mercoledì 17 settembre 2025

Le pagine nere della RAI tra le macerie di Gaza e quelle della riforma

by Bloggorai ©

Pagine buie, nere, ignobili. Ieri è stata scritta una delle pagine più drammatiche della storia contemporanea. Ieri è stata fornita prova provata, semmai ce ne fosse stato bisogno, della volontà di sterminio e di massacro del popolo palestinese da parte del governo israeliano e di chi lo ha “benedetto” il giorno prima ovvero Rubio il Vice Trump, ovvero il migliore alleato dell’Occidente. Ieri è iniziato un capitolo destinato a segnare uno spartiacque tra diritto internazionale, diritti dei popoli e barbarie, tra civiltà e bestialità.

Ieri è stata scritta in parallelo una pagina nera delle Rai. Il consigliere Natale aveva chiesto, sostenuto dalla Presidente della Vigilanza Floridia, di modificare il palinsesto serale “E' indispensabile che oggi la Rai modifichi i suoi palinsesti di prima serata e dia risalto adeguato al tema in una delle tre reti generaliste”. Bloggorai ha sostenuto fortemente questa richiesta soprattutto nel passaggio fondamentale: PRIMA SERATA e non lo “speciale” delle 18.30 su Rai Due e non il Tg3 quando la maggioranza dei telespettatori è già andato a dormire!!! 

Invece in prima serata andavano i pacchi d’azzardo su RaiUno e a seguire la replica di Montalbano, un nuovo gioco ignobile su Rai Due e la commemorazione di Redford su RaiTre. Solo intorno alle 23 è iniziatoTg3 notte e in parallelo Vespa. Cosa altro deve succedere per consentire ai telespettatori in PRIMA SERATA di sapere, conoscere e approfondire quello che succede nel mondo? Cosa c’è di più drammatico e devastante di quanto stiamo vedendo ogni giorno e da ieri ancora di più? Chiediamo aggiornamento al consigliere Natale: si ritiene soddisfatto di come la Rai ha risposto alla sua richiesta?

Veniamo ora ad un’altra pagina nera che interessa la Rai. Ieri in Commissione VIII Senato è stata decisa, all’unanimità e quindi con il consenso esplicito dell’opposizione, la chiusura del Comitato ristretto per l’esame delle proposte di riforma Rai ed è stato fissato al 30 settembre il limite per la presentazione di emendamenti al testo di maggioranza. 

Caporetto, debacle e disfatta sono i termini che racchiudono esattamente l’esito finale dell’iniziativa del “cantiere” o del “tavolo di lavoro” con il quale l’opposizione tutta unita voleva provare ad aprire un dibattito pubblico, aperto e trasparente su questo tema. Tre incontri, rapidi e senza risultato sono stati sufficienti per passare poi la palla ad una sorta di “comitato ristretto” ovvero 4/5 persone poi ridotte a due e infine ne è rimasto solo uno. 

Li conosciamo tutti e tutti insieme o separatamente tra loro non sono stati capaci di far uscire nulla, niente, il vuoto assoluto e, forse, sembra, che uno tra loro potrebbe scrivere qualche emendamento. È una Caporetto per gli obiettivi che si erano proposti, è una Caporetto nel metodo di confronto utilizzato ed è una Caporetto nel merito dei contenuti affrontati. L’obiettivo, posto a ottobre, all’indomani della nomina del Cda era proporre subito una idea di riforma Rai in grado di recepire subito l’EMFA. Sono passati colpevolmente lunghi mesi senza uno straccio di proposta salvo poi vedere la maggioranza che nel giro di tre settimane ha fatto tre proposte e una sintesi che ora potrebbe andare in Aula. Nel metodo perché è stato privilegiato il gruppo ristretto, la stanzetta privata, la logica riservata. A fine luglio è circolato un documento fantasma poi svanito nel nulla così come era apparso con tutta la sua nefandezza (il COM). Poi, proprio nei giorni scorsi, sono circolati emendamenti fantasmici pure loro. Non si sa chi li scritti, per conto di chi e con quali contenuti. O meglio sappiamo tutto e solo per decenza non lo scriviamo.

Morale della favola. Mancano pochi giorni alla chiusura della partita e poi si andrà in Aula. Al momento l’opposizione non ha nulla a proporre, non c’è nulla da dibattere e nulla si sa se gli emendamenti verranno presentati singolarmente da PD, M5S e AVS oppure saranno congiunti tra loro. Ma ciò che è più grave e che non si sa nulla su cosa potrebbero contenere ovvero quale sarà la “merce di scambio” con la maggioranza. Su quali articoli ci si concentreranno gli emendamenti? Quali saranno i punti sui quali si potrà convenire e quali invece opporsi? Bloggorai lo ha scritto chiaro e tondo proprio all’indomani della conferenza stampa del Governo del 30 luglio dove era presente: vedi il Post con il titolo “La Caporetto dell’opposizione” https://bloggorai.blogspot.com/2025/07/ . Lasciamo perdere poi la domanda su chi li scrive e per conto di chi?

Il problema, drammatico, è che dopo Caporetto c’è stato il Piave che ha mormorato “non passa lo straniero”. In questo caso non si intravvede nemmeno una “marana”. La Riforma Rai sarà targata Governo Meloni. Amen. Poteva andare peggio.

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martedì 16 settembre 2025

RAI: la corsa verso il futuro è appena cominciata e forse è già finita

by Bloggorai ©

Erano passate solo poche ore da quando ieri avevamo pubblicato il Post di Bloggorai dove era scritto “… Non si raccoglieranno margherite sul campo degli ascolti e degli altri generi Tv: la “faccenda” dei pacchi d’azzardo di RaiUno potrebbe essere solo la punta di un fenomeno dilagante sulle altre reti e sugli altri generi: le serie tv, le fiction con il numero progressivo (Don Matteo 12 o Makari 4)” e, zacchete, arriva la prima “botta” con l’anticipazione de L’Espresso che titola “La Rai perde lo storico primato. Mediaset all’attacco. In esclusiva tutti i numeri del sorpasso” e giù con i numeri impietosi. Si legge che “… Secondo quanto risulta dai dati sulla stagione in corso aggiornati a venerdì 12 settembre - e che siamo in grado di rivelare - Mediaset ha superato abbondantemente la Rai, consolidando un sorpasso che non è più episodico ma ormai strutturale. Il confronto tra i principali gruppi televisivi è chiaro: Mediaset: 38,5% di share e Rai: 33,2%”.

La seconda “botta” arriva questa mattina con il Sole 24 Ore a firma Andrea Biondi che riporta dati dello Studio Frasi e titola “Mediaset scavalca la Rai. Canale 5, estate in vetta” dove si legge “Una rincorsa che parte da lontano. Ma, alla fine, l'estate 2025 ha segnato il sorpasso. Il consuntivo della bella stagione sancisce un ridisegno della geografia della televisione italiana”. È solo una “contingenza negativa” dovuta al fatto che alla Rai sono mancati i grandi eventi sportivi oppure si tratta di un fenomeno strutturale destinato a stabilizzarsi? 

Leggiamo ancora un passaggio nodale: “… la capacità del Biscione di attrarre un pubblico, evidentemente più giovane, che la Tv la vede sui device on demand”. Questo il cuore del problema: come vi abbiamo riferito più volte la diversità è nel “target” ovvero nel pubblico di riferimento a cui si propone la diversa offerta editoriale: tra Rai e Mediaset tra i rispettivi telespettatori corrono poco meno di 10 anni di differenza. Rai mena vanto di riproporre Benigni e spera di avere Celentano (sponsorizzato dal Governo) condito da over dose di Techedechè insaporito da repliche di repliche e annaffiato da “fiaschi” di trasmissioni che durano “l'espace d'une nuit”. Tanto per dare un’idea dei geni che abitano nell’ex Viale Mazzini: da un lato è già a rischio chiusura una "nuova" trasmissione su RaiDue e dall'altro torna in video Miss Italia e dove lo mandano in onda? Su Rai Play, of course. Ma era proprio necessario ripescare quello scheletro nell’armadio del Servizio Pubblico solo perché fa piacere alla destra di Governo?

Non solo, non è sufficiente: il mondo Rai è convinto di essere al centro dell’universo, di godere di una impunità trascendente, di una sorta di “potere divino” dato dalla sua “natura” di Servizio Pubblico indispensabile e imprescindibile, unico e insostituibile.  Non è più così e non lo è da tempo. Leggiamo su Italia Oggi in edicola questa mattina: “Dal 2013 a oggi il mezzo è sceso dal 41% al 12% degli investimenti pubblicitari globali. La TV lineare in Italia è l'eccezione mentre nel resto del mondo è in caduta libera e sale la TV connessa. In Italia viviamo ancora in una bolla spazio-temporale dove il dibattito verte sullo scontro tra la Ruota della fortuna e Affari tuoi e su che fine farà Striscia la notizia e in generale sulla TV lineare sempre centrale sia per l'audience sia per la raccolta pubblicitaria. Il mondo va invece da tutt'altra parte”.

Non c’è scampo: hai voglia a parlare di “riforma” se nel frattempo la Rai lentamente e inesorabilmente affoga nella sua palude di incapacità e “impossibilità ad essere”. Hai voglia a parlare di “riforma” se non sei capace a dire una parola sul “prodotto Tv”, su quello che va in onda, su quanto viene proposto agli italiani. La Rai arranca e sprofonda proprio nella sua dimensione primordiale dell’offerta televisiva a cui si accompagna la paralisi progettuale: quando scriviamo di “piani” ci riferiamo a quello industriale, sepolto e dimenticato, che per quanto strampalato era o dovrebbe essere pur sempre un “piano” con le sue metafisiche fantasie della Digital Media Company e dei lunari KPI. Ci riferiamo, come ripetiamo ancora una volta, alla totale assenza di un qualsivoglia “piano editoriale per l’informazione”. Zero, nemmeno l’ombra, nemmeno un sussurro flebile di buona volontà. Abbiamo sotto gli occhi il famigerato documento segretissimo “Linee Guida Palinsesti 2025-2027” dove si recita il “de profundis” della tanto strombazzata “riforma per generi” e si elencano i tanti “vulnus” che si sono evidenziati, a partire dalla sua profonda crisi identitaria che ha impedito di “ … intercettare il bisogno del pubblico ricostruendo altrove un posizionamento non più percepito in casa Rai”.

Già, ma chi e come si risolve tutto questo e quanto tempo sarà necessario per farlo, mentre il resto del mondo, Mediaset in testa, corrono a velocità doppia rispetto alla Rai?  

Sarà sufficiente, intano, la “riforma della governance” del Servizio Pubblico? Sarà sufficiente sottrarre l’Azienda dalle grinfie del Governo di turno nominando i suoi vertici con i criteri EMFA? Non sapendo più a che Santo votarsi, speriamo ... speriamo…  anche se la povera e anziana mamma diceva sempre “chi di speranza vive ... disperato muore”.

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lunedì 15 settembre 2025

Rai e non solo: palloncini di primo autunno

by Bloggorai ©

Anzitutto un consueto e sentito ringraziamento alle lettrici e ai lettori di Bloggorai: pure quando non siamo on line (come ieri) vediamo da Google Analytics che diverse centinaia di persone hanno puntato il sito. Come se molti si recano all’edicola e non trovano il giornale preferito. Questo ci sostiene e ci spinge ad andare avanti. Grazie!!!

Dove eravamo rimasti? A Ranucci che sembrava sull’uscio pronto ad uscire dalla Rai e invece, abbiamo letto ieri su La Gazzetta del Sud (!!!) che “Rimango in Rai. Con La7 non c'è nessun contratto” e ha spiegato “… è vero che sono stato contattato dall'editore Urbano Cairo per un libro da scrivere ed è probabile che c'incontreremo come due persone che si stimano, ma sono nato e cresciuto in Rai e la maglietta del servizio pubblico ce l'ho cucita addosso. Vorrei solo che restassero - ha aggiunto le condizioni tali da permettere a me e ai miei collaboratori di continuare a lavorare col rigore e la libertà di sempre”. Qualcosa non torna. Anzitutto l’evidente sproporzione di attenzione da quando si era diffusa la notizia della sua presunta uscita a quando la stessa sarebbe rientrata. Nel giro di poche ore, un paio di giorni, siamo passati dalla tragedia a qualcosa che non si capisce bene cosa potrà essere. Non torna la frase “vorrei che restassero le condizioni tali…” cosa vuol dire esattamente? Ci sono o non ci sono le “condizioni tali” come il taglio delle puntate, gli spostamenti di palinsesto, gli impedimenti burocratici etc? Queste condizioni sono state o saranno rimosse nel senso che l’AD ha preso impegni in tal senso? Non basta affermare di aver “cucito addosso” la maglia del Servizio Pubblico”. Ci piacerebbe che Sigfrido, per la fiducia e la stima che gli dobbiamo, fosse più chiaro ed esplicito e magari gli saremmo pure grati se dicesse qualcosa di più su tutto il perimetro dell’informazione Rai e non solo per quello che riguarda la sua trasmissione e il suo “genere” specifico.

Poi ancora, dove eravamo rimasti con tutte le altre questioni aperte? Prepariamoci a spegnere le candeline: tra pochi giorni, il 26 settembre, sarà trascorso un anno dalla doppia nefandezza congiunta: la nomina del Cda Rai con i criteri della vecchia Legge Renzi quando invece si poteva e doveva provare ad anticipare quelli previsti dall’EMFA. È stato fatto un regalo formidabile al Governo che non vedeva l’ora di mettere le mani completamente sulla Rai a sua immagine e somiglianza. La nefandezza congiunta è la mancata nomina del Presidente con la quale si realizza la paralisi della Vigilanza Rai che non riesce più a convocarsi nonostante pure il severo monito di Mattarella. È una pagina indegna quella che dobbiamo leggere e lo è ancora di più perché vede coinvolte ab origine due forze politiche, il M5S e AVS, che sono stati complici e artefici, diretti o indiretti, volontari o meno, di questa nefandezza.

Poi ancora, come abbiamo scritto e ribadiamo, lo scontro strategico sarà sul campo dell’informazione ma anche sugli altri campi non si raccoglieranno margherite. Non si raccoglieranno margherite sul campo degli ascolti e degli altri generi Tv: la “faccenda” dei pacchi d’azzardo di RaiUno potrebbe essere solo la punta di un fenomeno dilagante sule altre reti e sugli altri generi: le serie tv, le fiction con il numero progressivo (Don Matteo 12 o Makari 4).  Non si raccoglieranno margherite sul fronte Rai Way in vista della chiusura del MoU a fine mese. Dall’operazione “vendita” (e non fusione come invece ai Fondi piace pensare) dovevano arrivare i previsti 190 mln, poi pure ridotti a 130. Zero. Non se ne parla più. E però erano i soldi necessari a sostenere il Piano Industriale, la famigerata Digital Media Company (mai specificata "di Servizio Pubblico”): puffete, zacchete, tutto svanito come una bolla di sapone come pure i tanto chiaccherati KPI anch’essi volatizzati.

Non si raccoglieranno margherite sul fronte, infine, della riforma Rai: nessuno sembra aver fretta di chiudere la partita nel recepimento dell’EMFA. L’opposizione si aggira confusa tra un testo fantasma (ora forse definitivamente abbandonato al suo triste destino) e la scrittura di emendamenti da presentare al testo di maggioranza. Quali saranno e chi li scriveranno è un mistero. Forse, dicono, gli stessi “due amici al Bar” che hanno prodotto il testo di fine luglio ora abbandonato: possiamo stare tranquilli, li abbiamo messi in cassaforte.

Tanto per intenderci e dare misura, idea, di cosa succede invece oltre la siepe dell’ex Viale Mazzini: oggi merita attenzione leggere il supplemento Economia del Corriere con titolo “La nuova vita del Biscione e ora i rivali sono Netflix e Bezos”. Of course, non è certo la Rai che per loro sta bene, benissimo così com’è. Questa la sintesi “… obiettivo di Berlusconi non è entrare in diretta competizione con i grandi streamer. Il mercato di riferimento è più segmentato e il confronto vero sarà con tre ecosistemi: gli streamer come Netflix e Prime sul lato pay-per-view e advertising on demand; YouTube nel time-spent digitale; le telco che presidiano i device finali nelle case. Per reggere, MfE deve diventare fornitore di soluzioni, più che di spazi”.

Rai? Maggioni e Vespa, Sanremo, i pacchi d’azzardo, Don Matteo 12, un Posto al Sole? Di cosa stiamo parlando? Boh !!!

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sabato 13 settembre 2025

Ranucci a La7? La "sorpresa" del giorno dopo

by Bloggorai ©

Premessa granitica e ineludibile: l’efficacia delle azioni, dei progetti, delle missioni si misura concretamente con i risultati che si ottengono. Se non ci sono risultati tangibili, misurabili e significativi, ogni gesto, ogni manifestazione di intenti e dichiarazione di buona volontà per quanto dura e aggressiva possa essere, non ha alcun senso, nessun segno, nessuna rilevanza. Nella storia del calcio, ad esempio, entrano nella storia e si registrano i risultati finali e non la sola buona volontà impiegata dai giocatori con la palla al piede: “abbiamo giocato bene ma abbiamo perso” non regge.    

Oggi parliamo di Sigfrido Ranucci e di Report. Sono ormai mesi, anni, che il conduttore e la sua trasmissione sono indigesti a tanti e, ovviamente, tra i primi c’è il Governo Meloni&C. Attenzione: non solo (vedi la vicenda Renzi). Sono ormai mesi, anni, che il conduttore e la sua trasmissione sono sotto tiro, minacciati in ogni modo e oggetto di vessazioni aziendali e intimidazioni politiche di ogni genere: tagli di puntate, repentini spostamenti di palinsesto, riduzioni di budget e intralci burocratici e ammnistrativi di ogni genere. 

Sono ormai mesi, anni, che il conduttore e la sua trasmissione denunciano in ogni sede e in ogni modo la situazione in cui sono costretti a lavorare. Tutti sanno, tutti sapevano da tempo come tutti sanno e tutti sapevano da tempo chi ne è responsabile e, per quanto leggiamo, un nome spicca su tutti: Stefano Coletta (oggi viene citato su La Stampa “…A decidere tutto questo pare sia stato proprio chi gestisce i palinsesti, il potente Stefano Coletta…”) come ieri è stato citato da Repubblica “Il primo nodo, la collocazione e il taglio delle puntate, determinate da chi ha gestito il palinsesto (Stefano Coletta, ndr) e la mancata difesa del taglio delle puntate da parte del direttore dell’Approfondimento Paolo Corsini”. Già, chi è Stefano Coletta e perché si parla tanto di lui? Si scrive di lui nel 2019 su Prima “Coletta è uomo di sinistra, anche alla sinistra del Pd in cui viene incasellato, ma non è inviso ai 5 Stelle avendo buoni rapporti con Vincenzo Spadafora” e, si dice, che potrebbe avere ancora la tessera del PD in tasca. A ottobre scorso il Fatto titola: “Coletta sarà n. 2 di Rossi” ovvero la spalla dell’AD, ovvero “il filosofo di Colle Oppio” imposto dalla Meloni. Si scrive ancora di Stefano Coletta (Domani dello scorso 7 settembre): “ … un dirigente considerato "de sinistra". Non è un caso che le malelingue ci tengano a ricordare che sua zia è stata a lungo segretaria fidata di Gianni Letta”. E ci fermiamo qui.

Dunque, è tutto molto semplice: il problema non è Ranucci che se ne va ma questa Rai che resta. Il problema non è invocare Sigfrido a rinunciare al passaggio a La7 ma revocare le condizioni capestro che gli sono state imposte da questa Rai. I consiglieri di “opposizione” cosa hanno fatto concretamente, con risultati tangibili, per evitare da tempo che si arrivasse a questo punto di rottura? A Napoli, lo scorso luglio, ci furono manifestazioni di protesta contro i tagli imposti alla trasmissione ma poi non successe nulla: tutti in ferie in attesa del colpo di mano della Maggioni avvenuto sotto l’albero del pero: nessuno ne sapeva nulla.

Ancora una volta emergono due punti chiarissimi: A- l’informazione Rai è il nervo scoperto, l’emergenza n.1 del Servizio Pubblico e forse più ancora della riforma. B- l’opposizione (???) arriva e si sveglia sempre il giorno dopo e pure quando ci arriva ci arriva male. Sul punto A: Ranucci è la punta emergente del giornalismo d’inchiesta Rai ma è altra cosa dal giornalismo di approfondimento che tutt’ora è completamente assente dalla prima serata delle reti Rai (salvo si voglia considerare tale il prossimo Giletti e le sue indagini su Garlasco o il recente esperimento fallito di Monteleone su Rai Due che “…Doveva essere la scommessa del nuovo palinsesto degli Approfondimenti…” terminato con lo 0,99%). Non ci risulta che qualcuno ha posto mai il problema. Non solo, Ranucci è rimasto forse il solo giornalista interno Rai a condurre un programma giornalistico dopo che pure a Duilio Giammaria è stato cancellato il suo Petrolio). Tutto questo era noto a tutti, da tempo, e a Bloggorai non risulta gran clamore o soverchia attenzione.

Sul punto B: che l’opposizione (???) arriva in ritardo purtroppo, drammaticamente, lo sappiamo molto bene (vedi la proposta di riforma della governance tutt’ora fantasma, era stata annunciato qualcosa per settembre ma ancora non si sa nulla) ma il tema è che ci arriva pure male. Ci arriva male perché è (o sembra) impreparata, distratta, inadeguata a comprendere tutto il perimetro dei problemi e non solo quello all’ordine del giorno. Ribadiamo la domanda: chi e perché anzitutto dentro la Rai si è opposto ad ogni progetto di riorganizzazione delle testate? Si potrebbe chiedere, ad esempio, al segretario delle FNSI Di Trapani che dovrebbe conoscere bene il tema, come pure allo stesso Natale già segretario dell’Usigrai. 

Ranucci è solo una parte del problema che è e rimane quello che abbiamo riassunto ieri e prima tante altre volte: l’opposizione (??) non ha voluto e non vuole affrontare tutto il perimetro dell’offerta editoriale dell’informazione Rai.

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venerdì 12 settembre 2025

Cosa c'è sotto le macerie dell'informazione Rai?

by Bloggorai ©

È un eterno gioco dell’oca: si torna sempre al punto di partenza. Quando si parla di Rai, la casella centrale, la n.1, ha solo un nome “informazione di Servizio Pubblico”. Il classico assioma “informare, educare e divertire” vede, appunto, al primo posto “informare”. Tutto il resto è un condimento, un accessorio importante ma pur sempre subordinato: spettacolo, cinema, sport per non dire appunto di arte e cultura (scuola!!!) diventano tutte caselle a seguire. Eppure, ciononostante, anzitutto dentro la Rai stessa si fa del tutto per sottacere, per far passare sottotraccia e rendere inoffensiva qualsiasi osservazione o proposta si possa fare a questo proposito. O meglio ancora: non se ne parla proprio e si alzano spesse coltri di fumo pur di non affrontare il problema.

Obbligatorio ricordare il recente passato perché altrimenti non ci capiamo: nel 2014 esce il Piano Gubitosi che prevede due super-redazioni, meno poltrone, più sinergie e stop alle sovrapposizioni. Arriva il 2017 con il famigerato Piano Verdelli che pure contiene sostanziose proposte di accorpamenti e razionalizzazioni. Poi è il momento del Piano Industriale 2018 con il poderoso fascicolo di oltre 240 pagine (allegato 4) che prova a disegnare un altro modello di informazione del Servizio Pubblico. Infine è il momento del precedente Contratto di Servizio dove all’art. 25,d si fa esplicito riferimento alla necessità di rivedere il perimetro delle testate giornalistiche.

Nulla, puffete, tutto svanito, volutamente dimenticato e colpevolmente soppresso e sepolto sotto una spessa coltre di cemento armato. Risultato finale: nessuno, sottolineato nessuno, ha voglia, forza e coraggio di affrontare questo problema. Quando diciamo “nessuno o tutti” ovviamente intendiamo amici e nemici. Chi si è opposto e si oppone, direttamente e indirettamente? I giornalisti Rai e chi li rappresenta da che parte stanno?

