mercoledì 2 luglio 2025

RAI: il Gioco dell'Oca senza inizio e senza fine

by Bloggorai ©

Ieri abbiamo assistito alla serie di audizioni previste in Commissione VIII del Senato sulle proposte di riforma Rai. Ci risparmiamo commenti: imbarazzante. Lo scriviamo chiaro e tondo e lo diciamo forte e chiaro: per quanto noto, per quanto abbiamo visto e sappiamo la riforma Rai non ci sarà per quest’anno e nessuno può essere certo che ci potrà essere per il prossimo anno. 

Non ci sarà applicazione dell’EMFA dal prossimo 8 agosto e non ci sarà certezza del quadro giuridico e, di conseguenza, non ci saranno certezze sulle risorse economiche per il prossimo anno con tutto ciò che ne consegue. E nessuno è in grado di sapere se, come e quando si potrà avere un Presidente Rai nel pieno dei suoi poteri come dispone la Legge attuale. E nessuno che si pone la briga di sollevare il dubbio di legittimità di questo Cda. Il gioco dell’Oca ci porta sempre allo stesso punto: fermi, immobili se tutto va bene e se va male si torna indietro al punto di partenza. Ovvero dal 26 settembre 2024.

Forse, più che un Gioco dell’Oca si dovrebbe utilizzare la figura del Labirinto dove si sa da che parte si entra ma non si sa da che parte si esce e non c’è nessun filo di Arianna a guidarci.

Lo abbiamo scritto in passato e lo ribadiamo oggi: non ci sono le condizioni, i presupposti, il quadro e il contesto politico per avviare un percorso di riforma che possa godere un consenso parlamentare superiore all’area di Governo. Non ci sono oggi ma non c’erano anche nei mesi e negli anni scorsi.

Maggioranza e opposizione stanno dando visibili segnali di confusione e incertezza, ad essere ottimisti e non volere essere invece “complottisti”. In entrambi gli schieramenti convivono “anime” diverse e conflittuali tra loro, ad esempio sul terreno più rilevante: le risorse, ovvero canone si o canone no. Tra i partiti di maggioranza è noto che la Lega lo vorrebbe abolire (proposta di Legge per la riduzione progressiva del 20% annuo) e Forza Italia che invece non ci pensa proprio, anzi. Allo stesso modo, tra i partiti di opposizione c’è chi vorrebbe abolirlo del tutto (proposta M5S Bevilacqua) e forse una parte del PD che “nonsisabenecosavuole” con il suo Vicesegretario nazionale, Boccia, che ha detto chiaro e tondo “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai”.

Non solo e non basta la confusione interna ai due schieramenti ma c’è anche quella trasversale che li accomuna. Di che riforma si vuole parlare e quali possono essere le “aree” di convergenza tra le compagini?  Di una riforma che interessa la sola Rai e il suo Cda oppure dell’intero sistema delle telecomunicazioni? E, se volessimo limitarci alla sola Rai, da dove si dovrebbe iniziare a discutere? Dai meccanismi di nomine dei suoi organi di gestione o anzitutto dalla diversa “missione di Servizio Pubblico” che si dovrebbe porre, anche in vista della scadenza della Concessione del 2027? Al momento, delle 9 proposte in discussione al Senato, non una ha una visione strategica sul futuro della Rai ed anzi alcune, quelle di area opposizione sono quasi carta straccia.

Come uscirne, come fare un passo avanti? Testa bassa, ammissione di colpa (grave) e maniche rimboccate subito. I partiti di opposizione si dovrebbero chiudere in una stanza e buttare la chiave per poterla riaprire solo quando hanno raggiunto uno straccio di accordo per poi ritirare le loro quattro proposte e presentane una nuova a firma congiunta e con quella aprire la trattativa con la maggioranza. Sempre consapevoli che non potrà e non dovrà mai essere una riforma a tempo determinato e sovranità limitata. Una proposta di riforma di “bandiera” quale che essa sia non andrà da nessuna parte. Buon lavoro!!!

