lunedì 21 luglio 2025

RAI: il Filosofo ride, Sanremo piange e l'opposizione medita

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“Eppur si muove” o “non si muove” ??? Avrà pensato e dubitato sulla Rai il Filosofo di Colle Oppio quando ha rilasciato l’intervista al Corriere nei giorni scorsi mentre rideva alla domanda sulla ludopatia. Ci stiamo ancora chiedendo perché rideva e perché ha “dovuto” farsi intervistare. A chi è convenuto? Solo a lui?

La situazione Rai sembra essere tra farsa e tragedia, e forse un tantinello pure tragica se non proprio drammatica. Ieri ci sono giunte notizie riservate da Sanremo dove sembra che la trattativa con il Comune sia in stallo. Il Sole di oggi scrive “…al momento le posizioni risultano ferme e distanti con un dialogo che si sarebbe sostanzialmente interrotto”. Il Secolo XIX scrive Dalla Rai, invece, finora è trapelato nervosismo. Conseguenze di un bando imposto dal Tar e Consiglio di Stato, che ha cambiato tutto e che ha permesso al Comune di alzare la posta in gioco, ottenendo la conferma della titolarità del marchio, anche se è quasi certo che Rai non intenda cedere sulla questione del format”. Già, questo forse il nodo principale: cedere su questo punto significa ancorare al Comune la titolarità del format nella Convenzione per i prossimi 5 anni (tre più due), ovvero precludere ogni altra futura opzione che si potesse palesare a vantaggio Rai. In soldoni: se sbracano su questo punto, sbracano su tutto. Nel Poker moderno si chiama “all in” e in quello “antico” si chiama “piatto”. Prendere o lasciare. Su tutto questo poi grava una spada di Damocle non irrilevante: se a seguito della trattativa in corso cambiano profondamente le “regole di ingaggio” previste nella gara è verosimile supporre che chiunque può ricorrere al TAR e chiedere l’immediata sospensione della procedura.

Possiamo aggiungere qualcosa in più: ci sarebbero almeno due “soggetti” interni (per non dire di quelli esterni) che remano fortemente contro l’ipotesi che si possa chiudere un accordo entro fine luglio (o anche dopo) e realizzare Sanremo 2026. Si tratterebbe della Direzione Produzione e di Rai Pubblicità. Sono due soggetti che pesano molto nell’influenzare la decisione da prendere. La prima per un verso è storicamente avversa all’Ariston per i mille problemi logistici e organizzativi noti da sempre e, per altro verso complementare, vede benissimo l’espandersi della sua “area di intervento” in una sede più adeguata e logisticamente più sostenibile. Un dettaglio che vi abbiamo già riferito: la scenografia deve chiudere subito i contratti ed è necessario ordinare i materiali, provvedere alla logistica, ai tempi di allestimento etc. Il secondo soggetto Rai Pubblicità, ragiona per quella che è la sua area di competenza: portare in cassa più contratti (soldi) possibili e Sanremo più di tanto ormai non può più dare. Viceversa, spostandosi in una sede diversa non solo non è più costretta ad elargire l’1% di gabella al Comune (vista come il fumo agli occhi). Una grande città, ad esempio Torino, aprirebbe nuovi spazi, nuovi clienti e maggiore interesse. Per non trascurare un dettaglio che giusto ieri ci è stato riferito: il teatro Ariston “vende” circa 800 biglietti mentre il PalaOlimpico di Torino (dove si è svolto Eurovision 2022) ne contiene 15.657 (avete letto bene).

L’altro grande tema sul quale lo stesso Filosofo di Colle Oppio ha poco da stare allegro è Milano dove, come abbiamo scritto, le prospettive, bene che vada, si allungano e non poco: l’operazione vendita Sempione e avvio lavori al Portello non è semplice e non è veloce. Come pure l’altro grande tema strategico: la vendita/cessione di Rai Way di dicono essere ferma al palo. Il 30 settembre, quando scadrà il MoU (Memorandum of Understanding) è dietro l’angolo e i nodi importanti, in particolare sulla governance non sono sciolti, anzi. Infine, un piccolo dettaglio della serie “non l’abbiamo visto arrivare”: in autunno dovrebbe iniziare l’esodo verso la nuova sede Rai all’Eur che non sarà proprio una passeggiata. Era proprio necessario? Si potevano fare altre scelte forse più razionali e convenienti? Forse si ma sembra che nessuno se ne sia occupato per tempo. Forse un giorno sapremo qualcosa di più. Ad esempio: perché non è stata scelta la vecchia sede Sky sulla Salaria, edifici già strutturati e tecnologicamente attrezzati e contigui agli altri insediamenti Rai a Saxa Rubra? Forse un giorno sapremo.

Chiudiamo questo capito e apriamo quello sul fronte “opposizione” dove pure c’è poco da ridere, anzi. Per il prossimo giovedì era prevista la seconda puntata del “tavolo di lavoro”. Al momento, ad oggi, nessuno sa nulla su nulla: chi vi dovrebbe partecipare per fare cosa e come, ovvero da che parte iniziare. Sul tavolo ci sono tutt’ora due nodi ciclopici da sciogliere: il canone e la Fondazione. Questi due nodi sono anzitutto interni ai partiti, PD e M5S, e di conseguenza tra loro nella coalizione. Il tema canone è mastodontico: il M5S ha scritto chiaro e tondo nella sua proposta (Bevilacqua) che va abolito e sostituito con la fiscalità generale. Come è possibile andare avanti se non ci si accorda su questo punto tanto fondamentale quanto non negoziabile? Perdere tempo ora con dettagli rilevanti quanto ora subordinati (numero e durata dei consiglieri etc) appare solo come inutile scorciatoia perché, comunque, lascia scoperto l’altro nervo sul quale ancora non c’è una parola chiara e netta: la Fondazione NON è un modello da proporre nella nuova governance Rai.

C’è da mettere mano ad un nuovo “articolato”, del tutto diverso dai precedenti, da che parte si inizia e chi ci mette mano? Gli “uffici legislativi” dei partiti, la cosiddetta “società civile”??? Quando?

Bloggorai, come sempre, è animato da un sincero, profondo ed entusiasta pessimismo: il nostro personale sale della terra.

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Il Meglio di Bloggorai 2 e notizie in breve

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La settimana scorsa il Meglio di Bloggorai ha ricevuto un notevole successo. Lo riproponiamo, sempre consapevoli che può essere un valido aiuto a rinfrescare la memoria che, specie ad un certa, tende a smarrirsi facilmente.

Il Post di oggi sarà diviso in due parti: la prima con il Meglio di Bloggorai 2 e la seconda con brevi flash meritevoli di attenzione.

Il meglio di Bloggorai 2

Martedì 15 luglio - Riforma RAI: una pericolosa mano di Poker

Documento riservato del PD: si individuano 6 punti: 1. Autonomia e indipendenza 2. Rilevanza e autorevolezza 3. Meccanismi di gestione 4. Missione 5. Finanziamento 6. Meccanismi di controllo.  Il canone. Il PD lo vuole abolire e sostituire con la fiscalità generale si o no? 

Nel documento, al punto 5, leggiamo: “La nuova legge deve assicurare alla Rai risorse certe, sia in quantità che nei tempi di stanziamento. Mediante canone o in carico alla fiscalità generale purché saldamente ancorata al principio di utilità pubblica”. Canone e fiscalità generale sono due “concetti” profondamente diversi tra loro seppure riconducibili alla stessa matrice: il canone è pagato dai cittadini e la fiscalità generale attinge ai fondi pubblici composti dalle tasse pagate sempre dai cittadini. Ci stiamo avvicinando ad un accordo PD e M5S sul tema canone??? Parliamone.

Mercoledì 16 luglio 2025 - Il "sassolino" Lega nello stagno RAI

Cosa c’è di nuovo in questa proposta? Di nuovo c’è l’abolizione della figura dell’AD come voluto dalla Legge Renzi e il ritorno al DG con maggiori poteri ... Di nuovo c’è il “malloppo” grosso: la “valorizzazione delle società controllate” con “l’obiettivo di attrarre i privati mantenendo fermo il controllo pubblico”. Di “nuovo” c’è sempre “chercher l’argent”. Poi c’è il “problemino” Agnes che Fi e FdI vorrebbero subito insediata alla presidenza e invece alla Lega questa “faccenda” non sembra interessare gran che: Marano, è stato detto più o meno esplicitamente, sta bene dov’è e l’Azienda funziona benissimo così. 

Giovedì 17 luglio 2025 – I Fantasmi sul palcoscenico RAI: Sanremo e Riforma

“Sanremo 2026 ??? Si certo, lo faremo noi … quello è robbbba Rai … però, oddio ... ad essere sincero non ne sarei proprio così sicuro, forse, dipende, vedremo”. Il Festival è Rai e senza le telecamere della Rai sarebbe una sagra di paese colorata di fiorellini fiorellini. Ma il bello ora è tutto nelle mani di un qualche solerte avvocato che si volesse divertire a far saltare il banco… “Almeno per il 2026 Sanremo lo farà la Rai … poi … si vedrà”. Già, vedremo.

Come pure si sta profilando molto incerta la partita sulla riforma Rai.  L’8 agosto è dietro l’angolo e non c’è alcuna possibilità che si possa concordare una proposta di riforma quale che essa sia.

Ieri è stata presentata la Relazione annuale dell'Autorità per le comunicazioni (Agcom) sull’attività 2024 del Garante e illustrata dal suo presidente Giacomo Lasorella. Leggiamo quanto scritto sul Corriere a firma Antonella Baccaro “«La tv — ha spiegato Lasorella — non è più lo strumento con il quale i cittadini si informano in via prioritaria: un italiano su due (il 52,4%), utilizza la rete», anche se i media tradizionali vengono ritenuti più affidabili”.

Venerdì 18 luglio 2025 - RAI: la gallinella milanese dalle uova d'oro

Un soffietto, un accenno, un barlume di relativo e moderato ottimismo si è acceso nelle fila dell’opposizione sul tema “riforma Rai”. Ieri è iniziato il “cantiere” dove cercare di costruire una ipotesi di testo comune da incardinare in VIII Commissione Senato dove sono depositate 10 proposte di riforma Rai: 4 dell’opposizione e 6 della maggioranza... I punti derimenti e fondamentali sui quali concordare sono due: Fondazione o “sistema duale” e canone o fiscalità generale.

Però c’è un “affare” Milano che interessa la Rai sul quale, forse, sarà necessario/opportuno rinfrescare la memoria per capire cosa è successo e quanto avvantaggia o penalizza le casse Rai. In due parole: a dicembre 2023 Rai (Sergio AD e Soldi Presidente) e la Fondazione Fiera Milano firmano un accordo per il trasferimento degli studi Tv da Corso Sempione al Portello. L’accordo prevede l’affitto dei nuovi spazi per 27 anni (27) e ballano cifre notevoli che vanno dai 97 mln per i lavori complessivi dell’area ai 5,9 mln di affitto annui che Rai dovrà pagare per il periodo previso dal contratto (totale 159 mln).

Chissà se potrebbe valere la pena riaprire quel dossier e capire se e quanto conviene a Rai aggiornare quel contratto: con quel costo di affitto per 27 anni ci si poteva costruire una piramide che almeno poi sarebbe rimasta di proprietà Rai...

Sabato 19 luglio 2025 - RAI: oggi lezione di Alta Filosofia

Intervista concessa da Giampaolo Rossi, AD Rai, oggi sul Corriere a firma Antonella Baccaro. Cosa ha detto di interessante, di nuovo, di rilevante? Nulla. Il vuoto cosmico, il niente allo stato solido: “Cosa deve fare una tv pubblica? «Esprimere la realtà plurale della nostra nazione, orientandoci nel tempo complesso in cui viviamo”. L’Alta Scuola di Filosofia Contemporanea Multimediale TecnoNarrativa Supercazzola di Colle Oppio ha dichiarato. Da questo punto in poi la Rai non sarà più come prima. Riforma Rai, Contratto di Servizio, Piano Industriale ed editoriale, "riforma" dei generi, informazione e newsroom, Rai Way, investimenti in innovazione di prodotto e di tecnologie, nuova Convenzione e risorse etc etc?

Domanda: “Serve più rinnovamento?" risposta "Per cambiare in un mercato competitivo servono più coraggio ed equilibrio…" dove la parte più rilevante di questa frase sono i puntini, si proprio i tre puntini … originali che si leggono nel testo.

Veniamo ora alle cose serie. Gli si chiede “Affari Tuoi induce ludopatia?” e lui risponde “Solo quando straccia la concorrenza” e Rossi, leggiamo testuale, mentre risponde “ride”. A uno così che ride su un tema di tale rilevanza e gravità sociale che gli vuoi dire? Rossi ride!!!  Questo è l’AD del Servizio Pubblico Radiotelevisivo.

Domenica 20 luglio 2025 - RAI: non tutte le uova d'oro riescono con il buco

Oggi leggiamo su Libero un’interessante intervista al Senatore Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: “Tra l’altro c’è un altro grosso fronte che va chiarito al più presto” Quale? “Quello del nuovo Centro di produzione della Rai, la sua nuova sede che dovrebbe vedere la luce nei prossimi anni … viso che c’è un indubbio blocco generale del settore urbanistico milanese siamo molto preoccupati …Nel Piano Industriale (Rai ndr) è prevista la dismissione, quindi la vendita del Palazzo Rai di Corso Sempione e il contestuale trasferimento nel quartiere di Portello. Ma se al Portello non viene realizzato nulla, evidentemente non può essere venduto lo stabile al Sempione e allora l’operazione va vista anche sotto il profilo finanziario. Non è una bazzecola”.

Poniamo infine una domanda alla quale non riusciamo a trovare risposta: perché un consigliere a caso (scegliete voi, meglio tra quelli di “opposizione”) non si indigna, non si fa girare le scatole quando legge un’intervista a Rossi come quella di ieri, non si “irrita”, non batte i pugni sul tavolo, non protesta, non si preoccupa di approfondire, di verificare ovvero di esercitare il suo diritto/dovere di “indirizzo, vigilanza e controllo” come peraltro previsto semplicemente dal Codice Civile?

Notizie in breve.

Interessantissimo articolo su La Stampa a firma Ilario Lombardo con il titolo “Renzi – Franceschini: idea nuovo partito”. C’è tanta voglia di “centro” di “moderati”, di alternativa alla destra del PD e tutto il ragionamento si colloca in un arco temporale significativo: il 2027. Guarda caso è lo stesso anno del rinnovo della Concessione Rai e della scadenza del Contratto di Servizio. Ottima materia da campagna elettorale.

Notizie dalla BBC: “Altre 300.000 famiglie hanno smesso di pagare il canone …Mentre l'emittente continua a contrastare l'ascesa di YouTube e dei servizi di streaming che hanno suddiviso il pubblico su numerose piattaforme, il suo rapporto annuale ha rivelato che alla fine dell'anno erano in vigore 23,8 milioni di licenze, in calo rispetto ai 24,1 milioni del 2023-24. Il calo si traduce in una perdita di circa 50 milioni di sterline di fatturato per l'azienda” (The Guardian).

Questa settimana si potrebbe concludere la trattativa tra Rai e Comune di Sanremo. Obiettivo è chiudere entro al fine di luglio. Ci sono ostacoli sulle “manifestazioni collaterali” richieste dal Comune e che Rai invece non ha alcuna intenzione di riprendere.

Questa settimana ci dovrebbe essere il secondo appuntamento sul “tavolo di lavoro” dell’opposizione per la stesura di un testo di riforma Rai condiviso. Tutto da capire da dove si inizia e dove si va a parare: i temi canone e modello di governance sono centrali e dirimenti e le idee non sono tutte convergenti.

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domenica 20 luglio 2025

RAI: non tutte le uova d'oro riescono con il buco

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Big, big trouble sotto la Madonnina per la Rai. Bloggorai lo aveva saputo in anticipo e oggi lo confermiamo: il “dossier” aperto dalla Magistratura di Milano sul tema edilizia può interessare, seppure indirettamente, anche le casse del Servizio Pubblico. E non poco, e forse non solo le casse. Altro che “gallinella dalle uova d’oro”: c’è vaga idea che almeno un uovo potrebbe andato a male e comincia  a mandare uno sgradevole odorino.

Oggi leggiamo su Libero un’interessante intervista al Senatore Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: “Tra l’altro c’è un altro grosso fronte che va chiarito al più presto” Quale? “Quello del nuovo Centro di produzione della Rai, la sua nuova sede che dovrebbe vedere la luce nei prossimi anni … viso che c’è un indubbio blocco generale del settore urbanistico milanese siamo molto preoccupati …Nel Piano Industriale (Rai ndr) è prevista la dismissione, quindi la vendita del Palazzo Rai di Corso Sempione e il contestuale trasferimento nel quartiere di Portello. Ma se al Portello non viene realizzato nulla, evidentemente non può essere venduto lo stabile al Sempione e allora l’operazione va vista anche sotto il profilo finanziario. Non è una bazzecola”.

Già, non è per nulla una bazzecola e chissà se l’AD di Via Asiago Giampaolo Rossi se la ride anche su questo tema come ha fatto ieri sul Corriere quando ha risposto alla domanda sulla ludopatia (non la perdoneremo). Abbiamo scritto (e fatto vedere con la slide relativa) che il Piano industriale Rai poggia su due pilastri: la dismissione di immobili e la cessione di una quota di RaiWay: tutti e due traballano tra incertezze e confusione. Questa storia di Milano è tutta da scrivere.

E già che ci siamo a parlare di casse Rai, di soldi che non ci sono, forse è utile una rinfrescata di memoria. Rai paga a Rai Way un sostanzioso contratto di servizio per oltre 210 mln di euro. Ci piacerebbe tanto ritrovare un documento di qualche anno addietro dove si leggeva che lo stesso servizio fornito da Rai Way sul mercato costerebbe circa 100 milioni di meno. Perché allora non ridiscuterlo per adeguarlo ai valori correnti prima ancora di parlare di fusione/cessione?

E, già che siamo a ridiscutere contratti, perché non si mette mano alla rinegoziazione dei contratti artistici dove ci sarebbero tanti soldi da recuperare. E, già che ci siamo, con tutti i geni della Tv che si aggirano nei giardini di Viale Mazzini, perché uno tra loro non ci si mette d’impegno a realizzare una trasmissione di intrattenimento/informazione giornalistica da prima serata su Rai Uno senza doverla affidare ad una casa di produzione esterna? E già che siamo a parlare di informazione (e dei suoi costi, ovvero del suo specifico piano editoriale, della fantasmica newsroom), perché qualcuno prima o poi non si occupa di Rai News24 che con oltre 200 giornalisti non riesce a superare gli ascolti da assemblea di condominio? Già, già che ci siamo ... hai voglia a porre domande.

E già che ci siamo, ancora una volta poniamo una domanda alla quale non riusciamo a trovare risposta: perché un consigliere a caso (scegliete voi, meglio tra quelli di “opposizione”) non si indigna, non si fa girare le scatole quando legge un’intervista a Rossi come quella di ieri, non si “irrita”, non batte i pugni sul tavolo, non protesta, non si preoccupa di approfondire, di verificare ovvero di esercitare il suo diritto/dovere di “indirizzo, vigilanza e controllo” come peraltro previsto semplicemente dal Codice Civile? Non fosse altro per tutelare l’Azienda, l’organo al quale appartiene e se stesso qualora la Corte dei Conti un giorno volesse metterci le mani e chiarire una volta per tutte se gli atti compiuti da questo Cda con un presidente/nonpresidente siano del tutto legittimi.