Eppure, oggi più che mai l’informazione Rai e del Servizio Pubblico si può definire come una vera emergenza e forse più ancora della “riforma Rai” che pure sull’indipendenza dell’informazione (EMFA) pone un cardine. Ieri la Floridia, presidente della Vigilanza Rai, ha ribadito che il nostro Paese è sulla soglia di rischio medio alto per la liberà e l’indipendenza dell’informazione. Come può essere libera e indipendente l’informazione Rai quando la Vigilanza Rai non può esercitare il suo dovere istituzionale e il Cda è senza Presidente da quasi un anno?

Come può essere libera e indipendente l’informazione Rai quando il direttore della sua prima testata, il Tg1, viene chiamato a fare il portavoce del Governo come se nulla fosse? Come può essere libera e indipendente l’informazione Rai quando i suoi direttori ( e non solo loro) vengono scelti solo in base alle “quote” presunte di appartenenza a questo o quel partito, preferibilmente di governo?

Eppure, oggi più che mai l’informazione Rai e del Servizio Pubblico dovrebbe essere un punto granitico di riferimento per comprendere, dibattere e approfondire i tanti temi drammatici all’ordine del giorno. Eppure, oggi nessuno si pone il problema della totale assenza una trasmissione in prima serata di approfondimento giornalistico su Rai Uno destinata al grande pubblico. Nulla: c’erano i 5 minuti di Vespa dopo il Tg1, per ora sacrificati sull’altare dei Pacchi d’azzardo; c’è il Tg2 Post che sembra non vedere l’ora di passare la linea alla trasmissione di cronaca nera che piace tanto e, infine, ci sono i pochi minuti di Damilano relegati su Rai Tre. Punto. Amen e ai telespettatori interessati a sapere che succede nel mondo non resta che cambiare canale di gran fretta e andare su La7. Se un giorno Cairo dovesse chiedere una “quota parte” di canone solo per questo potrebbe anche avere buon titolo. Nota bene: Mediaset tutte le sere su Rete4 ha una trasmissione giornalistica.

E veniamo al consueto tasto dolente: e l’opposizione, i consiglieri di “opposizione” cosa fanno, come si pongono il problema? Vedi il caso Maggioni che riteniamo un tema fortemente politico: il consigliere Di Pietro, almeno questo, ha sollevato il problema dal punto di vista economico. Ma non è solo questo in gioco (e pure non è poco): c’è in gioco il ruolo del Cda che non è stato informato o coinvolto nella trattativa in corso nei mesi precedenti (da che parte stavano?) e c’è in gioco tutto il perimetro dell’offerta editoriale informativa che prima era in capo alla Maggioni (e non si sa che cosa ha prodotto finora). 

Ce n’è abbastanza per sollevare un putiferio. Sono state tagliate trasmissioni importanti come Petrolio e non è successo nulla. Silenzio, dentro e fuori la Rai nessuno ha battuto ciglio e al dunque da tempo abbiamo intuito e capito qualche perché: perché semplicemente si guarda al “dopo Vespa” e a molti, compreso a sinistra, la Maggioni va benissimo (“però la sua trasmissione della domenica è fatta bene e lei è brava” qualcuno ci hanno detto). Amen.

Vogliamo poi parlare della crisi congenita di ascolti di tutte le testate giornalistiche Rai? Nel giro di pochi anni hanno perso tra il 20% del Tg1 al 52% del Tg2 e nessuno batte ciglio, salvo poi far correre un brivido quando nei giorni scorsi è successo che il Tg5 ha battuto il Tg1 e non era certo la prima volta. Vogliamo, infine e ancora una volta, parlare di Rai News24, il vero “buco nero” dove sprofonda l’informazione del Servizio Pubblico che con oltre 200 giornalisti impegnati non riesce ad andare oltre il prefisso telefonico? 

Il consigliere Natale conosce bene, benissimo, tutti questi problemi. Recentemente ha dichiarato “Chi ha a cuore la tenuta del servizio pubblico non può sottovalutare il segnale di allarme che viene dagli ascolti del Tg1. A differenza dell'estate scorsa, la crisi non può nemmeno essere addebitata a problemi di traino, dati i buoni risultati conseguiti quest'anno da Reazione a Catena. L'analisi va puntata su contenuti e linguaggi del tg, senza guardare altrove". No, non è così, non è un problema di contenuti e linguaggi. E non regge nemmeno legare gli ascolti al traino di un giochetto qualsiasi allo stesso modo con cui non regge sottrarre i 5 minuti di Vespa per agevolare il gioco d’azzardo dei pacchi. Esattamente al contrario, bisogna guardare altrove: è un problema di scelte strategiche aziendali.

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mercoledì 10 settembre 2025

RAI: l'opposizione del giorno dopo e TeleMeloni per sempre

by Bloggorai ©

“Consigliere 5 chiama Consigliere 3 … ci sei?”

