giovedì 21 marzo 2019

cinema e documentari

Nel mentre che si legge e si studia il Piano industriale fantasma, almeno per quanto la legittima richiesta di trasparenza avanzata da Riccardo Laganà, ci sono alcuni fenomeni che meritano un briciolo, ma solo un briciolo piccolo piccolo di attenzione i quali, come spesso accade, da un piccolo dettaglio fanno emergere un disegno più ampio.

Vediamo una delle novità del piano industriale che piace tanto a tanti nostri amici: la creazione di una Direzione Rai dedicata ai documentari (si aggiunge: come fanno tanti altri servizi pubblici in Europa - sic!). Allora succede che lo scorso lunedì, presso la sede dell'ANICA, il suo presidente Francesco Rutelli lancia una campagna per il sostegno alle sale cinematografiche per tutto l'anno, compresa l'estate quando notoriamente la gente preferisce il gelato passeggiando in paese o lungo le spiagge. Il dibattito è aperto sul perché e sul percome, salvo poi che dimenticano che una delle proposte più interessanti per invogliare il pubblico verso le sale sarebbe quella di ridurre il costo del biglietto (nei multiplex ormai sopra gli 8 euro) magari insieme ad una programmazione di qualità spesso assente. Bene. Lo stesso giorno Vincenzo Vita dalle colonne del Manifesto ci informa che alla Casa del Cinema si è riunito un gruppo di volenterosi sotto la sigla "RinasceRai" (???) per sostenere il plauso alla creazione di Rai Doc e scrive: "Speriamo che non sia un fuoco fatuo, perché in verità proprio simile modello culturale è la metafora della trasformazione della Rai in una effettiva impresa di servizio pubblico". Il tutto, beninteso, a condizione che si possa realizzare a Napoli  e magari con la direzione di Giovanni Minoli (che a quanto sembra già scalpita in proposito, dimentico di quando fino a non molto tempo addietro tuonava tuoni e lampi contro la Rai e il canone che gli andrebbe sottratto). Aggiunge poi Vita "Ovviamente, per una Rai volta a ripensarsi seriamente servirebbe una legge adeguata, che la svincoli dal potere politico e ne faccia – attraverso un’autonoma fondazione – un luogo di riferimento per la crescita civile." Certo, condividiamo assolutamente, però cominciamo per primi a mollare l'osso e non pensare subito a come mettere le mani in pasta per accaparrarsi la solita quota parte di malloppo.

Che poi Napoli abbia un Centro di Produzione eccellente e che debba essere valorizzato e sostenuto in ogni modo, come peraltro previsto espressamente dal Contratto di servizio, è fuori discussione, ma che anche questo tema debba diventare oggetto di predazione e spartizione appare insopportabile, per chiunque sia il soggetto. 

Ci viene in mente, per noi che andiamo spesso al cinema, una curiosa attenzione di un certo mondo verso il grande schermo e pensiamo, ad esempio, ai clamorosi successi di Walter Veltroni. Per una certa sinistra si tratta proprio di una attrazione fatale (confessiamo: anche chi vi scrive ne fa parte).

Proseguiamo l'amena lettura del Piano Industriale, in attesa di qualcuno che prenda il coraggio a quattro mani e lo pubblichi integralmente (non lo troverete in questo sito per il semplice motivo che intendiamo tutelare la fonte in modo assoluto).


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