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sabato 19 luglio 2025

RAI: oggi lezione di Alta Filosofia

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In una bella e calda giornata d’estate come questa merita dedicare attenzione all’intervista concessa da Giampaolo Rossi, AD Rai, oggi sul Corriere a firma Antonella Baccaro? Forse anche no, o meglio non più di tanto. Vediamo appena appena “quel più di tanto” che lo farà entrare nella storia.

Cosa ha detto di interessante, di nuovo, di rilevante? Nulla. Il vuoto cosmico, il niente allo stato solido: “Cosa deve fare una tv pubblica? «Esprimere la realtà plurale della nostra nazione, orientandoci nel tempo complesso in cui viviamo”. L’Alta Scuola di Filosofia Contemporanea Multimediale TecnoNarrativa Supercazzola di Colle Oppio ha dichiarato. Da questo punto in poi la Rai non sarà più come prima. Riforma Rai, Contratto di Servizio, Piano Industriale ed editoriale, "riforma" dei generi, informazione e newsroom, Rai Way, investimenti in innovazione di prodotto e di tecnologie, nuova Convenzione e risorse etc etc? Robetta, chiacchere da bar, inutili perdite di tempo. 

Domanda: “Serve più rinnovamento?" risposta "Per cambiare in un mercato competitivo servono più coraggio ed equilibrio…" dove la parte più rilevante di questa frase sono i puntini, si proprio i tre puntini originali che si leggono nel testo. Geniale !!! I concorrenti tremano, Mediaset ha convocato gli Stati Generali per fronteggiare la minaccia e Netflix ha ventilato uno sciopero globale planetario.

Veniamo ora alle cose serie. Gli si chiede “Affari Tuoi induce ludopatia?” e lui risponde “Solo quando straccia la concorrenza” e Rossi, leggiamo testuale, mentre risponde “ride”. A uno così che ride su un tema di tale rilevanza e gravità sociale che gli vuoi dire? Rossi ride!!! Cosa gli vuoi obiettare? Magari, è possibile, che nemmeno si rende conto sia del problema che del peso della sua risposta. A Colle Oppio questo tema non era contemplato, si parlava d’altro.  Questo è l’AD del Servizio Pubblico Radiotelevisivo. Tiè !!!

Chiudiamo. Gli si chiede “Il festival resta a Sanremo?” e lui risponde candido candido “Siamo nella fase negoziale con il Comune”. Il Terrore corre sul filo: un leone si aggira tra i fiorellini della cittadina ligure. Negoziare sta a significare trattativa e in una trattativa qualcuno guadagna e qualcuno rimette fino al punto di equilibrio. E se la “fase negoziale” non si conclude?

Domanda finale e fondamentale: ma chi glielo ha fatto fare a rilasciare questa intervista?

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venerdì 18 luglio 2025

RAI: la gallinella milanese dalle uova d'oro

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Un soffietto, un accenno, un barlume di relativo e moderato ottimismo si è acceso nelle fila dell’opposizione sul tema “riforma Rai”. Ieri è iniziato il “cantiere” dove cercare di costruire una ipotesi di testo comune da incardinare in VIII Commissione Senato dove sono depositate 10 proposte di riforma Rai: 4 dell’opposizione e 6 della maggioranza. In verità, i “cantieri” sono 3: il primo è quello “istituzionale” ovvero quello costituito all’interno della stessa Commissione (1 componente per ogni partito), uno interno alla maggioranza e uno, appunto quello di ieri, interno all’opposizione. Si tratta di “cantieri” molto difficili da allestire perché il “materiale grezzo” da impiegare è poco malleabile e difficile da amalgamare. Ci sono di mezzo visioni, concezioni e prospettive a volte contrapposte sul futuro del Servizio Pubblico dove si aggiunge la prospettiva di non incorrere in un possibile procedimento di infrazione comunitario, del rinnovo della Concessione del 2027 e, non irrilevante, per la pressione della maggioranza a chiudere subito il dossier in chiave della conferma della Agnes come presidente al posto di Marano (Lega).

Un solo punto appare assolutamente chiaro: chiunque ipotizza che si possa addivenire ad un testo condiviso, sia interno agli schieramenti, sia in Commissione Senato entro il prossimo 8 agosto mente sapendo di mentire. Come pure sembra assai improbabile il proponimento di Gasparri di andare al voto parlamentare entro la fine dell’anno. In sostanza, si tratta di mettere a punto un nuovo articolato che annulla e sostituisce tutti i precedenti PdL che, qualora possa essere definito, dovrebbe poi andare in Aula per il voto finale. Sembra verosimile in tempi brevi? No, a nostro giudizio no.

Cosa è successo ieri? Anzitutto potrebbe essere stato sgombrato il campo da inutili scorciatoie: si parla di ponderare il “peso” delle 4 proposte dell’opposizione (due PD, Nicita e Martella, 1 M5S Bevilacqua e 1 De Cristofaro di AVS) e valutare se e come possibile abbandonarle del tutto in parte, riunificare i punti comuni ed elaborare un nuovo testo, un nuovo “articolato” che deve necessariamente tener conto dell’EMFA che invece, ad esempio nelle proposte PD non viene mai citato. Sottolineiamo l’uso del condizionale: sappiamo che non sarà facile superare nei due partiti, Pd e M5S, affrontare questi due scogli sui temi Fondazione e canone. Se, per quanto abbiamo intuito, da parte di Graziano PD, della Boschi IV e Vita AVS è stata accennata una apertura invece da parte di Carotenuto (5S) non è stato avvertito nulla di rilevante.  

I punti derimenti e fondamentali sui quali concordare sono due: Fondazione o “sistema duale” e canone o fiscalità generale. Come noto, il tema “fondazione” ha trovato grande credito, specie nel PD (proposta Nicita, già Commissario Agcom, firmatario della prima proposta e dimissionario come relatore sul Contratto di Servizio, forse il vero "tecnico" del partito) laddove questo orientamento si è pure accompagnato al tema "fiscalità generale” cioè il perno della proposta M5S che pure è stata bandiera del PD come abbiamo scritto nei giorni scorsi. 

Ieri sembra che su questi due punti si è aperta una breccia di dubbio: la Fondazione è senza dubbio l’anticamera della privatizzazione, totale o parziale dell’Azienda. La fiscalità generale è antitetica rispetto al concetto di canone come imposta di scopo, sono due concetti radicalmente diversi. Al termine dell’incontro di ieri è stata diffusa una breve nota riassuntiva dove si legge “ … i partiti di opposizione che si sono impegnati a scrivere bozza di riforma superando ipotesi fondazione, slegando il mandato del cda dai tempi dell'insediamento dell'esecutivo e sulla certezza del canone come tassazione di scopo”. Almeno su questi punti fondamentali, pilastri granitici, non ci dovrebbero essere più dubbi, confusioni o incertezze. Poi si potrà discutere di tempi del mandato, modalità di elezione e numero dei consiglieri ed ogni altro punto che possa pienamente aderire a quando disposto dall’EMFA. La prossima settimana è previsto un nuovo incontro. Vedremo.

Bene, veniamo ai giorni nostri e ad una notizia di grande attualità che riguarda Milano. Come noto la Magistratura ha aperto un procedimento su grossi “affari immobiliari” in corso nel capoluogo lombardo. Come si dice “la magistratura farà il suo corso” e vedremo cosa succederà. 

Però c’è un “affare” che interessa la Rai sul quale, forse, sarà necessario/opportuno rinfrescare la memoria per capire cosa è successo e quanto avvantaggia o penalizza le casse Rai. In due parole: a dicembre 2023 Rai (Sergio AD e Soldi Presidente) e la Fondazione Fiera MiIano firmano un accordo per il trasferimento degli studi Tv da Corso Sempione al Portello. L’accordo prevede l’affitto dei nuovi spazi per 27 anni (27) e ballano cifre notevoli che vanno dai 97 mln per i lavori complessivi dell’area ai 5,9 mln di affitto annui che Rai dovrà pagare per il periodo previso dal contratto (totale 159 mln)

A parte una nota politica a margine: questa operazione nasce sotto la presidenza Rai di Marcello Foa (Lega), con un consigliere di amministrazione Igor de Biasio (Lega) e dal 2019 AD di Arexpo, società fondata nel 2011 per acquisire le aree destinate a ospitare Expo Milano 2015, e Roberto Cecatto (noto per essere accreditato in “quota” Lega) nominato a ottobre 2021 Direttore della Direzione Infrastrutture Immobiliari e Sedi Locali. Ora Cecatto è AD di Rai Way, altra “gallinella dalle uova d’oro” dove sembra molto ambita la sua successione, prevista nei prossimi mesi ed è difficile supporre che la Lega si lasci sfuggire questa “poltroncina”.

Ma lasciamo perdere (si fa per dire) le implicazioni “politiche” che pure non sembrano irrilevanti e concentriamoci su quelle “economiche”. Chissà se potrebbe valere la pena riaprire quel dossier e capire se e quanto conviene a Rai aggiornare quel contratto: con quel costo di affitto per 27 anni ci si poteva costruire una piramide che almeno poi sarebbe rimasta di proprietà Rai, sempre che ce ne sia stato effettivo bisogno e necessità tutta da verificare, visto che a Milano si produce ben poco e a poca distanza c’è il Centro di produzione di Torino efficiente. Non c’è dubbio: qualcuno ha fatto un ottimo affare e, come si dice a poker, quando non capisci subito chi è il pollo, in genere il pollo sei tu, ovvero il Servizio Pubblico.

