nel 2020.

AGCM. Roberto Rustichelli (Presidente): Magistrato ordinario di carriera, è in carica dal 6 maggio 2019. La sua nomina è stata congiunta da parte dei Presidenti di Senato e Camera, al tempo Maria Elisabetta Alberti Casellati (Forza Italia) e Roberto Fico (M5S), riflettendo un accordo trasversale.

Elisabetta Iossa: La sua nomina è stata sostenuta dalla maggioranza di Governo di allora (Governo Draghi, con ampio sostegno parlamentare).

Saverio Valentino: Nominato il 13 giugno 2023, ha un background di avvocato e giurista con esperienza in diritto amministrativo e appalti pubblici. La sua nomina è stata oggetto di accordi politici tra i partiti della maggioranza di Governo del momento.

Privacy. Pasquale Stanzione (Presidente): La sua nomina nel 2020 è stata frutto di un accordo politico tra le forze che sostenevano il Governo Conte II (principalmente Movimento 5 Stelle e Partito Democratico).

Ginevra Cerrina Feroni: Costituzionalista ed esperta di diritto pubblico comparato, la sua nomina nel 2020 è stata sostenuta dalla coalizione di centrosinistra.

Agostino Ghiglia: Avvocato e già esponente politico, ha ricoperto incarichi istituzionali ed è stato deputato. La sua nomina è stata sostenuta dalla coalizione di centrodestra, in particolare da Fratelli d'Italia.

Guido Scorza: Avvocato e giurista esperto di diritto delle nuove tecnologie e blogger, la sua nomina è stata sostenuta dal Movimento 5 Stelle.

Consob. Paolo Savona: Economista di fama, con una lunga carriera accademica e incarichi istituzionali pregressi, tra cui Ministro per gli Affari Europei. La sua nomina nel 2019 è avvenuta su proposta del Governo Conte I (sostenuto da M5S e Lega).

Gabriella Alemanno: Dottoressa con esperienza in ambito fiscale e delle agenzie fiscali (Agenzia del Territorio, Agenzia delle Entrate). È stata nominata nel 2023 dal Governo Meloni (centrodestra).

Federico Cornelli: Dottore commercialista, con una solida esperienza in analisi finanziaria e revisione contabile, avendo già lavorato in CONSOB in ruoli dirigenziali. È stato nominato nel 2023 dal Governo Meloni (centrodestra).

Chiara Mosca: Professoressa associata di Diritto commerciale all'Università Bocconi, con competenze in diritto e regolamentazione finanziaria. È stata nominata nel 2021 su proposta del Governo Draghi (larga coalizione).

Carlo Comporti: Ha una lunga esperienza interna alla CONSOB, dove ha ricoperto diversi ruoli direttivi prima della nomina a commissario nel 2022, avvenuta durante il Governo Draghi.

Così fan tutti … così fan tutte. De Siervo conclude la sua intervista con una proposta: Secondo lei come se ne esce? Con un atto di autonomia dei componenti rispetto alle fonti di designazione: che si dimettessero dai rispettivi partiti o dall’incarico per salvaguardare la loro credibilità personale”.

Cominciassero dal dare il buon esempio in Rai: dimettevi!!! Nei giorni scorsi il M5S a proposito di Report e l’impegno a tradurre in fatti concreti la tutela della trasmissione e del giornalismo d’inchiesta (vedi pure Petrolio) ha sostenuto che “… se questo non avverrà sarebbe opportuno che i consiglieri facessero un passo indietro”. Lo aveva già sostenuto anche l’Usigrai a febbraio scorso. Volendo, è tutto molto semplice: potrebbe essere sufficiente una telefonata.

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