mercoledì 20 novembre 2024

RAI: sospetti, ricatti e minacce

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

“Quo usque tandem abutere, Presidente, patientia nostra? Quamdiu etiam furor istetuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? Nihil ne te nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil concursus bonorumomnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus, nihil horum ora voltusque moverunt? Patere tua consilia non sentis? Constrictam iam horum omnium scientia tenericoniurationem tuam non vides? Quid proxima, quid superiore nocte egeris, ubi fueris,quos convocaveris, quid consili ceperis quem nostrum ignorare arbitraris?” e aggiunge CiceroneO tempora! O mores! Per la traduzione vedi il fondo del Post.

Oggi, ore 8.30, Palazzo San Macuto, Vigilanza Rai: inizia la “chiama” rigorosamente in ordine alfabetico. Bergesio (Lega) … assente; Bisa (Lega) … assente; Berrino (FdI) … assente … e così via. A questo punto, verosimile, la Presidente Floridia capita l'antifona si spazientisce e manda tutti a prendere un caffè. Anche questo giro la nomina della Agnes come presidente Rai salta a si rinvia a “carissimo amico …”.

Tre ordini di riflessioni. La prima di ordine tecnico/procedurale: la Vigilanza è chiamata a ratificare un atto governativo già determinato, non potrebbe non decidere: non c'è un vincolo ma c'è una necessità. La Rai è in presenza di una situazione in forte dubbio di illegittimità in grado di determinare una paralisi dove si potrebbe financo avanzare l’ipotesi di porre in discussione la validità degli atti compiuti del Cda. Al momento ci sono due presidenti: uno nominato dal Governo, la Agnes, e uno “facente funzioni”, Marano, come consigliere anziano. Appare del tutto evidente che l’Azienda, in queste condizioni, è paralizzata non tanto e non solo per l’aspetto formale/istituzionale della nomina del presidente e degli atti compiuti di conseguenza ma più ancora per gli aspetti sostanziali: si dovranno ridefinire tutti gli equilibri interni subordinati a quello che si raggiungerà tra il nuovo Presidente, l’AD e il potente DG. Nel frattempo, la guerra per bande infuria (e vi racconteremo un piccolo quanto significativo esempio).

La seconda considerazione è di ordine politico. Le recenti elezioni regionali hanno certificato che almeno due soggetti sono in visibile nervosismo e fibrillazione: la Lega e il M5S. Entrambi hanno perso e non poco. Nelle rispettive coalizioni hanno ora un ruolo diverso ed è diminuito il loro peso contrattuale. Quanto valgono e pesano i loro voti oggi in Vigilanza? Il tratto comune, il segno che li accomuna nelle rispettive coalizioni è uno solo: il sospetto, la trama e il complotto al loro interno e con i partiti alleati. La Lega è sospettata di fare il “partito di lotta e di governo” dove sul Canone blandisce una minaccia incombente che potrebbe dare molto fastidio al partito di Cologno Monzese. Dal fronte opposto, molti non dimenticano il “tradimento” del 26 settembre dei 5S e AVS contro il PD che ha portato alla costituzione di questo Cda e alla nomina di Majo e Natale. “Se hanno tradito una volta, potrebbero farlo ancora” è un pensiero ricorrente che abbiamo ascoltato. Come e quando si potrà sbloccare la situazione? Difficile immaginarlo. Al momento tutti sono arroccati sulle proprie posizioni: per il Governo la Agnes non si discute, per l’opposizione non se ne parla proprio. Una terza via è pescare all’interno del Cda con Marano e Natale in pole position.

