venerdì 21 febbraio 2025

Notizie RAI: salvate il salvabile

by Bloggorai ©

Digital Media Company??? Intelligenza Artificiale??? Piano Industriale? Qui siamo ancora alla clava, ai manufatti del Neolitico. Per la Rai, per “questa” Rai, c’è da perdere le speranze. Non sarà tutto già perduto ma sembra che il percorso sia tracciato sulla strada buona.

Allora ieri ci sono state due notizie che in qualche modo si legano tra loro. La prima si riferisce al titolo di RaiNews24 sul caso Delmastro che lo da per assolto poche ore prima della sentenza di primo grado che invece lo condanna a 8 mesi di reclusione. La colpa, a quanto sembra, è del suo direttore Petrecca, già scaduto e in attesa di sostituzione. Poi, ieri alle 15, viene diramato un Comunicato Stampa Rai dove si legge che “Nel corso della seduta il Consiglio di Amministrazione ha approvato all’unanimità le linee guida dell’offerta editoriale della Rai  per il triennio 2025-2027… Un piano di indicazioni editoriali che punta ad avere un posizionamento e contenuti distintivi dell’offerta nell’attuale contesto competitivo, con un adattamento ai nuovi consumi in modo da integrare meglio la Total Audience: in particolare evitando sovrapposizioni di genere e dispersione editoriale, con una proposta di valore qualitativo tra le reti generaliste e una nuova identità dei canali specializzati”. Il termine “informazione” non compare nemmeno sotto tortura come se si trattasse genericamente di un’offerta editoriale qualsiasi. sembra che appena viene evocato a molti prende un attacco di orticaria fulminante.

Andiamo con ordine. Lo abbiamo scritto e dedicato più di un post al tema informazione del Servizio Pubblico. Ci sono oggi e ci sono state nel passato forze oscure (nemmeno poi tanto oscure) che si oppongono, ostacolano e impediscono ogni tentativo di ridefinire il perimetro e l’organizzazione e la razionalizzazione complessiva delle 8 testate circa 2000 giornalisti che lavorano in Rai. Dal Piano Gubitosi, al Piano Verdelli, al famigerato “Allegato 4” del Piano Industriale 2028 e infine all’art. 27 del precedente Contrato di Servizio (non casualmente annebbiato e relegato in un inutile “Allegato 1” del nuovo Contratto) non ci sono ragioni: la “baracca” informazione Rai non si tocca. Eppure, i dati lo confermano: il Tg1 perde telespettatori, il Tg2 è sull’orlo di una crisi di nervi e, appunto, lo scriviamo da tempo, RaiNews24 galleggia da anni con numeri da prefisso telefonico di uno 0,qualchecosa e poche decine di migliaia di telespettatori pur impiegando circa 200 giornalisti e con un budget proporzionato.

Allora, lo scivolone di Petrecca per quanto grave è piccola cosa nel quadro di cosa avviene in tutta la “baracca” informazione Rai. Oggi il Fatto Quotidiano pubblica un trafiletto: “La relazione in cda. Contrordine a Rai3: "Tutto sbagliato, serve un'identità" e si legge “… è stata letta una lunga relazione interna, secondo la quale l'organizzazione per generi ha fatto perdere identità alle reti, soprattutto Rai2 e Rai3 … fuga di telespettatori e la perdita di identità in una rete da sempre caratterizzata da un rapporto stretto col suo pubblico. Che è composto in maggior parte da laureati che alla tv chiedono approfondimenti giornalistici e intrattenimento di livello. Mentre negli ultimi anni, secondo questa relazione, si è andati nella direzione opposta”.

Due osservazioni: la reti poggiano buona parte delle loro “identità” proprio nell’informazione e si fatica a distinguere i suoi problemi specifici dal resto del loro palinsesto: Rete e la sua testata giornalistica sono un tutt’uno pressoché inscindibile. Poi, si ammette, forse per la prima volta, che la discutibile “riforma per generi” non ha funzionato come lo stesso Sergio, oggi DG e ieri AD, ha sostenuto quando, gennaio dello scorso anno, che questa riforma  andava rivista.

Ovviamente, ovviamente … per tutto il resto siamo in alto mare, galleggiando appesi ad una zattera in attesa di un cargo bananiero che potrà salvare il salvabile. L’orizzonte appare vuoto.

