giovedì 31 luglio 2025

Riforma RAI: la Caporetto dell'opposizione

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Occorre sempre distinguere tra le contraddizioni tra noi e i nostri avversari e tra quelle al nostro interno. Le prime sono principali e le seconde subordinate.

All’appuntamento con la storia della riforma Rai l’opposizione si è presentata male e in grave ritardo. Passo indietro: lo scorso 27 settembre 2024 non sono stati pochi ad esultare perché dopo la nomina dei consiglieri sostenuta da M5S e AVS avrebbe avuto inizio il processo di “incardinamento” del dibattito sulla riforma del Servizio Pubblico come richiesto dall’EMFA. Peccato che si sono dimenticati che lo avrebbero potuto anticipare applicando per tempo i criteri “aperti, trasparenti e non discriminatori” previsti dal famigerato art. 5 per la elezione dei candidati consiglieri. Tiriamo avanti.

Da quel momento, era ben chiaro ed evidente che il solo ed unico momento di confronto/scontro con la maggioranza era ed è tutt’ora l’VIII Commissione Senato dove giacciono le 11 proposte di riforma. Durante questo tempo, dagli inizi di ottobre, c’era tutto il tempo di elaborare, proporre e dibattere pubblicamente un “documento condiviso” che altro non doveva essere e collocarsi nel contesto della Commissione Senato. È lì e solo lì che si fanno i giochi veri ed è solo con le proposte depositate che si poteva e doveva fare i conti. Invece nulla, quel “tavolo” è stato snobbato mentre è stato avviato colpevolmente tardi un alto “tavolo”, subordinato e fuori contesto, solo nelle ultime settimane con esiti, peraltro, alquanto “disordinati” ed usiamo un affettuoso eufemismo.

In buona sostanza, cosa è successo? È successo semplicemente che nelle ultime settimane la maggioranza ha depositato in VIII Commissione ben 4 nuove proposte e ieri ha presentato la loro sintesi mentre l’opposizione invece è rimasta ancorata alle sue quattro vecchie e ancorate al solo modello della governance basato sulla cosiddetta “fondazione”. Nulla di più, nulla di meno. Per non dire poi di contenuti di assoluto rilievo dove invece l’opposizione non ha battuto ciglio: il canone si o no (sostituito dalla fiscalità generale, terreno che anche nel PD trova consensi) e sul ruolo della Vigilanza Rai (che il M5S vorrebbe abolire).

Ecco perché l’opposizione è arrivata tardi e male. Non ha affrontato subito, frontalmente e apertamente i nodi cruciali, forse quelli più divisivi certamente ma altrettanto certamente quelli più determinanti e necessari per trovare una “quadra” condivisibile. Anche in questo “campo” non si costruisce nulla se non c’è assoluta chiarezza sui contenuti. Invece si è impantanata in un confuso “tavolo di lavoro” arrivato buon ultimo che ha partorito un “documento” di lavoro fantasma prima dichiarato pubblicamente e poi smentito (i soliti giornalisti che non capiscono), e ancora, proprio mentre ieri la maggioranza si presentava a ranghi serrati a presentare la loro sintesi, il “gruppo di lavoro” dell’opposizione stava rimaneggiando quello stesso documento ovvero un articolato (che abbiamo visto ieri sera) nel mentre e nel quando al loro interno si aprivano crepe su come rispondere: lavorare ad un maxi emendamento (come vorrebbe il M5S) oppure proporre un proprio testo alternativo (come vorrebbe il PD). Ma alternativo a cosa? e poi “alternativo” con cosa dentro? Adesso hai voglia a dire che il testo della maggioranza è "irricevibile"... quale è il testo dell'opposizione?

Come abbiamo più volte scritto e ribadito: sono i testi in Commissione che fanno la storia e sono le persone che li sottendono che poi la scrivono. O si decide di ritirare simultaneamente quei 4 testi (Nicita, Martella, De Cristofaro e Bevilacqua) o si deve necessariamente fare i conti con quelli. Ogni altro “documento” o prende il loro posto con un nuovo articolato necessariamente condiviso e sottoscritto da tutti i partiti di opposizione e la maggioranza dovrà farci i conti oppure si tratta di aria fritta e ripassata in padella. Punto. Nota bene: nel Comitato ristretto della Commissione Senato ci sono per il PD il senatore Nicita, componente la Vigilanza RAI, già commissario Agcom e già relatore dimissionario nel recente Contrato di Servizio, una figura certamente molto esperta del tema, e la senatrice Bevilacqua, prima firmataria della proposta M5S tra quelle incardinate al dibattito. È verosimile supporre che siano loro i soggetti maggiormente impegnati nel confronto/scontro con la maggioranza si o no? A noi risulta di si. Nel “gruppo di lavoro” invece ci sono per il PD i deputati Graziano e per il M5S Carotenuto.

Veniamo ora al testo “in corso d’opera” del quale non si sa bene da chi e quanto condiviso. A parte strafalcioni come la durata del Contratto di Servizio, prima previsto in 5 anni e subito dopo a 10, o il “canone di abbonamento” oppure ancora il ruolo dell’AD che è pur sempre un dipendente RAI, sembra definitivamente scomparso il “modello fondazione”: bene ma allora come si concilia allora con almeno tre delle quattro proposte di cui sopra? O lo cancellano del tutto, se lo rimangiano completamente oppure rimane agli atti dell’VIII commissione. Poi, la proposta del M5S contiene una proposta rilevante: l’abolizione del canone la sostituzione con la fiscalità generale: delle due l’una ovvero i due termini sono inconciliabili tra loro. Va detto, per inciso, che il PD da tempo ha sostenuto questo modello (vedi….). Infine, la proposta M5S contiene l’abolizione della Vigilanza RAI. Non è un passaggio di poco conto: la Bevilacqua è disponibile a ritirare questa parte della sua proposta?

Andiamo avanti ... c’è molto ancora da dire e ieri in Cda si è dibattito (rinviato) il tema Sanremo.

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mercoledì 30 luglio 2025

FLASH !!!

 Rimanete molto sintonizzati !!! 

Abbiamo il testo del Governo sulla riforma RAI: per certi aspetti terrificante ... per altri interessante.

E' disponibile per gli interessati dietro modesto compenso di un caffè ... 

Riforma RAI: Governo 2, opposizione 0 ... palla al centro

 

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“Attendi il mio arrivo alla prima luce del quinto giorno. All'alba guarda ad Est”…

Oggi sono previsti due appuntamenti importanti. Il primo è il Cda Rai dove al primo punto ci sarà il problema Sanremo. Il secondo è al Senato dove è previsto il Comitato ristretto per l’esame delle proposte di riforma della Rai. La novità del giorno però è prevista prima delle 12 quando dovrebbe essere presentato un testo unitario deli partiti di maggioranza che racchiude le loro proposte definite nell’ultimo mese. A sua volta questo testo è destinato a raccogliere consenso anche tra l’opposizione che invece, per quanto noto è ancora alla ricerca di se stessa, aspettando e vagando e sperando un improbabile Godot.

Il testo della maggioranza merita attenzione. La fonte di nomina del Cda è prevalentemente parlamentare (non c’è traccia di Fondazione ...) e si elimina la nomina di fonte governativa. Il Cda sarà di 7 membri (3 + 3 Camera e Senato e 1 dei dipendenti) che durano 5 anni. Il presidente sarà confermato dalla Vigilanza con un doppio sistema: le prime due votazioni con maggioranza qualificata, poi semplice. Il cda nomina l’AD su proposta del Presidente. Rimane il canone con un possibile taglio non superiore del 5% annuo.  

Rimanete sintonizzati, la giornata è lunga … e ci sarà molto da commentare

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martedì 29 luglio 2025

RAI e la solita vecchia storia: verdura o bulloni, pubblico o privato, Stato o mercato???

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“E’ il mercato bellezza!!! E se lo dice pure la Corte Costituzionale siamo a cavallo!!!”. Ieri la Consulta ha dichiarato illegittimo il tetto dei 240 mila euro l’anno imposto dal Governo Renzi ai dirigenti della PA. Scrive stamattina La Stampa “… eliminare definitivamente quella soglia, in modo da poter reclutare i migliori professionisti, avere una classe dirigente altamente qualificata e ridurre il gap che si è creato tra pubblico e privato

Già, questa storia la conosciamo da tempo. Certo che esiste, è assolutamente vero e verificabile, esiste un grande gap tra pubblico e privato: la sanità privata funziona e quella pubblica arranca, l’università privata funziona e si moltiplica mentre quella pubblica soffre la mancanza di aule e insegnanti, l’edilizia milanese sui grattacieli delle archistar tira come un treno mentre quella residenziale per i pendolari la fanno nei campeggi di periferia. 

In soldoni: privato è bello e ricco e pubblico è brutto e sporco e un po’ cattivo, ovvero roba da poveri. E il "privato" si sa, è noto, bisogna pagarlo bene, magari pure senza fattura, in soldoni contanti.

Dentro la Rai, questa vicenda ha fatto storia del taglio dei compensi ai dirigenti forse più che nella Pubblica Amministrazione. All’indomani del provvedimento è iniziata una “fuga dei cervelli” manco fosse un esodo biblico. Sono fuggiti i “migliori” Fazio, Berlinguer, Giletti (poi tornato sotto mentite spoglie) e Floris e quei “poveri” che sono restati si sono riciclati con i “contratti artistici” con in testa il primo della classe: Bruno Vespa. Non sono poi mancati pure altri trucchetti da Mago Magò, come Riccardo Iacona uscito e entrato dalla Rai come nulla fosse (“Il suo ritorno come consulente, sostiene l’Usigrai, “viola le regole del contratto di lavoro, sulle modalità di impiego in azienda del personale cessato dal servizio” si legge a febbraio 2023).