La terza considerazione è di ordine gestionale. La mancata nomina del presidente pone l’Azienda in gravi difficoltà e la rende paralizzata di fronte a scelte strategiche rilevanti: il Piano industriale (frutto avvelenato dell’albero malato del Contratto di Servizio) è appeso al palo. Il canone è tutt’ora incerto e ancora non è noto se e di quanto verrà ridotto/compensato. E, infine, sembra pure che gli ascolti vanno maluccio: a proposito proprio nei giorni scorsi è stato rilasciato il report settimanale di Auditel Total Audience e questo il risultato:

La settimana dal 10 novembre 2024 al 16 novembre 2024 dava RAI a AMR Total Audience 3.166.378 e Mediaset a AMR Total Audience 3.464.864. C’è poco da girarci intorno: non ci saranno sempre le Olimpiadi e il Calcio a salvare la barca. Aggiungi pure che il pubblico si sta radicalizzando nelle fasce di età: Rai ha l’85% dei telespettatori tra i 45 e gli over 65 anni e Mediaset invece il 76% dove la differenza maggiore la fanno gli over 65. Hai voglia a “ cercare i giovani” se l’offerta editoriale prevalente si rivolge agli affezionati ospiti di Villa Arzilla che vedono Don Matteo e le repliche di Montalbano.

Vi abbiamo detto della vicenda che da tempo stiamo seguendo e che in qualche modo, si lega al gioco di incastro e di equilibrio politico interno a Viale Mazzini: il futuro AD di Rai Pubblicità e, giù pe li rami, i “nuovi” vertici aziendali. Chi prenderà il posto di Tagliavia, atteso che giocoforza dovrebbe essere un interno RAI sottoposto al tetto degli stipendi a 240 mila Euro? Bloggorai ha scritto delle mire della Lega a chiudere il cerchio delle casse RAI: da un lato il Ministro Giorgetti sul canone e dall’altro sempre  lo stesso ministro Giorgetti con, a quanto pare e dicono, con una persona di sua fiducia Roberta Lucca, attuale direttore del Marketing alla guida di RAI Pubblicità. Se non che, qualcuno si è fatto girare le scatole, proprio in virtù di un potere forse eccessivo e sproporzionato che la Lega verrebbe ad ottenere laddove si rafforzasse un gruppo composto da un ipotetico presidente Marano (qualora la situazione non si sblocca altrimenti) e un DG Sergio che ancora avrebbe “incollato addosso” un endorsmente leghista. Per l’AD Rossi è troppo: non si può fare ed ecco spuntare il nome dell’attuale direttore di RUO Felice Ventura al posto di Tagliavia e la Lucca con la sua  consulente/assistente Vaniria Nozzoli che, a quanto sembra e si dice, nutre grandi aspirazioni.

bloggorai@gmail.com

Traduzione: “Fino a che punto abuserai, o Catilina, della nostra pazienza? Quanto a lungo questo tuo furore si prenderà gioco di noi? Fino a che punto arriverà la sfrontatezza sfrenata? Non ti turbarono per niente il presidio notturno del Palatino, per niente le sentinelle notturne della città, per niente il timore del popolo, per niente l'affluenza di tutti gli onesti, per niente questo protettissimo luogo per tenere la riunione del senato, per niente la bocca e il volto di questi? Non senti che i tuoi piani sono svelati, non vedi che la tua congiura, conosciuta già da tutti questi, è tenuta sotto controllo? Chi di noi ritieni che ignori che cosa hai fatto la notte scorsa, che cosa in quella precedente, dove sei stato, chi hai convocato, quale decisione hai preso? O tempi, o costumi!

 


martedì 19 novembre 2024

RAI: il Calderone tra pubblico e privato

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

La notizia del giorno la pubblica Il Tempo con il titolo “Il «Gf» anche di sabato per contrastare Ballando” in onda su RAI Uno. Una guerra tra titani: i titani delle case di produzione esterne ovvero Ballandi contro Endemol Shine Italy.

La notizia è utile per proseguire e cercare di approfondire una riflessione avviata nei giorni scorsi dove abbiamo vagamente la sensazione di trovarci di fronte ad un calderone ribollente di qualcosa che non ha un buon profumo.

Prima di andare avanti è necessario fare un piccolo passo indietro a torniamo alla Relazione della Corte dei Conti, controllo di gestione esercizio 2022, pubblicata il 7 maggio 2024 dove si legge che “ … accertando, in particolare, un aumento complessivo dei costi (+53,1 milioni di euro in valore assoluto, pari al 2,01%) a fronte di un aumento dei ricavi inferiore in termini percentuali (+22,4 milioni, pari allo 0,89%)… la Corte ribadisce la necessità che l’Azienda realizzi ogni misura organizzativa, di processo e gestionale idonea ad eliminare inefficienze e diseconomie, onde assicurare un maggior contenimento dei costi – che, peraltro, nell’anno in esame sono aumentati, risultando significativamente superiori ai ricavi”. La Relazione contiene tanti altri dati problematici quanto sommariamente disattesi e la stessa “raccomandazione” è del tutto analoga a quella dell’anno precedente.

Bene, veniamo a noi, oggi. Un/a giornalista che intervista un altro/a giornalista è un nuovo “format” meritevole di acquisto? La RAI non è in grado di realizzare in casa un proprio format del genere? E nel caso fosse necessario acquistarlo dall’esterno per coprire un certa fascia oraria in una certa rete con un certo prodotto/personaggio perché “così vuole il mercato”, come viene scelto e con quali criteri si preferisce Tizio invece di Caia. Viene fatta prima una selezione interna Rai con gli oltre 2.000 giornalisti in organico? Come e chi si sceglie/decide un programma da mandare in onda?

Tanto per intenderci, ad esempio, appartengono a questo ambito di interrogativi e Il cavallo e la Torre in onda su Rai Tre, La Confessione su RAITre, Avanti Popolo su Rai Tre come pure Belve, in onda questa sera su Rai Due. Tutte e tre le trasmissioni indicate hanno un denominatore comune: non sono “Made in RAI” ovvero Damilano è proprietario di se stesso, Gomez è prodotto di Loft Produzioni, la Fagiani da Fremantle Italia e la De Girolamo Rai/Fremanle.

Proseguiamo la riflessione sulla privatizzazione strisciante quanto palese del prodotto Tv in corso in RAI, da anni, come giustamente ci viene fatto notare. Vediamo meglio e prendiamo nota di queste due sere, ieri e oggi, e vediamo chi sono gli ideatori/produttori:

RaiUno  L’amica geniale                Wildside, Fandango con Umedia e Mowe per Rai Fiction, HBO e Tim Vision

RaiDue  Boss in incognito             in collaborazione con Endemol Shine It. su format Undecover Boss

RaiTre    Lo stato delle cose     Rai Cultura, Our Films (Lorenzo Mieli, e Mario Giananai -ex Fremanle con Mediawan)

Martedì 19 novembre

RaiUno    Libera   co-produzione Rai Fiction e 11 Marzo Film

Rai Due   Belve     Fremantle Italia

Rai Tre  Amore criminale  Ruvido, Wilder, NonPanic, Palomar

Per ora ci limitiamo a registrare queste informazioni. Stiamo cercando di avere qualche numero. Difficilissimo.

Chiudiamo con altri numeri. L’ultima puntata di Report inonda domenica scorsa (in contemporanea con alla partita di calcio della Nazionale) ha registrato un calo ulteriore di telespettatori rispetto alle puntate precedenti: siamo passati da 2,6 mln di domenica 27 ottobre (caso Boccia, Sangiuliano, Giuli) a 1,2 mln. sono “emigrati” oltre 1,4 mln di telespettatori. Perché, cosa è successo?

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lunedì 18 novembre 2024

Il "trumpismo" a Viale Mazzini: "Make RAI great Again"

Foto di René Schindler da Pixabay

Sobrietà: sarà il tema della settimana. RAI e Servizio Pubblico: iniziare la settimana con nulla e poco più potrebbe essere di buon auspicio. Cerchiamo di essere pacati, sereni, dialoganti e fiduciosi. La speranza di un futuro migliore  non si nega a nessuno.

