giovedì 19 luglio 2018

prima riflessione

Si sostiene, spesso a sproposito, che la Rai sia lo specchio del Paese. in questo caso sembra che gli somiglia, abbastanza.

Riflessioni a caldo: i sindacati. la sconfitta netta, frontale, rilevante del candidato espresso dalla triplice e poco più fa emergere chiaramente la disfatta di un sistema che in Rai, da sempre, è stato debole, incapace a cogliere i cambiamenti, ad incidere su progetti e prodotti. Nulla di nuovo e la controprova è stata proprio nel far uscire dal cilindro una brava persona, candidata a sua insaputa, senza alcun contatto con il suo "elettorato", votato per ordine di scuderia. Complimenti a Tortora: ha portato a casa comunque un buon risultato ma, in questo caso, era necessario vincere non solo partecipare.

Le associazioni di categoria: Usigrai e Adrai. Ambedue arroccate dietro i loro confini. I giornalisti comunque dietro i loro privilegi, nell'impossibilità a non farsi rinchiudere dentro i recinti della "casta". Percepiti come lontani, distanti dal "popolo" Rai che, ad esempio, ha un altro tipo di contratto e gode di vantaggi, anche economici, del tutto rilevanti. L'Adrai invece ha fatto un capolavoro: è stata capace di indicare un loro candidato "unitario" salvo poi scoprire che ben altri 5 dirigenti, iscritti alla stessa Associazione, competevano anche loro! Magnifico !

Il vincitore: Riccardo Laganà. Ha raccolto quanto ha seminato: da anni conduce una battaglia, sul presente e sul futuro dell'Azienda e, al suo interno quanto all'esterno, ha saputo raccogliere un movimento di opinione e consenso spesso inascoltato o sottovalutato. Esattamente come avviene, più o meno, nel Paese reale. Di lui si dice: è troppo giovane. Se il confronto è con chi invece è o è stato più anziano ed esperto, non c'è partita. La crisi, le difficoltà della Rai non cascano dal pero, hanno radici lontane e profonde, nomi e cognomi e indirizzi di artefici e responsabili.

Gli altri sconfitti: Roberta Enni e Stefano Ciccotti. La prima stimata e apprezzata dirigente, da sempre connotata e impegnata politicamente a sinistra. Non è un peccato, anzi, ma non basta. Paga pegno per appartenere ad un genere in via di estinzione, superbo e spesso presuntuoso, talvolta arrogante. Il secondo, l'uomo giusto al posto giusto ... nel momento sbagliato. Difficile non riconoscergli esperienze e quelle capacità manageriali necessarie a svolgere il ruolo di consigliere. Troppo difficile argomentare contro di lui sulle capacità "tecniche". Molti allora si sono rifugiati nell'avversarlo dietro le sue doti personali di comunicatore (scarse) o di poca simpatia. Ma non era questo che gli veniva richiesto.

Per gli altri candidati, basta solo notare che alcuni non hanno preso nemmeno i voti di quanti hanno firmato le liste per proporli.

Infine, la Legge. Nata male e cresciuta peggio: era l'epoca dell'Uomo solo al comando ... te ghe pensi mi ... ed abbiamo visto come è finita. Non è credibile sostenere che le forze politiche che l'hanno avversata, con un accordo, in una settimana l'avrebbero potuta cambiare. Una piccola eredità però l'ha portata: per la prima volta siede in CdA un rappresentante dei lavoratori. piacerà o meno ma è un grande passo avanti.

molto elevata l'astensione, proprio come nel Paese reale .. sarà colpa del caldo !

Nessun commento:

Posta un commento