A farla breve, ora l’Azienda potrà attingere sul “mercato” il fior da fiore di manager necessari per sostenere la transizione a “Digital Media Company” ed ora torna tutto per capire perché, a suo tempo, alla DMC mancava una parolina essenziale, fondamentale ovvero “Public … Digital media Company”. Non c’è stato verso, durante il dibattito sul rinnovo del Contratto di Servizio il tema è stato sollevato ma non è riuscito a passare mentre ha avuto grande successo e apprezzamento l’introduzione degli altrettanto famigerati “KPI” manco la Rai fosse, appunto, una fabbrica di bulloni. In soldoni, giova sempre ricordarlo, quel Contratto e il suo famigerato “allegato 1” sono la prova provata, la pistola fumante, dell’anticamera concettuale della Rai come “Servizio Privato” sottratta sempre più dai vincoli, lacci e lacciuoli, dal controllo e vigilanza Parlamentare e affidata in ostaggio al Governo di turno.

Alla fin fine, è sempre quel “public” che va in sofferenza, è sempre quella sottile, vibrante e sottintesa voglia di privato e di mercato che sembra animare certe volte più la sinistra che la destra. La destra non ne fa mistero ed è la sua ragion d’essere mentre la sinistra, una certa sinistra, da decenni accarezza quel discreto e sublime fascino di privato, in particolare verso la Rai. Se non c’è il coraggio, la forza e la capacità di farlo in modo “pubblico” e palese, la Rai si privatizza sottotraccia, un pezzetto alla volta come, ad esempio, cedendo sovranità nella produzione editoriale: quanti programmi in prima serata di Rai Uno (e non solo) sono affidati completamente o parzialmente in appalto esterno? Perché c’è tanta voglia di chiudere il dossier Rai Way verso il lato più favorevole ai privati (i Fondi azionari anzitutto e poi al concorrente Mediaset) invece che rinegoziare il contratto tra la stessa Rai e Rai Way per riportarlo, appunto, a valori di mercato? Di tutto questo nessuno batte ciglio.

Oggi, questa mattina, in Senato continuerà l’esame delle 11 proposte di legge di riforma della Rai e tutte, riga più o riga meno, girano sempre intorno alla stessa foglia di rosmarino: il futuro dell’Azienza dovrà di carattere pubblico o privato? Nessuno lo ammette apertamente ma la questione centrale è questa. I temi di scontro sono gli stessi da decenni: anzitutto la madre di tutte le battaglie cioè la certezza delle risorse, ovvero canone si o canone no, poi il “modello di governance” dove si continua a favoleggiare la “fondazione” come modello virtuoso senza mai ammettere che si presuppone la cessione di proprietà da parte dello Stato verso un nuovo soggetto nominalmente variegato ma sostanzialmente carente di criteri di nomina trasparenti. Infine, non sono pochi coloro che ritengono di volere abolire la Vigilanza Rai, ovvero sottrarre o indebolire il ruolo del Parlamento come massima espressione della rappresentanza plurale e democratica del Paese.

Ieri, saputa la notizia, qualcuno ha tirato fuori una bottiglia di prosecco: “Sono pronto, se volete chiamatemi” … “Ok ... per ora stai buono, non dire nulla e goditi le vacanze, a settembre ne riparliamo” qualora si liberasse un posto da DG o si aprisse una nuova posizione nella futura governance della NewCo RaiWay/EiTowers.

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lunedì 28 luglio 2025

RAI e riforma alla riscossa: arriva Sandokan (a dicembre)

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Una mattina d’estate calda, umida … quando molti sono già o pensano alle vacanze. La mattina d’estate, mentre a Roma il sole è già sorto dietro i nuvoloni carichi di pioggia, ti guardi intorno, leggi i giornali, fai qualche telefonata ai soliti quattro gatti, dai un occhiata a qualche sparuto e pigro messaggio, rivolgi uno sguardo fugace alle mail e ti accorgi che non c’è nulla che possa far sollevare un battito di ciglio.

Di cosa vogliamo parlare che interessa la Rai, il Servizio Pubblico? La notizia del giorno è che dal 1° dicembre torna sugli schermi Sandokan, rivisto e corretto. Dopo 50 anni era ora!!! Ne sentivamo grande nostalgia. Come ha dichiarato ieri nientepopodimenoche al Festival Marateale la direttrice di Rai Fiction, Maria Pia Ammirati, “Inclusiva e aperta ai giovani, la fiction Rai cambia”. Meno male, grazie direttrice, il Paese intero tira un sospiro di sollievo: la popolazione italiana (Villa Arzilla) temeva il peggio ovvero che la prossima stagione avremmo visto solo la 31a replica di qualche Montalbano, un Don Matteo all’epoca dell’IA, o una Imma Tataranni in versione “casa e cucina” mentre sferruzza l’uncinetto. Per non dire della grande novità assoluta galattica universale: a Il Posto al Sole a novembre è in arrivo Whoopi Goldberg!!! Che bellezza!!! Non vediamo l’ora. Ne abbiamo accennato qualcosa ai nostri figli: prima si sono preoccupati per la nostra sanità mentale e poi hanno minacciato me e mia moglie di cacciarci di casa e cambiare la serratura. Dajeeeeee, dajeeeee Rai Ficion … resisti ... ce la farai a risollevare le sorti del Servizio Pubblico, se non fosse per te la baracca sarebbe già andata a rotoli

Dietro il nulla però, sotto l’acqua cheta, tra la cenere covano scintille: la “politica” almeno per qualche giorno non va in vacanza e lavora alacremente su tanti dossier Rai. Domani è previsto un incontro del Comitato ristretto al Senato dove verrà incardinata l’ultima proposta Gelmini che, peraltro, prevede l’eliminazione del canone. Ci appare alquanto difficile che si possa trovare una quadra di sintesi tra le 11 proposte prima dell’8 agosto se non solo per dire a Bruxelles “Attendere prego, stiamo lavorando, please”. Dopo di che buio più totale se non il barlume acceso dal senatore Gasparri che ha “minacciato” di voler chiudere presto la partita riforma Rai, non foss’altro per chiudere quella correlata che gli preme assai: la nomina della Agnes alla presidenza. Per il momento, non parliamo più di cosa succede nell’opposizione: non merita per due buoni motivi. Anzitutto perché quando si dice “opposizione” non si sa bene a chi ci si riferisce e poi perché sostanzialmente non c’è nulla di nuovo di cui parlare se non documenti fantasma, scopiazzati con aggiunta di strafalcioni. I grandi temi, canone, “fondazione” e ruolo del Parlamento (abolizione della Vigilanza) sono tutti immobili sul “tavolo di lavoro” dove il dibattito è fermo a “Carissimo amico buongiorno e buonasera”. Nel frattempo però, la maggioranza procede spedita coma già ha fatto con il Contratto di Servizio e la nomina dell'attuale Cda, godendo pure di insospettabili "aiutini".

Bene, allora ne approfittiamo per introdurre una breve e sommaria riflessione sui rapporti tra politica, i partiti e la Rai. Bloggorai non ha mai fatto parte di coloro che sostengono che la “politica” in assoluto, in quanto tale, sia brutta, sporca e cattiva. Bloggorai non ha mai scritto “fuori i partiti dalla Rai” mentre ha avuto sempre grandi dubbi e perplessità sulla cosiddetta “società civile” talvolta anteposta a quella presunta “incivile” che non si è mai capito quale sarebbe e soprattutto quali “visioni” propone. Marco Mele, a giugno 2012, sul Sole titola “Rai, sì del Pd a nomi della società civile”. Su richiesta del segretario Bersani usciranno poi i nomi di Colombo e Tobagi e vennero nominati la Tarantola Presidente e Gubitosi DG. A quel tempo, leggiamo su Key4Biz “Nella prossima legislatura il Pd promette “una riforma che farà rinascere l’azienda”. Dei due consiglieri “civili” si sono perse le memorie e della riforma PD che avrebbe fatto rinascere l’Azienda non risultano tracce. Gubitosi invece ha lasciato impronte ciclopiche. Come, appunto, non ci sono tracce di proposte della attuale “società civile” sul futuro della Rai.

Ora, oggi, è la “politica” e sono i “Partiti” a dover tirare fuori dal cilindro una proposta di riforma Rai come ci impone l’EMFA e le sole proposte sono quelle in discussione al Senato. Il problema è capire, sapere, cosa e come la “politica” e i “partiti” intendono procedere, con quali contenuti. Auspicare la riforma somiglia tanto al tema della “governabilità”: non è mai materia neutra, dipende da cosa ci metti dentro e come la fai.

Ora, oggi, i partiti di Governo spingono e propongono. Ora, oggi, i partiti di opposizione annaspano.

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domenica 27 luglio 2025

il Meglio di Bloggorai 3

             

by Bloggorai 

Martedì 22 luglio - RAI: il Filosofo ride, Sanremo piange e l'opposizione medita

Ieri ci sono giunte notizie riservate da Sanremo dove sembra che la trattativa con il Comune sia in stallo. Il Sole di oggi scrive “…al momento le posizioni risultano ferme e distanti con un dialogo che si sarebbe sostanzialmente interrotto”. Il Secolo XIX scrive “Dalla Rai, invece, finora è trapelato nervosismo.

l’operazione vendita Sempione e avvio lavori al Portello non è semplice e non è veloce. Come pure l’altro grande tema strategico: la vendita/cessione di Rai Way di dicono essere ferma al palo. Il 30 settembre, quando scadrà il MoU (Memorandum of Understanding) è dietro l’angolo e i nodi importanti, in particolare sulla governance non sono sciolti, anzi. Infine, un piccolo dettaglio della serie “non l’abbiamo visto arrivare”: in autunno dovrebbe iniziare l’esodo verso la nuova sede Rai all’Eur che non sarà proprio una passeggiata.

Mercoledì 23 luglio - Sanremo è finito? Sarà Torino la capitale della Musica Italiana?

“Rai e Sanremo a un passo dallo strappo sul Festival. Viale Mazzini non disposto a cedere sulla titolarità del format e del marchio” dove si legge pure che “Ieri, a quanto verificato dal Sole 24 Ore, si è tenuta una riunione di alto livello in Rai sul tema. E il muro contro muro sarebbe emerso in maniera limpida”.

Confermiamo quanto sappiamo: due potenti direzioni Rai (e non solo) remano per spostare tutto a Torino e chiamarlo “Festival della Canzone Italiana”.

Riforma Rai. Ieri è stata data notizia della costituzione del Comitato ristretto in VIII Commissione Senato (un parlamentare per ogni partito) per cercare una sintesi delle 10 proposte depositate…riforma Rai. Ieri è stata data notizia della costituzione del Comitato ristretto in VIII Commissione Senato (un parlamentare per ogni partito) per cercare una sintesi delle 10 proposte depositate.

Giovedì 24 luglio - PD e M5S: fumo negli occhi sulla riforma RAI

Ieri su EditorialeDomani a firma Lisa di Giuseppe prima compare un pezzo con il titolo “Riforma Rai, lo scatto di Forza Italia. Martedì il testo base” e oggi su Il Foglio un pezzo con il titolo “Sulla riforma Rai i 5 stelle votano con la maggioranza. I dubbi del Pd” a firma Gianluca De Rosa. La notizia nei due pezzi si riferisce al fatto che ieri in Commissione politiche Ue è stato votato il parere sul complesso dei progetti di riforma della governance della Rai e il M5S si è schierato con i partiti di Governo mentre il PD si è astenuto. 

Chiudiamo con un impegno. Ci vogliamo occupare prima o poi della cosiddetta “società civile” che si occupa di Rai. Anzitutto un tema concettuale: la “società” è giocoforza “civile”: difficile sostenere una “società incivile”. Poi, è lecito supporre che la “società” in quanto tale, e quindi complessa, variegata e multiforme, possa essere riconducibile e rappresentata dai partiti che siedono in Parlamento, la massima espressione della democrazia possibile. In questo momento specifico, sono o dovrebbero essere loro i titolari dell’espressione, della volontà “popolare” sulla nuova Rai che si vorrebbe disegnare. O no? Infine, per quanto a noi noto, non ci risulta agli atti formali (documenti, proposte, interventi etc) qualcosa su cui dibattere o confrontarci provenienti dalla "società civile"-

Venerdì 25 luglio - Riforma RAI: un pasticciaccio brutto brutto

Con questa opposizione TeleMeloni durerà per tutto il prossino secolo a venire. “Le opposizioni hanno fatto la loro parte: abbiamo messo a punto una proposta unitaria, seria e concreta, ispirata ai principi del regolamento europeo, che chiede maggiore indipendenza, trasparenza e una netta separazione tra politica e servizio pubblico. Ora tocca alla maggioranza dire cosa intende fare”. “Proposta unitaria”??? Di cosa parla? Di quale proposta e chi l’avrebbe mai scritta e quando? Inizia un trallallerotrallallà di verifiche, di richieste di sapere. “Tu hai questo documento?” ... “No, non esiste”… “ma come, Graziano lo ha dichiarato in una nota stampa” …”No, si è sbagliato, è stato frainteso (maledetti giornalisti) voleva dire che ci stiamo lavorando” … siamo alle comiche. …ad un certo punto, tardo pomeriggio, esce fuori un testo. In un messaggio si legge e si raccomanda “Non è attribuibile a qualcuno, quindi non considerarlo una fonte”.

Quanto successo ieri è la fotografia plastica, la sintesi, la rappresentazione iconica di un “modo” di “fare politica” che speravamo morto e sepolto: bizantinismi, manovrette sottobanco, inciucetti da bassa cucina, detto e non detto, silenzi imbarazzati. Esattamente il contrario di un “modo” di fare politica fatto di incontri e scontri diretti, frontali, aperti e trasparenti, al quale Bloggorai vuole credere ancora.

Sabato 26 luglio - Questa calda estate in TV tra Sesso, Sangue, Soldi e Riforma RAI

Un caso mediatico di grande successo: Temptation Island in onda su Canale 5 che, per la prima volta, la prossima settimana andrà inonda per tre serate di seguito. Oggi La Stampa titola due pezzi: “Canale 5, la moltiplicazione delle corna. Temptation Island invade il palinsesto” e l’altro “Se l’intellighenzia guarda Temptation” dove si legge che “Temptation e la Zanzara (programma in onda su RAdio24 di grande ascolto) hanno successo perché sono onesti, non ti fanno la morale e non ti senti in colpa”…

Per entrambi i generi, spesso si adopera il termine spregiativo “trash” ovvero spazzatura. Eppure, entrambi, appartengono al comune genere “umanità” rappresentata in diversi aspetti, odio e amore, che gli sono propri, appartengono al suo DNA primigenio.

La notizia è che ieri è stata diffusa una nuova proposta di riforma Rai a firma Gelmini (Azione) ovvero del partito di Calenda che non si sa mai bene dove collocare. Il dato significativo è che nelle ultime settimane sono arrivate 4 nuove proposte in Commissione Senato dove giacciono in esame del Comitato ristretto le altre 7. Quelle dell’opposizione sono vecchi di alcuni anni: dalla prima di Nicita, ottobre del 2022 all’ultima Bevilacqua del 2024. Di questo oggi si tratta e si dibatte.

È utile ribadire i nodi cruciali: il canone, la forma di governance e il ruolo del Parlamento (vigilanza si o no).

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sabato 26 luglio 2025

Questa calda estate in TV tra Sesso, Sangue, Soldi e Riforma RAI

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La vita in campagna è complessa e faticosa. Occorre essere sempre presenti e lungimiranti. È necessario osservare, capire e confrontare le persone, il tempo e lo spazio che si occupa. La vita in campagna è un esercizio fisico e spirituale: per entrambi è necessaria molta energia, merce rara e preziosa. La vita in campagna rende quanto gli dai, è democratica e universale. Tutto, più o meno funziona allo stesso modo. Le amicizie in campagna sembrano avere altra misura rispetto a quelle cittadine dove alcuni tratti appaiono prevalenti: la generosità e la solidarietà.

Ieri sera al Circolo si parlava di trattori, di cingoli e di frese, di batterie e di manutenzione. Ad un certo punto, un nostro amico ci dice: “Dopo passa a casa mia”. Bene. Sono andato e mi voleva fare vedere il suo nuovo orto: una meraviglia di rara bellezza e ricchezza. Mi ha fatto dono di una gerla carica di ogni ben di Dio. Lui felice, io felice.   

Oggi abbiamo in evidenza due temi interessanti, dove non ci sono sempre chiari i termini, i confini e i parametri di interpretazione che non sia una banale e sommaria enunciazione “morale”.  Il primo tema importante è ormai divenuto un caso mediatico di grande successo: Temptation Island in onda su Canale 5 che, per la prima volta, la prossima settimana andrà inonda per tre serate di seguito. Oggi La Stampa titola due pezzi: “Canale 5, la moltiplicazione delle corna. Temptation Island invade il palinsesto” e l’altro “Se l’intellighenzia guarda Temptation” dove si legge che “Tempation e la Zanzara (programma in onda su RAdio24 di grande ascolto) hanno successo perché sono onesti, non ti fanno la morale e non ti senti in colpa”…

Il programma di Canale5 Sta macinando ascolti inediti: l’ultima puntata ha superato il 30% di share e raccolto di fronte alla tv quasi 4 milioni di persone. Il successo della trasmissione non è una novità: si tratta della 14a edizione italiana che, dal 2005, raccoglie ascolti mediamente oltre il 30%. Lo abbiamo visto più di una volta e abbiamo confrontato questo tema, l’amore ovvero “le corna in tv” con l’altro tema che sembra suscitare sempre grande attenzione estiva, il racconto del crimine (vedi pure il recente “Il Caso” su RaiTre condotto da Stefano Nazzi, un giornalista esterno specializzato in cronaca nera). Per entrambi i generi, spesso si adopera il termine spregiativo “trash” ovvero spazzatura. Eppure, entrambi, appartengono al comune genere “umanità” rappresentata in diversi aspetti, odio e amore, che gli sono propri, appartengono al suo DNA primigenio. Cominciamo ad avere qualche dubbio nel definire e chiudere il dibattito e la riflessione su questi “generi” semplicemente, banalmente, definendoli “spazzatura”. Forse c’è qualcosa d’altro, forse merita di capire meglio, di approfondire perché sangue e amore attraggono tanta attenzione. Per la cronaca, la trasmissione di Nazzi ha raccolto il 6.3% e quasi 900 mila telespettatori.

L’altro tema del giorno riguarda pochi appassionati cultori della materia: la riforma Rai. Anche tra i lettori di Bloggorai questo argomento non suscita grandi entusiasmi ed interesse: Google Analytics ci dice che quando lo trattiamo con grande spazio le visualizzazioni diminuiscono. Però, visto che lo seguiamo da tenti anni (oltre 7) non ci possiamo sottrarre proprio ora che qualcosa potrebbe uscirne fuori.

Allora una notizia e un commento. La notizia è che ieri è stata diffusa una nuova proposta di riforma Rai a firma Gelmini (Azione) ovvero del partito di Calenda che non si sa mai bene dove collocare. Il dato significativo è che nelle ultime settimane sono arrivate 4 nuove proposte in Commissione Senato dove giacciono in esame del Comitato ristretto le altre 7. Quelle dell’opposizione sono vecchi di alcuni anni: dalla prima di Nicita, ottobre del 2022 all’ultima Bevilacqua del 2024. Di questo oggi si tratta e si dibatte.

È utile ribadire i nodi cruciali: il canone, la forma di governance e il ruolo del Parlamento (vigilanza si o no). Su questi temi non sembra esserci grande condivisione: gira un “documento di lavoro” senza apparente paternità, riservati, che non meritano di essere commentati in quanto ancora non condiviso se non da chi lo ha scritto e poi sia per gli strafalcioni che vi si leggono sia per l’approccio, l’impalcatura lo sostiene. 