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giovedì 17 luglio 2025

i Fantasmi sul palcoscenico RAI: Sanremo e Riforma

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"Dove non son cani .. la volpe è Re" 
(Barbanera, proverbio del giorno)

“Sanremo 2026 ??? Si certo, lo faremo noi … quello è robbbba Rai … però, oddio ... ad essere sincero non ne sarei proprio così sicuro, forse, dipende, vedremo”. Il tono della voce del nostro autorevolissimo interlocutore tradisce un sottilissimo filo di preoccupazione: mancano pochissimi giorni all’inizio delle “procedure operative” per avviare la complessa macchina del Festival di Sanremo e già entro il prossimo 31 luglio si dovrà fare la prima scelta strategica e di elevato impegno logistico e amministrativo: la scenografia e le conseguenti gare per la fornitura dei materiali, il montaggio etc. 

Sul fondo c’è la difficilissima trattativa con il Comune di Sanremo sulla quale pende una spada di Damocle formidabile. Riassumiamo: il Comune ha formulato un bando con richieste molto specifiche cha vanno dal costo, 6,5 mln, alle manifestazioni televisive collaterali e all’1% degli introiti pubblicitari. Per Rai si tratta di “bocconi” difficili da digerire sia perché richieste ritenute “troppo esose” sia perché sostengono un concetto inaccettabile: il Festival è Rai e senza le telecamere della Rai sarebbe una sagra di paese colorata di fiorellini fiorellini. Fatto sta che la sola Rai ha presentato una busta che ora è in trattativa con il Comune. Ora è evidente che le parti vogliano mantenere la posizione: il Comune con le sue richieste e la Rai con le sue proposte (che ad esempio, non vorrebbero prevedere le manifestazioni collaterali e, tanto per far capire l’antifona, da Via Asiago giunge voce che Sanremo Giovani sarebbe in procinto di essere cancellata.

Ma il bello ora è tutto nelle mani di un qualche solerte avvocato che si volesse divertire a far saltare il banco. Poniamo il caso che un cittadino qualsiasi, un Bloggorai a caso, facesse un semplice ragionamento: io sottoscritto Pinco Pallino quando avete proposto il bando e indicatole condizioni non ho presentato la busta con la proposta perché, si fa per dire, non avevo disponibili proprio i 6,5 milioni ma un pò meno … tipo in cassa ne avevo solo 5,5. Se ora tu Comune e tu Rai vi accordate per un importo inferiore, quale che esso sia, mi fate girare le scatole: se l’importo era oggetto di trattativa al ribasso magari un pensierino lo avrei pure fatto a presentare la busta. Magari, va sa sapere, ci sarà pure un TAR disponibile ad accogliere un ricorso di urgenza per dire: “fermi tutti, sta roba non s’ha da fare”. Allora sono dolori, molti dolori. Comunque, il nostro amico “interlocutore autorevole” ostenta fiducia e sicurezza: “Almeno per il 2026 Sanremo lo farà la Rai … poi … si vedrà”. Già, vedremo.

A Via Asiago, ne siamo pressoché certi, ne sono avveduti di questo rischio e sono al lavoro per cercare un “piano B” per il Festival, comunque si possa chiamare, quale che esso sia e dovunque si possa svolgere. Sembra siano in corso sopralluoghi in incognito, verifiche tecniche di fattibilità, analisi dei costi e, non ultimi, “sondaggi” politici perché assolutamente evidente che si tratterebbe di un “grosso guaio” per alcuni e un enorme vantaggio per altri. Ci dicono che anche la Meloni sia interessata alla vicenda: il suo uomo, l’AD Rossi, si gioca una carta pesante dagli esiti molto incerti.

Come pure si sta profilando molto incerta la partita sulla riforma Rai. Con la presentazione della proposta Lega il quadro ora è completo e la partita si apre in VIII Commissione Senato. L’obiettivo che tutti vorrebbero cogliere è trovare la quadra con un testo comune: mission impossible!!! L’8 agosto è dietro l’angolo e non c’è alcuna possibilità che si possa concordare una proposta quale che essa sia. Bloggorai ha aperto un banchetto scommesse (non è azzardo come il gioco dei pacchi su RaiUno. Le quote partono da 5 euro): non ci sarà alcuna riforma Rai almeno prima dell’8 agosto 2026!!! Attenzione all’anno: potrebbe essere anche aprile 2027, alla vigilia del rinnovo della Concessione, il vero fantasma sul palcoscenico.

Ieri è stata presentata la Relazione annuale dell'Autorità per le comunicazioni (Agcom) sull’attività 2024 del Garante e illustrata dal suo presidente Giacomo Lasorella. Sommariamente, un quadro positivo, almeno sul fronte economico. Sono aumentate le entrate complessive rispetto allo scorso anno per oltre il 3% arrivando ad oltre 12 miliardi, per buona parte derivate dall’on line. Continua la riduzione delle copie vendute dai quotidiani e si afferma sempre più la divergenza tra la televisione lineare, tradizionale, digitale terrestre, e quella in streaming. Leggiamo quanto scritto sul Corriere a firma Antonella Baccaro “«La tv — ha spiegato Lasorella — non è più lo strumento con il quale i cittadini si informano in via prioritaria: un italiano su due (il 52,4%), utilizza la rete», anche se i media tradizionali vengono ritenuti più affidabili”. Come dire: mi informo on line ma ci credo poco. La stessa AgCom nel suo Osservatorio 1/2025 ci dice che “… emerge come, sia in termini di tempo speso, sia di ascoltatori medi, i livelli delle principali edizioni del giorno e della sera dei telegiornali risultino nettamente inferiori ai livelli registrati nel 2020”. La Televisione sarà ancora più affidabile ma sembra che la vedono sempre meno. Tempi moderni.

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mercoledì 16 luglio 2025

Il "sassolino" Lega nello stagno RAI

by Bloggorai ©

Per quanto possibile, caldo permettendo, è necessario stare laddove le “notizie” si formano, prendono sostanza e iniziano a diffondersi. Occorre vedere gli sguardi, percepire le battute sottintese, fare domande e avvertire analogie e differenze con le “notizie” simili per avere anche solo una vaga idea della loro consistenza e del peso che le “notizie” assumono ne loro contesto. Come piace fare Bloggorai: connettere i punti.

Ieri è stata presentata la proposta di riforma della Lega, buon’ultima rispetto a quelle degli altri partiti di Governo e in seconda battuta, ad adiuvandum, dopo la precedente proposta del 2023 con la quale si proponeva l’abolizione progressiva del canone del 20% annuo fino alla sua completa estinzione. Cosa c’è di nuovo in questa proposta? Poco e quasi niente eppure quel poco è assai interessante e, come spesso succede, l’interesse vale più per quello che non si dice, che non prevede, piuttosto che per quello che si propone. In questo caso vale più il silenzio, ovvero una sorta di ammiccamento, che non le dichiarazioni ufficiali.

Di nuovo c’è l’abolizione della figura dell’AD come voluto dalla Legge Renzi e il ritorno al DG con maggiori poteri. Di nuovo c’è l’abolizione del tetto dei compensi ai dirigenti che ora potrebbero essere più attratti dalla Rai. Di nuovo c’è un Cda di 9 membri di cui 6 eletti dal Parlamento, due dalla Conferenza Stato regioni e ANCI e uno dai dipendenti. Di nuovo c’è il “malloppo” grosso: la “valorizzazione delle società controllate” con “l’obiettivo di attrarre i privati mantenendo fermo il controllo pubblico”. Di “nuovo” c’è sempre “chercher l’argent”.

Come noto, nel mirino della Lega c’è anzitutto Rai Way (con il loro uomo di riferimento Roberto Cecatto, prossimo alla pensione e, ci riferiscono, con forti ambizioni di rimanere in sella alla quotata in vista di una possibile fusione con Ei Towers). Ma, ci dicono, ora il perimetro di interesse leghista si potrebbe estendere ad un’altra gallinella dalle uova d’ora delle consociate: Rai Cinema. Un bel bocconcino.

Dunque, c’è roba ma non tanta quanta se ne poteva attendere. Sullo sfondo di questa iniziativa della Lega c’è anzitutto il confronto con i loro alleati su temi non da poco conto. Il primo e forse il più rilevante riguarda il canone. Come noto e come detto prima, il tema canone è un “problema identitario e primigenio” della Lega e sul punto è stato ribadito chiaro e tondo: vogliamo abolirlo, seppure progressivamente come previsto dalla loro precedente proposta di Legge. Viceversa Forza Italia (Berlusconi Jr dixit) da questo orecchio non ci sente e non se ne parla proprio: creerebbe molti problemi su tutto il fronte editoriale (a loro per primi, of course). Poi c’è il “problemino” Agnes che Fi e FdI vorrebbero subito insediata alla presidenza e invece alla Lega questa “faccenda” non sembra interessare gran che: Marano, è stato detto più o meno esplicitamente, sta bene dov’è e l’Azienda funziona benissimo così. Punto, ovvero “hic manibimus optime” ovvero che fretta c’è? La sottigliezza emersa ieri è che la Lega propone che il voto in Vigilanza Rai per la ratifica della presidenza sia con “maggioranza qualificata” come ora è previsto mentre FI propone la “maggioranza semplice” cioè quella che già hanno e che gli consentirebbe di votare la Agnes subito.

