mercoledì 2 aprile 2025

RAI: i suoi polli e le sue volpi mentre i telespettatori invecchiano

 

by Bloggorai ©

Assemblea di volpi ... strage di galline!

Cominciamo da ieri. Il Sole, a firma Andrea Biondi, ha pubblicato una lunga e interessante intervista ad Antonio Marano, “presidente” anziano/facente funzioni Rai e, contemporaneamente, presidente effettivo di Confindustria RadioTV (CRTV). E già balza subito all’attenzione una leggera (eufemismo) anomalia: l’organizzazione imprenditoriale associa tutti i broadcasters nazional e quindi anche tutti i diretti concorrenti della Rai. È ragionevole presumere che gli interessi, le strategie e gli obiettivi non siano del tutto omogenei tra i diversi soggetti interessati e che quindi, ad esempio Rai e Mediaset perseguano progetti diversi e financo contrapposti tra loro (ad esempio la raccolta pubblicitaria). Come si possano “tutelare” e conciliare tutte le parti in causa a noi pare un mistero. Tant’è che lo stesso Marano ieri, appunto, mette le mani avanti e dichiara secco “Non parliamo di Rai” ed aggiunge poi una frasetta sibillina e significativa: “Aspettiamo che la Commissione di Vigilanza nomini Simona Agnes”.

Già, è meglio così, meglio per lui non parlare di Rai. Ora però, è noto a tutti che Marano è considerato un “vecchio volpone” e profondo conoscitore delle faccende Rai e che quindi conosce bene i suoi polli e il suo pollaio, nonché le altre volpi che gli girano intorno. Sa bene, benissimo, quindi che la nomina della Agnes non c’è e non ci sarà per molto tempo ancora. Lo sa, o dovrebbe sapere, talmente bene che, sembra, pare, dicono e così ci riferiscono, che già da qualche tempo si è lasciato “sfuggire” un suo “personale” convincimento: la nomina (e vedremo se sarà la Agnes) semmai avvenisse potrà esser solo in autunno e contestuale alla presentazione di un progetto di riforma della Rai presentata dal Governo (che ancora in Commissione Senato non esiste). Marano però, forse, è informato pure del fatto che la “famigerata” riforma Rai è in altissimo mare e che difficilmente potrà avere una sembianza pure in autunno. Ad essere ottimisti, una volta calendarizzate le audizioni e, forse, perfezionato un testo da “larghe intese” (ed è tutto dire) in grado di reggere un vasto consenso parlamentare (altrimenti che riforma sarebbe?) se tutto va bene, se ne parlerà nel prossimo anno, ovvero alla vigilia del voto politico e del rinnovo della Concessione RAI del 2027. Blogorai lo ha scritto per tempo non sospetto.  Le proposte attuali, come abbiamo scritto più volte, oramai sono vecchie e superate dall’EMFA che, non a caso, non viene mai citato e che pure entrerà pienamente in vigore dal prossimo luglio. Ci sembra assai complicato che, semmai fosse verosimile, la “visione” autunnale di Marano possa prendere forma. Magari, nel frattempo, si potrebbero affacciare altre ipotesi (guarda un pò!) come quella anticipata dal leghista Candiani nei giorni scorsi “Tajani, basta con Agnes. Il presidente Rai è Antonio Marano”. Forza Italia ha fatto sapere che non è d’accordo e che la Agnes rimane candidata. Però, chi vuole capire capisce e questa sera si capirà di più: è stata anticipata la Vigilanza per l’ennesimo tentativo di votazione sulla presidenza. Vedremo.

Veniamo ad oggi. La Rai non è una televisione per giovani e questo ormai lo sappiamo da tempo. Per certi aspetti, qualcuno nell’ex Viale Mazzini (in attesa di poter dire Viale C. Colombo) è un progettista editoriale avveduto ed informato: è verosimile supporre che legge ogni anno il Report ISTAT sulla situazione demografica del Paese e adegua e conforma ad esso l’offerta di Servizio Pubblico radiotelevisivo. Gli ultimi dati, pubblicati nei giorni scorsi, ci dicono in poche parole che gli italiani sono sempre di meno e sono sempre più “adulti”. Aumentano i giovani italiani, qualificati e laureati, che fuggono all’estero e più o meno dello stesso numero aumentano le persone di altre nazionalità residenti nel nostro Paese. Aumentano il numero delle famiglie che però, al 36%, sono costituite da una sola persona e, in parallelo, diminuiscono i matrimoni e il tasso di fecondità. C’è tanto da riflettere in questi brevissimi tratti ma sufficienti per porli in relazione a quello che passa il “convento” Rai.

Il complesso dell’offerta editoriale Rai è rivolta sostanzialmente ad un pubblico “maturo”: alla fine dello scorso anno circa l’85% del suo pubblico è composto da over 45 di cui ben il 55% over 65 (dati Auditel dicembre 2024). Si capisce bene allora la scelta di programmare fiction su Peppino di Capri e intrattenimento del calibro di “The Voice Senior” oppure “Ne vedremo delle belle”. Si capisce ben poi perché la Stampa ha titolato nei giorni scorsi “Il Primato di Rai Uno” dove si legge che è tale perché la rete regge da sola il 63% il primato del primetime dove, per inciso, la trasmissione di punta è il gioco dei pacchi. Tradotto in soldoni: quella che vorrebbero che fosse le Digital Media Company del prossimo futuro si regge grazie a questa offerta editoriale, a questo pubblico, concentrato prevalentemente su una sola rete. Non parliamo delle altre reti, di RaiDue in particolare, dove per sbaglio abbiamo visto l’altra sera la trasmissione della Marcuzzi: una tragedia pagata cara con un ascolto di poco superiore al 3%.

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P.s. Avvertite la Sciarelli: chi ha visto i consiglieri Rai di “opposizione”???  

 

martedì 1 aprile 2025

RAI studia se stessa con l'Intelligenza Artificiale

by Bloggorai ©

Quali sono i temi, i problemi, di assoluto interesse per l’umanità intera? La pace certamente, poi i diritti universali (lavoro, salute, istruzione), poi ancora il benessere sociale, l’ambiente e, infine, l’Intelligenza Artificiale. Bloggorai si occupa di Rai e di Servizio Pubblico e, giocoforza, ha ritenuto utile e interessante cercare di capire come l’Azienda declina questa tema di assoluto rilievo strategico anzitutto al suo interno e, di conseguenza, verso i suoi naturali interlocutori, ovvero i telespettatori.

Nei giorni scorsi abbiamo iniziato un piccolo “viaggio” con tre post sull’IA della Rai che però abbiamo dovuto interrompere perché, del tutto casualmente, siamo venuti a sapere che nei mesi scorsi è stato pubblicato un corposo volume (444 pagine) con il titolo “Trasformazione Digitale e Intelligenza Artificiale” edito dall’Ufficio Studi Rai diretto da Francesco Giorgino. Accipicchia!!! Lo abbiamo cercato subito e, non senza qualche difficoltà, lo abbiamo trovato.

Bloggorai crede di possedere tanti vizi e poche virtù. Tra i primi ce n’è uno fastidioso e consiste nel fatto che ogni qualvolta che gli capita un libro tra le mani corre subito alla pagina finale mentre tra le seconde c’è una certa capacità di lettura molto veloce. 

Prima ancora di leggerlo per intero (ci vorrà tempo e attenzione) e sfogliandolo rapidamente ci siamo posti subito qualche domanda. A chi è diretto? Chi sono i suoi destinatari/lettori? A cosa serve? Possiamo immaginare che non si tratta di un impegno editoriale destinato alla sola “accademia” ovvero riflessioni empiree sulle “mappe e sulle sfide” ma che debba rivolgersi necessariamente ai “media di Servizio Pubblico” e, supponiamo, segnatamente, alla Rai, a questo Servizio Pubblico. Insomma, a farla breve, una specie di “strumento di lavoro” utile e necessario appunto a “declinare” i temi e problemi dell’IA all’interno di questa Rai, di questo Servizio Pubblico. A quanto sembra, ad una prima e sommaria lettura, non è così.

Allora, premesso che Bloggorai ha passato quasi 40 anni della sua vita dentro e intorno alla Rai e dunque, tutto sommato, più o meno, ha incontrato e conosciuto tante persone, molte delle quali lavorano ancora in Rai. Abbiamo chiesto subito a tanti di loro: conoscete questo lavoro? Ne siete stati informati? Qualcuno vi ha detto che con soli 20.90 euro (più spedizione) vi arriva a casa? Nulla. Facce assorte e meditabonde ma quasi nessuno, nessuno salvo i diretti interessati, ne sapeva qualcosa. Abbiamo poi provato a cercare uno straccio di Comunicato dell’Ufficio Stampa … nulla. Stamattina però veniamo a sapere che a dicembre scorso è stato presentato ad una recente manifestazione editoriale. Peccato, non lo abbiamo saputo, non ci saremmo persi un’occasione del genere.

Abbiamo poi cercato di immaginare che un tema, un lavoro frutto di tanto impegno e tale rilievo strategico sia oggetto di una poderosa campagna di informazione a partire dall’interno della Rai dove, teoricamente, operano molti diretti interessati all’argomento. Ci siamo immaginati che sia stato offerto in edizione gratuita, magari solo in PDF, a tutti i dipendenti e pensionati oppure in “offerta speciale” agli abbonati al canone, oppure sia stato organizzato un bel convegno/tavola rotonda/dibattito/confronto o anche un semplice “zoom” aperto a tutti e magari invitando personaggi di rilievo, ad esempio Padre Benanti o Andrea Stroppa (per Musk sarebbe stato un po' complicato… bisognava sentire prima la Meloni). Niente di tutto questo. Il pregevole e poderoso volume dell’Ufficio Studi sembra essere pressoché clandestino e pure nelle principali librerie di Roma occorre ordinarlo (oppure c’è sempre Amazon). Provate poi a cercare una sinossi su Google e se trovate qualcosa, please, fate sapere.

Poi, abbiamo cercato di capire e sapere se questo impegnativo lavoro sia stato in qualche modo “coordinato” con le altre strutture Aziendali che, direttamente o indirettamente si occupano dello stesso tema, in primo luogo con il Coordinamento Iniziative Strategiche diretto da Paola Marchesini, all’interno del quale “dovrebbe” essere operativo un tavolo di lavoro su questo argomento. Abbiamo cercato ma non ci siamo riusciti: non sappiamo con certezza se il tavolo esiste ancora e se ha elaborato qualcosa di significativo, nonostante il tema IA sia un “obbligo” previsto dal recente Contratto di Servizio e, ovviamente, non sappiamo se mai questo “coordinamento” con l’Ufficio Studi sia mai avvenuto. Chissà, forse … magari qualcuno leggendo questo Post ci farà sapere.

Poi ancora, sempre a questo proposito, ci siamo chiesti: chi lo ha scritto? Chi sono gli autori di tanto impegno e, ovviamente, il primo che siamo andati a vedere è lo stesso Giorgino. Leggiamo la sua biografia a pag. 52: ci sono 5 righe della sua storia professionale dentro la Rai e 15 righe per quella maturata fuori e si legge che “Ha insegnato per oltre 15 anni all’Università di Roma “La Sapienza” prima di approdare nel 2016 in Luiss”. Complimenti, non deve essere facile conciliare l’intensa attività professionale dentro la Rai con quella non meno impegnativa in prestigiosi Atenei. Questo però è un nostro limite. Di tutti gli altri, autorevoli e prestigiosi accademici di chiara fama, conosciamo bene solo la rilevante esperienza e storia di Mario Morcellini, già commissario Agcom.

Avvertiamo però, sfogliando ancora velocemente il volume, che manca qualcuno, manca qualcosa. Manca proprio la Rai, manca proprio “questo Servizio Pubblico” manca esattamene la declinazione su questa Azienza, oggi, nella sua impellente immediatezza. 

Allora, abbiamo scoperto che a pag. 39 viene citato “… un interessante lavoro fatto dal Centro Ricerche, Innovazione Tecnologia e Sperimentazione (CRITS) della Rai e come ricorda Montagnuolo …”. Di lui e del suo “interessante lavoro” però si legge solo il riferimento bibliografico del 2020 e nulla più. Allora Bloggorai vuole dare una mano citando un paio di suoi contributi più recenti: lo scorso marzo 2024 “Maurizio Montagnuolo ha presentato “Advancing Media Intelligence: The Face Management Framework (FMF) for automated annotation and diversity analysis for Public Service Media”, descrivendo un sistema per gestire l’annotazione automatica di personalità televisive, grazie all’utilizzo di basi di dati pubbliche” nell’ambito del Data Technology Seminar 2024 e proprio il mese scorso “Revolutionizing video content analysis: unleashing the power of AI microservices”. Succede, il volume è stato chiuso a luglio 2024.

Poi ancora, a pag. 233, leggiamo “Nonostante l‘AI sia una tecnologia, è l’elemento umano a essere spesso più carente e problematico rispetto alle soluzioni tecniche”… quanta saggezza in così poche parole. E a seguire nello stesso capitolo, veniamo a sapere che, per quanto i riguarda i SP europei, per l’Italia vengono solo citati all'interno di uno schema Stefano Ciccotti, CTO e Gino Alberico, direttore R&D. A questo punto, sarebbe lecito attendersi che almeno uno dei due possa aver trovato se non adeguata ospitalità in qualche pagina di tanto volume almeno qualche nota su la “mappa delle sfide Rai”. Niente ... nada … nisba. 

Il cielo di questa “mappa” dell’Ufficio Studi Rai non cade su questa terra. Semplicemente, le “sfide” Rai di oggi, contingenti ed immediate, financo quelle imposte dal Contratto di Servizio, quelle della famigerata “Digital Media Company” non sembrano proprio declinate. Ci piacerebbe applicare l’IA per cercare quante volte il termine “Rai” sia stato usato all’interno del volume.