Oggi torniamo rapidamente su un punto dirimente: il modello “fondazione” tanto caro al PD. Semplificando, abbiamo scritto più volte che si tratta della anticamera della privatizzazione del Servizio Pubblico, che pure è stato ed è forse ancora argomento tanto caro alla “cultura politica” del PD. Questo “soggetto terzo” di cui si parla, non dovrebbe essere altro che il “proprietario” dell’Azienda Rai a cui lo Stato cede le sue Azioni, ovvero la sua proprietà. E cosa altro è questo processo se non definibile come “privatizzazione”??? In quale altro modo si definisce un processo che vede lo Stato cedere proprietà ad un soggetto privato? Hai voglia a dire che questo soggetto sarebbe composto da Conferenze varie, Accademie, Associazioni artistiche o ambientalistiche: peggio mi sento!  Chi e come vengono nominati i loro vertici che poi dovrebbero esprimere un loro rappresentante nella Fondazione? Qualcuno oggi poi immagina un board o trust che dir si voglia ovvero “ ... un soggetto terzo che gestisca il pacchetto azionario dell’Azienda in mano al Ministero dell’economia …”. Ci appare un pensiero alquanto confuso.

In questi giorni tutti richiamano l’art. 5 dell’EMFA: conviene tenerlo sempre intasca, a portata di mano, è breve e chiaro. Si prevede, in sostanza e in sintesi, che “Gli Stati membri provvedono affinché i fornitori di media di servizio pubblico siano indipendenti dal punto di vista editoriale e funzionale …” e che “…  Il direttore o i membri del consiglio di amministrazione dei fornitori di media di servizio pubblico sono nominati in base a procedure trasparenti, aperte, efficaci e non discriminatorie e su criteri trasparenti, oggettivi, non discriminatori e proporzionati …”. Nulla di tutto questo si configura con il modello Fondazione. Punto, a capo.

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giovedì 24 luglio 2025

Riforma RAI: un pasticciaccio brutto brutto

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Quer pasticciaccio brutto brutto della Riforma Rai … ovvero la Politica 2.0 ai tempi di Re Ferdinando II - 'facit'ammuina ovvero in queste condizioni e con questa opposizione TeleMeloni durerà per tutto il prossino secolo a venire
Quella che vi stiamo per raccontare è una piccola storia che dice molto e forse non interessa tutti. Forse una “piccola storia ignobile che mi tocca raccontare. Così solita e banale come tante che non merita nemmeno due colonne su un giornale” e, infatti, oggi non ne parla nessuno, che però si deve pur scrivere.

Prima i fatti e poi il commento. Prima la forma e poi la sostanza. Mettetevi comodi.

I fatti. Ieri era previsto il secondo appuntamento del “tavolo di lavoro dell’opposizione” per cercare una sintesi delle 4 proposte di legge depositate in Commissione VIII Senato (2 PD, una AVS e una IV). Di queste e solo di queste si doveva e si deve dibattere perché sono quelle oggetto di lavoro del “comitato ristretto” costituito presso la stessa Commissione e incaricato di trovare una sintesi delle 10 proposte formalmente incardinate. Riforma RAI: un pasticciaccio brutto brutto Questo era e doveva essere l’oggetto dell’incontro previsto ieri. Questo appuntamento si stava però configurando in modo confuso. Nessuno sapeva bene chi ne doveva far parte di questo "tavolo" e quale sarebbe stato il metodo di lavoro seguito. Fatto sta che per tutta la mattinata si rincorrevano voci: si ci sarà forse, forse no, ci dovrebbe essere, non si sa chi vi dovrebbe partecipare, ci sono altri impegni etc. Fatto sta che ad una certa ora arriva la notizia: i due capidelegazione del PD, Graziano, e del M5S Carotenuto hanno “impegni in Aula” e l’incontro si dovrà rinviare. Bene, ovvero male. Qualcuno comincia a farsi gli auguri di buone vacanze anche perché, nel frattempo Bloggorai verifica che una notizia sul possibile raggiungimento di un testo condiviso maggioranza/opposizione in Commissione Senato sarebbe pronto per il prossimo martedì: agli atti non risulta nulla del genere. Fuffa negli occhi.

Se non che, alle 14.14 l’Agi diffonde una notizia con una dichiarazione dello stesso Graziano: “Le opposizioni hanno fatto la loro parte: abbiamo messo a punto una proposta unitaria, seria e concreta, ispirata ai principi del regolamento europeo, che chiede maggiore indipendenza, trasparenza e una netta separazione tra politica e servizio pubblico. Ora tocca alla maggioranza dire cosa intende fare”. “Proposta unitaria”??? Di cosa parla? Di quale proposta e chi l’avrebbe mai scritta e quando? Inizia un trallallerotrallallà di verifiche, di richieste di sapere. “Tu hai questo documento?” ... “No, non esiste”… “ma come, Graziano lo ha dichiarato in una nota stampa” …”No, si è sbagliato, è stato frainteso (maledetti giornalisti) voleva dire che ci stiamo lavorando” … siamo alle comiche. Tricche e tracche, Whatsapp impazzito tra messaggi roventi e silenzi imbarazzati ed ecco che, zacchete, ad un certo punto, tardo pomeriggio, esce fuori un testo. In un messaggio si legge e si raccomanda “Non è attribuibile a qualcuno, quindi non considerarlo una fonte”. Amen.

Chi lo ha scritto? È quello di cui ha parlato Graziano? Condiviso con chi? Cerchiamo qualche “condivisore”: molti cadono (o quasi) dalle nubi. Qualcuno sa ma preferisce non sapere e qualcuno proprio sa di non sapere. Ad un certo punto salta fuori che si tratterebbe di un testo “made in PD”, una specie di maldestro copia e incolla redatto (dicono fonti solitamente bene informate) da un “esperto professore” di area – dicono – PD. Lo conosciamo. 

E, da questo punto in poi, si scatena un piccolo inferno in un bicchier d’acqua (si fa per dire) che ci dicono essere esteso oltre il perimetro dei diretti interessati per arrivare, forse, alle segreterie dei partiti. Tutta farina del PD e di quale PD? Il M5S (quale) era a conoscenza, ha partecipato alla stesura di questo documento? Sa cosa c’è scritto e lo condivide?  Boh? E AVS cosa ne pensa? Sapeva qualcosa? Forse che si … forse che no. E la cosiddetta “Società Civile” cosa sa? Ha espresso un suo pensiero compiuto sui dossier? Non pervenuto.

22 e 30 circa… fine delle trasmissioni … il telefono ha esaurito la batteria e ci spaparanziamo sul divano dove scopriamo che Canale 5 la prossima settimana manderà in onda ben tre, tre, edizioni speciali di Temptation Island visto il grande successo di cui sta godendo. Ci sarà da meditare e dibattere. Nel frattempo veniamo a scoprire che la Rai in questo periodo (1° giugno – 23 luglio 2025 su 2024 perde circa il 10% di share, pur considerando la diversa offerta editoriale dei due periodi, es. eventi sportivi).

Ci impegniamo però a leggere attentamente questo documento presunto “condiviso”. Ne parleremo presto nel merito. Ad una prima lettura, sommaria, ci appaiono subito evidenti strafalcioni insopportabili e irricevibili, esempio sul canone definito “di abbonamento”. Abominio !!! Abbiate pazienza, approfondiremo con gli “esperti” di Bloggorai.

Il commento. Quanto successo ieri è la fotografia plastica, la sintesi, la rappresentazione iconica di un “modo” di “fare politica” che speravamo morto e sepolto: bizantinismi, manovrette sottobanco, inciucetti da bassa cucina, detto e non detto, silenzi imbarazzati. Esattamente il contrario di un “modo” di fare politica fatto di incontri e scontri diretti, frontali, aperti e trasparenti, al quale Bloggorai vuole credere ancora. Forse un “modo” di fare politica antico, di altre generazioni, ma non ne conosciamo uno migliore.

Segue … segue …

bloggorai@gamil.com

 

PD e M5S: fumo negli occhi sulla riforma RAI

by Bloggorai ©

C’è qualcosa di torbido e antico che scorre sottotraccia. C’è qualcosa di oscuro e malmostoso che scorre sottotraccia anzitutto nel bel mondo della “politica” e poi nei “satelliti” che gli girano intorno. Bizantinismi, detto e non detto, sottintesi e ammiccamenti, sobrietà e garbo, quel bel mondo di un volta sempre eterno e presente.  

Come noto, in questo momento sul fronte Rai c’è in ballo l’8 agosto con l’entrata in vigore dell’EMFA e, di conseguenza, la riforma Rai. Non sembra essere un argomento di grandissimo interesse “popolare” e se ne legge poco mentre gli prestano attenzione e dedicano lavoro qualche decina di persone. Si legge poco, si dibatte ancora meno e quel poco è materia per pochi raffinati cultori o esperti europei della materia.

La “politica” però si muove, sottotraccia ma si muove e segue disegni che agli umani spesso sfuggono perché appartengono a disegni superiori, imperscrutabili o leggibili con ottiche sofisticate. Allora, proviamo a fare un punto su due piani. Quello che è pubblico, ufficiale, e quello che è privato, ufficioso. Ieri su EditorialeDomani a firma Lisa di Giuseppe prima compare un pezzo con il titolo “Riforma Rai, lo scatto di Forza Italia. Martedì il testo base” e oggi su Il Foglio un pezzo con il titolo “Sulla riforma Rai i 5 stelle votano con la maggioranza. I dubbi del Pd” a firma Gianluca De Rosa. La notizia nei due pezzi si riferisce al fatto che ieri in Commissione politiche Ue è stato votato il parere sul complesso dei progetti di riforma della governance della Rai e il M5S si è schierato con i partiti di Governo mentre il PD si è astenuto. Raffinate tattiche parlamentari, ci dicono: aspettiamo il testo che propone il Governo e poi vedremo. Già ... anche Bloggorai usa spesso il “vedremo” quando non sa bene a che Santo votarsi. Nota a margine: nell’articolo citato de Il Foglio, la Bevilacqua, firmataria della proposta M5S sostiene “… conoscendo tutti i testi alla perfezione …” e chi vuole capire capisce e chi non capisce peggio per lui.