Come vi avevamo anticipato a suo tempo, dal primo luglio la Rai non ha più il CTO e il suo ruolo è stato assorbito ad interim dal DG Roberto Sergio. Brutto segnale, pessimo. C’erano tre possibilità: la prima era nominare un successore di Ciccotti (e c’erano nomi adeguati); cercare un nome esterno e, infine, abolire il ruolo del CTO e disseminare le sue competenze in tante altre direzioni. Tanto per fare una cosa nuova e tanto per ribadire lo stato confusionale in cui versa l’Azienda, è stato deciso di non decidere e questa decisione non riguarda un settore marginale, secondario, degli interessi Rai ma uno dei suoi pilastri fondamentali, di assoluto rilievo strategico. Quando si tratta di fare nomine compiacenti (vedi comunicazione e dintorni) sono rapidi come fulmini di guerra. Nel frattempo si viene a sapere che l’AD Rossi ha deciso (da solo o in compagnia del Cda?) che Rai Way non deve “solo” vendere una quota delle sue azioni, come previsto dal Piano Industriale, ma procedere con la fusione con Ei Towers, operazione tanto a cuore ai Fondi e molto gradita a Mediaset. 

Giusta o sbagliata che sia, in quale contesto si colloca questa vicenda? L’AD di Rai Way, Stefano Cecatto, considerato in "quota" lega, il prossimo febbraio sarà fuori per raggiuti limiti di età e, per quanto sappiamo, non avrà ruolo in questa partita e dovrà abbandonare il suo lauto compenso di oltre 500 mila euro (il doppio di Rossi). Una poltrona molto appetibile.

Sappiamo solo che il tavolo Rai Way è “uscito da Via Asiago” e i giocatori hanno altri interessi, diversi e distinti da quelli dalla Rai, con l’aggiunta e aggravante di evidenti complicità interne a Via Asiago perché altrimenti non si capisce perché nessuno mette in discussione il  notevole “canone “ di oltre 210 mln che Rai paga a Rai Way quando, è noto, che lo stesso servizio a valori di mercato costa almeno 100mln meno.

Anche Bloggorai partecipa al gioco dell’Oca e torniamo al punto di partenza: che ci stanno a fare i consiglieri “di opposizione” se non per esercitare il diritto/dovere di indirizzo, sorveglianza e controllo? Abbiamo una forte e solida impressione che non è più solo l’Usigrai, Giovanni Valentini su Il Fatto e Bloggorai a chiedere le loro dimissioni subito, ma anche alcuni parlamentari “amici” si stanno ponendo lo stesso dubbio.

bloggorai@gmail.com

martedì 1 luglio 2025

RAI: corri riforma ... corri ... il MFA è dietro l'angolo

by Bloggorai ©

Quando la “politica” si mette a “prescia” qualcosa puzza di bruciato e in genere non porta buone cose. Preferiamo usare il termine romano “prescia” e non “fretta” che più o meno sono sinonimi. A quanto sembra, il termine “prescia” non solo deriva del verbo latino “premere” e dunque “pressione” ma è riconducibile anche ad una storia derivata dall’antico Carnevale romano. Sembra che allora, per fare andare più veloci i cavalli da corsa gli si spalmava sotto le zampe posteriori una specie di pomata urticante detta, appunto “prescia”.

Ne abbiamo avuto prove provate nel recente passato. La prima volta con l’approvazione del Contratto di Servizio. La presidente Floridia si era fatta persuasa che bisognava chiudere presto la trattativa/discussione, seppure non bene, e in tal modo “portare a casa il risultato” anche se avrebbe fatto molto felice la maggioranza di Governo. Così è stato e il Contratto che ne è uscito è sotto gli occhi di tutti. Poi è successo a settembre dello scorso anno: bisognava chiudere la partita del Cda Rai. Prima tutta l’opposizione granitica e unita sotto la bandiera del “prima la riforma e poi le nomine” salvo poi, improvvisamente, con grande “prescia” il M5S e AVS cambiano idea e consentono la nascita di questo Cda. Il Governo ha ringraziato sentitamente.