Chiudiamo, ieri è avvenuto un dibattito al Senato, promosso dal M5S, sul tema di cui vi abbiamo parlato: la mancata messa in onda da parte di Rai del docu-film Magma sul delitto Mattarella. Nota a margine: lo ha mandato in onda LA7 ed è visibile a questo link: https://www.la7.it/la-torre-di-babele/rivedila7/speciale-la-torre-di-babele-magma-mattarella-il-delitto-perfetto-1022025-11-02-2025-579433 .

Vedi pure il post di Bloggorai: https://bloggorai.blogspot.com/2025/01/omicidio-piersanti-mattarella-lo.html

Ieri è stata posta la domanda che pure noi abbiamo posto: chi e perché ha deciso che il Servizio Pubblico non poteva mandarlo in onda? In attesa di una risposta formale della Rai ad una specifica interrogazione parlamentare, noi una possibile risposta l’abbiamo suggerita. Guardate il docu- film e poi ne riparliamo. Non è solo una pagina misteriosa della recente storia italiana ma un cartina di tornasole che ci consente di capire meglio questi giorni, come e perché siamo arrivati fino qui. Forse capirete pure perché la Rai non lo vorrebbe trasmettere e invece La 7 e Netflix si.

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giovedì 20 febbraio 2025

La politica annaspa, la RAI boccheggia

by Bloggorai ©

Oggi siamo brevi e leggeri, leggerissimi, come una bolla di sapone.

Eravamo rimasti al “giorno dopo”, alla “resa dei conti” al “ci rivedremo a Filippi” ovvero al ritorno da Sanremo. Il “successo” del festival avrebbe dovuto spianare la strada per la soluzione del problema presidenza e invece siamo ancora a “Carissimo amico ... ti scrivo”. Il “successo” a parer loro c’è stato ma di ipotesi di soluzione non ne abbiamo traccia. Tanto rumore per nulla. Il messaggero del 7 febbraio titolava "La grande vigilia Rai. Il test di Sanremo decisivo per le nomine". Bum!!!

Gli unici segnali di fumo (appunto fumo) li ha lanciati nei giorni scorsi la segretaria del PD con lo stanco ed inutile ritornello “prima la riforma e poi le nomine” del quale vi abbiamo scritto dettagliatamente nei giorni scorsi (https://bloggorai.blogspot.com/2025/02/sanremo-e-il-paese-la-solitudine-della.html ).

Poi c’è da registrare una cena avvenuta nei giorni scorsi (notizia riportata oggi da il Foglio) tra sei autorevoli personaggi della maggioranza di Governo in cerca d’autore: Marano, Gasparri, Morelli, Agnes, Frangi e Filini. Equamente distribuiti, 2 a partito. Cosa ne sia uscito fuori, per ora, non è dato sapere. Sono ancora in cerca d'autore. Last minute ci è arrivata una vocina: sotto sotto, piano piano, qualcuno lavora per una "moral suasion" verso la Agnes ... del genere "fatti più in la e stai serena". 

Certo è che, al momento, per quanto abbiamo chiesto e saputo, formalmente è tutto fermo esattamente al punto di partenza, ovvero a zero. Il Governo vuole la Agnes e l’opposizione no. Punto, a capo. Si tratta di un problema semplice, cosiddetto a  “somma zero” dove si descrive una “situazione in cui il guadagno o la perdita di un partecipante è perfettamente bilanciato da una perdita o un guadagno di un altro partecipante in una somma uguale e opposta. Se alla somma totale dei guadagni dei partecipanti si sottrae la somma totale delle perdite, si ottiene zero”. Il problema quindi si risolve solo se una delle parti abdica/rinuncia al proprio interesse in gioco e quindi o la maggioranza rinuncia alla Agnes o l’opposizione la vota in Vigilanza. C’è una terza possibilità che forse, ora, potrebbe convenire ad entrambe le parti: lasciare tutto com’è, con la presidenza pro tempore al consigliere anziano Marano (Lega).

Fine del post … la bolla di sapone ha fatto “plufff”.

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mercoledì 19 febbraio 2025

Sanremo: Apologia di un "successo"

by Bloggorai ©

La fortuna, il “successo”, di Bloggorai che in sei anni è riuscito a mantenersi in buona salute e a crescere costantemente nel numero dei lettori e delle lettrici  è, forse, perché non è un partito. Bloggorai non è “in quota” a nessuno, non ha sponsor o pubblicità, non ha contratti di collaborazione e non percepisce compenso alcuno, non ha incarichi universitari ottenuti senza concorso, non viene invitato a presentare libri o moderare dibattiti. Si può quindi permettere grandi lussi di autonomia e indipendenza perché Bloggorai sa bene che i suoi lettori, le sue lettrici, appartengono a culture e sensibilità molto diverse tra loro.

Ieri due tra loro, autorevoli e affezionati, ci hanno scritto: il primo ha sostenuto che “Dopo anni e’ un festival dove ha vinto la canzone e perso la politica, a parte lo strazio di Benigni … E soprattutto ha portato i giovani a riavvicinarsi alla televisione con la T maiuscola!... Quello che i giovani non sopportano sono i pistolotti politici, che a noi dicono qualcosa ma a loro nulla!”. Sostiene il secondo lettore: il precedente Sanremo di Amadeus è stato “Un palco trasformato in un megafono ideologico, tra monologhi sull’aborto, l’agenda gender e la propaganda LGBTQ, scandali costruiti a tavolino e blasfemia finanziata con i soldi del nostro canone… Ebbene, quest’anno non se ne è vista nemmeno traccia … Nessun sermone propagandistico da agenda arcobaleno, transfemminista o woke… Nessuna menata ideologica o scandalo a spese dei contribuenti."  Per favore Bloggorai, allarga lo sguardo e prendi in considerazione tutte le sensibilità in campo”

Per certi aspetti hanno ragione tutti e due, per certi aspetti. In buona sostanza, cosa contestano a Bloggorai? mettere in discussione il “successo” non tanto nei numeri quanto nelle modalità, i mezzi, con sui è stato ottenuto. Sosteniamo e ribadiamo che i due termini "successo" e "contenuti" sono inscindibili. Leggiamo nelle loro righe un pensiero prevalente: vince la “canzone” ovvero vince Sanremo, questo tipo di Sanremo, proprio quando tiene lontano la “politica” e le sue beghe. E, in questa chiave, si trovano in buona compagnia di tutti coloro che brindano al “successo” di Sanremo 2025.

Chi segue Bloggorai da sei anni sa bene come la pensa su Sanremo (vedi i post degli anni precedenti: “domenica 11 febbraio 2024 “Sanremo: lo specchio infedele della normalità?” https://bloggorai.blogspot.com/2024/02/sanremo-lo-specchio-infedele-della.html ). Per tutti i Sanremo che abbiamo seguito la linea è stata sempre la stessa: cercare di capire e sapere, leggere il suo “senso” politico e sociale, la sua “narrazione” prevalente e l’uso che viene fatto della stessa. Ovviamente con la dovuta irritazione per quando si avvertono costantemente i mezzi e mezzucci, le tresche e i tarallucci con la concorrenza Mediaset, gli spot occulti e i giochi sui numeri dei telespettatori. Non ci siamo mai schierati dalla parte dei grossolani corifei del “successo” quale che esso sia senza mai specificare in cosa consiste questo “successo” relativo o assoluto che dir si voglia e, ribadiamo puntualmente, per come lo si ottiene.  

Allora, con buona pace di chi vorrebbe tenere lontano Sanremo dalla politica, appunto, Bloggorai si sofferma e pone attenzione esattamente su questo aspetto: il presunto “successo” di questo Sanremo lo si vorrebbe ascrivere esattamente nella sua distanza dalla “politica” genericamente intesa e financo dalla pretesa “coesione sociale”, ma anche dalla cultura, dalla società etc … ovvero “sono solo canzonette” di “cuoricini cuoricini”.  È solo su questo tema che non ci intendiamo ed è su questo tema che siamo distinti e distanti con questi due cari lettori e da altri che godono dei “numeri scintillanti” (Natale Dixit). Se si vuole affermare che Sanremo di Amadeus con gli sbaciucchiamenti di Fedez e le scarpe abusive di Travolta sono stati “battuti” da Conti ci può anche stare. Ma da qui a definirlo “successo” ce ne corre.

Giust’appunto, una volta per tutte, intendiamoci bene cosa possa significare esattamente questo termine. Treccani: succèsso2 s. m. [dal lat. successus -us «avvenimento, buon esito», der. di succedĕre, nel sign. di «avvenire» e in quello di «riuscire, avere buon esito»]. – 1. Il succedersi, il susseguirsi di fatti, di avvenimenti, o più genericamente di frazioni di tempo; con questa accezione, ormai soltanto nella locuz. avv., ant. o letter., in successo di tempo, col tempo, in un secondo momento, in seguito:  2. Ciò che segue a un fatto ed è in rapporto di conseguenza, o più semplicem. di posteriorità, con esso; quindi, in genere, esito, riuscita”. Molto semplice: buon esito successivo allo svolgimento di un avvenimento. Utile pure leggere il testo di Giorgio Gaber sul “successo”: “… Ma il successo degli anni 90, ha una sua caratteristica. Quella di coincidere totalmente con la popolarità. Uno ha successo solo se è popolare …  E questo è un bel vantaggio per le giovani generazioni. Che dovevano occuparsi della loro formazione per diventare seri, preparati, uomini di pensiero. Ma quale pensiero. La vera formazione professionale è quella che ti apre le porte per andare da Maurizio Costanzo, da Gerry Scotti, da Frizzi, e poi da Bonolis, da Castagna, dalla De Filippi e da Magalli
E anche da Marzullo ... sottovoce … Si arriva tristemente alla conclusione che per avere successo è meglio essere un po' cretini. Cretini, ma popolarihttps://www.giorgiogaber.it/discografia-album/il-successo-prosa-testo .

Sanremo ha avuto “buon esito”? Si certo. se ci limitiamo a questa semplice domanda la risposta è pari semplice. Ma Bloggorai non ha posto solo questa semplice domanda. Bloggorai ha posto il tema di “questo Sanremo” gestito e sostenuto da “questa destra” di Governo che lo ha voluto e confezionato a sua immagine e somiglianza.

Si potrà obiettare che i precedenti Sanremo avevano lo stesso “timbro” politico? No, ci verrebbe da dire proprio di no: mai avevano assistito ad una così forte e chiara marchiatura. Si tratta della più importante manifestazione televisiva dell’anno che, per la prima volta, era e doveva essere in perfetta corrispondenza politica culturale con la maggioranza di Governo che giocoforza deve sostenere che "va tutto bene". Non poteva e non doveva andare male, non poteva e non doveva essere macchiata da “pistolotti” politici, tutt’al più una leggera passatina di Benigni con una spruzzatina leggera di Malgioglio. 

Oltre Sanremo, questo Sanremo c’è tanto di più ma è ora di chiudere il capitolo e andare avanti.

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martedì 18 febbraio 2025

Il falso "successo" di Sanremo tra la banalità dei numeri e il Servizio Pubblico

by Bloggorai ©

Irritante! Appare irritante e fastidioso il grossolano tentativo di far passare questo Sanremo come il “grande successo” e vieppiù “scintillante” (Natale) promosso, gestito e cantato da questa “Rai”, dalla prima Rai targata marcatamente “destra destra” con un pizzico di “centro centro” antico e nostalgico. Gli esegeti, i cantori del “successo” di Sanremo si possono solo attaccare alla canna dei meri e relativi numeri buoni per ogni minestrone. Oltre i numeri, sui quali poi c’è tutto da dire, non hanno nulla: dentro questo Sanremo niente e questo "niente" lo vogliono spacciare come "Servizio Pubblico".

Ci stanno provando in tutti i modi nel far credere che i numeri di telespettatori che hanno seguito il Festival, da sempre, rappresentano il cuore del “successo” indipendentemente da come questo è ottenuto. Ci stanno provando in tutti i modi nel far credere che i numeri di telespettatori che hanno seguito il Festival rappresentano il “Paese” televisivo intero spacciando una parte con il tutto. Più o meno come quando si dice che un partito ha vinto le elezioni con il poco più del 20% dei votanti e lo spaccia come il “voto del Paese”.  

È naturalmente, fisiologicamente, politicamente e socialmente impossibile ottenere un “successo” quale che esso sia se non si paga un forte pegno in termini di risorse impiegate, di compromessi, di rinunce e pure, se necessario, di qualche “aiutino” o gioco sporco.

Il “successo” di Sanremo lo raccontano solo sui numeri dei telespettatori che hanno seguito le serate e nulla più. Non leggiamo una sola argomentazione o riflessione oltre quelle “banali” e ricorrenti da anni che, grosso modo, si riassumono nel dire che si tratta di uno spettacolo “nazionalpopolare” che riflette lo spirito degli italiani” in modo speculare per quanto avviene con il voto politico. Per non dire che, in questo modo, dovrebbe meritare rispetto e attenzione “in quanto tale” e forse invece si potrebbe dire qualcosa di diverso e meno grossolano.

Allora, cominciamo: Sanremo ha “vinto” rispetto ai festival precedenti? C’è chi dice no e chi lo dice non sembra essere uno sprovveduto che gioca con i numeri come al lotto:

Fonte (da leggere attentamente):  https://www.mcs.it/  e in particolare https://metrics.mcs.it/Dashboard?dashboardName=4-Sanremo_metrics 

Bloggorai non possiede strumenti informatici adeguati a verificare puntualmente questo schema. Sappiamo per certo però che nel nostro Paese ci sono solo pochi soggetti (forse 3/4) in grado di maneggiare questi dati e uno tra questi è la stessa Rai che, giocoforza, se la canta e se la suona a suo piacere e gradimento. I dati diffusi sugli ascolti di Sanremo a piene mani provengono anzitutto da Auditel (e c’è molto da dire su come e quanto la Total Audience possa avere aiutato questo Sanremo) e poi rielaborati da Rai che diventa quindi fonte primaria e il risultato è “Oste, com’è il vino? È ‘boono .. è ‘boono”. Non a caso, si  è cercata di far passare sottotraccia la sconfitta di sabato sera dove i dati non hanno affatto premiato il “successo”.

Banalizziamo e semplifichiamo: una parte del Paese ha votato Meloni?  e Sanremo, banalmente, ha premiato il “suo festival” modellato a sua immagine e somiglianza nonché fortemente finalizzato a tenere basso il volume del clamore sociale e politico che si avverte fuori del Teatro Ariston. Abbiamo scritto e ribadiamo: un Festival anestetizzante e drogato. Tra l’altro, piccola osservazione a margine, sostenendo quella parte del meccanismo di voto, il voto popolare, che piace tanto a questa destra destra e che ha pure sollevato qualche piccolo dubbio su questo fronte. Ne parleremo ancora.

Una volta per tutte forte e chiaro: il “successo” di Sanremo è ottenuto da quella particolare sostanza stupefacente che si chiama “accordo di non belligeranza con la concorrenza” ovvero con Mediaset (e non solo) che da tempo ha grande interesse a mantenere inalterato il mercato che si apre dentro e intorno al Festival. Diciamolo meglio: “accordo di reciproca convenienza”. Non è la prima volta che accade e però potrebbe essere l’ultima visti gli appetiti che ci potranno essere per il suo prossimo futuro con la possibile gara di assegnazione che il Comune di Sanremo dovrà indire in caso di mancato accoglimento della sospensiva. In tal caso, non del tutto improbabile, saranno dolori ... dolorissimi.   

Il “successo” di Sanremo poi è stato ben lontano dalla pretesa e forse legittima ambizione di volersi porre come strumento di “coesione sociale”. In cosa, su quali valori, su quali temi ha sostenuto la formazione di questo “spirito” nazionale? Ribadiamo quelli che possono essere i parametri con cui si misura la “coesione sociale”: partecipazione politica, economia di benessere, cultura, salute, ambiente, solidarietà e differenze di genere? Per inciso, hanno vinto soli uomini pur con tante donne in gara. Ribadiamo la domanda: come si fa ad affermare che questo Sanremo possa essere considerato “scintillante”???

Veniamo ora ad un altro “successo”: il ricavo della pubblicità salita ad oltre 65 mln. Si parla di “record” ma non si dice perché e come è stato ottenuto. Semplicemente è avvenuto alzando i prezzi del listino che è passato dal mediamente 7 al 12% in più rispetto allo scorso anno. Aspettiamo di sapere i ricavi netti che si saranno. Negli anni passati la Corte dei Conti è stata chiara per la RAi che deve avviare una “indispensabile  e sostanziale riduzione dei costi della produzione, in particolare per quelli riconducibili al festival di Sanremo, alle fiction e alla programmazione finanziata con fondi diversi da quelli derivanti dal canone radiotelevisivo”. Il tema dela riduxion dele “colaborazioe esterne è poi, infine, la spina nel fianco posta dala recente Legge di Bilancio 2025.

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lunedì 17 febbraio 2025

Sanremo e il Paese: la solitudine della "coesione sociale" ovvero dei numeri primi

by Bloggorai ©

Passata le festa, gabbato lo Santo: ovvero “la pace di Sanremo è finita, tornate alla guerra”.

Bloggorai torna nella sua comfort zone della “politica”. Si era detto, un paio di settimane addietro, che dopo Sanremo si tornava a risolvere qualche piccolo problema, piccolo piccolo: già oggi si legge “Presidenza Rai, l’effetto Sanremo per superare lo stallo”. Su questo tema ieri la Schlein, segretaria del PD, si è lanciata in una intemerata dichiarazione: “… non siamo della partita, subito la riforma”. Chissà se la segretaria del PD è stata informata dei fatti:

A: in commissione Lavori Pubblici del Senato, l’VIII, giacciono polverosi ben sette faldoni di proposte di legge.

B: di questi, ben quattro sono dell’opposizione: la n. 199 di Nicita (PD), la n.631 di Martella (PD), n, 828 di De Cristofaro (AVS) e la 1242 di Bevilacqua (M5S).

C: a parte quello del 5S che è di  settembre 2024, gli altri sono tutti datati 2022 e ’23 cioè ben prima dell’arrivo del MFA del quale queste proposte non tengono conto in alcun modo.

D: nessuna tra loro pone il problema del canone che, appunto, è ritenuto argomento fondamentale dallo stesso MFA per la garanzia di autonomia del Servizio Pubblico. Solo la proposta 5S pone il problema del finanziamento e lo risolve con la fiscalità generale.

E: quasi tutte si orientano verso una forma di governance centrata sulla “fondazione” che è argomento molto divisivo (anticamera della privatizzazione).

F: il Governo, e segnatamente FI e FdI non hanno presentato una sua proposta ed è assolutamente e banalmente  evidente che se non c’è una loro proposta non si possono avviare i lavori. Gasparri lo ha detto forte e chiaro: prima votate la Agnes e poi la riforma! In Commissione non hanno nessun calendario di lavoro e non è stata programmata nessuna audizione. Punto. A capo.

Con queste premesse che senso ha parlare e riproporre il tema “prima la riforma e poi le nomine” saporitamente stracciato e vilipeso da 5S e AVS lo scorso 26 settembre? Scrive il Corriere oggi: “Il Pd l'ha giurata a M55 e AVS per aver reso inutile il suo Aventino, consentendo la formazione di un cda” dove siedono i due consiglieri di Majo e Natale (al quale dedicheremo una nota, la merita). Con questo retro pensiero del PD da che parte si va avanti?

Talvolta, ci si pone il dubbio: meglio un dignitoso silenzio o un fastidioso e inutile rumore? Grosso modo, occhio e croce, siamo per la prima ipotesi. La sostanza è una sola ed è molto semplice. Lo stallo sulla presidenza Rai permane e nessuno sa bene come uscirne e non sarà certo il “successo” dei soli numeri di Sanremo a risolvere il problema.

A proposito di silenzio e di voci, necessario proporre qualche riflessione in coda a Sanremo. Ieri, ad un certo punto del pomeriggio, ci girano una dichiarazione del consigliere Natale che afferma “I numeri scintillanti di Sanremo sono motivo di legittimo orgoglio per il servizio pubblico … E' un concreto, eccellente esempio di come il servizio pubblico possa concorrere a costruire "coesione sociale". Se abbiamo inteso bene si vuole sostenere che “grandi ascolti costruiscono grande coesione sociale” ovvero, i numeri sono tutto. Accipicchia, che perla di saggezza!!! Merita capire e sapere di più. L’Ad e DG,  Rossi e Sergio, non hanno saputo scrivere di meglio nel loro comunicato stampa diffuso a Sanremo intorno alle 12 che però sul sito Rai, alla sezione Comunicati Stampa Corporate, tutt’ora non compare. Piccolezze, dettagli. Rimane il fatto che il consigliere Natale è molto solerte a comunicare un facile entusiasmo, non c’è dubbio, e poi magari si adombra se qualcuno, come Repubblica, scrive che si tratta di “aspirante presidente”.

Il tema “coesione sociale” è importante e merita grande attenzione e proprio per questo utilizzarlo come la rucola per metterlo dappertutto come si vorrebbe fare con Sanremo ci appare leggermente azzardato. Questo Sanremo, lo ricordiamo, ha avuto ed ha “successo” sui numeri di telespettatori che la concorrenza gli consente di ottenere, ovvero di concordare. In altre parole: se Mediaset, La7 e gli altri editori facessero la loro parte i numeri sarebbero ben diversi e Sanremo sarebbe una normale trasmissione di "relativo" successo". Tanto per intenderci, ieri vi abbiamo citato il caso del calcio (altro argomento di fortissima “coesione sociale”) cioè questo Sanremo è stato spostato di una settimana per non doversi fronteggiare con le serate televisive di Coppa Italia previste la settimana precedente. Di questo spostamento si sono avvantaggiati entrambi: Rai e Mediaset, ovvero un esplicito accordo per spartirsi i numeri degli ascolti. Si parla solo di numeri: telespettatori, share, spot pubblicitari.