Il “problemino” tra PD e M5S emerso ieri non è di poco conto, riapre un nervo scoperto e potrebbe svelare una trama della quale abbiamo avuto recente sentore ed è una trama che sulla Rai ha già dato chiari segni di notevoli difficoltà: vedi voto sul Contratto di Servizio (titolo de Il Fatto del 3 ottobre 2023: “M5S vota con la maggioranza in Vigilanza. Pd: “Favore a propaganda di destra”. La replica: “Protestano per strapuntini persi?” e vedi pure nomina dei Consiglieri il famigerato 26 settembre, una ferita che ad alcuni brucia ancora.

E la “politica” oggi, ora, non sembra sapere proprio a che Santo votarsi. Forse lo sa però Forza Italia, forse, però, lo sa bene il senatore Gasparri perché, al momento, la sua recente proposta dell’8 maggio sembra quella in grado di raccogliere un consenso sufficiente almeno, forse, con i suoi alleati e, forse, anche con “qualcuno” dell’opposizione. Il “forse” e il “vedremo” sono d’obbligo ma, d’altra parte, difficile farne a meno. Bloggorai lo ha scritto da tempo: una parte del Governo spinge, Fi e FdI, e l’altra frena, la Lega. La spinta dei primi due ha un obiettivo tattico e uno strategico: quello tattico si riferisce a chiudere presto la nomina della Agnes alla presidenza (che sappiamo essere non del tutto sgradita tra qualcuno nei 5S) e, di conseguenza, attenuare il potere della Lega in Rai che, con Marano presidente facente funzioni sembra in via di espansione. Ed è anzitutto per questo che riteniamo difficile, molto difficile, che “martedì” ci possa essere un testo base, a meno che sia una mera e vaga dichiarazione di buona volontà, utile “forse” solo a cercare di “mettere una pezza” su una possibile apertura di procedimento di infrazione a Bruxelles: “Cara Europa, apprezza la nostra buona volontà, stiamo lavorando per recepire l’EMFA, dateci tempo”. In buona sostanza: fumo negli occhi.

Quindi, per quanto noto (fino a ieri in Commissione VIII Senato non risultava nessun calendario del “gruppo ristretto”) nel migliore dei casi uscirà da un cilindro, magari dello stesso Gasparri, un generico impegno a “fare qualcosa” mentre, sottotraccia si lavora ad un probabile, forse difficile ma non impossibile colpo di mano parlamentare o, in subordine, in Vigilanza Rai.

Poi c’è tutto il mondo non noto: quel mondo dove ciò che appare non sempre corrisponde a quanto sembra. Un mondo dove si aggirano i soggetti invisibili, e coloro che sembrano trattare non corrispondono ai soggetti che si muovono dietro le quinte e che, forse, sono quelli che tirano le fila, quelli che hanno o potrebbero avere le idee chiare. 

Il PD costituisce l’esempio più evidente: chi tira le file della loro proposta? Il senatore Nicita nel Comitato ristretto del Senato (firmatario della proposta di legge) o l’onorevole Graziano, partecipante al fumoso “tavolo ristretto” dell’opposizione? Sappiamo poi che sul tema Rai sono molti gli esponenti del partito che “osservano con molta attenzione”: dal vicesegretario Boccia all’esule europeo Ruotolo, dalla capogruppo alla Camera Braga al portavoce della Schlein Alivernini per finire al senatore Verducci, autorevole esponente del partito in Vigilanza Rai (ci dicono molto ascoltato e richiesto vedi suo intervento  https://www.youtube.com/watch?v=fTKWBTHoOTM). Tanto per rimanere in tema: sull’argomento “fiscalità generale” ci risulta che una parte del PD sia saldamente ancorato a questa proposta (vedi quanto abbiamo pubblicato) mentre un’altra parte sia “fatta persuasa” che il canone è la barricata di tutela del Servizio Pubblico che non può cadere.   

Chiudiamo con un impegno. Ci vogliamo occupare prima o poi della cosiddetta “società civile” che si occupa di Rai. Anzitutto un tema concettuale: la “società” è giocoforza “civile”: difficile sostenere una “società incivile”. Poi, è lecito supporre che la “società” in quanto tale, e quindi complessa, variegata e multiforme, possa essere riconducibile e rappresentata dai partiti che siedono in Parlamento, la massima espressione della democrazia possibile. In questo momento specifico, sono o dovrebbero essere loro i titolari dell’espressione, della volontà “popolare” sulla nuova Rai che si vorrebbe disegnare. O no? Infine, per quanto a noi noto, non ci risulta agli atti formali (documenti, proposte, interventi etc) qualcosa su cui dibattere o confrontarci provenienti dalla "società civile". O no?

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mercoledì 23 luglio 2025

Sanremo è finito? Sarà Torino la capitale della Musica Italiana?

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Se tanto mi da tanto, se il buongiorno si vede dal mattino, la partita di Sanremo si appresta ad essere chiusa prima ancora di iniziare o, bene che vada, a metà del primo tempo. Confermiamo quanto abbiamo scritto e quanto è già noto a tutti, a partire dalla dichiarazioni di Rossi a Napoli: “Il Festival si farà, a Sanremo o altrove”. È proprio “quell’altrove” che ha spalancato le porte del trappolone in cui anzitutto il Comune e poi la Rai si sono cacciati. Il Comune, presuntuoso, alzando l’asta delle richieste a livelli intollerabili e la Rai presentando l’offerta. Perché lo hanno fatto? Il Comune poteva anche avere la sua convenienza: più soldi e più visibilità. Ma la Rai perché ha presentato l’offerta quando gli si prospettava l’occasione d’oro per tirarsi fuori dal pantano Sanremo come da anni, decenni, molti auspicavano? Semplice incapacità progettuale, inerzia o mancanza di visione strategica o c’è altro? Siamo propensi a ritenere valida la prima ipotesi, non foss’altro perché suffragata dallo stesso atteggiamento assunto su altri temi strategici, come abbiamo più volte scritto.

Leggiamo questa mattina sul Sole il titolo “Rai e Sanremo a un passo dallo strappo sul Festival. Viale Mazzini non disposto a cedere sulla titolarità del format e del marchio” dove si legge pure che “Ieri, a quanto verificato dal Sole 24 Ore, si è tenuta una riunione di alto livello in Rai sul tema. E il muro contro muro sarebbe emerso in maniera limpida”. Anche Bloggorai conferma quanto abbiamo già scritto ieri: se Rai “sbraca” su quel fronte “sbraca” su tutto e rimane prigioniera del Comune per i prossimi 5 anni, durante i quali possono succedere tante cose. Per non dire poi del principio monumentale che dovrebbe indurre il Comune ad abbassare le penne: se non ci sono le telecamere Rai, il Festival sarebbe solo una collezione di fiorellini esposti sui balconi della cittadina ligure come già avvenuto con Miss Italia.   

Morale della favola. Ora il “piano B” diventa quanto mai attuale e confermiamo quanto sappiamo: due potenti direzioni Rai (e non solo) remano per spostare tutto a Torino e chiamarlo “Festival della Canzone Italiana”. Occorre però decidere subito, rapidamente. Bloggorai sostiene fortemente questa ipotesi. Ce la faranno il prossimo 30 luglio i nostri eroi di Via Asiago 10 a dare un colpo di reni? Vedremo, democristianamente, vedremo.

E vedremo pure come si mette la partita sulla riforma Rai. Ieri è stata data notizia della costituzione del Comitato ristretto in VIII Commissione Senato (un parlamentare per ogni partito) per cercare una sintesi delle 10 proposte depositate. Ci piacerebbe essere animati da una ventata di sano ottimismo, ci piacerebbe tanto. Ma abbiamo qualche dubbio. Si tratta di definire un testo comune, condiviso tra punti di vista molto distanti tra loro anche nelle rispettive compagini di maggioranza e opposizione. Su un tema di rilievo assoluto, dirimente, come il canone le posizioni sono molto diverse tra chi lo vorrebbe difendere e chi lo vorrebbe abolire. Come pure sembra assai difficile “trovare la quadra” sul tema “fondazione”. Tanto per capirci: la proposta ufficiale del PD (la n. 199 a firma Nicita) la prevede espressamente e tutta l’architettura della sua proposta si regge su questo punto. Non solo, anche la seconda proposta PD (la n. 631 a firma Martella) ribadisce lo stesso indirizzo: la Fondazione. Tra l’altro, nessuna delle due proposte cita mai l’EMFA e nessuna delle due proposte contiene mai il termine “canone”. Nei giorni scorsi invece, quando si è svolto il primo “tavolo di lavoro” dell’opposizione proprio finalizzata a “trovare la quadra” interna era sembrato di capire che Graziano (“capodelegazione” del PD) avesse avanzato una sorta di “apertura” per modificare l’orientamento del suo partito sulla Fondazione. O ci siamo sbagliati? Se mai così fosse, significherebbe semplicemente che le due proposte Nicita e Martella sono da riporre nel cassettino della memoria  e abbandonate al loro triste destino, o no? Abbiamo inteso, e lo ribadiamo forte e chiaro, che questo modello è inaccettabile per i tanti buoni motivi che abbiamo più volte esposto. E allora, che sintesi si potrà mai fare se le due proposte PD sono incardinate sulla “fondazione”?  

Ribadiamo poi la divergenza radicale sul tema canone. Il M5S lo ha scritto chiaro e tondo nella loro proposta di lege depositata in Commissione Senato a firma Bevilacqua: si deve abolire e sostituire con la fiscalità generale. Però, a novembre scorso, la Floridia, presidente Vigilanza Rai, ha dichiarato “Non dobbiamo parlare più di canone o fiscalità generale. Qui il problema è fare in modo che le risorse siano certe e stabili, quindi che non siano più gestibili necessariamente dal governo di turno in ogni legge di bilancio. Una proposta potrebbe quindi essere legare le risorse alla concessione, cosicché l'esecutivo di turno non ha più la possibilità di cambiare di anno in anno le risorse e non permettere a un Cda di programmare un piano industriale”. Che significa? Che il M5S abbandona la loro unica proposta Bevilacqua? Basta saperlo. Poi, legare le risorse alla Concessione (o nel Contratto di Servizio come ha sostenuto Graziano) non ci sembra una buona idea: si configura l'esatto contrario di quanto esposto dalla Floridia, la Legge di Bilancio dove questa materia necessariamente viene inserita e definita anno per anno è di rango superiore alla Concessione e al Contratto che è sempre sotto l’iniziativa del Governo (e lo stesso Contratto è sottoscritto peraltro con il Ministero).