Ci sarebbero tante altre osservazioni su quanto invece è stato/non è stato detto: ad esempio non c’è una parola su come si debbano scegliere i consiglieri, con quali criteri, se obbedendo o meno a quanto stabilito dall’EMFA. Si tratta, come si può bene immaginare, dell’anello più debole di tutte le proposte di riforma che mirano a rompere il perverso cordone ombelicale con la “politica” che in questo caso non solo si riferisce ai 6 consiglieri di fonte Parlamentare ma si estende pure ala Conferenza Stato regioni e all’ANCI. Come si selezionano i candidati? Chi e come si valutano i criteri “aperti, trasparenti e non discriminatori” previsti dall’EMFA nonché “autonomia, indipendenza e professionalità”?

Morale della favola: mancano pochi giorni all’8 agosto e la Lega, per quanto abbiamo saputo e interpretato, ha “semplicemente” gettato un sasso nello stagno con due obiettivi: anzitutto per rafforzare il “concetto” da spedire a Bruxelles ovvero “abbiate pazienza, stiamo lavorando alla riforma e, per favore, attendete un attimo prima di metterci sotto infrazione”. Il secondo obiettivo è rivolto agli alleati: non vi immaginate di fare “inciuci” con l’opposizione e fare i conti senza di noi, ci siamo (e stiamo bene così) e ci saremo, poi … in futuro ... si vedrà.

Comunque, care lettrici e cari lettori, lo abbiamo detto e lo ribadiamo: con questi chiari di luna si prospettano solo due ipotesi: o la maggioranza è in grado di “inventarsi” un percorso di riforma parlamentare rapido a sua immagine e somiglianza oppure di riforma Rai se ne parlerà “a babbo morto”. Non foss’altro perché non solo la maggioranza sta messa maluccio ma pure l’opposizione non sta messa gran che bene. Anzi.

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ps: qualcuno ha notizie dei "consiglieri di opposizione"? Chi li ha visti?

martedì 15 luglio 2025

Riforma RAI: una pericolosa mano di Poker

by Bloggorai ©

Anzitutto un sincero ringraziamento alle lettrici e ai lettori che sembrano aver molto apprezzato l’idea del “Meglio di Bloggorai”: abbiamo riscontrato un notevole successo.

Chi ha giocato o conosce il Poker (tradizionale, nulla a che vedere con il moderno “Hold’em”) sa bene come la mano “al buio” può cambiare le sorti della partita. È un giro di carte pesante, dove già solo per “entrare” devi pagare un chip alto, prima ancora di vedere le carte. Una volta ricevute e lette, puoi decidere se partecipare o meno alla mano, fermo restando che se sei il primo di mano sai pure di essere sottoposto ad un possibile “contro buio” dove per partecipare devi pagare un ingresso spesso salato. Prima ancora di giocare, hai già investito un tot che si fatica a rinunciare e rimani quindi impelagato ad andare avanti. Si tratta di una mano dove il “bluff” è fondamentale e chi è più bravo si porta a casa una vittoria con la quale ci vivi di rendita per tutta la partita o, viceversa, ci lasci le penne della serata.

Tutto questo per dirvi che siamo per entrare in una fase del dibattito sulla riforma Rai dove per l’opposizione, alla vigilia del prossimo 8 agosto, si gioca una mano al “buio” dagli esiti molto confusi e incerti.

Ieri abbiamo avuto modo di leggere un documento interno al PD dove “… sono emersi alcuni principi cardine, che il nostro gruppo di lavoro considera non negoziabili nella definizione della nuova regolamentazione del servizio pubblico”. Si individuano 6 punti: 1. Autonomia e indipendenza 2. Rilevanza e autorevolezza 3. Meccanismi di gestione 4. Missione 5. Finanziamento 6. Meccanismi di controllo. Ci sono molte osservazioni da fare ma un punto in particolare merita maggiore e prevalente attenzione perché in grado di svelare tutta l’architettura del pensiero politico del PD sul tema “Servizio Pubblico”. Il tema viene da lontano, molto lontano e si riferisce all’annoso scontro Stato/mercato o pubblico/privato che dir si voglia. Sono anni, decenni, che serpeggia una certa fascinazione per quella certa voglia, quel “modello” di gestione della cosa pubblica che il mercato/privato sembra possedere meglio e di più del pubblico, ovvero dell’interesse collettivo. È sempre necessario ricordare Prodi e le sue privatizzazioni, è sempre necessario ricordare il referendum del 1995, è sempre necessario ricordare quella certa “pigrizia” ad affrontare decisamente il tema conflitto di interessi e così via.

Questo aspetto lo approfondiremo più avanti quando tratteremo la questione del modello di governance e, in particolare, il tema “fondazione”. 

Ma il tema del documento del PD sul quale ci soffermiamo lo riteniamo centrale e derimente: il canone. Il PD lo vuole abolire e sostituire con la fiscalità generale si o no? In subordine: che modello di finanziamento del Servizio pubblico propone in relazione a quale “missione” dovrà adempiere con la nuova Concessione che si dovrà negoziare nel 2027?

Nel documento, al punto 5, leggiamo: “La nuova legge deve assicurare alla Rai risorse certe, sia in quantità che nei tempi di stanziamento. Mediante canone o in carico alla fiscalità generale purché saldamente ancorata al principio di utilità pubblica”. Abbiamo poi ascoltato questo ragionamento pure nei giorni scorsi e poi abbiamo ritrovato questo post su FB del 2018, molto dopo il Governo Renzi che pure sull’argomento ha dato il suo “contributo”, dove si dice chiaro e tondo che il PD vuole “Sostenere la Rai attraverso il contributo della fiscalità generale …”:


Allora, in primo luogo: canone e fiscalità generale sono due “concetti” profondamente diversi tra loro seppure riconducibili alla stessa matrice: il canone è pagato dai cittadini e la fiscalità generale attinge ai fondi pubblici composti dalle tasse pagate sempre dai cittadini. Quale è la differenza sostanziale: mentre il canone è una “imposta di scopo” come esattamente stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale 284/2002 e quindi non modificabile e destinata quasi per intero (a parte la modesta quota ancora assegnata all’Accademia nazionale di Santa Cecilia) alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo mentre la gestione e la titolarità della “fiscalità generale” è sottoposta alla competenza del Governo che, appunto, ogni anno dispone le “poste” di bilancio nell’apposita Legge laddove. “Canone … o …fiscalità generale” non sono la stessa cosa ed è un grave errore confondere i due termini anche perché vanno ad impattare a due “letture” del Servizio pubblico forse anche contrastanti tra loro. 

Una prima si riferisce al racconto della Lega che vede il canone come “la tassa più odiata dagli italiani” che ha trovato una bizzarra sintonia con le dichiarazioni storiche dell'attuale vicesegretario del PD Boccia quando ha dichiarato all’ANSA che “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai”. L’altra lettura del canone è quella che vede questo strumento di finanziamento del Servizio Pubblico una funzione di tutela di indipendenza e autonomia dal Potere Esecutivo: si tratta solo di renderlo certo come lo stesso EMFA ora dispone. Non ultimo, liberare la Rai dal canone apre pure il fronte delle risorse pubblicitarie: non è un caso che il giovane Berlusconi lo difende a spada tratta perché toglierlo può significare “ … indebolire la Rai che vuol dire distruggere il mercato dell’editoria italiana”.

Ultima notazione: la proposta della fiscalità generale e bene contenuta nella proposta del M5S firmata Bevilacqua depositata in VIII Commissione Senato lo scorso anno laddove si legge all’art. 2 che “Il finanziamento del servizio pubblico generale radiotelevisivo è assicurato dallo stanziamento di risorse statali determinate, unitamente all’affidamento della concessione e per tutta la sua durata, sulla scorta degli oneri sostenuti nell’anno solare precedente l’affidamento per la fornitura del suddetto servizio” e ne vien financo stabilito l’importo che “In ogni caso, le risorse statali minime da assegnare annualmente non possono risultare inferiori ai 3 miliardi di euro”.

Ci stiamo avvicinando ad un accordo PD e M5S sul tema canone??? Parliamone.

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ps: attenzione. Oggi importante novità in arrivo, rimanete molto sintonizzati… è possibile un secondo post

lunedì 14 luglio 2025

Il meglio di Bloggorai. 1

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Proponiamo un esperimento: abbiamo raccolto una buona idea suggerita da un autorevole lettore: una sintesi dei post della settimana appena trascorsa. Crediamo sia utile a mantenere ordinata la memoria degli argomenti e delle notizie di cui ci siamo occupati, fedelissimi al principio secondo cui nulla avviene mai per caso e tutto si colloca in suo contesto dinamico. Da oltre sette anni Bloggorai non fa altro che cercare di “connettere i punti” spesso distinti e distanti tra loro per definire un quadro leggibile, un filo conduttore verso la comprensione, appunto, di quel “futuro” del Servizio Pubblico, forse ancora possibile seppure talvolta improbabile.

Domenica 6 luglio - RAI: la "riforma" in riva al mare

Intervista al senatore Gasparri comparsa sul Messaggero con il titolo “Riforma della Rai entro fine anno. Stop alle nomine fatte dal governo”. Letto così suscita benevola attenzione e ci metteremmo la firma subito. Leggiamo qualcosa a proposito del prossimo 8 agosto: “I tempi di una procedura di infrazione europea sono biblici, pari a quelli di un processo civile. Semmai l'Ue l'avvierà, arriverà a conclusione quando noi ci saremo già dotati di una legge da un pezzo” e forse Gasparri su questo punto ha pure ragione. Poi in merito ai tempi della riforma sostiene “Considererei un grande successo se prima della pausa estiva la Commissione del Senato raggiungesse una qualche sintesi.

Leggiamo oggi su Il Tempo un titolo interessante “Il futuro della tv pubblica. Quella «pazza idea» di Renzi «Privatizziamo un canale Rai. La proposta durante l'assemblea lV per risolvere lo stallo in Vigilanza.