Aggiorniamo anzitutto le notizie serie: Bollettino delle Olive n. 3. La Bassa Val Tiberina e i Monti Martani sono in piena stagione di raccolta. Ieri giornata al frantoio tra mugugni e soddisfazione. I mugugni  di chi ha fatto poco e la soddisfazione di invece ha fatto molto in termini  di resa. “La media è  bassa: intorno al 10% ma la qualità è eccellente” ha decretato il Maestro. Tradotto in soldoni: non meno di 13/14 euro al litro. È una banale legge di mercato: poca quantità, grande richiesta e costi di produzione aumentati = prezzo in crescita. Qualcuno però gioca a fare il “furbetto dell’oliva” e con la complicità di confezioni accattivanti prova a sparare cifre irragionevoli: “Tanto i polli che comprano si trovano sempre”.  

Bene, si sta votando in Emilia e Umbria: i dati sull’affluenza sono molto bassi. Nei giorni scorsi qualcuno ha sostenuto che la trattativa in corso sulla presidenza RAI poteva riprendere all’indomani del voto. A seconda di quali saranno i risultati del “campo largo” si potrà, forse, capire la piega che prenderà la trattativa Agnes si o no.  Cerchiamo di capire grosso modo, a spanne, cosa potrà mai succedere nelle due ipotesi possibili. A: Schlein e Conte vincono, si sentono relativamente più forti di prima e mantengono la posizione sul No alla Agnes. B: Schlein e Conte perdono, si innervosiscono e il “campo” diventa una pozzanghera ovvero “ognuno per se e Dio per tutti” ovvero la presidenza Agnes potrebbe avvicinarsi. Da ricordare che mercoledì 20 mattina, alle 8.30, la Vigilanza è convocata per il “Parere vincolante per la nomina del Presidente del Consiglio di amministrazione della RAI”. Presto sapremo che aria tira.

Nel frattempo, tra un’oliva e l’altra, abbiamo cercato di approfondire il tema della capacità autonoma di ideazione e produzione televisiva della RAI. Stiamo cercando di capire se, a parte i Tg, il discorso del Presidente della Repubblica, qualche volta il Papa, Chi l’ha visto, Bruno Vespa, la Nazionale di Calcio e qualche replica di Montalbano, la Rai è in grado di “inventare” un proprio prodotto, una trasmissione o, meglio ancora, proporre un suo format magari da vendere in giro per il mondo. Ieri, il succo di una lunga conversazione con un autorevole esperto, è stato disarmante: “Caro Bloggorai, è il Mercato bellezza!!! Adesso ti accorgi che da tempo la RAI è prevalentemente “privatizzata” nel senso che agenti artistici e società di produzione esterne sono in grado di determinare il palinsesto a loro immagine e somiglianza. Fanno e disfano personaggi e trasmissioni che tanto, se dovessero andare male come spesso succede negli ultimi tempi, mica pagano pegno”. Interessa la nota sul “mercato” e il nostro amico prosegue: “Così fan tutti i servizi pubblici: è più comodo e utile comprare un “prodotto” chiavi in mano che produrlo da soli” ... già, forse sarà pure vero però, obiettiamo, ma allora almeno la RAI provasse ad inventare qualcosa, e gli ricordiamo i vani tentativi del passato: la più nota è la famigerata Serra Creativa di cui scriveva il Corriere della Sera nel lontano maggio 2005 “… il corridoio detto dei Sogni perduti. Un tempo lì albergava la mitica Serra Creativa, laboratorio di idee fondato da Celli e chiuso dai suoi successori, ancora oggetto di culto interno Rai per via delle indimenticate «carte della genialità», mazzi destinati a ispirare i «saranno famosi» incaricati di inventare la tv del futuro (qualche suggerimento a caso: «fermati», «hai ragione tu», «pensa come un sarto», «ragiona come un pittore» e via vaneggiando)”. Che genio quel Celli !!! Se ne sente la mancanza. Recentemente è stato pure indetto una specie di concorso aperto ai dipendenti RAI: “People24, concorso di idee. Il Tuo talento al centro dell’innovazione RAI. Non perdere l’opportunità di creare il prossimo progetto editoriale Made in RAI” !!! Accipicchia, somiglia quasi ad una sorta di “Make RAI Great Again” di trumpiana memoria. Tant’è che, al momento, non ci risulta pervenuto gran che. Il nostro obietta “No, non si può fare: se pure mai venisse fuori una buona proposta ci sarà sempre qualcuno che farà carte false per non realizzarla: fa comodo a molti, dentro e fuori Viale Mazzini,  avere il prodotto “cash and carry” soprattutto cash, tanta cash.