Domani sarebbe previsto il secondo incontro del “tavolo di lavoro” dell’opposizione. Su quali argomenti dovrà dibattere e come dovrà iniziare a trovare la quadra (canone e fondazione) è un mistero, come pure chi sarà chiamato a dibattere: gli “uffici legislativi” dei partiti? Buona idea, fateci sapere.

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lunedì 21 luglio 2025

RAI: il Filosofo ride, Sanremo piange e l'opposizione medita

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“Eppur si muove” o “non si muove” ??? Avrà pensato e dubitato sulla Rai il Filosofo di Colle Oppio quando ha rilasciato l’intervista al Corriere nei giorni scorsi mentre rideva alla domanda sulla ludopatia. Ci stiamo ancora chiedendo perché rideva e perché ha “dovuto” farsi intervistare. A chi è convenuto? Solo a lui?

La situazione Rai sembra essere tra farsa e tragedia, e forse un tantinello pure tragica se non proprio drammatica. Ieri ci sono giunte notizie riservate da Sanremo dove sembra che la trattativa con il Comune sia in stallo. Il Sole di oggi scrive “…al momento le posizioni risultano ferme e distanti con un dialogo che si sarebbe sostanzialmente interrotto”. Il Secolo XIX scrive Dalla Rai, invece, finora è trapelato nervosismo. Conseguenze di un bando imposto dal Tar e Consiglio di Stato, che ha cambiato tutto e che ha permesso al Comune di alzare la posta in gioco, ottenendo la conferma della titolarità del marchio, anche se è quasi certo che Rai non intenda cedere sulla questione del format”. Già, questo forse il nodo principale: cedere su questo punto significa ancorare al Comune la titolarità del format nella Convenzione per i prossimi 5 anni (tre più due), ovvero precludere ogni altra futura opzione che si potesse palesare a vantaggio Rai. In soldoni: se sbracano su questo punto, sbracano su tutto. Nel Poker moderno si chiama “all in” e in quello “antico” si chiama “piatto”. Prendere o lasciare. Su tutto questo poi grava una spada di Damocle non irrilevante: se a seguito della trattativa in corso cambiano profondamente le “regole di ingaggio” previste nella gara è verosimile supporre che chiunque può ricorrere al TAR e chiedere l’immediata sospensione della procedura.

Possiamo aggiungere qualcosa in più: ci sarebbero almeno due “soggetti” interni (per non dire di quelli esterni) che remano fortemente contro l’ipotesi che si possa chiudere un accordo entro fine luglio (o anche dopo) e realizzare Sanremo 2026. Si tratterebbe della Direzione Produzione e di Rai Pubblicità. Sono due soggetti che pesano molto nell’influenzare la decisione da prendere. La prima per un verso è storicamente avversa all’Ariston per i mille problemi logistici e organizzativi noti da sempre e, per altro verso complementare, vede benissimo l’espandersi della sua “area di intervento” in una sede più adeguata e logisticamente più sostenibile. Un dettaglio che vi abbiamo già riferito: la scenografia deve chiudere subito i contratti ed è necessario ordinare i materiali, provvedere alla logistica, ai tempi di allestimento etc. Il secondo soggetto Rai Pubblicità, ragiona per quella che è la sua area di competenza: portare in cassa più contratti (soldi) possibili e Sanremo più di tanto ormai non può più dare. Viceversa, spostandosi in una sede diversa non solo non è più costretta ad elargire l’1% di gabella al Comune (vista come il fumo agli occhi). Una grande città, ad esempio Torino, aprirebbe nuovi spazi, nuovi clienti e maggiore interesse. Per non trascurare un dettaglio che giusto ieri ci è stato riferito: il teatro Ariston “vende” circa 800 biglietti mentre il PalaOlimpico di Torino (dove si è svolto Eurovision 2022) ne contiene 15.657 (avete letto bene).

L’altro grande tema sul quale lo stesso Filosofo di Colle Oppio ha poco da stare allegro è Milano dove, come abbiamo scritto, le prospettive, bene che vada, si allungano e non poco: l’operazione vendita Sempione e avvio lavori al Portello non è semplice e non è veloce. Come pure l’altro grande tema strategico: la vendita/cessione di Rai Way di dicono essere ferma al palo. Il 30 settembre, quando scadrà il MoU (Memorandum of Understanding) è dietro l’angolo e i nodi importanti, in particolare sulla governance non sono sciolti, anzi. Infine, un piccolo dettaglio della serie “non l’abbiamo visto arrivare”: in autunno dovrebbe iniziare l’esodo verso la nuova sede Rai all’Eur che non sarà proprio una passeggiata. Era proprio necessario? Si potevano fare altre scelte forse più razionali e convenienti? Forse si ma sembra che nessuno se ne sia occupato per tempo. Forse un giorno sapremo qualcosa di più. Ad esempio: perché non è stata scelta la vecchia sede Sky sulla Salaria, edifici già strutturati e tecnologicamente attrezzati e contigui agli altri insediamenti Rai a Saxa Rubra? Forse un giorno sapremo.

Chiudiamo questo capito e apriamo quello sul fronte “opposizione” dove pure c’è poco da ridere, anzi. Per il prossimo giovedì era prevista la seconda puntata del “tavolo di lavoro”. Al momento, ad oggi, nessuno sa nulla su nulla: chi vi dovrebbe partecipare per fare cosa e come, ovvero da che parte iniziare. Sul tavolo ci sono tutt’ora due nodi ciclopici da sciogliere: il canone e la Fondazione. Questi due nodi sono anzitutto interni ai partiti, PD e M5S, e di conseguenza tra loro nella coalizione. Il tema canone è mastodontico: il M5S ha scritto chiaro e tondo nella sua proposta (Bevilacqua) che va abolito e sostituito con la fiscalità generale. Come è possibile andare avanti se non ci si accorda su questo punto tanto fondamentale quanto non negoziabile? Perdere tempo ora con dettagli rilevanti quanto ora subordinati (numero e durata dei consiglieri etc) appare solo come inutile scorciatoia perché, comunque, lascia scoperto l’altro nervo sul quale ancora non c’è una parola chiara e netta: la Fondazione NON è un modello da proporre nella nuova governance Rai.

C’è da mettere mano ad un nuovo “articolato”, del tutto diverso dai precedenti, da che parte si inizia e chi ci mette mano? Gli “uffici legislativi” dei partiti, la cosiddetta “società civile”??? Quando?

Bloggorai, come sempre, è animato da un sincero, profondo ed entusiasta pessimismo: il nostro personale sale della terra.

bloggorai@gmail.com

Il Meglio di Bloggorai 2 e notizie in breve

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La settimana scorsa il Meglio di Bloggorai ha ricevuto un notevole successo. Lo riproponiamo, sempre consapevoli che può essere un valido aiuto a rinfrescare la memoria che, specie ad un certa, tende a smarrirsi facilmente.

Il Post di oggi sarà diviso in due parti: la prima con il Meglio di Bloggorai 2 e la seconda con brevi flash meritevoli di attenzione.

Il meglio di Bloggorai 2

Martedì 15 luglio - Riforma RAI: una pericolosa mano di Poker

Documento riservato del PD: si individuano 6 punti: 1. Autonomia e indipendenza 2. Rilevanza e autorevolezza 3. Meccanismi di gestione 4. Missione 5. Finanziamento 6. Meccanismi di controllo.  Il canone. Il PD lo vuole abolire e sostituire con la fiscalità generale si o no? 

Nel documento, al punto 5, leggiamo: “La nuova legge deve assicurare alla Rai risorse certe, sia in quantità che nei tempi di stanziamento. Mediante canone o in carico alla fiscalità generale purché saldamente ancorata al principio di utilità pubblica”. Canone e fiscalità generale sono due “concetti” profondamente diversi tra loro seppure riconducibili alla stessa matrice: il canone è pagato dai cittadini e la fiscalità generale attinge ai fondi pubblici composti dalle tasse pagate sempre dai cittadini. Ci stiamo avvicinando ad un accordo PD e M5S sul tema canone??? Parliamone.

Mercoledì 16 luglio 2025 - Il "sassolino" Lega nello stagno RAI

Cosa c’è di nuovo in questa proposta? Di nuovo c’è l’abolizione della figura dell’AD come voluto dalla Legge Renzi e il ritorno al DG con maggiori poteri ... Di nuovo c’è il “malloppo” grosso: la “valorizzazione delle società controllate” con “l’obiettivo di attrarre i privati mantenendo fermo il controllo pubblico”. Di “nuovo” c’è sempre “chercher l’argent”. Poi c’è il “problemino” Agnes che Fi e FdI vorrebbero subito insediata alla presidenza e invece alla Lega questa “faccenda” non sembra interessare gran che: Marano, è stato detto più o meno esplicitamente, sta bene dov’è e l’Azienda funziona benissimo così. 

Giovedì 17 luglio 2025 – I Fantasmi sul palcoscenico RAI: Sanremo e Riforma

“Sanremo 2026 ??? Si certo, lo faremo noi … quello è robbbba Rai … però, oddio ... ad essere sincero non ne sarei proprio così sicuro, forse, dipende, vedremo”. Il Festival è Rai e senza le telecamere della Rai sarebbe una sagra di paese colorata di fiorellini fiorellini. Ma il bello ora è tutto nelle mani di un qualche solerte avvocato che si volesse divertire a far saltare il banco… “Almeno per il 2026 Sanremo lo farà la Rai … poi … si vedrà”. Già, vedremo.

Come pure si sta profilando molto incerta la partita sulla riforma Rai.  L’8 agosto è dietro l’angolo e non c’è alcuna possibilità che si possa concordare una proposta di riforma quale che essa sia.

Ieri è stata presentata la Relazione annuale dell'Autorità per le comunicazioni (Agcom) sull’attività 2024 del Garante e illustrata dal suo presidente Giacomo Lasorella. Leggiamo quanto scritto sul Corriere a firma Antonella Baccaro “«La tv — ha spiegato Lasorella — non è più lo strumento con il quale i cittadini si informano in via prioritaria: un italiano su due (il 52,4%), utilizza la rete», anche se i media tradizionali vengono ritenuti più affidabili”.

Venerdì 18 luglio 2025 - RAI: la gallinella milanese dalle uova d'oro

Un soffietto, un accenno, un barlume di relativo e moderato ottimismo si è acceso nelle fila dell’opposizione sul tema “riforma Rai”. Ieri è iniziato il “cantiere” dove cercare di costruire una ipotesi di testo comune da incardinare in VIII Commissione Senato dove sono depositate 10 proposte di riforma Rai: 4 dell’opposizione e 6 della maggioranza... I punti derimenti e fondamentali sui quali concordare sono due: Fondazione o “sistema duale” e canone o fiscalità generale.

Però c’è un “affare” Milano che interessa la Rai sul quale, forse, sarà necessario/opportuno rinfrescare la memoria per capire cosa è successo e quanto avvantaggia o penalizza le casse Rai. In due parole: a dicembre 2023 Rai (Sergio AD e Soldi Presidente) e la Fondazione Fiera Milano firmano un accordo per il trasferimento degli studi Tv da Corso Sempione al Portello. L’accordo prevede l’affitto dei nuovi spazi per 27 anni (27) e ballano cifre notevoli che vanno dai 97 mln per i lavori complessivi dell’area ai 5,9 mln di affitto annui che Rai dovrà pagare per il periodo previso dal contratto (totale 159 mln).

Chissà se potrebbe valere la pena riaprire quel dossier e capire se e quanto conviene a Rai aggiornare quel contratto: con quel costo di affitto per 27 anni ci si poteva costruire una piramide che almeno poi sarebbe rimasta di proprietà Rai...

Sabato 19 luglio 2025 - RAI: oggi lezione di Alta Filosofia

Intervista concessa da Giampaolo Rossi, AD Rai, oggi sul Corriere a firma Antonella Baccaro. Cosa ha detto di interessante, di nuovo, di rilevante? Nulla. Il vuoto cosmico, il niente allo stato solido: “Cosa deve fare una tv pubblica? «Esprimere la realtà plurale della nostra nazione, orientandoci nel tempo complesso in cui viviamo”. L’Alta Scuola di Filosofia Contemporanea Multimediale TecnoNarrativa Supercazzola di Colle Oppio ha dichiarato. Da questo punto in poi la Rai non sarà più come prima. Riforma Rai, Contratto di Servizio, Piano Industriale ed editoriale, "riforma" dei generi, informazione e newsroom, Rai Way, investimenti in innovazione di prodotto e di tecnologie, nuova Convenzione e risorse etc etc?

Domanda: “Serve più rinnovamento?" risposta "Per cambiare in un mercato competitivo servono più coraggio ed equilibrio…" dove la parte più rilevante di questa frase sono i puntini, si proprio i tre puntini … originali che si leggono nel testo.

Veniamo ora alle cose serie. Gli si chiede “Affari Tuoi induce ludopatia?” e lui risponde “Solo quando straccia la concorrenza” e Rossi, leggiamo testuale, mentre risponde “ride”. A uno così che ride su un tema di tale rilevanza e gravità sociale che gli vuoi dire? Rossi ride!!!  Questo è l’AD del Servizio Pubblico Radiotelevisivo.

Domenica 20 luglio 2025 - RAI: non tutte le uova d'oro riescono con il buco

Oggi leggiamo su Libero un’interessante intervista al Senatore Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: “Tra l’altro c’è un altro grosso fronte che va chiarito al più presto” Quale? “Quello del nuovo Centro di produzione della Rai, la sua nuova sede che dovrebbe vedere la luce nei prossimi anni … viso che c’è un indubbio blocco generale del settore urbanistico milanese siamo molto preoccupati …Nel Piano Industriale (Rai ndr) è prevista la dismissione, quindi la vendita del Palazzo Rai di Corso Sempione e il contestuale trasferimento nel quartiere di Portello. Ma se al Portello non viene realizzato nulla, evidentemente non può essere venduto lo stabile al Sempione e allora l’operazione va vista anche sotto il profilo finanziario. Non è una bazzecola”.

Poniamo infine una domanda alla quale non riusciamo a trovare risposta: perché un consigliere a caso (scegliete voi, meglio tra quelli di “opposizione”) non si indigna, non si fa girare le scatole quando legge un’intervista a Rossi come quella di ieri, non si “irrita”, non batte i pugni sul tavolo, non protesta, non si preoccupa di approfondire, di verificare ovvero di esercitare il suo diritto/dovere di “indirizzo, vigilanza e controllo” come peraltro previsto semplicemente dal Codice Civile?

Notizie in breve.

Interessantissimo articolo su La Stampa a firma Ilario Lombardo con il titolo “Renzi – Franceschini: idea nuovo partito”. C’è tanta voglia di “centro” di “moderati”, di alternativa alla destra del PD e tutto il ragionamento si colloca in un arco temporale significativo: il 2027. Guarda caso è lo stesso anno del rinnovo della Concessione Rai e della scadenza del Contratto di Servizio. Ottima materia da campagna elettorale.

Notizie dalla BBC: “Altre 300.000 famiglie hanno smesso di pagare il canone …Mentre l'emittente continua a contrastare l'ascesa di YouTube e dei servizi di streaming che hanno suddiviso il pubblico su numerose piattaforme, il suo rapporto annuale ha rivelato che alla fine dell'anno erano in vigore 23,8 milioni di licenze, in calo rispetto ai 24,1 milioni del 2023-24. Il calo si traduce in una perdita di circa 50 milioni di sterline di fatturato per l'azienda” (The Guardian).

Questa settimana si potrebbe concludere la trattativa tra Rai e Comune di Sanremo. Obiettivo è chiudere entro al fine di luglio. Ci sono ostacoli sulle “manifestazioni collaterali” richieste dal Comune e che Rai invece non ha alcuna intenzione di riprendere.

Questa settimana ci dovrebbe essere il secondo appuntamento sul “tavolo di lavoro” dell’opposizione per la stesura di un testo di riforma Rai condiviso. Tutto da capire da dove si inizia e dove si va a parare: i temi canone e modello di governance sono centrali e dirimenti e le idee non sono tutte convergenti.

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domenica 20 luglio 2025

RAI: non tutte le uova d'oro riescono con il buco

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Big, big trouble sotto la Madonnina per la Rai. Bloggorai lo aveva saputo in anticipo e oggi lo confermiamo: il “dossier” aperto dalla Magistratura di Milano sul tema edilizia può interessare, seppure indirettamente, anche le casse del Servizio Pubblico. E non poco, e forse non solo le casse. Altro che “gallinella dalle uova d’oro”: c’è vaga idea che almeno un uovo potrebbe andato a male e comincia  a mandare uno sgradevole odorino.

Oggi leggiamo su Libero un’interessante intervista al Senatore Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: “Tra l’altro c’è un altro grosso fronte che va chiarito al più presto” Quale? “Quello del nuovo Centro di produzione della Rai, la sua nuova sede che dovrebbe vedere la luce nei prossimi anni … viso che c’è un indubbio blocco generale del settore urbanistico milanese siamo molto preoccupati …Nel Piano Industriale (Rai ndr) è prevista la dismissione, quindi la vendita del Palazzo Rai di Corso Sempione e il contestuale trasferimento nel quartiere di Portello. Ma se al Portello non viene realizzato nulla, evidentemente non può essere venduto lo stabile al Sempione e allora l’operazione va vista anche sotto il profilo finanziario. Non è una bazzecola”.

Già, non è per nulla una bazzecola e chissà se l’AD di Via Asiago Giampaolo Rossi se la ride anche su questo tema come ha fatto ieri sul Corriere quando ha risposto alla domanda sulla ludopatia (non la perdoneremo). Abbiamo scritto (e fatto vedere con la slide relativa) che il Piano industriale Rai poggia su due pilastri: la dismissione di immobili e la cessione di una quota di RaiWay: tutti e due traballano tra incertezze e confusione. Questa storia di Milano è tutta da scrivere.

E già che ci siamo a parlare di casse Rai, di soldi che non ci sono, forse è utile una rinfrescata di memoria. Rai paga a Rai Way un sostanzioso contratto di servizio per oltre 210 mln di euro. Ci piacerebbe tanto ritrovare un documento di qualche anno addietro dove si leggeva che lo stesso servizio fornito da Rai Way sul mercato costerebbe circa 100 milioni di meno. Perché allora non ridiscuterlo per adeguarlo ai valori correnti prima ancora di parlare di fusione/cessione?

E, già che siamo a ridiscutere contratti, perché non si mette mano alla rinegoziazione dei contratti artistici dove ci sarebbero tanti soldi da recuperare. E, già che ci siamo, con tutti i geni della Tv che si aggirano nei giardini di Viale Mazzini, perché uno tra loro non ci si mette d’impegno a realizzare una trasmissione di intrattenimento/informazione giornalistica da prima serata su Rai Uno senza doverla affidare ad una casa di produzione esterna? E già che siamo a parlare di informazione (e dei suoi costi, ovvero del suo specifico piano editoriale, della fantasmica newsroom), perché qualcuno prima o poi non si occupa di Rai News24 che con oltre 200 giornalisti non riesce a superare gli ascolti da assemblea di condominio? Già, già che ci siamo ... hai voglia a porre domande.

