Non ha ricevuto l’attenzione che merita la dichiarazione
dell’AD Rai, Giampaolo Rossi che, recentemente ha dichiarato più o meno che “il
servizio pubblico deve costruire un Piano Mattei per l’immaginario”. Questo
terreno, l’immaginario, è un po' come la “narrazione” e ci puoi mettere dentro un
po’ di tutto senza rischi di patire conseguenze. Ma, in primo luogo, “l’immaginario”
si riferisce ad un concettualità astratta degna e tipica di usa ragionar
filosofando. E i filosofi, è noto, debbono necessariamente distaccarsi dalle
umane faccende per poter entrare nell’etereo mondo della riflessione empirica. Del
resto, il personaggio Rossi è noto per essere stato più volte definito per la
sua origine e natura: il filosofo di Colle Oppio, luogo sede storica di una
certa destra romana.
Questa riflessione, diciamo, non è stata raccolta, diciamo che
non se lo è filato pressoché nessuno ed è un peccato perché, in fondo, contiene
un pizzico di qualcosa che merita una breve nota. Rossi pone un problema che
ha un suo fondamento: cosa “deve” essere la Rai. Un interrogativo che
abbiamo posto già noi nei giorni scorsi quando abbiamo titolato “chi siamo, cosa
facciamo, dove andiamo” e traslato in “cosa è la Rai, cosa deve fare e dove
deve andare”. Dobbiamo quindi dare atto a Rossi di essere un passo avanti
rispetto all’aria che tira dove invece questo dilemma non sembra porsi
compiutamente.
Certo, l’AD Rai pone il tema a suo uso e consumo e, giocoforza,
lo deve ricondurre alla sua matrice primigenia: la cultura di destra e, segnatamente,
del Governo di cui lui è espressione terrena. Quindi, la declinazione del “piano
Mattei per la Rai” può essere intesa e declinata esattamente come è avvenuto con
il recente Sanremo dei “Cuoricini cuoricini” (giova ricordare la definizione di
“brillante” generosamente fornita dal consigliere Natale) ovvero, come sostiene Rossi, attraverso “…
imago, che incarna un po’ l’idea della magia, cioè la trasfigurazione della
realtà”. Il Festival piegato alla “loro” realtà.
Questo il punto centrale: la trasfigurazione, l’alterazione,
la manipolazione della realtà. A “questa destra”, a questa Rai è sufficiente
rimanere ferma per andare bene. Non ha bisogno della presidenza, non ha bisogno
di un Piamo Industriale, non ha bisogno di una riforma. “Loro” un progetto o “non
progetto” che dir si voglia, lo hanno ed è anche molto chiaro.
Ed è su questo punto che si manifesta da un lato la forza di
“questa Rai” e la debolezza di chi gli si dovrebbe opporre. Lo abbiamo scritto tante
volte e lo ribadiamo forte e chiaro e in questa chiave leggiamo la “crisi”
esistenziale nelle quale sono immersi tutti coloro che si occupano di Rai e di Servizio
Pubblico. Non c’è una visione, non c’è un progetto, non ci sono idee e proposte
sula quali provare a fare emergere una Rai nuova, futura, diversa e alternativa
a quella attuale.
Riferiamo che nei prossimi giorni ci sarà un importante appuntamento dove si potrà forse percepire lo stato delle cose:
INFORMAZIONE
EMERGENZA DEMOCRATICA: MEDIA FREEDOM ACT, RIFORMA RAI, PIATTAFORMA EUROPEA. NO
AL DECRETO SICUREZZA. LA SOCIETA’ CIVILE CHIAMA AL TAVOLO LA POLITICA. Saranno
presenti Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli. Martedì
15 aprile ore 9,30 Presso la sede FNSI in Via delle Botteghe Oscure 54.
Bene. Vedremo. Tanta roba in poco spazio e il rischio di assistere
ad una passerella di luoghi comuni è forte. Bloggorai non potrà esserci. Se avesse
potuto partecipare avrebbe proposto una sola e semplice osservazione: in Commissione
Trasporti del Senato ci sono 4 proposte di legge di riforma della Rai. Messe
tutte insieme non ne fanno una giusta, aggiornata, adeguata e con ragionevoli
possibilità che possa ottenere una maggioranza parlamentare qualificata. Cara “politica”:
mettetevi d’accordo, chiudete dentro una stanza le vostre menti migliori e non
la riaprite fintanto che non ne escono con una sola proposta organica ed
unitaria. Se non siete capaci di fare almeno questo, lasciate perdere, lasciamo
perdere e assisteremo inerti allo svolgimento del Piano Mattei per la Rai.
Chiudiamo con la notizia del giorno: ieri il Comune di Sanremo,
in attesa del TAR del prossimo 22 maggio, ha pubblicato il bando per l’assegnazione
del Festival per il prossimo anno. Tra le tante clausole (aumento del canone a
6.5mln, altre trasmissioni etc) ne compare una inedita: una specie di KPI (concetto
cha a qualcuno in Rai piaceva molto … Soldi dixit) dove il vincitore deve
garantire un ascolto non inferiore del 15% della media delle edizioni
precedenti. Per Rai non ci dovrebbero essere problemi di questo genere, per un nuovo
broadcaster forse si. Ma il tema che ora si pone forse è ancora più complesso: alla
Rai conviene ancora rimanere a Sanremo? L’interrogativo non è nuovo: per quanto
sappiamo era stato posto nero su bianco da oltre 10 anni all’attenzione del Cda
ma nessuno poi ha mai voluto rispondere. Come sempre, a ben cercare, le risposte
si trovano.
Bloggorai@gmail.com
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