Che differenza c’è tra il “gioco dei pacchi” in onda su Rai
Uno e il Gratta e Vinci, una slot machine o un collegamento con un sito di
video poker? Nessuna: non si richiede alcuna abilità, competenza, conoscenza e
capacità. Cosa hanno di simile? Tutto: vince sempre il “banco” e tutti questi
“giochi” vanno a colpire il cuore di una delle piaghe umane più gravi, una malattia
sociale devastante che colpisce oltre un milione mezzo di persone in Italia: la
ludopatia. Avete presente, conoscete qualcuno che ogni giorno si compra una
schedina del Gratta e vinci o alle 5 del mattino si collega con il Pc su un sito
di giochi on line? Per inciso, Bloggorai, purtroppo, conosce direttamente e
drammaticamente molto bene l’argomento.
Lo Stato e in quota parte il Servizio Pubblico, alimentano e
sostengono almeno concettualmente, direttamente e indirettamente, il gioco d’azzardo.
Treccani: “Attività ludica in cui ricorre il fine di lucro e nella quale la
vincita o la perdita è in prevalenza aleatoria, avendovi l'abilità
un'importanza trascurabile. Possono dar luogo a una condizione patologica di
dipendenza consistente nell'incapacità cronica di resistere all'impulso al
gioco, con conseguenze anche gravemente negative sull'individuo stesso, la sua
famiglia e le sue attività professionali”.
Di questo si tratta. Il “gioco dei pacchi” è azzardo puro,
seppure il concorrente non ci rimette nulla. Viceversa, alimenta il sogno,
la fantasia e forse pure la necessità della vincita facile, senza impegno alcuno.
È il meccanismo del gioco tanto semplice quanto accessibile a chiunque: è il
fascino del rischio, l’attrazione fatale per un guadagno semplice da ottenere che
rende “attraente” al grande pubblico lo spettacolo televisivo, seppure sapientemente
condito da un conduttore “piacione” con musichette e faccine sorridenti.
Siamo andati a rivedere il precedente Contratto di Servizio,
laddove all’art. 27, art.1, s, ii, faceva esplicito riferimento al “… contrasto
alla ludopatia” e invece il nuovo Contratto (che tanto piace anche ad un “consigliere
a caso”) non solo ha cancellato tutto il precedente ’art. 25 (non a caso indicato come “obblighi
specifici) relegandolo ad un blando e irrilevante Allegato 1 ma ha cancellato proprio
i termini “gioco d’azzardo” e “ludopatia”.
Non c’è bisogno di aggiungere molto di più sulla gravità del
problema posto della “gallina dalle uova d’oro” del prime time di Rai Uno: porta
a casa Rai tanti soldi e tanti ascolti e chissenefrega del modo con cui questo avviene.
Abbiamo già posto e lo riproporremo ancora il tema del rapporto tra ascolti e
qualità dell’offerta.
Bene, veniamo a ieri. Alle 13. 30 parte la sigla del Tg1 e in
apertura c’era la notizia si riferisce alle nuove indagini sull’omicidio di Garlasco.
La stessa notizia ieri sera, era ancora tra le prime e precedevano molte altre
di ben altro rilievo nazionale e internazionale. È cronaca nera pura, è una notizia
certamente rilevante che però ha un suo “peso” specifico che si dovrebbe ben
distinguere rispetto alle altre notizie.
Ma la serata di Rai Uno non finisce con il Tg1 e il “gioco”
dei pacchi: alle 21.30 andata in onda la replica della fiction di Lolita Lobosco. Giocoforza: su Canale5 andava in onda la finale della Coppa
Italia e i fini strateghi di Via Asiago hanno pensato bene di coprirsi le
spalle dalla disfatta degli ascolti con l’usato garantito: male che vada,
almeno 10% di Share lo porta a casa. Dopo le due serate “speciali” del sabato
sera con Techedeche il finale di stagione sugli ascolti tv promette bene. Ci permettiamo
di suggerire: se mai dovessero riproporre Sandokan, la Tigre di Mompracen,
siamo disposti a scommettere (questo non è azzardo) 1 euro che ottiene ascolti
migliori di Pretty Woman.
Rimane il problema di fondo assoluto e totale: questo Cda, “questa”
Rai non ha nessun piano A o B che dir si voglia sul suo futuro: procede a quota
periscopica. Il Piano Industriale smarrito (KPI ???, Digital media Company ???).
Non ha piani (da anni) su Sanremo e vedremo nei prossimi giorni cosa succederà.
Non ha un piano su Rai Way oltre quello brutalmente finanziario e vedremo nei prossimi mesi cosa
succederà. Non lo ha verso gli obblighi previsti dall’attuale Contratto di
Servizio: esempio vedi art. 2, 2 c, dove si prevede che la Rai
debba “attrarre e fidelizzare il pubblico più giovane” salvo poi dover
constatare che la trasmissione forse più rivolta ai “giovani” è quel Mare fuori
sul quale pure c’è tanto da dire.
Per inciso, a proposito di “visioni”: ieri abbiamo letto di
un proposito della BBC che ha proposto “un piano nazionale per il passaggio
all'IP entro il 2030, che garantisca una transizione fluida e inclusiva dalla
trasmissione alla distribuzione basata su Internet, comprese proposte per un
"nuovo dispositivo di streaming multimediale, progettato tenendo conto
dell'accessibilità, volto ad aiutare coloro che attualmente non sono
adeguatamente serviti dai servizi digitali" nonché di superare la campagna
“Broadcast 2040+ volta a mantenere attiva la distribuzione digitale terrestre
per un altro decennio”.
Chiudiamo segnalando un articolo oggi pubblicato dal Messaggero
con il titolo “Rai, mossa di FI: presidente a maggioranza semplice”. Molto
interessante per diversi aspetti. Si legge della proposta (ancora non pubblica)
presentata da Gasparri e di quella che la settimana prossima dovrebbe presentar
FdI. L’articolo riporta alcune “novità” rilevanti delle quali parleremo presto,
non appena saremo in grado di leggere e sapere di più. Nota a margine: del
famoso “tavolo di lavoro” sulla riforma Rai proposto dall’opposizione nessuno
sa nulla.
bloggorai@gmail.com
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