Bloggorai possiede un formidabile archivio cartaceo sulla storia
recente della Rai. Purtroppo, però, non ha pari memoria di quanto ha
gelosamente conservato e quindi, ogni tanto, deve dare una “ripassata” anche
per ripulire e alleggerire i faldoni di molti documenti ormai inutili.
Tra questi spiccano due cartelle: la prima contiene RaiWay
e la seconda invece Sanremo. Sono entrambi due dossier di assoluto rilievo strategico
per definire il futuro dell’Azienda ed entrambi appartengono al perimetro di azione
limitato che definisce oggi il Cda. Ieri su La Stampa abbiamo letto “In
ballo c'è il futuro del Festival di Sanremo. E della Rai, volendo lievemente
esagerare”. Forse non si tratta di una esagerazione: il Festival vale molto
non solo in termini strettamente economici per quanto incassa di pubblicità ma
anche per quanto “regge” gli ascolti della stagione televisiva di RaiUno.
Per quanto riguarda la Società quotata di Via Teulada, il MoU
recentemente sottoscritto in vista della possibile fusione con EiTowers è
giocoforza fermo al palo per l’evidente carenza di presupposto “politico” dell’operazione
di fusione nonché di quello industriale, trattandosi, al momento, di mera operazione
di alchimia finanziaria, peraltro forse indispensabile alla Rai per cercare di sostenere
il Piano Industriale. Difficile intravvedere all’orizzonte passi in avanti significativi
per i prossimi mesi.
Per quanto riguarda invece Sanremo, la faccenda è assai più
complicata (vedi post di ieri). Curiosamente, anche oggi sul bando appena
pubblicato dal Comune di Sanremo sulla stampa quotidiana non c’è nulla. Anche il
“silenzio” è una notizia. Al momento, tutta la faccenda, come abbiamo scritto,
è in mano agli avvocati in attesa della sentenza del TAR prevista il prossimo
22 maggio.
Allora, sfogliando gli articoli gelosamente conservati, abbiamo recuperato un’intervista a Lucio Presta del febbraio 2023 dove dichiarò: “Inevitabilmente un giorno si dovrà abbandonare l’Ariston e costruire un Palafestival, anzi esorto il proprietario Walter Vacchino e l’amministrazione comunale e regionale a pensare presto a questo progetto”. Sono passati anni e l’Ariston è ancora lì e di Palafestival a Sanremo non ci sono tracce”. Presta se ne intende e la sua opinione su questo tema ci risulta essere largamente condivisa dentro l’ex Viale Mazzini, solo che nessuno ha la voglia, la forza e il coraggio di dirlo apertamente e trarne subito dopo le relative conseguenze. In questa chiave, abbiamo raccolto un autorevole commento, si leggono le due posture legale della RAI: con la prima si sostiene “aspettiamo gli eventi” e poi decideremo (il prossimo 22 maggio); con la seconda invece si sostiene che la convinzione che non ci siano altri “concorrenti” in grado di organizzare un Festival (la battaglia sull’uso del brand è solo all’inizio dopo quanto ha scritto il Comune di Sanremo sul bando “Il Festival, promosso, a partire dal 1951, dal Comune (che è anche titolare dei marchi registrati del Festival di Sanremo e del Festival della Canzone Italiana”) porta necessariamente a mettere in cantiere l’edizione 2026 già da subito.
La battaglia
appena iniziata, per il momento, è sottotraccia e forse, dicono alcuni, meglio
così.
bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento