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Due fenomeni, concomitanti, relativamente “moderni” e apparentemente distinti tra loro, meritano attenzione. Il “moderno” è relativo ad una datazione che ha preso forma tangibile e misurabile negli ultimi decenni, seppure il secondo del quale scriveremo è assai antico e risale ai millenni trascorsi e che tuttavia ha assunto una sua specificità nell’era moderna attraverso il suo passaggio nell’era mediatica e segnatamente televisiva.
Entrambi questi fenomeni partecipano e caratterizzano il “racconto” del Paese, definiscono alcuni paramenti per la sua “narrazione”. Entrambi segnano lo “stato di salute” di un popolo che per un verso fugge dal dovere civico e per altro verso si spinge e si rifugia verso l’osservazione rassegnata del malessere. I fenomeni sui quali proponiamo una sommaria riflessione si riferiscono al crescente astensionismo politico elettorale e della dilagante attenzione mediatica per il crimine, individuale o organizzato che dir si voglia.
Il primo fenomeno racconta un Paese politicamente stanco, deluso e distaccato. In Spagna, tempo addietro, il disinteresse verso la sfera partecipativa veniva definito con un termine suggestivo: “desencanto”. Sembra venuta meno la fiducia, la voglia di essere e prendere parte. Sembra indebolito lo spirito di interesse collettivo, di pubblico, a favore della sfera privata, intima, personalizzata a misura di teleschermo piccolo o grande che sia. In Italia, come pure in molti altri paesi europei, si vota meno e le maggioranze che si formano hanno spesso un tratto moderato conservatore, se non proprio di “destra”. Si tratta di un fenomeno diffuso che colpisce tutte le democrazie occidentali: alle recenti consultazioni europee in Italia ha votato il 49,6% degli aventi diritto (per una interessante analisi del voto vedi https://www.censis.it/governo-pubblico/elezioni-un-cittadino-europeo-su-tre-minacciato-dal-declassamento-sociale come pure l’analisi di Nando Pagnoncelli sul Corriere https://www.corriere.it/sette/25_gennaio_20/astensionismi-l-europa-si-e-stancata-della-democrazia-9cfbd22c-0bb5-4d5f-86e5-80f039865xlk.shtml?refresh_ce). Alle recentissime consultazioni regionali, nelle tre regioni interessate Campania, Puglia e Veneto gli astenuti sono stati ben oltre il 50%. Sulle cause e le motivazioni non se ne discute abbastanza: per la politica significa per un verso dover ammettere un suo intrinseco fallimento e per altro verso dover paventare un grave rischio e una minaccia incombente per la natura stessa del sistema democratico: fino a che punto è “sopportabile” il progressivo allontanamento dei cittadini dalle urne? Quale potrà essere la soglia al di sotto della quale il sistema potrebbe collassare, ovvero dover ammettere un “governo” della maggioranza della minoranza?
Ha scritto Massimo Franco sul Corriere “Quando va a votare meno di un elettore su due, c’è qualcosa che si è rotto nel rapporto tra i partiti e l’opinione pubblica” e poi Sabino Cassese: “La fuga dalle urne, il non voto, una volta fenomeno marginale, è divenuto strutturale. Per circa trenta anni della storia repubblicana ha votato il 93 per cento degli aventi diritto al voto. Poi, per un quindicennio, l’87; più tardi il 73; alle elezioni politiche del 2022 quasi il 64; ora, nelle elezioni regionali dei giorni scorsi, una minoranza, tra il 42 e il 45 per cento. Questo vuol dire che 5-7 milioni circa di elettori sono rimasti a casa, senza adempiere quello che la Costituzione definisce dovere civico. Si apre così un fossato tra società e politica, molto preoccupante perché democrazia indica una società che si autogoverna, attraverso il suffragio universale, una conquista che è costata tanto tempo e tanta energia. Il continuo calo, che dura da circa un quarantennio, costituisce un fenomeno grave per lo stato di salute della democrazia”.
Vedi pure indagine Istat su “Le relazioni sociali” https://www.istat.it/it/files/2023/04/5.pdf
Le domande che si pongono, a questo punto, sono due correlate tra loro: come e perché si è formato e consolidato questo fenomeno (e quali le radici o le cause dello stesso) e come porvi rimedio, come fronteggiarlo? Si tratta di un tema rilevante che la “politica” fatica a scrivere e trovare risposte.
In questa sede ci interessa provare a mettere in relazione il fenomeno dell’astensionismo politico con quello della crescente attenzione alla rappresentazione mediatica (prevalentemente televisiva) del “male” in ogni sua forma, da quello assoluto rappresentato dalla guerra a quello relativo raccontato dal “genere crimine”. I due fenomeni possono essere correlati in qualche modo tra loro? Forse si.
Segue: dalla nascita dello “sceneggiato” poliziesco a Garlasco.
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