Piano piano cercheremo di capire e esaminare meglio i due temi rilevanti: il mercato e la privatizzazione di fatto della produzione Tv dove pure lambisce un sottotema importante: gli appalti che pure meritano un passaggio di approfondimento.

bloggorai@gmail.com

sabato 16 novembre 2024

La RAI e il Bollettino delle olive n.2


 

Parliamo ancora di cose serie anche perché questa mattina non ci sono spunti interessanti da leggere. La RAI può attendere: prima le elezioni regionali e poi l’Assemblea Costituente del M5S. Nel frattempo, il 20, ci dovrebbe essere un tentativo di votazione in Vigilanza per la presidenza di Viale Mazzini.

Bollettino delle olive n. 2. Il meteo peggiora ed è necessario fare in fretta. Se mai dovesse iniziare a piovere si complica tutto. La nostra raccolta termina oggi e portiamo tutto al frantoio. Quest’anno tante olive, più del solito ma cariche di acqua. Vedremo la resa ma non siamo ottimisti.  

bloggorai@gmail.com

PS. C’è un tema sul quale stiamo lavorando: quanta parte dei contenuti Tv sono frutto di ideazione, produzione e realizzazione RAI e quanta parte invece si tratta di acquisti esterni?

la RAI, la raccolta delle olive e la pubblicità

Foto di Couleur da Pixabay

Parliamo di cose serie. Le lettrici e i lettori di Bloggorai sono buongustai. Sappiamo che apprezzano molto la buona tavola… e fanno bene! Allora vi proponiamo il Bollettino delle Olive n.1. 

Nella Bassa Val Tiberina è in pieno svolgimento la raccolta. Meteo ottimo: sole e venticello di tramontana, freddo. Era molto atteso l’abbassamento della temperatura. C’è grande dibattito al Circolo Trattoristi: per alcuni è questo il momento giusto per raccogliere dopo che le olive si sono appena asciugate dalla troppa acqua che ne riduce la resa. Per altri è meglio attendere ancora correndo però un alto rischio per due fattori pericolosi: la mosca e la pioggia. Le rese sono basse, molto basse: ad alcuni è andata malissimo con il 5%, ad altri meglio ma quasi nessuno ha superato il 10% cioè molto meno della media degli anni precedenti. Resa bassa però ottima qualità. Il primo assaggio è formidabile: giusto grado di acidità e profumo, verde intensissimo. Il prezzo è salito: non meno di 12 fino a 14/15 euro. Ieri abbiamo saputo una notizia sconvolgente, per noi inattesa: qualcuno sta utilizzando un trattamento chimico, proprio in questo periodo, per indebolire il picciolo delle olive e facilitare così la raccolta meccanica. Come noto, dei due metodi meccanici prevalenti (ombrello e abbattitore) è necessario che le olive debbano cadere facilmente e così con questo “aiutino” il lavoro si semplifica e velocizza. Che poi dentro l’olio ci sia pure questa componente chimica è altro discorso che però quasi tutti ignorano. La soluzione è solo la fiducia, la conoscenza di chi lo produce.  Domai al frantoio se ne parlerà a lungo.  