Lunedì 7 luglio - RAI: la palude oltre la riforma

Articolo di Lisa Di Giuseppe su Domani con il titolo “Effetto Marano sulla Rai. La Lega rafforza il suo potere”. una fotografia attendibile e veritiera di una palude antica, fumosa e fangosa, dove vivono e pascolano indisturbati partiti e combriccole di potere e dove ormai si è calcificata una “cultura” aziendale dove bene che vada prevale “ognuno per se e Dio (o una riforma) per tutti”. Non è solo una giungla, è una palude.

Una povertà di pensiero, di idee, di progetti e di visioni raramente si è vista in tanti anni di Rai. E non riguarda solo “tele Meloni”.

Martedì 8 luglio – Lo sprofondo Nero

Oggi riprendiamo pari pari il commento di Aldo Grasso sul Corriere dove si parla di “«Facci ridere», uno dei programmi più brutti della storia Rai”. Lo abbiamo visto anche noi e l’imbarazzo era notevole.  Leggiamo ancora Grasso: “ … è più interessante porsi altre domande: perché la Rai è così allo sbando? Perché i nuovi palinsesti, appena presentati, non hanno nulla di nuovo e, per ironia della storia (della tv), il volto più esposto è stato quello di Roberto Benigni?”.

Intervista comparsa sul Messaggero a Stefano Graziano, deputato PD in Vigilanza Rai con il titolo “Legge sulla Rai, serve una fondazione e il controllo di qualità sui programmi”. Sulla Fondazione abbiamo detto e scritto chiaro e tondo che si tratta di una porta, un portone, spalancato vero la privatizzazione e nonostante che pure nei giorni scorsi la valutazione negativa su questo concetto sia stata ribadita in occasioni pubbliche, Graziano insiste a riproporlo.

Mercoledì 9 luglio – La “questione” PD

Ieri si è svolto un incontro, un “tavolo di lavoro” finalizzato a cercare una sintesi delle proposte di riforma sulla Rai. Lo scriviamo con le dita pesanti e con grande rammarico: con questa “opposizione”, con questi contenuti, con questo modello di azione, la destra in Rai (e forse pure nel Paese) resterà saldamente al governo per i prossimi 40 anni. Altro che “tavolo di lavoro” con i soliti tre gatti e mezzo… qui è necessario un refettorio, una mensa popolare. Per non dire che poi sarà necessario una volta affrontare il tema della “società civile” che si occupa di Rai: le precedenti esperienze dovrebbero averci detto qualcosa.

Ora la situazione, in sintesi è la seguente. La maggioranza di Governo marcia divisa e colpisce unita: è fermamente intenzionata a portare a casa un risultato sulla Rai, subito, in forma di una nuova legge e in collegato disposto, con la ratifica della Agnes come presidente … incorso uno “sporco lavoretto sottobanco” in corso per trovare i due voti in Vigilanza Rai e far votare la Agnes. Viceversa, l’opposizione non marcia proprio, forse è divisa e vorrebbe colpire unita. Non marcia perché, semplicemente, finora le sue proposte che si vorrebbero unificare (2 PD, una AVS e una 5S) nessuno ha il coraggio, la voglia e la forza di dire “buttiamo via tutto e ricominciamo da capo”.

Giovedì 10 luglio – Mediaset e Rai, il Colosseo prossimo venturo

La sensazione, la lettura verticale per quanto sommaria che ne ricaviamo dai due palinsesti è tutta nel tema identitario. Mentre Mediaset è alla ricerca di una sua nuova dimensione, di un “aggiornamento”, di un riposizionamento e rafforzamento della sua offerta editoriale (compresa l’informazione dove PSB ha dichiarato “Vogliamo dare all'informazione un respiro più ampio e raccontare l'attualità con più profondità”). Rai invece a Napoli ha mostrato tutti i segni della sua debolezza strutturale riproponendo un modello di offerta logoro, stantio e privo di nuove idee e contenuti attestandosi alla difesa ad oltranza del “suo” pubblico stabilmente “over” oltre il quale c’è il baratro. Ed è proprio in questo campo, spaziale, temporale e di contenuti che la contesa si fa sanguigna e dove non si fanno prigionieri.

In questo contesto, una frase di Berlusconi ci ha colpito assai: “Mi chiedo solo una cosa: è giusto che la tv di Servizio Pubblico mandi in onda un game al limite del gioco d'azzardo?” Bloggorai lo ha scritto forte e chiaro: No, non è giusto!!!

Venerdì 11 luglio – Oltre il nulla

Di cosa dovremmo scrivere questa mattina? Di questa Rai, di questa “destra” televisiva? Della replica di Birignano su Rai Due o di una ennesima replica di una fiction qualunque su Rai Uno? O della seconda puntata di “Facci ridere” una trasmissione a suon di “rutto libero” condotta da Pino Insegno, l’uomo che “Appoggio Meloni perché mi piace quel che fa” considerata a ragione “Una delle trasmissioni più brutte delle Rai” (Grasso dixit)?

Sabato 12 luglio - RAI e Mediaset: anziani e giovani al volante

l titolo che ci colpisce oggi è su Il Tempo: “Quella Tv estiva banale e trash che spegne i cervelli” a firma Vittorio Feltri. Ci va giù di piatto già dalla prima riga: “La Tv mi fa schifo” e segue “…un’esperienza allucinante … la lagna di Techedeche … Don Matteo come la litania del Rosario … Temptation Island un covo di peccatori … mi viene voglia di sparare sulla Tv …” e così via trotterellando.

Veniamo ora ad un altro articolo che ci ha interessato pubblicato sul Fatto a firma Giovanni Valentini. Il titolo è “Dalla Rai dei partiti è ora di passare alla Rai dei cittadini” dove leggiamo che “Il nodo fondamentale da sciogliere, dunque, resta quello della governance”. Peccato che la governance è sempre e solo lo strumento attraverso il quale si esercita lo “scopo sociale” del Servizio Pubblico. Se non è chiara la nuova missione, se non sono definiti compiti, risorse e competenze è come voler progettare una vettura con il volante ma senza motore e senza benzina ma soprattutto un veicolo che non sa dove dirigersi.

Domenica 13 luglio - RAI e La7: un confronto probabile e possibile

Oggi segnaliamo solo un’intervista sul Corriere ad Andrea Salerno, direttore de La7, con il titolo “La7 cresce ancora perché indipendente”. I numeri gli danno ragione, certamente sull’informazione, forse l’offerta più pregiata. L’ultimo Osservatorio sulle comunicazioni di AgCom del mese scorso lo certifica nero su bianco: nella fascia oraria 12-14.30 tuti i Tg Rai dallo scorso anno a questo perdono rispettivamente Tg1 -4,4%, Tg2 -2,7 e Tg3 -4,6 mentre La 7 -cresce del 21,3. Nella fascia serale, dalle 18.30 alle 21, rispettivamente il Tg1 -3,6, il Tg2 -8,4 e il Tg3 -0,7 mentre La 7 cresce a +18,5.

La7 cresce proprio perché occupa lo spazio che il “servizio pubblico” lascia scoperto. In particolare, lascia scoperto proprio quel nervo particolarmente sensibile che è l’informazione e l’indipendenza dal governo di turno, quale che esso sia.

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ps: oggi nulla da segnalare


 

domenica 13 luglio 2025

RAi e La7: un confronto probabile e possibile

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Buongiorno care lettrici e cari lettori di Bloggorai … 

buona domenica!!!

Sulla Bassa Val Tiberina questa mattina il cielo è grigio. Ha piovuto e dal campo appena battuto dal grano si leva quel suo profumo caratteristico di aspro, amarognolo mentre i colori della terra e dei boschi si fanno più marcati, più vividi. La famiglia di fagiani che ha preso dimora intorno alla casa sembra contenta: hanno molto bisogno di acqua.

Oggi segnaliamo solo un’intervista sul Corriere ad Andrea Salerno, direttore de La7, con il titolo “La7 cresce ancora perché indipendente”. I numeri gli danno ragione, certamente sull’informazione, forse l’offerta più pregiata. L’ultimo Osservatorio sulle comunicazioni di AgCom del mese scorso lo certifica nero su bianco: nella fascia oraria 12-14.30 tuti i Tg Rai dallo scorso anno a questo perdono rispettivamente Tg1 -4,4%, Tg2 -2,7 e Tg3 -4,6 mentre La 7 -cresce del 21,3. Nella fascia serale, dalle 18.30 alle 21, rispettivamente il Tg1 -3,6, il Tg2 -8,4 e il Tg3 -0,7 mentre La 7 cresce a +18,5. Da osservare che i dati vanno letti in un contesto dinamico dove i Tg Rai sono in perdita costante negli ultimi anni. 

Da osservare poi a margine un piccolo “problema” che sembra interessare solo Bloggorai: Rai News24. Nello stesso Osservatorio di AgCom si legge che il canale all news Rai da un anno all’altro ha perso il 10,1% e oltre il 50% negli ultimi anni a fronte dello 3,3% di TgCom24 e del 5,7% di SkyTg24 che, peraltro, registra una perdita negli ultimi anni del 56%.

Sostiene Salerno: “La Televisione, alla fine, è una cosa semplice: è quello che vedono i telespettatori, i programmi che vanno in onda. Questa è la televisione. In Rai, non solo in questi ultimi anni, si è guardato meno a questo. E forse non solo in Rai. Noi invece non so se siamo Servizio Pubblico come molti dicono, ma certamente facciamo un servizio al pubblico”. Condividiamo e sottoscriviamo. È proprio ciò che sosteniamo da tempo: la tv, la Rai è anzitutto e soprattutto il prodotto, l’offerta editoriale, i contenuti che propone e diffonde ed è certamente vero che Rai da tempo ha abdicato al suo ruolo di riferimento nella sua offerta editoriale, nella qualità del prodotto fornito.  Confusa e smarrita financo nel suo tentativo di “riformarsi” con i cosiddetti “generi”, ormai naufragati pure a se stessi come sostenuto dal DG Sergio e come abbiamo letto nel famigerato “documento riservato” sul palinsesto 2025-27.