Ora, oggi, cosa succede? Succede che alle 12 in VIII Commissione del Senato prendono avvio le tanto auspicate “audizioni” in vista del dibattito finalizzato a stendere una bozza comune di riforma Rai come sintesi delle attuali 8 depositate. Perché tanta “prescia” improvvisa? Cosa c’è sotto? Quale il trappolone che si può intravvedere?

Cominciamo a dire che si è completato il quadro delle proposte con la presentazione delle due di fonte governativa, FI e FdI mentre rimangono inalterate le “vecchie” proposte dell’opposizione, che a parte quella del M5S (Bevilacqua) non tengono conto in alcun modo dell’MFA che, appunto, entra in pieno vigore il prossimo 8 agosto. Questa potrebbe essere una possibile chiave di lettura: avviare subito le consultazioni in Commissione potrebbe sorreggere l’argomentazione secondo cui il Parlamento si è avviato verso il vincolo proposto dall’EMFA (la riforma) e quindi schivare il possibile procedimento per infrazione comunitaria. Ci sta, è plausibile: tempi molto, molto lunghi ma ragionamento comprendibile a Bruxelles.

Ma il sospetto per la “prescia”, a nostro avviso, è fondato su un altro aspetto. Prima FI (Gasparri) e a seguire FdI hanno depositato una proposta con un tratto comune: la nomina del Presidente del Cda viene ratificata in Vigilanza Rai non più con i due terzi dei voti ma con la maggioranza semplice. Tradotto in soldoni: pure il Presidente se lo vota il Governo con i numeri di cui dispone e buona pace per “l’indipendenza e garanzia” che questa figura dovrebbe possedere. Potrebbe essere questa una scorciatoia per aprire la strada alla nomina della Agnes che, al momento, è in un vicolo cieco. Percorso difficile? Forse anche no: in Parlamento i voti li hanno, si tratta solo di tempi.  

Per il resto tra poche ore si potrà assistere ad una scena surreale: saranno i cosiddetti “stakeholder” a suggerire alla politica cosa pensano sulla riforma mentre la politica annaspa nel buio di proposte limitate alla sola governance Rai.  

Bene, andiamo avanti. Ieri il Messaggero ha gettato un macigno nello stagno: il festival di Sanremo potrebbe svolgersi da altre parti: la Rai sta studiando un “piano B”. Una nostra attenta e qualificata lettrice ha commentato “Si tratta di ricatto a mezzo stampa”. Forse, forse. certo à che riflette una sostanza ben urticante e il “ricatto” ha un solido fondamento: “Caro Comune, senza la Rai tu non vai da nessuna parte e ti rompi l’osso del collo. O accetti le nostre condizioni o noi in quattr’e quattr’otto ci trasferiamo in diversa ridente riviera, magari 'n guopp'o sole” e l’AD Rossi a Napoli è stato molto chiaro in proposito. 

Allora, poniamo per ipotesi fantascientifica che Bloggorai fosse stato in grado e interessato a partecipare alla gara del Comune di Sanremo, fatti i debiti conti e valutati i 6,5 milioni richiesti dal Comune al di sopra delle proprie capacità di spesa, decide quindi di non presentare l’offerta. Ora, come noto, solo Rai ha presentato una busta e però oggi di pagare quell’importo non ci pensa proprio (oltre che dover subire le altre onerosissime richieste). Allora, visti i tempi e la mala parata, il Comune potrebbe “abbassare la cresta” e ridurre il compenso richiesto. A questo punto però Bloggorai se la prende molto a male e valuta di ricorrere con urgenza al Giudice: se fosse stato  noto che il prezzo non era 6,5 ma, per ipotesi, 5,5 mln ovvero variabile e trattabile e non si prevedeva l’obbligo di altre due manifestazioni collaterali, magari la proposta l’avrebbe pur fatta. Ha una sua logica. O no?

Anche per Sanremo è l’ora della “prescia” … il termine “fretta” invece è più garbato e non rende bene l’idea dei tempi che corrono.

bloggorai@gmail.com