La vita in campagna è complessa e faticosa. Occorre essere
sempre presenti e lungimiranti. È necessario osservare, capire e confrontare le
persone, il tempo e lo spazio che si occupa. La vita in campagna è un esercizio
fisico e spirituale: per entrambi è necessaria molta energia, merce rara e
preziosa. La vita in campagna rende quanto gli dai, è democratica e universale.
Tutto, più o meno funziona allo stesso modo. Le amicizie in campagna sembrano
avere altra misura rispetto a quelle cittadine dove alcuni tratti appaiono
prevalenti: la generosità e la solidarietà.
Ieri sera al Circolo si parlava di trattori, di cingoli e di
frese, di batterie e di manutenzione. Ad un certo punto, un nostro amico ci dice:
“Dopo passa a casa mia”. Bene. Sono andato e mi voleva fare vedere il suo nuovo
orto: una meraviglia di rara bellezza e ricchezza. Mi ha fatto dono di una gerla
carica di ogni ben di Dio. Lui felice, io felice.
Oggi abbiamo in evidenza due temi interessanti, dove non ci
sono sempre chiari i termini, i confini e i parametri di interpretazione che non sia
una banale e sommaria enunciazione “morale”. Il primo tema importante è ormai divenuto un caso
mediatico di grande successo: Temptation Island in onda su Canale 5 che, per la
prima volta, la prossima settimana andrà inonda per tre serate di seguito. Oggi
La Stampa titola due pezzi: “Canale 5, la moltiplicazione delle corna. Temptation
Island invade il palinsesto” e l’altro “Se l’intellighenzia guarda Temptation”
dove si legge che “Tempation e la Zanzara (programma in onda su RAdio24 di
grande ascolto) hanno successo perché sono onesti, non ti fanno la morale e non
ti senti in colpa”…
Il programma di Canale5 Sta macinando ascolti inediti: l’ultima
puntata ha superato il 30% di share e raccolto di fronte alla tv quasi 4 milioni
di persone. Il successo della trasmissione non è una novità: si tratta della
14a edizione italiana che, dal 2005, raccoglie ascolti mediamente oltre il 30%.
Lo abbiamo visto più di una volta e abbiamo confrontato questo tema, l’amore
ovvero “le corna in tv” con l’altro tema che sembra suscitare sempre grande
attenzione estiva, il racconto del crimine (vedi pure il recente “Il Caso” su
RaiTre condotto da Stefano Nazzi, un giornalista esterno specializzato in cronaca
nera). Per entrambi i generi, spesso si adopera il termine spregiativo “trash”
ovvero spazzatura. Eppure, entrambi, appartengono
al comune genere “umanità” rappresentata in diversi aspetti, odio e amore, che
gli sono propri, appartengono al suo DNA primigenio. Cominciamo ad avere
qualche dubbio nel definire e chiudere il dibattito e la riflessione su questi “generi”
semplicemente, banalmente, definendoli “spazzatura”. Forse c’è qualcosa d’altro,
forse merita di capire meglio, di approfondire perché sangue e amore attraggono
tanta attenzione. Per la cronaca, la trasmissione di Nazzi ha raccolto il 6.3% e
quasi 900 mila telespettatori.
L’altro tema del giorno riguarda pochi appassionati cultori
della materia: la riforma Rai. Anche tra i lettori di Bloggorai questo argomento
non suscita grandi entusiasmi ed interesse: Google Analytics ci dice che quando
lo trattiamo con grande spazio le visualizzazioni diminuiscono. Però, visto che
lo seguiamo da tenti anni (oltre 7) non ci possiamo sottrarre proprio ora che
qualcosa potrebbe uscirne fuori.
Allora una notizia e un commento. La notizia è che ieri è
stata diffusa una nuova proposta di riforma Rai a firma Gelmini (Azione) ovvero
del partito di Calenda che non si sa mai bene dove collocare. Il dato significativo
è che nelle ultime settimane sono arrivate 4 nuove proposte in Commissione Senato
dove giacciono in esame del Comitato ristretto le altre 7. Quelle dell’opposizione
sono vecchi di alcuni anni: dalla prima di Nicita, ottobre del 2022 all’ultima
Bevilacqua del 2024. Di questo oggi si tratta e si dibatte.
È utile ribadire i nodi cruciali: il canone, la forma di governance e il ruolo del Parlamento (vigilanza si o no). Su questi temi non sembra esserci grande condivisione: gira un “documento di lavoro” senza apparente paternità, riservati, che non meritano di essere commentati in quanto ancora non condiviso se non da chi lo ha scritto e poi sia per gli strafalcioni che vi si leggono sia per l’approccio, l’impalcatura lo sostiene.
Oggi torniamo
rapidamente su un punto dirimente: il modello “fondazione” tanto caro al PD. Semplificando,
abbiamo scritto più volte che si tratta della anticamera della privatizzazione
del Servizio Pubblico, che pure è stato ed è forse ancora argomento tanto caro alla “cultura politica” del PD.
Questo “soggetto terzo” di cui si parla, non dovrebbe essere altro che il “proprietario”
dell’Azienda Rai a cui lo Stato cede le sue Azioni, ovvero la sua proprietà. E cosa
altro è questo processo se non definibile come “privatizzazione”??? In quale altro modo si definisce un processo che vede lo Stato cedere proprietà ad un soggetto privato? Hai voglia
a dire che questo soggetto sarebbe composto da Conferenze varie, Accademie,
Associazioni artistiche o ambientalistiche: peggio mi sento! Chi e come vengono nominati i loro vertici che
poi dovrebbero esprimere un loro rappresentante nella Fondazione? Qualcuno oggi
poi immagina un board o trust che dir si voglia ovvero “ ... un soggetto terzo che gestisca
il pacchetto azionario dell’Azienda in mano al Ministero dell’economia …”. Ci appare
un pensiero alquanto confuso.
In questi giorni tutti richiamano l’art. 5 dell’EMFA:
conviene tenerlo sempre intasca, a portata di mano, è breve e chiaro. Si prevede,
in sostanza e in sintesi, che “Gli Stati membri provvedono affinché i fornitori
di media di servizio pubblico siano indipendenti dal punto di vista editoriale
e funzionale …” e che “… Il direttore o
i membri del consiglio di amministrazione dei fornitori di media di servizio
pubblico sono nominati in base a procedure trasparenti, aperte, efficaci e non
discriminatorie e su criteri trasparenti, oggettivi, non discriminatori e
proporzionati …”. Nulla di tutto questo si configura con il modello Fondazione.
Punto, a capo.
Bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento