Siate fiduciosi ...
qualcosa succederà !
Mettiamola facile: se Trump è a destra, noi siamo a
sinistra. Se Trump è contento, a noi gira tutto ciò che può girare. Se Trump attacca la BBC noi la difendiamo. Se qualcuno
sostiene che il filmato incriminato contenesse “manipolazioni” sul ruolo di Trump
durante l’assalto a Capitol Hill, noi (dopo aver visto le immagini) sosteniamo
esattamente il contrario ovvero che Trump ha avuto un ruolo decisivo in quella
drammatica giornata. Se la BBC decide di resistere alla minaccia di Trump di risarcimento
miliardario, noi sostentiamo che il polverone sollevato dal “consulente” e dal
suo giornale (di destra) sia tutto un clamoroso bluff, meglio ancora uno scientifico
depistaggio al quale molti, compresi in Italia, hanno abboccato. Nota a margine: non c'è alcun presupposto legale per quanto vorrebbe fare Trump.
Allarghiamo il giro: in Gran Bretagna, da tempo e da parte
del governo conservatore, è in atto un disegno finalizzato ad indebolire il ruolo
istituzionale, la credibilità e l’autonomia della BBC. Questa operazione è un tassello
del disegno strategico che troverà esito finale, come in Italia, nel 2027
quando avverrà il rinnovo della Concessione. Attenzione: è un disegno largo, europeo.
L’Economist ha titolato “I populisti minacciano le emittenti pubbliche
indipendenti europee. Se non puoi prenderli in carico, togli loro i fondi”
ed è esattamente il cuore del problema: tagliare le fonti di finanziamento.
Proprio come in Italia, è in atto un lento e progressivo
disegno di indebolimento, di impoverimento, di sfiaccamento del ruolo del Servizio
Pubblico. L’argomento “Rai” sembra essere progressivamente poco interessante, poco
appetibile financo per la politica che pure ha o dovrebbe avere grande interesse
a tenerla sotto controllo. Il disegno, ovvero il “Piano” come sappiamo
bene, viene da molto lontano e non si è mai arrestato, anzi, si arricchisce e
avanza inesorabilmente.
Il lento e progressivo disegno di indebolimento della Rai
riguarda il fronte economico. Il Piano industriale non avanza perché non ci
sono soldi. Il Piano Immobiliare non avanza perché i conti non tornano. I conti
non tornano perché ancora sprechi, duplicazioni, inefficienze e deficit
progettuali lo impediscono nonostante le ripetute sollecitazioni della Corte dei
Conti. Il “dossier” Rai Way è fermo al palo, quale possa essere l’esito finale
della trattativa in corso con Ei Towers.
Il lento e progressivo disegno di indebolimento della Rai
riguarda il fonte istituzionale 1. È trascorso oltre un anno dall’insediamento
del Cda e ancora non c’è il suo presidente “naturale”. È trascorso quasi un anno
e la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei
servizi radiotelevisivi non si riunisce e non riesce ad esercitare il suo ruolo
istituzionale, cioè non “indirizza” e non “controlla”. Apparentemente il fatto
è grave ma sostanzialmente è irrilevante nonostante financo il richiamo del Presidente
della Repubblica. Ribadiamo: la “colpa” non è solo della maggioranza di Governo.
Il lento e progressivo disegno di indebolimento della Rai
riguarda il fonte istituzionale 2. Il tema della riforma Rai è svanito dal
dibattito pubblico. Formalmente è ancora in VII Commissione Senato dove sono
all’esame gli emendamenti presentati al testo di maggioranza. I partiti di Governo
vorrebbero chiudere entro la fine dell’anno. I partiti di opposizione non danno
segnali di fumo (anche perché i loro emendamenti non sembrano avere altra
natura se non il fumo).
Il lento e progressivo disegno
di indebolimento della Rai, infine, riguarda il fronte editoriale. Gli ascolti
vanno male: RaiUno è sotto Canale 5 sia in day time e da un po’ anche in prime
time e non parliamo della ormai consolidata battuta di arresto in access time
con la debacle dei “pacchi”. Come pure il Tg1 è sotto il Tg5 dal 14 settembre
all’11 novembre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con lo -0,69
contro + 0,66 (fonte Studio Frasi su dati Auditel). Vedi pure https://www.affaritaliani.it/mediatech/ascolti-tv-canale-5-italia-1-rete-4-mediaset-supera-rai-2025-trend-share-prime-time-daytime-989724.html.
I dati di fine anno si preannunciano preoccupanti. Ma il fronte editoriale vacilla
non solo e non tanto per i numeri ma anche per la “qualità” dell’offerta. Le
trasmissioni chiuse per mancanza di pubblico non si contano e quelle che rimangono
sono saldamente ancorate ad un pubblico “diversamente giovane” ovvero over 60.
Non si fanno risparmi sulle repliche delle repliche e non si fanno sconti sui temi
mainstream di cronaca nera (Garlasco for ever).
Di tutto questo chi si preoccupa? Chi pone il problema? Non si
sa. La vicenda di queste ore sul Garante della Privacy la dice lunga anche sulla
Rai. Tutto nasce all’indomani dell’attentato a Ranucci e della contestuale multa
erogata a Report. Il giorno dopo tutti a manifestare solidarietà a Ranucci e
alla sua trasmissione. La solidarietà ha un senso se si trasforma in fatti concreti
e i fatti concreti sono il ripristino del ruolo a partire dalla “restituzione” delle
quattro puntate tagliate e dalla sua ricollocazione al lunedì. E questo fatto concreto non sembra avere molte possibilità di vederlo realizzato.
Siamo tutti in attesa di qualche “fatto” concreto da parte
di un consigliere Rai, uno a caso. Merita leggere un articolo su Domani con il titolo
“Scandali senza effetti. Non mi dimetterò mai. Da Santanchè al Garante la
poltrona non si molla”. Già, la poltrona da consigliere Rai è una gran bella
poltrona, perché mollarla?
bloggorai@gmail.com
Aridanghete, arieccoli, ancora voi? Per l’ennesima volta l’opposizione
tutta intera, PD e M5S e AVS, perdono la grande occasione di parlare forte e
chiaro e ci girano intorno cincischiando. NON c’è stato, non lo abbiamo avvertito
chiaro e tondo quel “rigurgito di coscienza” auspicato da Ranucci domenica
sera.
Quel “rigurgito” doveva riguardare il passato e riferirsi
al futuro. Leggiamo oggi sui giornali che i tre partiti sarebbero tutti uniti
nel chiedere le dimissioni del Garante Privacy a seguito delle puntate di Report.
Leggiamo la Schlein: “Sta emergendo un quadro grave e desolante che rende necessario
un segnale forte di discontinuità. Io penso che non ci sia alternativa alle
dimissioni dell’intero consiglio”.
Osservazione n.1: erano proprio necessari i servizi di
Report per accorgervi che alla Privacy “qualcosa” non andava? Avete due commissari
(o meglio il Presidente Stanzione,PD, e il commissario Scorza, M5S) proposti da voi
stessi. Non vi hanno mai “aggiornato” di nulla? Non hanno mai fatto notare che “qualcosa”
non andava per il verso giusto? Magari, se un giorno Report volesse dare un occhio
pure a quanto succede nelle altre Autorità, chissà, potrebbe uscire qualcosa di
interessante.
Osservazione n.2: oggi sappiamo che i tre partiti ri-propongono
di affrontare il problema del conflitto di interessi. Non lo hanno fatto da
anni, da decenni, quando erano in condizioni di farlo e come pensano di farlo ora
che queste condizioni non le hanno più?
Osservazione n.3, la più rilevante: buttano la palla in
tribuna o meglio ancora la “buttano in caciara”. Il tema non solo, oggi, è
il Garante Privacy e quanto emerso con i servizi di Report ma tutto il “sistema”
delle nomine di provenienza politica, o meglio partitica, al quale i tre partiti
di opposizione partecipano allegramente. Il tema oggi emerso con particolare evidenza,
è la mancanza assoluta di adozione di criteri “aperti, trasparenti e non discriminatori”
(per dirla con l’art. 5 EMFA) nella scelta dei candidati. Fintanto che i
vari commissari, presidenti, consiglieri di amministrazione sono scelti accuratamente
con il bilancino perverso e diabolico delle “quote” partitiche o, peggio ancora,
amicali o parentali, non se ne esce. Hai voglia ad invocare “azzeramenti” se
poi non sei in grado di sostenere e praticare un nuovo e diverso “sistema” alternativo
a quello attuale. Bloggorai ha già posto il problema e stamattina Il Fatto lo
riprende con il titolo “Nelle Authority regna la politica: 2 eletti su 3
rispondono ai partiti” dove si legge la grande “mappa” del potere distribuito
tra le tante autorità di controllo e garanzia.
Scendiamo un gradino e torniamo (purtroppo) sempre e solo a quel
dannato 26 settembre 2024 quando vennero eletti Alessandro di Majo e Roberto Natale.
Chi li ha scelti, perché proprio loro due? Con quali “criteri” sono stati selezionati?
Con chi altri sono stati messi a confronto i loro CV? Purtroppo non lo sapremo mai
ed è e sarà sempre e solo questo un motivo fondamentale che mina la loro credibilità.
Ancora sotto di un gradino. All’indomani dell’attentato a Ranucci in un comunicato
del M5S abbiamo letto che “… i consiglieri di amministrazione Rai dovrebbero
prendere l'impegno a ripristinare le quattro puntate di Report tagliate in
questa stagione. E, più in generale, è necessario che tutelino i principali
programmi di giornalismo d'inchiesta, confermandoli e valorizzandoli nel
prossimo palinsesto primaverile, da Presa Diretta a Petrolio fino a Il Fattore
Umano. Sarà importante vedere che l'impegno dimostrato oggi si traduca in
scelte concrete a tutela dei programmi e dei giornalisti che li realizzano. Se
questo non avverrà per quanto ci riguarda sarebbe opportuno che i consiglieri
facessero un passo indietro". NON è avvenuto e non ci sono tracce che
possa avvenire. E allora che facciamo? Aspettiamo che Rossi&C “faranno sapere”???
Infine, per carità di Patria, stanchezza e noia, non ripetiamo
più di tanto quanto abbiamo scritto sulla riforma Rai e su come l’opposizione si
è presentata a questo appuntamento: disordinata, in ritardo e sgangherata. Vincerà
Telemeloni? Forse si.
Veniamo ora alla notizia dei giorni
scorsi sulla BBC. Il “mood” dei servizi giornalistici nostrani appariva tutto teso
a dimostrare che l’autorevolezza, l’imparzialità e l’indipendenza dell’informazione
televisiva pubblica inglese sia minata da faziosità e manipolazione (ovviamente, per mano dei soliti "commmmunisti") . In particolare,
il problema è stato svelato da un “consulente”, certo Michael Prescott sul periodico
The Telegraph. Chi è costui e a cha area appartiene il giornale dove ha pubblicato
l’articolo contro la BBC? Non è difficile trovare informazioni sulla sua “storia”
professionale: tra le tante questa ci è sembrata la più interessante: https://www.facebook.com/novaramedia/posts/bbc-advisor-michael-prescott-whose-bias-complaints-helped-topple-two-of-the-broa/1352695502895258/.
Basta leggere e si può comprendere molto. Poi, The Telegraph è notoriamente un
giornale di destra, conservatore e antieuropeo, e non ha mai mancato di schierarsi
contro la BBC. Anche in Gran Bretagna il 2027, come in Italia, si dovrà
rinnovare il loro Contratto di servizio e il punto centrale sarà l’abolizione dell’attuale
canone. Sul Tempo.it leggiamo “Tagli ai finanziamenti pubblici per la Bbc dopo
la modifica del discorso di Donald Trump”. E veniamo, appunto, alla “manipolazione”
oggetto dello scandalo. Anzitutto necessario
vederla: https://www.theguardian.com/media/video/2025/nov/10/side-by-side-comparison-of-bbc-edited-trump-speech-from-day-of-capitol-attack-with-original-video
e questa è la migliore che abbiamo trovato. Vedere per credere. Ci sono dubbi sul
fatto sostanziale che Trump quel giorno, in quelle stesse ore, sostenesse quanto
stava succedendo a Capitoll Hill? In soldoni e in sintesi: ci sono dubbi sul fatto
che l’attacco alla BBC (Trump sinceramente ringrazia) sia parte organica, progettuale,
di un attacco più vasto sul suo ruolo e la sua funzione di Servizio Pubblico? A
noi non sembra.
bloggorai@gmail.com
Il sospetto dovrebbe quantomeno indurre soprattutto i
partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire
onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti
comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati.
Paolo Borsellino, gennaio 1989
Difficile iniziare questa settimana. Proviamo a fare due
passi indietro. Il primo è dello scorso 3 novembre quando abbiamo titolato con “RAI
e Autorità: chi garantisce cosa?” (da rileggere https://bloggorai.blogspot.com/2025/11/rai-e-autorita-chi-garantisce-cosa.html
) e abbiamo riferito di quanto potuto facilmente riscontrare: le
Autorità di garanzia e controllo (AgCom, Privacy, Mercato e concorrenza e
Consob) sono nominate con una forte caratura “politica” ovvero i nomi forniti
direttamente dalle segreterie dei partiti, allo stesso modo con cui sono stati indicati
gli attuali 4 consiglieri Rai (Fdi, Lega, M5S e AVS), contravvenendo pure le
chiarissime indicazioni dell’EMFA che seppure a quel tempo, 26 settembre 2024, non
ancora in vigore erano pur sempre già chiaramente definite.
Come si possa “garantire” autonomia e indipendenza con tali
presupposti è un mistero. Bloggorai lo ha scritto innumerevoli volte e si è
impegnato a fondo nel sostenere il tema dell’adozione obbligatoria dei “criteri”
aperti, trasparenti e non discriminatori per la scelta degli amministratori
pubblici. Abbiamo visto, è palese, è noto a tutti che invece che Tizio o
Caia sono indicati da un Governo di turno e ripartiti “fifty fifty” con la
politica.
Il secondo passo indietro è recentissimo, ieri sera, quando è
andata in onda la tanto attesa puntata di Report. Tanto attesa perché ieri mattina
i titoli dei giornali erano tutti più o meno sul genere “Il Garante contro Ranucci … bloccate
la trasmissione e in particolare il servizio su Meta e la sanzione di 40 milioni
contro Meta poi svanita nel nulla”. Cosa è successo? È successo anzitutto che buona
parte della trasmissione, per oltre un’ora e mezza, è trascorsa con servizi certamente
importanti (gli abiti usati, uno scandaletto sul Salieri Circus Festival e sulla
presidente dell’Antimafia, Chiara Colosimo, prima fotografata insieme ad un noto
terrorista nero e poi accanto al busto di Mussolini e si è scusata “E’ una
stronzata”).
Ma il bello, il malloppo della puntata è iniziato intorno alle
22.30 ed ha colpito duro il cuore del Garante della Privacy e tutti i suoi
componenti. Ha colpito al cuore delle sue spese di finanziamento e di
rappresentanza e, ancor più ha colpito al cuore del suo “funzionamento” a
corrente alternata, rapido come il fulmine o lento come una lumaca a seconda di
opportunità e convenienza.
Ricordiamo chi sono e da chi sono stati “espressi” i commissari
della Privacy: da rileggere attentamente con la penna rossa in mano l’articolo de
L’Espresso di luglio 2021 “ https://lespresso.it/c/attualita/2021/7/26/il-governo-sbatte-contro-il-garante-della-privacy-anche-per-un-pugno-di-euro/12240
). In sintesi: Pasquale Stanzione (Presidente): La sua nomina nel 2020 è stata
frutto di un accordo politico tra le forze che sostenevano il Governo Conte II
(principalmente Movimento 5 Stelle e Partito Democratico). Ginevra Cerrina
Feroni: Costituzionalista ed esperta di diritto pubblico comparato, la sua
nomina è stata proposta e sostenuta dalla Lega di Salvini. Agostino Ghiglia:
Avvocato, la sua nomina è stata sostenuta dalla coalizione di centrodestra, in
particolare da Fratelli d'Italia. Guido Scorza: Avvocato e giurista esperto di
diritto delle nuove tecnologie e blogger, la sua nomina è stata sostenuta dal
Movimento 5 Stelle. Nota bene: il “giro” degli avvocati è molto forte.
La trasmissione si è conclusa con una frase di Ranucci: “…
nessuno ha avuto un rigurgito di coscienza …” ??? NO, nessuno lo ha avuto e
nessuno si pone il problema. Allo stesso modo con cui nessuno (pochi in verità)
si è posto il problema o se lo pone tutt’ora dell’attuale Cda Rai (senza
presidente da oltre un anno).
Care lettici, cari lettori ... è obiettivamente difficile scrivere
ancora su questi temi quando si pone un tema di “coscienza”. È del tutto evidente
che ognuno ha la sua propria. Ognuno ha la sua “specifica” morale (mores,
regole) alla quale obbedisce privatamente. Ma qui non siamo in presenza di una
dimensione privata ma della gestione di un bene pubblico: la democrazia.
Ci aspettiamo che il “rigurgito di coscienza” auspicato da
Ranucci ieri sera possa esserci dapprima da parte di PD e M5S: fateli dimettere
tutti, subito, a priori, prima ancora degli esiti degli accertamenti giudiziari o di improbabili sviluppi politici.
ps: ieri è avvenuto un fatto molto importante alla BBC, ne parleremo presto.
La situazione politica internazionale non è buona. La situazione
politica nazionale non è buona. La situazione della Rai, del Servizio Pubblico,
non è buona. La situazione di Bloggorai non è buona, almeno dal punto di vista
tecnologico (certo, poi ci sono tanti altri acciacchi).
Per le prime due situazioni, c’è poco da dire. Il “convento”
non passa nulla di buono: due guerre (di cui una con genocidio collegato) e tante
altre faccende più o memo preoccupanti non fanno stare gran che tranquilli. Per
quanto riguarda Bloggorai, ci avviciniamo velocemente a due punti di svolta collegati.
Il primo è di grande soddisfazione: dopo oltre 7 anni di pubblicazioni ininterrotte,
tra pochi giorni verrà raggiunto un obiettivo di visualizzazioni inimmaginabile
in quel giungo del 2018. Grazie!!! Come spesso avviene, quando si arriva al
numero 7 succede qualcosa: subentra la stanchezza, la pigrizia, il vecchio PC
manda segnali di fumo. Il secondo punto: in contemporanea, succede che oggi
è sempre più complesso dibattere e riflettere sulla Rai e sul Servizio Pubblico:
avvertiamo chiaramente intorno a noi un certo disinteresse, un certo distacco, un
certo senso di distanza. Tutto questo è culminato, recentemente, sul tema “riforma”
della Rai: l’opposizione ha presentato emendamenti sgangherati, sgrammaticati e
irrilevanti. Nessuno ha battuto ciglio, sono passati pressoché inosservati. Nessuno
si è preso la briga di approfondire, sollevare obiezioni o porre un dubbio. Silenzio
totale. E presto, appunto, ci troveremo con una scadenza con il numero 7 di mezzo:
ad aprile 2027 si rinnoverà la Convenzione, il Contratto di Servizio e l’attuale
Cda se prima qualcuno non avrà il buon senso di dimettersi prima.
Ma perché la situazione della Rai e del Servizio Pubblico
non è buona? Ci sono tanti buoni e ragionevoli motivi per sostenerlo ma oggi ci
limitiamo a due osservazioni. Riprendiamo rapidamente la metafora di Napoleone
e dei suoi generali. Un attento e affezionato lettore ci ha ricordato un requisito,
un criterio, fondamentale che usava l’Imperatore per la scelta dei suoi
generali: la fortuna. Non chiedeva se un candidato alla guida dei suoi uomini
fosse “bravo” ma ci teneva ad essere certo che fosse “fortunato”. Allora,
rimanendo nella metafora: in questo momento storico i “generali” Rai devono solo
sperare nella fortuna per garantire la sopravvivenza dell’Azienda.
Vedi le settimane appena trascorse. Devono sperare vivamente,
fare gli scongiuri affinché il giallo di Garlasco non si risolva presto perché altrimenti
sarebbero guai seri per il palinsesto: quattro prime serate su sette sono dedicate ad
indagare su chi è o chi potrebbe essere l’assassino di Chiara Poggi. Le altre
tre sono spese bene tra una replica di Montalbano e una fiction (dove comunque,
un delitto non manca mai con la differenza che almeno in questi casi viene
risolto) e rimane un giro di ballo tra “adulti” prossimi a Vila Arzilla per il sabato
sera.
L’altra speranza, l’altro evento fortunato che i dirigenti Rai
devono invocare, e che Sigfrido Ranucci possa continuare a ritenersi “tutelato”
dalla sua Azienda almeno, è il minimo sindacale, per la restituzione delle quattro
puntate sottratte, per la ricollocazione al lunedì sera e per il ripristino
delle condizioni operative necessarie per proseguire il lavoro di Report. Se poco
poco Ranucci dovesse mai avere il dubbio o il sospetto che qualcosa non dovesse
andare come dovrebbe e decidesse di fare altro o di andare altrove (se ne è
parlato recentemente) cose resterebbe alla Rai in termini di “giornalismo d’inchiesta”?
Possono sempre provare a mettere la cucina in prima serata, non si sa mai,
magari funziona. Ad ogni buon conto, un cornetto scaramantico all’ingresso della
nuova sede di Via Severo ci potrebbe anche stare bene.
Veniamo ad altri argomenti interessanti: parliamo ancora di ludopatia.
Secondo un dossier di Libera appena pubblicato si “… calcola che solo nel 2024
le entrate del gioco legale hanno raggiunto i 157 miliardi e 453 milioni di
euro con un + 6,59% rispetto il 2023” e che “Sono almeno 18 milioni gli
italiani che nell'ultimo anno hanno tentato la fortuna con il gioco d'azzardo,
con la speranza cambiare vita tra videopoker, slot-machine, gratta e vinci e
sale bingo.
In Italia i giocatori patologici sono ben 1 milione e 500
mila, il 3% della popolazione maggiorenne e un milione e 400 mila sono quelli a
rischio moderato (2,8%). In tutto, quindi, 2 milioni e 900 mila persone.
Per ogni giocatore, altre sette persone sono coinvolte: i
suoi familiari, che in totale ammontano a 20 milioni e 400 mila, pari al 40%
della popolazione”. Un dramma sociale di dimensioni rilevanti. E che fa la Rai?
Propone ogni sera su Rai Uno il gioco d’azzardo assoluto, dove ai concorrenti non
si richiede altro che fortuna o “culo” che dir si voglia, al pari di un gratta
e vinci o un giro su una slot machine. Ma è mai possibile che un consigliere, uno
a caso, non provi un minimo di indignazione?
Altro argomento interessante è l’indagine Ipsos sull’informazione
politica: “…fiducia in calo, tengono giornali e radio”. Leggiamo sul Corriere: “Nuovi
media, nuovi canali, nuovi formati si affiancano a quelli tradizionali
contribuendo a rendere più complessa l’odierna «infosfera». In questo caos,
cresce la tendenza dei cittadini a chiudersi nella propria «bolla» informativa
e a rifiutare il confronto con chi la pensa diversamente”.
Buona fortuna.
bloggorai@gmail.com