“Consigliere 3 a Consigliere 5, ci sono … ci sono e ci faccio ... che succede?”

“Consigliere 5 a Consigliere 3 … c’è qualcosa che qui non va”

“Consigliere 3 a Consigliere 5, dimmi tutto ... sono in ascolto”

“Consigliere 5 a Consigliere 3 … hanno visto una Signora, capelli biondi tendenti al rossiccio, che si aggirava tutta garrula ed agitata con un foglio di carta in mano mentre urlava intorno a Via Asiago “Ho il Contratto ... ho il contratto per 5 anni” … Ma non credi che sarà un problema per il Servizio Pubblico?”

“Consigliere 3 a Consigliere 5, guarda … non capisco, non so bene, però fai una cosa: scrivi all’AD, a noi consiglieri, alla Corte dei Conti, alla Croce Rossa, a tutto il mondo e solleva il problema … vediamo se e quando ti rispondono”.

“Consigliere 5 a Consigliere 3 … ookkkkeeeeyyyy … ottimo consiglio … scrivo, passo e chiudo”

Le faccende Rai, è noto, dividono il mondo in piccole parti. Grosso modo, da un lato c’è una stragrande maggioranza che la guarda, poco o tanto che sia, si accontenta dei Pacchi d’azzardo su RaiUno, di qualche replica di Montalbano o Don Matteo e poi “tira a Campari”. Da altra parte una sparuta minoranza, microscopica, poco più di quattro amici al Bar, che sta sempre lì a fare le pulci sui conti, a misurare gli ascolti, a registrare i gossip interni ed esterni su chi sale e chi scende, a dibattere di riforme impossibili e di Regolamenti europei. Se li metti tutti insieme una sala parrocchiale li potrebbe contenere tutti.

Ecco allora che, con un “leggero” ritardo (la notizia è comparsa sottotraccia sul Corriere lo scorso 21 agosto), il consigliere Di Pietro ieri ha preso carta e penna ed ha scritto a tutti chiedendo di essere informato sulla vicenda Maggioni che un giorno si è dimessa e lo stesso giorno firma un lauto contratto che la lega alla Rai per i prossimi 5 anni. Bloggorai ha scritto subito che “qualcosa” non andava come pure ha osservato subito che la faccenda stava passando sottotraccia ed ha posto subito un problema: il Cda è stato informato della trattativa? La faccenda non è da poco conto: si gioca sul campo delicatissimo dell’informazione Rai (lei era direttrice dell’offerta informativa) e cade proprio mentre è in discussione il rinnovo del Contratto Bruno Vespa e, nel frattempo, esce la notizia del direttore delTg1 che dovrebbe andare a Palazzo Chigi.  

E allora? E allora il problema è sempre lo stesso: l’opposizione, quale che essa sia e quale che sia la sua “forma”, sui grandi problemi arriva sempre tardi e male. È sempre l’opposizione del giorno dopo. Vedi la questione riforma: sono trascorsi oltre 8 mesi da quando tutti felici festeggiarono “l’incardinamento al Senato” del dibattito sui testi di riforma depositati in VII Commissione e ancora non si sa quale sarà la sua proposta. Nota bene, la maggioranza di Governo, nel giro di un mese ha presentato tre nuove proposte ed una sintesi finale. Stesso tema per altri grandi problemi: qualcuno ha mai sentito un consigliere o altri dibattere o proporre qualcosa su vendita/fusione Rai Way? A noi non risulta. Qualcuno ha mai sentito battere i pugni sul tavolo del Cda per il problema della Presidenza? A noi non risulta. Per rimanere in tema informazione del Servizio Pubblico: qualcuno ha mai posto il problema della riorganizzazione delle testate, del piano editoriale? A noi non risulta.

Se l’opposizione non cambia qualcosa, ci terremo TeleMeloni per molti anni a venire. Aveva ragione Moretti a Piazza Navona nel 2002: "Con questi dirigenti non vinceremo mai!"

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PS. noterelle a margine: A. la Rai che guarda al futuro è tutta in fibrillazione per un possibile “ritorno” di Celentano in TV. B. Abbiamo navigato tra le FAST tv: sorprendenti!!! C’è di tutto e di più.

C'era una volta un Paese, la Rai e la sua "scuola"

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“Non è mai troppo tardi” è una frase che necessita di adeguata punteggiatura. Con il punto esclamativo si apre una speranza, si scopre una possibilità che le cose possano cambiare. Se invece si adopera il punto interrogativo la speranza svanisce e diventa una sfida dagli esiti incerti, ovvero una possibilità che le cose possano anche peggiorare. E, come dice la Legge di Murphy “Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo”.