Bene, veniamo a cose meno serie. La vicenda di RAI Pubblicità e l’uscita di Tagliavia hanno sollevato il coperchio della pentola ribollente. Bloggorai è stato il primo a scriverlo ed ora siamo in grado di scrivere qualcosa di più. In un primo momento avevamo saputo che i giochi erano chiusi: al posto di Tagliavia sarebbe andata, come da lontano progetto, l’attuale direttrice del Marketing Roberta Lucca (fortemente accreditata in quota Lega e, sembra, fortemente sostenuta dal ministro Giorgetti) e invece… zacchete… manco per idea! I giochi si riaprono ed ecco che sembra calare la carta di Fratelli d’Italia con la candidatura dell’attuale direttore di RUO, Felice Ventura. L’AD Rossi sembra tirare le fila della manovra e non avrebbe per nulla “gradito” che la Lega rafforzasse ulteriormente le sue posizioni e mettesse mano al portafoglio cash della RAI. Come scritto nei giorni scorsi, la guerra per bande (of course, anche tra Sergio e Rossi) è in pieno svolgimento a Viale Mazzini e non si faranno prigionieri. Nei giorni scorsi abbiamo letto di un presento asse Marano/Sergio e non appare affatto inverosimile. Il fischio finale potrebbe avvenire nei prossimi giorni, quando sarà noto l’esito dell’altra battaglia sulla presidenza, ancora del tutto ignoto nei tempi e nel nome. Si attendono l’esito delle regionali e degli impegni del M5S per capire e sapere. In questo quadro potrebbe esserci pure la candidatura di Marano (leghissimo). Tutto è possibile: basta pagare un pegno politico o avere qualcosa da scambiare. A questo punto, molti hanno chiesto: A perché Tagliavia lascia Rai Pubblicità e B dove andrà. Sul primo interrogativo abbiamo ricevuto una possibile interpretazione molto interessante, diversa da quella che avevamo supposto, forse più “diabolica” ma credibile: lascia perché la raccolta Rai va bene, forse troppo bene per alcuni e, ovviamente, a danno di altri che altri non è segnatamente è la concorrenza Mediaset. Ipotesi suggestiva. Già dalle prossime settimane questo sarà il terreno minato sul quale si gioca buona parte del futuro Rai e, di riflesso, delle relazioni tra i partiti di “riferimento” governativi che gli girano intorno, in particolar quello espressione di Cologno Monzese. Alla seconda domanda non diamo alcuna importanza: irrilevante.

Mentre, tornando a Viale Mazzini, è rilevante sapere chi prenderà il posto di Ventura qualora andasse avanti la sua ipotesi. La sua poltrona scotta assai. Nelle prossime settimane si giocheranno partite di assoluto rilievo tra le quali il rinnovo del contratto dei dipendenti e il proposito di tagli al personale come previsto dalla Lege di bilancio.

Bene, chiudiamo con un tema che abbiamo appena accennato e sul quale cercheremo di approfondire: quanta parte del prodotto Tv è frutto di ideazione/produzione tutta interna RAI e quanta invece di acquisto? Ovviamente non ci sono numeri e se pure ci fossero sarebbero custoditi come un Segreto di Fatima. Ad una prima ricognizione e sentiti pareri in giro si tratta di tanta, tantissima roba con una cifra stimata intorno all’80/90%. In altri termini: la Rai somiglia sempre più ad una agenzia di distribuzione che non di produzione. E’ stato scritto tante volte, lo strapotere delle case di produzione esterne e degli agenti artistici ha superato ogni livello di sopportabilità. Cercheremo di approfondire: pochi ne parlano.  

bloggorai@gmail.com  

venerdì 15 novembre 2024

RAI: il futuro dietro le spalle

Foto di Arek Socha da Pixabay

 Sunrise doesn’t last all morning

The cloudburst doesn’t last all day

(All Things Must Pass, G. Harrison)

Un popolo di navigatori quando veleggia Luna Rossa, un popolo di “curlinghisti” quando Amos Mosaner e Stefania Constantini vincono l'oro Olimpico con le bocce sul ghiaccio e un popolo di tennisti invaghiti quando gioca Sinner. Vedremo più tardi quanto rendono questi campioni in termini di ascolti televisivi dopo il confronto di ieri sera con la Nazionale di calcio su RAIUno e Sinner su RAI Due.

