Ieri è formalmente iniziata la Grande Battaglia di primavera
per la Rai. Gli obiettivi dei contendenti, delle strategie e gli esiti
possibili sono tutti nel solco della confusione ed incertezza.
Abbiamo appena letto quanto ieri ha pubblicato il Comune di
Sanremo:
“AVVISO PUBBLICO MANIFESTAZIONE DI INTERESSE PER
L’INDIVIDUAZIONE DI UN PARTNER PER L’ORGANIZZAZIONE E LA TRASMISSIONE IN CHIARO
DEL FESTIVAL DELLA CANZONE ITALIANA CON CONCESSIONE DEI RELA”TIVI MARCHI
REGISTRATI DI DENOMINAZIONE” dove si legge che “Il Festival, promosso, a
partire dal 1951, dal Comune (che è anche titolare dei marchi registrati del
Festival di Sanremo e del Festival della Canzone Italiana), è un evento
culturale di notoria fama, in tutti i suoi elementi essenziali, inserito nella
lista degli eventi di particolare rilevanza per la società…Il presente avviso
pubblico (a seguire, anche solo l’”Avviso”) è volto ad acquisire le
manifestazioni d’interesse a prendere parte alla Procedura e, quindi,
all’individuazione dell’OE cui affidare la cura dell’organizzazione – sulla
base di un progetto/programma proposto, negoziato e condiviso con il Comune (a
seguire, anche solo il “Progetto”) e per un solo triennio (tre edizioni),
2026-2027-2028, eventualmente prorogabile per un massimo di un ulteriore
biennio (massimo altre due edizioni: 2029-2030) – del Festival, con obbligo di
trasmissione dell’intero evento in diretta integrale e in chiaro, e diritto
esclusivo di ripresa e utilizzazione dell’evento in sede televisiva e
radiofonica, previa concessione dell’uso dei marchi registrati “Festival della
Canzone Italiana” e “Festival di Sanremo”, in sede radiotelevisiva, radiofonica
e in ogni forma tecnicamente realizzabile”.
Si legge che “Per essere ammessi alla fase selettiva
della Procedura, gli operatori economici dovranno far pervenire
inderogabilmente entro le ore 12,30 del giorno 19 maggio 2025”.
Poi si elencano una lunga serie di “obblighi” di un certo impegno e rilievo (dei quali parleremo) ed uno tra questi spicca per una singolarità: al punto j si legge: “prevedere, tra gli elementi essenziali di disciplina del rapporto di partenariato, una clausola che riservi al Comune, senza costi, risarcimenti o indennità a carico dello stesso, la facoltà di far cessare il rapporto intercorrente con il Partner nel caso in cui una o più edizioni ottengano risultati d’ascolto inferiori di 15 (quindici) punti rispetto alla percentuale media degli ascolti delle precedenti cinque edizioni del Festival”.
Allora, poniamo bene i termini della contesa. Il primo interrogativo
strategico è sapere quale sarà l’esito del ricorso al TAR la cui sentenza è
attesa il prossimo 22 maggio (pochi giorni prima della presentazione della
manifestazione di interesse, dove si capirà chi vorrà partecipare. Il secondo
interrogativo strategico è capire se a Rai conviene o meno mantenere la sua
posizione a Sanremo così com’è e alle nuove condizioni che il Comune di Sanremo
vorrà cercare di imporre (tra le quali due significative: aumento del costo e
percentuale sugli introiti pubblicitari oltre che altri obblighi onerosi)
oppure far saltare il banco ed immaginare, da subito, una diversa prospettiva.
Il terzo interrogativo strategico è capire se ci sono altri soggetti potenzialmente
interessati o no. Quest’ultimo interrogativo, per quanto semplice, è fondamentale
perché la risposta porta la soluzione a tutti i problemi. Se non c’è nessuno in
grado di sostenere una baracca del genere allora emerge un pensiero che
circola: “E’ tutta una pantomima tra Rai e Comune e alla fine troveranno un
accordo, almeno per quest’anno ... ovvero le ostilità si sposteranno di un
anno, poi si vedrà”. I tempi stringono.
Dalle parti dell’ex Viale Mazzini (ora non sappiamo più
come domiciliare) trapela poco e quel poco che ci viene riferito ci conferma quanto
sappiamo: incertezza e confusione, ovvero mancanza totale di prospettiva strategica,
ovvero esattamente quanto era noto da anni, forse da decenni. Ora, oggi e
nei prossimi giorni il terreno di scontro è tutto “in mano agli avvocati” che,
sia detto con tutto il rispetto e la simpatia, non dovrebbero essere
esattamente le mani giuste per affrontare un tema del genere. Brutalmente parlando,
ci sono in ballo tanti, tanti milioni e la credibilità dell’Azienda. Il Sanremo
dei “Cuoricini … cuoricini” che tanto hanno fatto felice il consigliere Natale e
i corifei dei “successi” di “questa Rai” potrebbero dover fare i conti con altri
scenari. L’AD tace, il Cda non ne parliamo proprio. Del resto, la mancanza di
un presidente nel pieno delle funzioni che la legge gli assegna potrebbe essere
una grave difficoltà per prendere decisioni di tale portata.
bloggorai@gmail.com
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