Non è un caso che su questo fronte, la qualità del prodotto e dell’offerta editoriale, il dibattito è asfittico, stitico e quasi assente. Tutti presi dalla sfera istituzionale, dall’EMFA, dalla riforma della governance, dalla mancanza della presidenza, e nessuno che si sofferma anche solo per un momento, anche solo per un programma, a valutare il suo “peso” sociale, politico e culturale. Salerno sostiene di fare un “servizio al pubblico” ed ha buone ragioni per sostenerlo e La7 cresce proprio perché occupa lo spazio che il “servizio pubblico” lascia scoperto. In particolare, lascia scoperto proprio quel nervo particolarmente sensibile che è l’informazione e l’indipendenza dal governo di turno, quale che esso sia.  Se mai si dovessero applicare criteri per l’assegnazione della nuova Concessione in scadenza nel 2027, questi potrebbero essere rilevanti e qualificanti: autonomia e indipendenza. Magari introducendo qualche meccanismo di verifica che tanto piacciono ad alcuni nostri “amici”: i KPI con i quali misurare quanto Rai si merita il rinnovo della Concessione. Magari, si può cambiare acronimo con i LEP ma la sostanza non cambia: cosa propone, cosa offre la Rai in cambio del canone che percepisce?

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sabato 12 luglio 2025

RAI e Mediaset: anziani e giovani al volante

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L’aria del mattino che scende dai Colli Martani e si diffonde nella bassa Val Tiberina è fresca. Dopo aver preso  il caffè al Circolo Trattoristi e scambiato le solite quatto chiacchere sulla battitura del grano e sulla “legatura delle olive” (non va per niente bene!!!) la lettura dei giornali è amena.

Il titolo che ci colpisce oggi è su Il Tempo: “Quella Tv estiva banale e trash che spegne i cervelli” a firma Vittorio Feltri. Ci va giù di piatto già dalla prima riga: “La Tv mi fa schifo” e segue “…un’esperienza allucinante … la lagna di Techedeche … Don Matteo come la litania del Rosario … Temptation Island un covo di peccatori … mi viene voglia di sparare sulal Tv …” e così via trotterellando.

Quella sera di giovedì scorso anche Bloggorai si è accasciato di fronte alla Tv con il telecomando in mano. Il giorno successivo abbiamo letto i numeri Auditel:

Don Matteo 13                 2.031    14,6%

Temptation Island            3.697    29,6%

DT Rai  2.200   32,7%  PT  5.100    32,9%

DT Mediaset 2.740 40,3% PT 6.379    40,9%                                          

Abbiamo poi letto che Temptation Island registra numeri da record nel pubblico dei giovanissimi con il 53.77% di share nella fascia 15-34 anni e il 61.5% di share in quella 15-19 anni.  Per Don Matteo parliamo del 22% della fascia 4-7 anni, del 30% in quella 8-14 anni, del 24% in quella 15-44, del 30% 45-54 anni, 40% 55-64 e chiudere con il 48% fra gli over 65.  Piccola nota a margine: a rileggere la “cronaca nera” raccontata da Don Matteo (in onda da oltre 21 anni) nell’Umbria tra Spoleto e Gubbio sarebbero avvenuti oltre 400 omicidi: numeri da aver paura ad andare in giro di notte, manco fosse il Bronx dei peggiori anni passati.

Allora, ci siamo chiesti: A perché il pubblico di RaiUno rivede la replica di Don Matteo 13 andato in onda solo un paio di anni addietro? Cosa lo attrae, cosa gli propone di nuovo e diverso per doverlo rivedere? B perché il “pubblico giovane” è attratto da “Temptation Island”, cosa contiene di interessante per loro? Non abbiamo una risposta compiuta e la sola, sommaria, che ci viene per ora in mente è che Canale5 ha una maggiore capacità di intercettare quel racconto del “reale” sociale e culturale, composto di sentimenti e tradimenti, emozioni e suggestioni, che invece Rai Uno al contrario sembra aver abbandonato mentre confida sempre più in un “usato sicuro” rassicurante e compiacente delle repliche delle fiction e degli “amarcord” di Techedeche. Aggiungi, inoltre, che da tempo lo stacco generazionale tra Canale 5 e RaiUno è di circa 10anni. I numeri danno ragione a Mediaset.

Veniamo ora ad un altro articolo che ci ha interessato pubblicato sul Fatto a firma Giovanni Valentini. Il titolo è “Dalla Rai dei partiti è ora di passare alla Rai dei cittadini” dove leggiamo che “Il nodo fondamentale da sciogliere, dunque, resta quello della governance”. Peccato che la governance è sempre e solo lo strumento attraverso il quale si esercita lo “scopo sociale” del Servizio Pubblico. Se non è chiara la nuova missione, se non sono definiti compiti, risorse e competenze è come voler progettare una vettura con il volante ma senza motore e senza benzina ma soprattutto un veicolo che non sa dove dirigersi. Per non dire che oggi, a discutere di governance e di EMFA ci sono proprio coloro che pure potendo e dovendo anticiparne i vincoli se ne sono ben guardati lo scorso 26 settembre ed ora non ammettono nemmeno l’errore strategico che hanno compiuto. Ma non basta: si legge ancora di riproporre il modello della “fondazione” come “intercapedine” (Graziano, PD, dixit) “rappresentativa della società civile”. Ancora una volta ribadiamo quanto più volte abbiamo scritto senza mai ricevere obiezioni sostanziali: la "fondazione" è un modello che anticipa, di fatto, una forma indiretta di privatizzazione perché presuppone all’origine una cessione di quota proprietaria dello Stato verso un nuovo soggetto che, peraltro, nessuno dice come e da chi debba essere nominato e composto. Altro argomento sul quale prima o poi sarà necessario intenderci bene e avviare una profonda riflessione è questo pensiero sulla cosiddetta “società civile” che in Rai, a suo tempo, non ha dato la migliore prova di sé stessa. Il tema che poniamo è la sua capacità di rappresentatività, di proposizione, di elaborazione condivisa che, per quanto a noi noto e segnatamente in queste circostanze di dibattito (ristretto e riservato) sul tema “riforma Rai” non sembra aver dato contributi significativi e rilevanti.  

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venerdì 11 luglio 2025

RAI: oltre il nulla

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Di cosa dovremmo scrivere questa mattina? Di questa Rai, di questa “destra” televisiva? Della replica di Birignano su Rai Due o di una ennesima replica di una fiction qualunque su Rai Uno? O della seconda puntata di “Facci ridere” una trasmissione a suon di “rutto libero” condotta da Pino Insegno, l’uomo che “Appoggio Meloni perché mi piace quel che fa” considerata a ragione “Una delle trasmissioni più brutte delle Rai” (Grasso dixit)?

I tanti argomenti seri, importanti, strategici a confronto scompaiono e si avviliscono di fronte a tanta arroganza e supponenza. Ma di che riforma vuoi parlare in questo contesto? Ci torna sempre in mente la scenetta di Petrolini che di fronte ad uno spettatore dal loggione che infastidiva il suo spettacolo lo apostrofò dicendogli “Io non ce l’ho con te ma con quello che ti sta vicino che non ti butta di sotto”.

Già, non ce la prendiamo tanto con TeleMeloni ma con quelli che gli hanno consentito di prendere il potere e con coloro che non battono ciglio per cercare di fermarli, anche almeno facendo finta di protestare.

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giovedì 10 luglio 2025

Mediaset e RAI: il Colosseo prossimo venturo

by Bloggorai ©

“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare” e il gioco consiste nel mettere in ginocchio e azzannare alla gola l’avversario. Parliamo di Berlusconi Jr e della Rai dopo la presentazione dei palinsesti Mediaset di ieri.

Non è nelle corde di Bloggorai fare la comparazione dettagliata dei programmi e dei personaggi dei due concorrenti però siamo in grado di “leggere” i passaggi essenziali del progetto editoriale (e politico) dell’operatore privato e di quello Pubblico. Tra i tanti articoli di questa mattina che raccontano i particolari mutamenti dell’offerta Mediaset per la prossima stagione tre meritano attenzione. Il primo è del Corriere dove si legge il cuore della sua strategia: Mediaset attacca il fronte dove oggi appare più debole, ovvero l’access e il prime time laddove Rai ancora resiste. Il secondo è del Sole dove si riferisce l’aggiornamento delle mosse di MfE sullo scenario europeo con la trattativa su Prosiebensat (ricadute sul dossier Rai Way) e il terzo su La stampa dove si leggono interessanti considerazioni sull’aggiornamento e il “revisionismo” dei reality che portano tanta gloria a Mediaset.    

La sensazione, la lettura verticale per quanto sommaria che ne ricaviamo dai due palinsesti è tutta nel tema identitario. Mentre Mediaset è alla ricerca di una sua nuova dimensione, di un “aggiornamento”, di un riposizionamento e rafforzamento della sua offerta editoriale (compresa l’informazione dove PSB ha dichiarato “Vogliamo dare all'informazione un respiro più ampio e raccontare l'attualità con più profondità”). Rai invece a Napoli ha mostrato tutti i segni della sua debolezza strutturale riproponendo un modello di offerta logoro, stantio e privo di nuove idee e contenuti attestandosi alla difesa ad oltranza del “suo” pubblico stabilmente “over” oltre il quale c’è il baratro. Ed è proprio in questo campo, spaziale, temporale e di contenuti che la contesa si fa sanguigna e dove non si fanno prigionieri.