Scendiamo sulla terra e registriamo un fatto politico rilevante: la Corte Costituzionale ha dato una legnata (moderata) alla riforma sull’autonomia differenziata. Uno dei punti più controversi sono i cosiddetti LEP (Livelli essenziali di Prestazione). Da tempo avevamo in nota un parallelismo: somigliano molto ai famigerati KPI (Key Performance Indicator) tanto cari alla ex presidente Soldi (e al consigliere “uscito dal cilindro del suo partito AVS, Roberto Natale) e poi inseriti nell’attuale Contrato di Servizio. Ovviamente, nessuno gli ha dato seguito e sono rimasti laddove sono nati: nel nulla cosmico come nessuno è stato in grado di scrivere nero su bianco quali potrebbero essere i criteri di misurazione delle prestazioni del Servizio Pubblico radiotelevisivo e quali potrebbero essere le sanzioni in caso di mancato raggiungimento.

Quando invece il cielo scende sulla terra si devono fare i conti con la brutalità, con l’essenzialità della vita moderna che non lascia scampo a futili scorciatoie. Un articolo di Italia Oggi di questa mattina fornisce qualche elemento di riflessione. Il titolo è “Spalletti terremota i conti RAI” e il riferimento è all’esclusione della Nazionale di calcio dagli europei dove la RAI ha speso circa 68 mln senza averne adeguato ritorno. L’articolo riporta i numeri del primo resoconto intermedio di gestione semestrale Rai a firma del nuovo AD Rossi anche se la “responsabilità” è del suo predecessore Sergio. Leggiamo: “Ricavi aumentati di 70 milioni di euro arrivando a 1,457 miliardi di euro, ma costi esterni aumentati di 85,5 milioni di euro portando così a dimezzare l'utile, scesi di 14,6 milioni di euro dai 27,9 milioni dell'anno precedente ai 13,3 milioni di euro del 2024”. Il quadro non è confortante e il prossimo futuro non è invitante.

La brutalità e l’essenzialità della vita moderna della RAI è tutta ora concentrata sul tema risorse: canone e pubblicità. Tutto corre sul filo dell’incertezza. Tutto sembra legato ai sottili fili di equilibri politici, interni ed esterni alla RAI, ancora tutti da definire. Tra Sergio e Rossi la partita è appena iniziata ed un imminente campo di battaglia sarà la sostituzione di Tagliavia a RAI Pubblicità. Tutto il resto è noia: la partita sulla governance è solo fumo negli occhi. Chi pagherà comanderà.

Ieri abbiamo cercato di sapere qualcosa su un argomento che da tempo ci incuriosisce: quanta parte della produzione televisiva RAI è frutto di ideazione e realizzazione tutta interna e quanta invece frutto di acquisti e produzioni esterne? Sembra che una tale domanda sia sconvolgente: ne potrebbe venire fuori un quadro disarmante.  

bloggorai@gmail.com      

ps: Bloggorai è stato il primo a scrivere per filo e per segno la vicenda dell'uscita di Tagliavia da RAI Pubblicità e la sua "lettura" politica che ora ruota tutta intorno alla sua successione, ovvero allo scontro in corso dentro e fuori la RAI.

giovedì 14 novembre 2024

RAI: il declino dell'Impero Mazziniano


Ieri ci ha lasciato Franco Ferrarotti, il padre della sociologia in Italia. Nei giorni scorsi abbiamo visto il film su Berlinguer, una pagina di storia, del decennio tra i primi anni’70 e i primi anni ’80, che ha lasciato un segno profondo nella storia politica, sociale e culturale del Paese, un momento dove sembra avvenuta una radicale rottura delle matrici di continuità tra le generazioni.

Tutto questo ci induce ad una breve, sommaria, delicata quanto complessa riflessione. Si dice spesso che la RAI di oggi è profondamente, radicalmente, diversa da quella degli anni passati. È vero, è del tutto ragionevole che sia così perché è cambiato tutto intorno ad essa. È cambiato il suo mercato di riferimento, è cambiato il suo pubblico ed è cambiata la “politica” che gli ruotava dentro ed intorno. È cambiato radicalmente il Paese di quel decennio descritto nel film su Berlinguer che, non a caso, termina nei primi anni ’80 con la sua scomparsa e l’inizio della nuova era visivamente rappresentata dai volti della Thatcher e di Reagan.

