Occorre sempre distinguere tra le contraddizioni tra noi e i
nostri avversari e tra quelle al nostro interno. Le prime sono principali e le
seconde subordinate.
All’appuntamento con la storia della riforma Rai l’opposizione
si è presentata male e in grave ritardo. Passo indietro: lo scorso 27 settembre
2024 non sono stati pochi ad esultare perché dopo la nomina dei consiglieri sostenuta
da M5S e AVS avrebbe avuto inizio il processo di “incardinamento” del dibattito
sulla riforma del Servizio Pubblico come richiesto dall’EMFA. Peccato che si sono
dimenticati che lo avrebbero potuto anticipare applicando per tempo i criteri
“aperti, trasparenti e non discriminatori” previsti dal famigerato art. 5 per
la elezione dei candidati consiglieri. Tiriamo avanti.
Da quel momento, era ben chiaro ed evidente che il solo ed
unico momento di confronto/scontro con la maggioranza era ed è tutt’ora l’VIII
Commissione Senato dove giacciono le 11 proposte di riforma. Durante questo
tempo, dagli inizi di ottobre, c’era tutto il tempo di elaborare, proporre e
dibattere pubblicamente un “documento condiviso” che altro non doveva essere e
collocarsi nel contesto della Commissione Senato. È lì e solo lì che si
fanno i giochi veri ed è solo con le proposte depositate che si poteva e doveva
fare i conti. Invece nulla, quel “tavolo” è stato snobbato mentre è stato avviato colpevolmente tardi un alto “tavolo”, subordinato e fuori contesto, solo nelle ultime settimane con
esiti, peraltro, alquanto “disordinati” ed usiamo un affettuoso eufemismo.
In buona sostanza, cosa è successo? È successo semplicemente
che nelle ultime settimane la maggioranza ha depositato in VIII Commissione ben
4 nuove proposte e ieri ha presentato la loro sintesi mentre l’opposizione
invece è rimasta ancorata alle sue quattro vecchie e ancorate al solo modello della
governance basato sulla cosiddetta “fondazione”. Nulla di più, nulla di meno.
Per non dire poi di contenuti di assoluto rilievo dove invece l’opposizione non
ha battuto ciglio: il canone si o no (sostituito dalla fiscalità generale, terreno
che anche nel PD trova consensi) e sul ruolo della Vigilanza Rai (che il M5S
vorrebbe abolire).
Ecco perché l’opposizione è arrivata tardi e male. Non ha
affrontato subito, frontalmente e apertamente i nodi cruciali, forse quelli più
divisivi certamente ma altrettanto certamente quelli più determinanti e
necessari per trovare una “quadra” condivisibile. Anche in questo “campo”
non si costruisce nulla se non c’è assoluta chiarezza sui contenuti. Invece si
è impantanata in un confuso “tavolo di lavoro” arrivato buon ultimo che ha partorito un
“documento” di lavoro fantasma prima dichiarato pubblicamente e poi smentito (i
soliti giornalisti che non capiscono), e ancora, proprio mentre ieri la
maggioranza si presentava a ranghi serrati a presentare la loro sintesi, il “gruppo
di lavoro” dell’opposizione stava rimaneggiando quello stesso documento ovvero
un articolato (che abbiamo visto ieri sera) nel mentre e nel quando al loro
interno si aprivano crepe su come rispondere: lavorare ad un maxi emendamento
(come vorrebbe il M5S) oppure proporre un proprio testo alternativo (come
vorrebbe il PD). Ma alternativo a cosa? e poi “alternativo” con cosa dentro? Adesso hai voglia a dire che il testo della maggioranza è "irricevibile"... quale è il testo dell'opposizione?
Come abbiamo più volte scritto e ribadito: sono i testi in
Commissione che fanno la storia e sono le persone che li sottendono che poi la
scrivono. O si decide di ritirare simultaneamente quei 4 testi (Nicita, Martella,
De Cristofaro e Bevilacqua) o si deve necessariamente fare i conti con quelli.
Ogni altro “documento” o prende il loro posto con un nuovo articolato
necessariamente condiviso e sottoscritto da tutti i partiti di opposizione e la
maggioranza dovrà farci i conti oppure si tratta di aria fritta e ripassata in
padella. Punto. Nota bene: nel Comitato ristretto della Commissione Senato ci
sono per il PD il senatore Nicita, componente la Vigilanza RAI, già commissario
Agcom e già relatore dimissionario nel recente Contrato di Servizio, una figura
certamente molto esperta del tema, e la senatrice Bevilacqua, prima firmataria
della proposta M5S tra quelle incardinate al dibattito. È verosimile supporre
che siano loro i soggetti maggiormente impegnati nel confronto/scontro con la
maggioranza si o no? A noi risulta di si. Nel “gruppo di lavoro” invece ci sono
per il PD i deputati Graziano e per il M5S Carotenuto.
Veniamo ora al testo “in corso d’opera” del quale non si sa
bene da chi e quanto condiviso. A parte strafalcioni come la durata del Contratto
di Servizio, prima previsto in 5 anni e subito dopo a 10, o il “canone di
abbonamento” oppure ancora il ruolo dell’AD che è pur sempre un dipendente RAI,
sembra definitivamente scomparso il “modello fondazione”: bene ma allora come
si concilia allora con almeno tre delle quattro proposte di cui sopra? O lo
cancellano del tutto, se lo rimangiano completamente oppure rimane agli atti
dell’VIII commissione. Poi, la proposta del M5S contiene una proposta
rilevante: l’abolizione del canone la sostituzione con la fiscalità generale:
delle due l’una ovvero i due termini sono inconciliabili tra loro. Va detto,
per inciso, che il PD da tempo ha sostenuto questo modello (vedi….). Infine, la
proposta M5S contiene l’abolizione della Vigilanza RAI. Non è un passaggio di poco
conto: la Bevilacqua è disponibile a ritirare questa parte della sua proposta?
Andiamo avanti ... c’è molto ancora da dire e ieri in Cda si
è dibattito (rinviato) il tema Sanremo.
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