Quando a suo tempo abbiamo seguito il dibattito sul rinnovo del Contratto di servizio abbiamo rivolto una critica severa alla logica dei KPI (Key Performance Indicator) tanto cari alla ex presidente Soldi e ai suoi epigoni. Forse, a rivedere il film sul Contratto, ci si può chiedere se qualcuno ha sbagliato acronimo dove magari si pensava ai LEP (Livelli Essenziali di Prestazioni) che il Servizio Pubblico deve garantire anche in termini di qualità della propria offerta.  

In questo contesto, una frase di Berlusconi ci ha colpito assai: “Mi chiedo solo una cosa: è giusto che la tv di Servizio Pubblico mandi in onda un game al limite del gioco d'azzardo?” Bloggorai lo ha scritto forte e chiaro: No, non è giusto!!! Ora, è evidente che l’atto di accusa è fortemente strumentale al fatto che si riferisce al diretto concorrente di Striscia, ovvero il gioco dei “pacchi” di De Martino. Ma è pure del tutto evidente che l’accusa è forte, solida, granitica e fondata su un elemento indiscutibile. Il gioco dei “pacchi” in onda su Rai Uno alle 20.35 di ogni giorno è sostegno indiretto alla logica, alla struttura mentale, del gioco d’azzardo allo stato puro, primordiale. Parliamo di una malattia sociale devastante nella quantità delle persone colpite e nelle lacerazioni profonde che provoca. Parliamo di un fenomeno di assoluto rilievo che interessa, secondo una recente indagine di Nomisma nel 2024 “… 20,7 milioni (48 percento) gli italiani di età 18-75 anni che hanno partecipato almeno una volta a giochi con vincite in denaro”.

Se sostituite i “pacchi” con una leva di slot machine, con un gratta e vinci o con una monetina non cambia nulla: non si richiede nessuna abilità, capacità o esperienza ma solo una “botta di fortuna”, ovvero l’ultima spiaggia di chi non riesce a farcela o di chi invece vuole di più di quanto già possiede. Il Gratta e vinci” o il gioco del lotto o la lotteria nazionale non riguardano solo i poveri come pure l’alcol e il fumo: sono malattie sociali “democratiche” perché investono tutti, indistintamente dalla collocazione sociale o culturale. Lo abbiamo già scritto da tempo e lo ripetiamo: il Servizio Pubblico non deve sostenere la diffusione di questa malattia sociale. Non lo doveva già da anni, quasi da decenni, eppure nessuno ha mai battuto ciglio, compresi i tanti nostri amici. Questi nostri “amici” molto impegnati nelle proposte di riforma Rai, magari, se gli scappa, ogni tanto, alla bisogna, un pensierino al “prodotto”, ai contenuti, ai programmi TV potrebbero anche farlo.

Ha scritto nei giorni scorsi Valentini sul Fatto : "Se quella era “sottocultura televisiva”, come la definì Eco, questo è un gioco d’azzardo che rischia di sconfinare nella ludopatia ... Pazienza finché questo avviene sulle reti commerciali. Sulla televisione pubblica sarebbe meglio evitarlo, se non altro per il rispetto che si deve a chi paga il canone d’abbonamento".

Forse, oltre e insieme alla “riforma della governance” è necessaria anche una riforma della “missione” del Servizio Pubblico, ovvero del suo senso etico e morale. Su questo tema però i "tavoli di lavoro" non si fanno, non rendono e non creano future candidature.

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mercoledì 9 luglio 2025

RAI: la "questione" PD e non solo

by Bloggorai ©

Buonasera!

Volevo dire al mondo che qua c'è una grossa crisi ... qua non sappiamo più quando stiamo andando su questa tera... ti chiedi il come mai, il come dove nel mondo... dove chi, perchè quando ... dov'è la risposta ... ti chiedi il quasi quasi e miagoli nel buio, vai a dentoni ... ma la risposta non la devi cercare fuori ... la risposta è dentro di te .... e però è sbagliata! 

Le strade che conducono al Paradiso sono lastricate di buone intenzioni e, come tali, vanno sempre incoraggiate e sostenute. Il problema è poi renderle tangibili, farle scendere dal Cielo e farle arrivare sulla terra, fare in modo che gli Umani possano riconoscerle, condividerle e sostenerle. 

Niente di tutto questo è avvento e avviene nel beato mondo dell’opposizione. Ieri si è svolto un incontro, un “tavolo di lavoro” finalizzato a cercare una sintesi delle proposte di riforma sulla Rai. Lo scriviamo con le dita pesanti e con grande rammarico: con questa “opposizione”, con questi contenuti, con questo modello di azione, la destra in Rai (e forse pure nel Paese) resterà saldamente al governo per i prossimi 40 anni. Altro che “tavolo di lavoro” con i soliti tre gatti e mezzo… qui è necessario un refettorio, una mensa popolare. Per non dire che poi sarà necessario una volta affrontare il tema della “società civile” che si occupa di Rai: le precedenti esperienze dovrebbero averci detto qualcosa.

Tralasciamo dettagli irrilevanti di contenuti e contesto e ci concentriamo su un solo soggetto: il PD. Come abbiamo riportato, ieri è comparsa sul Messaggero un’intervista a Stefano Graziano, parlamentare PD in Vigilanza Rai, dove si legge nel titolo “Legge sulla Rai, serve una fondazione e il controllo di qualità sui programmi” e, sempre ieri, durante l’incontro di cui sopra, se abbiamo inteso bene, ha sostenuto la proposta di abolire il canone e passare il finanziamento della Rai alla fiscalità generale. Nota bene: si tratta pari pari della stessa proposta contenuta nel progetto del M5S a firma Bevilacqua.

Il “combinato disposto” dei due elementi, fondazione “… come intercapedine …” e abolizione del canone, aprono un’autostrada micidiale verso un futuro del Servizio Pubblico molto difficile da sostenere e condividere. Sappiamo, peraltro, che nel PD convivono “anime” molto diverse, a volte in feroce contrapposizione tra loro. Sul tema Rai, non dimenticarlo mai, è noto da decenni che serpeggia una certa “voglia di privato” che volta per volta evolve e si modella alle circostanze. Non dimentichiamo Prodi e i pruriti di privato, non dimentichiamo il referendum sostenuto (e vinto) dal PdS e poi disatteso. Non dimentichiamo la Legge Renzi. Lo stesso Graziano è stato soggetto e partecipe del recente Contratto di Servizio e sappiamo bene cosa contiene e come è andato a finire.

Tanto per intenderci: sulla Rai quale PD e come si esprime, ad esempio, sul canone? Con Boccia, vicesegretario nazionale, che vorrebbe dichiaratamene abolirlo? Con Nicita, senatore PD, già dimissionario da relatore in Vigilanza Rai proprio sul Contratto e che a suo tempo ha dichiarato “Per quanto riguarda l’assetto della nuova tivù pubblica, secondo Nicita, “bilanciando le risorse con la mission, si potrebbero prevedere due reti a solo canone, la terza rete o si privatizza o può essere una rete commerciale parzialmente privatizzata” (intervista a Prima). Oppure la Braga, capogruppo alla Camera, oppure Alivernini, portavoce della Schlein, oppure ancora Ruotolo, deputato europeo? Hanno tutti la stessa idea, la stessa “visione” del canone Rai ed è quella che ha espresso ieri Graziano??? Sarebbe utile, e forse necessario sapere “a priori” la proposta unica e organica del PD prima di andare avanti e perdere ulteriore tempo.

Già, andare avanti. Ora la situazione, in sintesi è la seguente. La maggioranza di Governo marcia divisa e colpisce unita: è fermamente intenzionata a portare a casa un risultato sulla Rai, subito, in forma di una nuova legge e in collegato disposto, con la ratifica della Agnes come presidente. Non mollano, anzi, raddoppiano e infittiscono i tempi con il proposito di andare in Aula già a settembre/ottobre. Chi ordisce questa trama e capire se ce la faranno, quando e come è tutto da capire e verificare ma intanto sul loro “tavolo di lavoro” le proposte ci sono fresche fresche depositate in Commissione VIII Senato. Anche loro hanno un “grosso problema” sul canone ma, per ora, lo tengono in disparte: importante è non mollare la presa. A tal punto che, proprio ieri mattina, durante l’ascolto del “tavolo di lavoro” ci giunge una telefonata di un qualificatissimo e autorevole lettore che ci ha informato di uno “sporco lavoretto sottobanco” in corso per trovare i due voti in Vigilanza Rai e far votare la Agnes. Per quanto ci ha riferito, i voti ci sarebbero Vedremo.

Viceversa, l’opposizione non marcia proprio, forse è divisa e vorrebbe colpire unita. Non marcia perché, semplicemente, finora le sue proposte che si vorrebbero unificare (2 PD, una AVS e una 5S) nessuno ha il coraggio, la voglia e la forza di dire “buttiamo via tutto e ricominciamo da capo”. Già, ti pare facile, da dove ricominciamo? Dal canone verrebbe subito da dire. E no!!! Visto pure che questo tema è affrontato compiutamente solo dalla proposta 5S. Dalla “missione” verrebbe, viceversa, subito da dire. E no!!! Dalla “governance” (come dispone l’EMFA) ??? E no !!! e così via.

Da tutto si può e si deve iniziare meno che da “tavoli di lavoro” con parole in libertà, senza anima e senza progetto, senza visione e senza prospetto. Nei giorni scorsi il Manifesto ha titolato “Rai, un accordicchio non s’ha da fare, né ora né mai”. Chissà se rivolto solo alla maggioranza: con chi e su cosa si fa l’accordicchio?

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