Dove si legge la “coesione sociale” che invece dovrebbe riguardare parametri di partecipazione politica, economia di benessere, cultura, salute, ambiente, differenze di genere e solidarietà? Cioè, tutti temi, tutto ciò che il festival ha tenuto rigorosamente fuori e lontano dalla porta e concentrandosi tutto su “cuoricini cuoricini” e “Dio, Patria e famiglia” poi accuratamente condito da lacrime sul palcoscenico e preziose battute sul cornetto custodito nelle mutande della Clerici. Abbiamo visto Sanremo, quanto basta per rilevare che di “coesione sociale” ne abbiamo vista ben poca, però abbiamo visto il consigliere Natale comodamente seduto nella platea di Sanremo accanto al DG Sergio, alla candidata presidente Agnes e all’AD Rossi. Per “ringraziare le maestranze” si poteva farlo benissimo da Roma o comunque ci pensava l’AD a nome di tutti, o no? Piccolezze, dettagli insignificanti.

Comunque, purtroppo, come è sempre avvenuto, il capitolo Sanremo non si chiuderà tanto presto e tanto facilmente. Ieri abbiamo letto una notizia curiosa: il direttore del Tg de La7, Enrico Mentana, ha sollevato il caso del televoto, ovvero lo stesso problema degli anni passati che più di una volta ha messo in discussione il meccanismo di voto diviso tra Televoto con il 34%, giuria della Sala Stampa, Tv e Web con il 33% e giuria delle Radio con il 33%.  Molti si chiedono: perché non ha vinto Giorgia nonostante era data da tempo per sicura vincente? Tra l’altro bizzarria curiosa: il premio del main sponsor TIM a chi è stato dato? A Giorgia, appunto, testimonial della stessa TIM, ovvero TIM ha premiato se stessa. Benigni, con grande plauso bipartisan, ha fatto la battutona del secolo: di quale Giorgia si stava parlando?

Chi ha la forza, la voglia, coraggio e interesse a sollevare e indagare fino in fondo questo annoso problema? Nessuno. Punto. Certo è che la legittimità e la legalità del voto è un “problema” che non dovrebbe lasciare nessun margine di dubbio o sospetto. Con buona pace della “coesione sociale”. Se la Rai, il Servizio Pubblico, non è in grado di essere chiara e trasparente su questo punto, di cosa altro stiamo parlando?

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domenica 16 febbraio 2025

La Rai "normale" e la sua "morale"

by Bloggorai ©

Manifesto apparso a Parigi al termine del “maggio del ‘68”

Ci siamo stati, ci siamo e ci saremo ancora in uno stato di banale, ordinaria, apparente o sostanziale normalità. La vita quotidiana è “normale”: il suo significato profondo è semplice. Deriva dal latino “norma” (sostantivo che indicava la “squadra” da cui “normalis” ovvero “perpendicolare”) e inoltre “regola” e quindi “normale” inteso come conforme alle “norme” cioè consueto, ordinario e regolare (Treccani). Anormale, viceversa, sta ad indicare quando si rompe la regola, la consuetudine. A ben vedere, si potrebbe divagare su un termine che si lega bene: morale, da “mores” che sono pur sempre “regole”. In soldoni: “Normale” e “morale” giocano bene insieme.

Allora, fissiamo alcuni punti fermi: Sanremo 2025 è stato “normale” e conforme alla “morale” sociale e politica prevalente. Nulla di nuovo, nulla di diverso di come il Paese era la settimana precedente e di come sarà in quelle successive.

Il Paese ha espresso una maggioranza politica di centrodestra? E questo Sanremo doveva essere ed è stato il primo dichiaratamente festival marcato “destra destra” nei contenuti che ha espresso: toni moderati, leggeri ai limiti del frivolo, tanti "cuoricini cuoricini" e tanto amore, contenuti dei testi marcatamente conservatori tutti concentrati in “Dio, Patria e famiglia” e "volemose bene". Questo Sanremo doveva battere, far dimenticare o almeno essere all’altezza di quello precedente molto intrigato sui temi LGBTQIA+ o appelli per Gaza.  

Questo Sanremo ha riscosso il “consueto” successo di numeri. Tanto più, tanto meno, siamo nella “normalità” di ascolti rilevanti che hanno consentito alla Rai di portare a casa un discreto “malloppo” di soldoni necessari come il pane per la sua sopravvivenza. Senza questi “65 milioni 258mila euro, con un +8.5% rispetto al precedente record dello scorso anno” sarebbero dolori e non pochi. Una boccata di ossigeno.

La Rai deve “esistere” !!! E’ un dogma intoccabile! Ne sono tutti convinti e i primi ad esserlo è proprio “la” concorrenza diretta e indiretta. Berlusconi padre e tale figlio lo hanno sempre affermato forte e chiaro. Con relativa moderazione. La Rai è utile e necessaria a tutto il sistema audiovisivo nazionale e, in questo caso, per il “mercato della musica” intorno al quale ruotano interessi rilevanti. Non è un caso che lo stesso Sanremo diventa la “vetrina per eccellenza” di tanti personaggi Mediaset (Gerry Scotti in apertura e la Marcuzzi in chiusura), per non dire dei “ragazzi” di Maria e dei vari cantanti  “Made in X factor” seppure di Sky.

Sanremo deve “esistere” a tale punto che nei numeri vince facile, ovvero vince perché non ha concorrenza televisiva e quando ce l’ha “fugge a gambe levate”. Quest’ anno il Festival è stato spostato di una settimana solo perché si temeva come il fumo agli occhi la concorrenza del calcio in prima serata. Sanremo vince perché Mediaset e Cairo lo consentono: la De Filippi su Canale5 si astiene con il suo grande successo del sabato sera, e inoltre tanto per capirci, sempre ieri sabato, anche Striscia si è quasi astenuta dal colpire il Festival mentre venerdì su La7 non è andato in onda Diego Bianchi e Fazio (canale 9 di Warner, lo stesso editore che potrebbe concorrere il prossimo anno per la possibile gara di assegnazione Sanremo 2026) ha ospitato Carlo Conti per dargli un “aiutino”. Durante la settimana del Festival tutti vanno in “pausa” e Sanremo vince facile: come se alla partita finale di Champions League giocassero il Real Madrid (15 coppe) contro una squadra mista di melanconici e sprovveduti “Scapoli/ammogliati”.      

Chiudiamo rapidamente il capitolo Sanremo per tornare alla nostra banale e ordinaria “normalità” di pane e politica di cui Bloggorai si nutre spesso e volentieri. La domanda cruciale è semplice: come archiviamo questa settimana e per cosa entrerà nella storia? Per paradossale che possa apparire, entrerà forse proprio per il nulla, per il vuoto cosmico, per la narcosi totale che ha diffuso a piene mani e che, almeno per i numeri, è stata bene accolta ed assorbita. Il Sanremo appena concluso “Made destra destra” ha voluto rimarcare un messaggio forte e chiaro: abbiamo tutto sotto controllo, la “nostra” Rai “non cerca polemiche, ma solo canzoni” (Ciannamea dixit) e quindi va tutto bene, state tranquilli e pensate ai “cuoricini cuoricini” pure se conditi con qualche lacrimucccia dedicata alla Mamma che fa sempre tanto bene. La “sinistra televisiva” si è accontentata di quello che passava il convento, plaudente confusa e soddisfatta con la sua punta di diamante in Benigni sobrio, garbato e fastidioso al punto giusto, non si è offeso nessuno, anzi … consente pure di sostenere “vedi la Rai “meloniana” che ha dato spazio pure al comico toscano”. Chi ha la forza, la voglia e il coraggio di dire che “Sanremo è una boiata pazzesca!” anche se i numeri gli danno ragione (ma fino ad un certo punto).

Bene così, torniamo, rimaniamo e godiamo della nostra “normalità”. In fin dei conti, se non ci sbatte in faccia qualche drammatica e "normale" vicenda può essere pur sempre comoda e facile da gestire.

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sabato 15 febbraio 2025

La RAI dei cuoricini e del "volemose bene", di destra destra, di centro o di sinistra


È in preparazione il post di chiusura di questa stagione Sanremo.

Cercheremo di capire cosa è successo e cosa rimarrà nella storia.

Intanto, però, date un occhio a questi numeri e poi ne parliamo:




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