Sono trascorsi oltre 65 anni dalla prima messa in onda del famoso programma televisivo del Maestro Manzi ed ora dobbiamo constatare che per la scuola, per la cultura nazionale, è proprio “tardi” e che le cose sono andate nel peggiore di modi possibili. Gli italiani sono mediamente “analfabeti funzionali” cioè come scrive il Corriere “Più di un italiano su tre tra i 25 e i 64 anni è in grado di comprendere solo testi brevi che adoperano un vocabolario semplice. L'Ocse li definisce adulti con «un basso livello di alfabetizzazione»: una condizione di svantaggio assoluto che ha conseguenze drammatiche non solo sulle opportunità di impiego, ma più in generale sul benessere, sulla salute, sulla capacità di gestire i risparmi, di reperire informazioni corrette in Rete, sulla fiducia negli altri e nelle istituzioni... Da noi rappresentano il 37 per cento della popolazione, contro una media Ocse del 27 per cento”. E aggiunge a proposito del numero dei laureati “Ultimi in Europa, a parimerito con l'Ungheria, penultimi nel mondo: solo il Messico è più indietro (29 per cento)”. Il Terzo Mondo è dentro, vicino a noi.

Si diceva allora che “Non è mai troppo tardi” ha contribuito alla crescita culturale degli italiani, ha consentito una sorta di riunificazione linguistica di un Paese frammentato in mille dialetti e sulla soglia di un livello di istruzione ai minimi termini. Forse è vero. Dopo di che, a quanto sembra leggendo i risultati che abbiamo oggi sotto gli occhi, siamo in ritardo, in grave ritardo.

È utile porre la domanda su dove cercare le responsabilità, di chi è la colpa? Forse si e, ovviamente, per quanto riguarda Bloggorai, ci limitiamo alla Rai, al Servizio Pubblico. Affiniamo la domanda: quanto e come la Rai, attraverso gli obblighi imposti dalla Legge (sebbene non più tali perché inseriti nel semplice Allegato 1 al nuovo Contratto di Servizio quindi con evidente vincolo inferiore rispetto al precedente Contrato dove invece venivano dettagliatamente specificati nell’intero e lungo articolo 25) è stata corresponsabile di questa situazione? La Concessione Stato Rai impone che la Rai debba “… favorire l’istruzione, la crescita civile, la facoltà di giudizio e di critica, il progresso e la coesione sociale…” e il Contratto di servizio (art.2, d) in vigore ribadisce che la Rai deve “assicurare il valore formativo ed educativo, con particolare attenzione all’adolescenza e all’infanzia”.   

E quindi in soldoni, come e quanto la Rai ha partecipato/contribuito alla disfatta culturale del Paese? Come e perché non è stata in grado di dare una mano a frenare questa deriva? Evidente che la Rai non è il solo soggetto in grado di intervenire su un processo tanto complesso ma altrettanto evidente che ha una sua quota parte non di poco conto. Ad esempio, aver inseguito (ed inseguire tutt’ora) il modello commerciale, aver introdotto linguaggi e riproposto stili di vita poco propensi e che poco combaciano con il sostegno della crescita culturale del Paese è una responsabilità del Servizio Pubblico o no? Bloggorai ritiene di si. Nota a margine: Rai Scuola, sul canale 57, raccoglie una media giorno mensile di circa 0,1%. 

Diamo ora un occhio al futuro. Confessiamo, fino a questa mattina non conoscevamo l’acronimo FAST che ora sappiamo indicare i Free Ad Supported Streaming TV channels, cioè emittenti in streaming gratuito supportati da una massiccia pubblicità. Ne parla oggi un lungo articolo su Panorama con il titolo “La Tv del futuro. Non esiste solo Netflix” e leggiamo cosa sono “Si tratta di canali televisivi trasmessi via Internet, che propongono una programmazione lineare, ovvero un palinsesto fisso che scorre nel tempo proprio come nei canali della tv classica”… “il successo delle Fast si basa anche sulla loro capacità di intercettare sia il pubblico giovane, che scopre questi canali direttamente dall'home page della propria smart tv, sia chi cerca contenuti specifici”… “ … in Italia il settore sta crescendo in maniera significativa, pur trovandosi ancora in una fase iniziale rispetto ad altri Paesi europei. In Italia, alcuni dei protagonisti principali di questo nuovo mercato sono nomi già noti a livello internazionale. Samsung tv Plus, per esempio, è preinstallato su tutte le smart tv dove si offrono oltre 130 canali gratuiti”. Per la Rai un “nemico” in più, altri telespettatori che emigrano verso nuove frontiere. Hai voglia a dire “prominence nei canali Tv”: su ogni telecomando e su ogni nuova smart tv il primo accesso è verso il mondo streaming e solo in subordine si accede al digitale terrestre.

Chiudiamo con una piccola nota a margine: il Messaggero, con la firma del solito bene informato Ajello, ha tenuto a farci sapere una notizia importante ed ha pubblicato una foto dell’AD Rossi a pranzo con il direttore del Tg1 Chiocci e nella didascalia si legge “L'immagine pubblicata qui sopra trasmette invece un clima sereno e nessuna ruggine apparente. Dopo la tempesta, un amichevole ammazzacaffè”. Chissà la Meloni cosa ne pensa?

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