Veniamo ai giorni nostri. Bloggorai è consapevole di addentrarsi su una china che non gode di certezze granitiche ma solo di sommarie impressioni, pur tuttavia non completamente infondate. Da tempo si assiste all’esaurimento di una generazione manageriale che è stata, nel bene o anche nel male, partecipe e artefice di una RAI ora in via di estinzione. È avvenuta una mutazione genetica tra chi conosceva il mestiere del “servizio pubblico”, tra chi l’ha ricevuto in eredità da chi ha vissuto gli anni d’oro del monopolio e del primo duopolio, e chi invece lo gestisce per nome e per conto di altri soggetti, vuoi che siano gli agenti, vuoi che siano le potenti case di produzione, vuoi che siano i “politici di turno”. Sono usciti negli ultimi anni e stanno per uscire coloro che sono entrati in Azienda intorno agli anni 80/90, quelli che si sono confrontarti con il concorrente Mediaset e che hanno appena cominciato a intuire il nuovo mondo della rete. La transizione da broadcast e broadband non ha fatto in tempo ad essere metabolizzata nella loro cultura che già era tempo della loro uscita verso la pensione.

Già, il tema è la cultura aziendale prevalente che oggi si avverte dentro e intorno al Servizio Pubblico. Il momento di forte rottura è avvenuto con il passaggio da un controllo/vigilanza parlamentare ad uno governativo avvenuto con la Legge 220 del 2015 dove la logica dell’uomo forte al comando, l’AD, sembra avere spinto molto verso un “atteggiamento” di molti dirigenti verso lo schieramento politico forse molto dipiù di quanto non avvenisse prima. 

Certo, non dimentichiamo lo storico corridoio del VII che ha conosciuto Bloggorai al tempo della sua presenza dove da un lato c’era Pasquarelli di stretta fede democristiana, e dall’altro Manca di assoluta osservanza socialista e però questa dialettica spesso e volentieri altamente conflittuale produceva grandi risultati e la Rai era sempre in testa sula concorrenza. Oggi invece si assiste a piccole guerre tra bande interne il cui risultato generale è sotto gli occhi come basta veder sui dati AgCom: si perdono telespettatori e si chiudono programmi come acqua fresca.

Nei giorni scorsi vi abbiamo accennato alle vicende interne a Rai Pubblicità e al Marketing Rai. Per molti aspetti è una storia che sintetizza e rappresenta meglio di molte altre (e ce ne sono) la mutazione genetica/politica avvenuta a Viale Mazzini negli ultimi anni. L’uscita di scena di Roberto Nepote, ha lasciato aperta la porta di Viale Mazzini all’ingresso di un innesto di una nuova direzione, Roberta Lucca, che sembra avere brutalmente cambiato le carte in tavola sotto il segno di una stagione politica che guarda al “malloppo politico” ovvero la sua presunta appartenenza in “quota ministro Giorgetti” lo stesso che ha in mano le sorti del canone RAI. Una storia che merita di essere raccontata.

In soldoni, l’Azienda soffre di tante crisi (economica, istituzionale, tecnologica) ma una sembra più evidente delle altre: una crisi di cultura interna robusta, di idee, di progetti, di capacità creativa autonoma.  La RAI sembra soffrire, in fin dei conti, di una crisi di identità che colpisce i tanti dirigenti che sono pronti ad uscire da Viale Mazzini come ha colpito quelli che sono usciti recentemente, di una profonda e lacerante crisi umana, di pensieri e di valori condivisi, di nostalgia di un passato lontano e di sconforto per un futuro imminente che non promette nulla di buono. La sensazione che molti raccontano è quella di una barca che lentamente e inesorabilmente sta affondando. Quelli che rimangono, molti ma non tutti, sono plasticamente descrivibili per come erano visibili ai recenti Stati generali: tutti accorsi numerosi pronti a spellarsi le mani al termine del discorso dell’AD Rossi ed altrettanto veloci a dileguarsi al suo seguito quando lo stesso (che non si è degnato poi di seguire i lavori) ha lasciato la Sala. Scena imbarazzante.  

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