“Quann’è tordi e quann’è grilli” dicono in Bassa Val
Tiberina. Oggi c’è molto da dire sulla Rai e dintorni. Prima però manteniamo l’impegno
a viaggiare dentro l’intelligenza artificiale (e naturale) dell’Azienda
per cercare di capire come e verso quale progetto si indirizza (vedi il Post di ieri).
Prima ancora però vi riportiamo un semplice gioco che
abbiamo fatto con ChatGPT e con Gemini. Provate anche voi. Abbiamo formulato una richiesta:
proponi un modello di spettacolo televisivo di intrattenimento leggero, in prima
serata, destinato ad un pubblico sia giovane che adulto. Risultato sorprendente:
c’è tutto, titolo, durata, scaletta, caratteristiche delle diverse parti. Il format
proposto è talmente completo e persuasivo che sarebbe sufficiente portarlo prima
alla SIAE e poi a “non si sa bene dove si trova ora la Rai” per venderglielo. E
magari potrebbe anche andare bene e fare un ascolto decente. Ma ciò che sorprende
è la parte del format rivolto ai “giovani”: idee semplici e forse efficaci. Ma a
Rai Uno si accontentano degli over 60.
Altro gioco: abbiamo chiesto come utilizzare l’Ai per
confezionare un telegiornale. La risposta si divide in tre capitoli. Il primo si
riferisce alla raccolta e verifica delle notizie, il secondo alla loro elaborazione
e il terzo alla loro presentazione. Per ognuno dei tre capitoli viene specificata
dettagliatamente come utilizzare l’AI. Ci sembra quasi una risposa banale: applicando
la sola Intelligenza Naturale è il minimo sindacale per un qualsivoglia Tg. Sarebbe
interessante sapere se anche nei Tg Rai si applicano strumenti di Ai con queste
caratteristiche. Nota a margine: a maggio dello scorso anno si è svolto a Torino
un seminario promosso dall’Usigrai incentrato sull’impiego dell’intelligenza
artificiale generativa nel quotidiano lavoro in redazione.
Bene. Andiamo avanti. Allora, riprendiamo il viaggio a
partire da un punto fermo: la Rai “deve” utilizzare l’AI perché lo impone la
Legge, ovvero il nuovo Contratto di Servizio che all’art. 3 dispone che “la
Rai si impegna a … c) migliorare la
struttura e l’usabilità di tutte le attuali e future piattaforme digitali del
servizio pubblico (esemplificativamente Rainews.it, e Raiplay e RaiPlay Sound)
tale da garantire l’effettiva valorizzazione del patrimonio di contenuti e una
migliore fruibilità anche per mezzo di algoritmi e di strumenti di intelligenza
artificiale, da parte dell’utenza attraverso tutti i possibili dispositivi di
ricezione … 5. Rai valorizza
l’applicazione e l’utilizzo di tecnologie emergenti (esemplificativamente
intelligenza artificiale), avvalendosi anche del supporto del Centro ricerche
innovazione tecnologica e sperimentazione di Torino, allo scopo di promuovere i
propri contenuti, potenziare l’accessibilità e contrastare la disinformazione”.
Quindi il tema è capire se e come la Rai rispetta il mandato
impositivo del Contratto e in che termini. Il Contratto è stato approvato, con grande e anomala fretta, lo scorso settembre 2023 quindi da quasi due anni. Da allora, per
quanto ci è noto, sappiamo che è stato istituito un “gruppo di lavoro” coordinato
dalla Direzione Coordinamento Iniziative Strategiche del quale è responsabile
Paola Marchesini. Cosa ha prodotto sostanzialmente in questo tempo non è dato
sapere. Potrebbe essere un documento di “orientamento” destinato a tutte le
strutture aziendali? È possibile, probabile, ma ancora non se ne sa nulla.
Al momento, però, per quanto ci è
possibile sapere con certezza, ci dobbiamo limitare ad annotare quanto fa il CRITS
di Torino. Abbiamo scoperto una miniera di attività, di proposte, di riflessioni,
di documentazione che sarebbe sufficiente applicarne la metà per vedere un’altra
Rai, forse proprio quella Digital Media Company di cui tanto si parla e che
ancora non vede lontanamente la luce. Ad esempio: durante l’ultimo Data
Technology Seminar 2024 svolto in ambito EBU a marzo dello scorso anno (come
pure negli anni precedenti) sono stati presentati modelli, nuovi strumenti di
applicazione dell’Ai destinati alla produzione Tv, alla gestione delle notizie (verifica
fake news etc).
La domanda allora è: visto che il
Contratto di Servizio dispone che la Rai debba avvalersi del CRITS per “…l’utilizzo
di tecnologie emergenti (esemplificativamente intelligenza artificiale) …” in che
misura e in quali settori sono state applicate o almeno sperimentate le
indicazioni e le proposte che emergono da Torino? Per quanto siamo riusciti a capire,
la Rai al momento è solo in grado di usare e addestrare modelli di Ai già
esistenti e non ha risorse per crearne di nuovi.
Ma il vero cuore del problema
che solo di traverso interessa l’Ai del Servizio Pubblico sono i suoi “dati”
ovvero i “mega dati” con i quali, ad esempio e in primo luogo, si profilano gli
utenti del Servizio Pubblico (vedi attraverso l’utilizzo di Rai Play) cioè i
loro dati di navigazione, come l'indirizzo IP, altri identificativi online e
identificativi connessi al dispositivo. Analogo tema è sapere come viene
gestito l’enorme archivio di immagini digitalizzate di cui dispone la Rai (vedi
un recente seminario su “Preserving authenticity of media archives content”).
Abbiamo posto questo interrogativo
a nostro giudizio fondamentale: dove sono conservati, chi è il soggetto incaricato
di utilizzare e gestire i dati di profilazione degli utenti Rai e per quali
finalità sono utilizzati? Finora nessuno ha risposto.
Ad esempio, per quanto abbiamo
potuto al momento solo “intuire”, al “gruppo di lavoro sull’Ai” sembra, pare,
dicono, non partecipa la direzione Marketing. Magari abbiamo capito male ma se invece
abbiamo capito bene, qualcosa non torna.
Infine, come vi abbiamo accennato ieri, è stato presentato l’Annuario 2024 su la televisione Streaming verso il mercato maturo. A parte dover osservare che in questo nuovo mercato sembra che la Rai sia progressivamente e tendenzialmente assente, vale la pena riportare l’ennesima dichiarazione emersa durante il dibattito: è necessaria la riforma della Rai. La noia scorre sovrana: non c’è nessuna riforma Rai all’orizzonte prossimo venturo ed abbiamo seri dubbi che potrà esserci prima almeno di un anno. Ripetere questa litania è ora inutile e dannoso: getta fumo negli occhi. Le proposte depositate in Commissione LL.PP del Senato, le sole formalmente in discussione, sono “vecchie” e superate da almeno un fattore decisivo e fondamentale: nessuna tiene conto che nel frattempo è intervenuto l’EMFA che, tra l’altro, dispone l’assoluta necessità di coniugare indipendenza del Servizio Pubblico e risorse delle quali disporre. Tanto per intenderci: nessuna delle proposte dell’opposizione contiene mai, mai, il termine “canone”. Di cosa stiamo parlando?
Torniamo ad usare almeno
l’intelligenza “naturale”, forse è meglio.
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