E già che ci siamo, ancora una volta poniamo una domanda alla quale non riusciamo a trovare risposta: perché un consigliere a caso (scegliete voi, meglio tra quelli di “opposizione”) non si indigna, non si fa girare le scatole quando legge un’intervista a Rossi come quella di ieri, non si “irrita”, non batte i pugni sul tavolo, non protesta, non si preoccupa di approfondire, di verificare ovvero di esercitare il suo diritto/dovere di “indirizzo, vigilanza e controllo” come peraltro previsto semplicemente dal Codice Civile? Non fosse altro per tutelare l’Azienda, l’organo al quale appartiene e se stesso qualora la Corte dei Conti un giorno volesse metterci le mani e chiarire una volta per tutte se gli atti compiuti da questo Cda con un presidente/nonpresidente siano del tutto legittimi.

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sabato 19 luglio 2025

RAI: oggi lezione di Alta Filosofia

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In una bella e calda giornata d’estate come questa merita dedicare attenzione all’intervista concessa da Giampaolo Rossi, AD Rai, oggi sul Corriere a firma Antonella Baccaro? Forse anche no, o meglio non più di tanto. Vediamo appena appena “quel più di tanto” che lo farà entrare nella storia.

Cosa ha detto di interessante, di nuovo, di rilevante? Nulla. Il vuoto cosmico, il niente allo stato solido: “Cosa deve fare una tv pubblica? «Esprimere la realtà plurale della nostra nazione, orientandoci nel tempo complesso in cui viviamo”. L’Alta Scuola di Filosofia Contemporanea Multimediale TecnoNarrativa Supercazzola di Colle Oppio ha dichiarato. Da questo punto in poi la Rai non sarà più come prima. Riforma Rai, Contratto di Servizio, Piano Industriale ed editoriale, "riforma" dei generi, informazione e newsroom, Rai Way, investimenti in innovazione di prodotto e di tecnologie, nuova Convenzione e risorse etc etc? Robetta, chiacchere da bar, inutili perdite di tempo. 

Domanda: “Serve più rinnovamento?" risposta "Per cambiare in un mercato competitivo servono più coraggio ed equilibrio…" dove la parte più rilevante di questa frase sono i puntini, si proprio i tre puntini originali che si leggono nel testo. Geniale !!! I concorrenti tremano, Mediaset ha convocato gli Stati Generali per fronteggiare la minaccia e Netflix ha ventilato uno sciopero globale planetario.

Veniamo ora alle cose serie. Gli si chiede “Affari Tuoi induce ludopatia?” e lui risponde “Solo quando straccia la concorrenza” e Rossi, leggiamo testuale, mentre risponde “ride”. A uno così che ride su un tema di tale rilevanza e gravità sociale che gli vuoi dire? Rossi ride!!! Cosa gli vuoi obiettare? Magari, è possibile, che nemmeno si rende conto sia del problema che del peso della sua risposta. A Colle Oppio questo tema non era contemplato, si parlava d’altro.  Questo è l’AD del Servizio Pubblico Radiotelevisivo. Tiè !!!

Chiudiamo. Gli si chiede “Il festival resta a Sanremo?” e lui risponde candido candido “Siamo nella fase negoziale con il Comune”. Il Terrore corre sul filo: un leone si aggira tra i fiorellini della cittadina ligure. Negoziare sta a significare trattativa e in una trattativa qualcuno guadagna e qualcuno rimette fino al punto di equilibrio. E se la “fase negoziale” non si conclude?

Domanda finale e fondamentale: ma chi glielo ha fatto fare a rilasciare questa intervista?

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venerdì 18 luglio 2025

RAI: la gallinella milanese dalle uova d'oro

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Un soffietto, un accenno, un barlume di relativo e moderato ottimismo si è acceso nelle fila dell’opposizione sul tema “riforma Rai”. Ieri è iniziato il “cantiere” dove cercare di costruire una ipotesi di testo comune da incardinare in VIII Commissione Senato dove sono depositate 10 proposte di riforma Rai: 4 dell’opposizione e 6 della maggioranza. In verità, i “cantieri” sono 3: il primo è quello “istituzionale” ovvero quello costituito all’interno della stessa Commissione (1 componente per ogni partito), uno interno alla maggioranza e uno, appunto quello di ieri, interno all’opposizione. Si tratta di “cantieri” molto difficili da allestire perché il “materiale grezzo” da impiegare è poco malleabile e difficile da amalgamare. Ci sono di mezzo visioni, concezioni e prospettive a volte contrapposte sul futuro del Servizio Pubblico dove si aggiunge la prospettiva di non incorrere in un possibile procedimento di infrazione comunitario, del rinnovo della Concessione del 2027 e, non irrilevante, per la pressione della maggioranza a chiudere subito il dossier in chiave della conferma della Agnes come presidente al posto di Marano (Lega).

Un solo punto appare assolutamente chiaro: chiunque ipotizza che si possa addivenire ad un testo condiviso, sia interno agli schieramenti, sia in Commissione Senato entro il prossimo 8 agosto mente sapendo di mentire. Come pure sembra assai improbabile il proponimento di Gasparri di andare al voto parlamentare entro la fine dell’anno. In sostanza, si tratta di mettere a punto un nuovo articolato che annulla e sostituisce tutti i precedenti PdL che, qualora possa essere definito, dovrebbe poi andare in Aula per il voto finale. Sembra verosimile in tempi brevi? No, a nostro giudizio no.

Cosa è successo ieri? Anzitutto potrebbe essere stato sgombrato il campo da inutili scorciatoie: si parla di ponderare il “peso” delle 4 proposte dell’opposizione (due PD, Nicita e Martella, 1 M5S Bevilacqua e 1 De Cristofaro di AVS) e valutare se e come possibile abbandonarle del tutto in parte, riunificare i punti comuni ed elaborare un nuovo testo, un nuovo “articolato” che deve necessariamente tener conto dell’EMFA che invece, ad esempio nelle proposte PD non viene mai citato. Sottolineiamo l’uso del condizionale: sappiamo che non sarà facile superare nei due partiti, Pd e M5S, affrontare questi due scogli sui temi Fondazione e canone. Se, per quanto abbiamo intuito, da parte di Graziano PD, della Boschi IV e Vita AVS è stata accennata una apertura invece da parte di Carotenuto (5S) non è stato avvertito nulla di rilevante.  

I punti derimenti e fondamentali sui quali concordare sono due: Fondazione o “sistema duale” e canone o fiscalità generale. Come noto, il tema “fondazione” ha trovato grande credito, specie nel PD (proposta Nicita, già Commissario Agcom, firmatario della prima proposta e dimissionario come relatore sul Contratto di Servizio, forse il vero "tecnico" del partito) laddove questo orientamento si è pure accompagnato al tema "fiscalità generale” cioè il perno della proposta M5S che pure è stata bandiera del PD come abbiamo scritto nei giorni scorsi. 

Ieri sembra che su questi due punti si è aperta una breccia di dubbio: la Fondazione è senza dubbio l’anticamera della privatizzazione, totale o parziale dell’Azienda. La fiscalità generale è antitetica rispetto al concetto di canone come imposta di scopo, sono due concetti radicalmente diversi. Al termine dell’incontro di ieri è stata diffusa una breve nota riassuntiva dove si legge “ … i partiti di opposizione che si sono impegnati a scrivere bozza di riforma superando ipotesi fondazione, slegando il mandato del cda dai tempi dell'insediamento dell'esecutivo e sulla certezza del canone come tassazione di scopo”. Almeno su questi punti fondamentali, pilastri granitici, non ci dovrebbero essere più dubbi, confusioni o incertezze. Poi si potrà discutere di tempi del mandato, modalità di elezione e numero dei consiglieri ed ogni altro punto che possa pienamente aderire a quando disposto dall’EMFA. La prossima settimana è previsto un nuovo incontro. Vedremo.

Bene, veniamo ai giorni nostri e ad una notizia di grande attualità che riguarda Milano. Come noto la Magistratura ha aperto un procedimento su grossi “affari immobiliari” in corso nel capoluogo lombardo. Come si dice “la magistratura farà il suo corso” e vedremo cosa succederà. 

Però c’è un “affare” che interessa la Rai sul quale, forse, sarà necessario/opportuno rinfrescare la memoria per capire cosa è successo e quanto avvantaggia o penalizza le casse Rai. In due parole: a dicembre 2023 Rai (Sergio AD e Soldi Presidente) e la Fondazione Fiera MiIano firmano un accordo per il trasferimento degli studi Tv da Corso Sempione al Portello. L’accordo prevede l’affitto dei nuovi spazi per 27 anni (27) e ballano cifre notevoli che vanno dai 97 mln per i lavori complessivi dell’area ai 5,9 mln di affitto annui che Rai dovrà pagare per il periodo previso dal contratto (totale 159 mln)

A parte una nota politica a margine: questa operazione nasce sotto la presidenza Rai di Marcello Foa (Lega), con un consigliere di amministrazione Igor de Biasio (Lega) e dal 2019 AD di Arexpo, società fondata nel 2011 per acquisire le aree destinate a ospitare Expo Milano 2015, e Roberto Cecatto (noto per essere accreditato in “quota” Lega) nominato a ottobre 2021 Direttore della Direzione Infrastrutture Immobiliari e Sedi Locali. Ora Cecatto è AD di Rai Way, altra “gallinella dalle uova d’oro” dove sembra molto ambita la sua successione, prevista nei prossimi mesi ed è difficile supporre che la Lega si lasci sfuggire questa “poltroncina”.

Ma lasciamo perdere (si fa per dire) le implicazioni “politiche” che pure non sembrano irrilevanti e concentriamoci su quelle “economiche”. Chissà se potrebbe valere la pena riaprire quel dossier e capire se e quanto conviene a Rai aggiornare quel contratto: con quel costo di affitto per 27 anni ci si poteva costruire una piramide che almeno poi sarebbe rimasta di proprietà Rai, sempre che ce ne sia stato effettivo bisogno e necessità tutta da verificare, visto che a Milano si produce ben poco e a poca distanza c’è il Centro di produzione di Torino efficiente. Non c’è dubbio: qualcuno ha fatto un ottimo affare e, come si dice a poker, quando non capisci subito chi è il pollo, in genere il pollo sei tu, ovvero il Servizio Pubblico.

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