Riassunto delle puntate precedenti. Il “caso” di Garlasco è
divenuto un fenomeno mediatico senza precedenti: secondo una recente indagine, le
ore di trasmissione in Tv da quando è avvenuto il delitto di Chiara Poggi nel 2007
sono oltre 9.000, pari a oltre un anno di immagini ininterrotte, ponendo questo delitto tra i più “raccontati”
in televisione suscitando grande dibattito e ponendo riflessioni importanti. Vedi
le recenti dichiarazioni di Barbara Floridia, presidente della Vigilanza Tv “TeleMeloni
diventa TeleGarlasco”.
Questa vicenda riassume un tema antico: il racconto e la
rappresentazione del male, del crimine, del dolore e del dolore, risale nella
nostra storia, ha radici profonde, è “il frutto malato di un albero avvelenato”.
Nella cosiddetta “narrazione” di questo genere, la Rai, il Servizio Pubblico
radiotelevisivo ha avuto da sempre un ruolo fondamentale nel sostenere,
diffondere, alimentare e radicare l’orientamento e l’appagamento del pubblico in
questo ambito. Non ci sbagliamo di molto se proviamo ad ipotizzare che è
avvenuta una sorta di “mala educazione” televisiva.
Infine, il “racconto” del male, del crimine più o meno violento
o organizzato, è uno “strumento” politico in grado di riscuotere un vasto consenso
elettorale. Abbiamo ricordato il Rapporto Censis del 2008 con “La fabbrica
della paura” e il tema della “sicurezza” come argomento di grande
sensibilità sociale e quindi politica: la paura della guerra, dei migranti,
dei diversi. Nasce il “paurismo” come dimensione e paradigma di racconto sociale, politico
e culturale e la cronaca nera è il grimaldello televisivo con il quale si
sostiene.
Bene, ci siamo occupati sommariamente dei “teleromanzi” poi
diventati “fiction” e ora ci rivolgiamo al genere “infotainment” ovvero quando
la cronaca nera diventa “giornalismo d’inchiesta” e assume la forma di
spettacolo da prima serata.
La data di inizio ufficiale della Tv del dolore e dell'orrore sugli schermi Rai l'abbiamo ricordata: 10 giugno 1981 con Alfredino Rampi a Vermicino e oltre 15 milioni di telespettatori ad assistere al dramma in diretta.
Poco tempo dopo, metabolizzato il fatto, il "genere cronaca" più o meno nera ha avuto inizio nel 1985 con quella che, tutt’oggi, è
tra le trasmissioni più longeve della storia Rai: “Un giorno in Pretura”
condotto da Roberta Petrelluzzi. Il programma, a sua volta, era ispirato ad uno
precedente “In Pretura” e si occupava di “cronaca minore” ovvero piccoli reati,
liti, maltrattamenti familiari. Poi, visto il crescente successo, venne
allargato il perimetro di attenzione verso i “grandi crimini” come ad esempio il
delitto del Circeo o i grandi processi di mafia e di Tangentopoli.
Successivamente, era il
29 settembre 1987, andava in onda “Telefono Giallo” condotto da Corrado Augias
che, poco tempo dopo, dichiarò: “Rappresentò l'ingresso ufficiale della cronaca
nera nella televisione italiana era la prima volta che un programma settimanale
rifletteva sulla cronaca nera aprendo un capitolo che poi si sarebbe dimostrato
fecondissimo”. Una visione profetica: la trasmissione si è occupata non solo di grandi fatti cronaca
nera, omicidi irrisolti (Orlandi, Via Poma etc) ma anche le stragi di mafia e Ustica.
Mentre Telefono Giallo si appresta a declinare, inizia nel 1989
“Chi l’ha visto” condotto da Donatella Raffai e Paolo Guzzanti. La trasmissione
trova spunto da una felice rubrica di Portobello condotto da Enzo Tortora e si
occupa inizialmente di persone scomparse per poi indagare su grandi casi di cronaca
nera, come in questa stagione Federica Sciareli con Garlasco.
In quegli anni il “genere” crime
si era affermato e nel 1994 inizia la fortunata stagione di “Storie maledette”
condotto da Franca Leosini. La trasmissione, attraverso una sorta di interrogatorio
(condotto in carcere) con il/la protagonista della storia, indagava sul versante
intimo e profondo della mente criminale (grande successo l’incontro con Pino
Pelosi e Gigliola Guerinoni). La trasmissione è andata in onda per 17 edizioni
(fino al 2020) e 6 edizioni speciali oltre a numerose repliche. In epoca recente,
un approccio simile è stato ripreso da “Nella mente di Narciso” condotto
dalla nota criminologa Roberta Bruzzone.
Nel 2010 inizia la serie di “Blu
notte” condotta da Carlo Lucarelli che si occupa di “casi irrisolti” non solo
di cronaca nera: dalla P2 alla banda della Magliana, dalle vicende di Cosa
nostra ai fatti di Genova al G8.
Arriviamo al palinsesto Rai contemporaneo
dove la cronaca nera e il racconto del crimine trova grande spazio: si spazia
da “Linea di confine” condotto da Antonino Monteleone al “Belve crime”
condotto da Francesca Fagiani; da “Cronache criminali”, condotta da Giancarlo De
Cataldo a “Ore 14 -Sera” condotto da Milo Infante e “Storie Italiane”
condotta da Eleonora Daniele per finire con “Far West” condotto da Salvo
Sottile e “lo stato delle cose” condotto da Massimo Giletti.
Il “tema” è presidiato in tutte
le fasce orarie: dalle prime ore del mattino fino a tarda sera e si estende oltre
il broadcast su Rai Play con una sezione “crime” appositamente dedicata. È difficile
tirare una somma complessiva delle ore di trasmissione di fiction, di informazione
dei Tg e di programmi di intrattenimento e approfondimento di questo genere che
la Rai manda in onda. Sappiamo però che, secondo quanto riportato da recenti studi
dell’Osservatorio di Pavia e dal Rapporto Demos-Unipolis, l’Italia è il Paese
europeo con il più elevato numero di ore di trasmissione dedicate alla cronaca
nera.
ps. Ci sarebbe qualche notazione da fare su vicende Rai, come il taglio di 10 milioni previsto dalla Legge di Bilancio. Ne parleremo … forse.
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