Chiudiamo dalla fine del volume, come vi abbiamo detto prima e andiamo a pag.443 dove leggiamo: “…come dice Giorgino, è fondamentale coniugare la missione pubblica con i grandi temi dell’innovazione del Paese”. Già … proprio come “dice Giorgino”. Un sentito ringraziamento per tanto impegno. Con queste premesse ci piacerebbe molto impegnarci a leggerlo ma, ci sia consentito, non sarà facile. Richiede molta fatica ed impegno che con i tempi che corrono è merce rara da usare, con prudenza: non leggere è un’arte, come sostenevano Fruttero e Lucentini.

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lunedì 31 marzo 2025

RaiUno "Cattiva Maestra" ???

by Bloggorai ©

“Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre.”

La settimana inizia male, nel peggiore dei modi. Anzitutto dovrebbe essere primavera e invece ancora non lo è del tutto. Sembra, pare, dicono …

Questa mattina inizia male perché da ieri abbiamo una urticante sensazione di essere presi in giro (eufemismo) televisivamente parlando. Premessa: cosa lega la recente trasmissione di Benigni con il nuovo programma di Carlo Conti “Ne vedremo delle belle” (coproduzione Endemol e Rai)??? La risposta è semplice: sono andate in onda sempre su RaiUno in prima serata. La differenza però è nella valutazione che le due trasmissioni hanno riscosso: nel primo caso un generale consenso e apprezzamento del pubblico, nel secondo caso “…non si sa se parlare di pigrizia, di assenza di idee, di trascuratezza, forse di inadeguatezza della direzione editoriale. «Ne vedremo delle Belle» è l’ennesimo format di Carlo Conti, lo sguardo rigorosamente volto all’indietro (un servizio pubblico che non ha più la capacità di guardare in avanti non è più tale) Grasso dixit. Ieri mattina sono stati diffusi gli ascolti Auditel e abbiamo letto che la trasmissione alla sua seconda puntata è sprofondata al 14% di share dal già basso 17% della settimana precedente.

Bloggorai, in genere, non si diverte fare il critico televisivo e invita le lettrici anzitutto e poi i lettori a farsi una propria idea su questa trasmissione. A noi è bastato poco per farci saltare dal divano: una roba del genere nemmeno su TeleVattelaappescadisotto si vede: un insulto al buon senso, alla civiltà televisiva, un’offesa all’intelligenza delle telespettatrici e dei telespettatori.

In questi casi riprendiamo un libretto che è sempre utile avere a portata di mano: “Cattiva Maestra Televisione” di Karl. R. Popper del 1996: “Chi fa televisione dovrà sapere bene quali sono le cose da evitare in modo da impedire che la sua attività abbia conseguenze antieducative” … e quindi, sostiene Popper, che “occorre una patente” ed è una proposta “non solo molto urgente da un punto di vista della democrazia, ma anche assolutamente necessaria". A RaiUno non è necessaria la patente, tanto i programmi di successo li realizzano in coproduzione.

Se non che, questa mattina, la Stampa esce con un articolo a firma Paolo Festuccia (che riprende dati dello Studio Frasi) con un titolo roboante: “La riscossa di RaiUno”. Leggiamo che, più o meno, le reti generaliste perdono tutte, poco ma perdono, e che la concorrenza dello streaming cresce, poco ma cresce. In questo quadro però, dicono i dati di SiIiato, che a perdere di più nella prima serata è Mediaset mentre guadagna RaiUno e però “Nella media dell'intera giornata invece Mediaset mantiene il primato sulla Rai”. Comunque, si conclude “… a galleggiare resta solamente RaiUno. Sull'ammiraglia, del resto, per caso o per strategia (chissà?) è stato dirottato il meglio della produzione tra access e prime time, che non a caso è la fascia oraria più costosa per gli inserzionisti. E così, a fare la differenza nel medio-lungo termine è stata da un lato la fiction e poi il Festival di Sanremo. Con una novità, che da mesi non lo è neanche più: il successo clamoroso di "Affari tuoi" in versione Stefano de Martino che ogni sera regala alla concessionaria pubblica picchi di share vicini (a volte anche oltre) il trenta per cento”. 

Morale della favola: la “riscossa” è anzitutto della sola RaiUno mentre il resto dell’intera offerta editoriale Rai è in declino costante. Il Servizio Pubblico è (o dovrebbe essere) tale nel suo complesso nell’arco della 24 ore e per tutte le reti e non ultimo per la “qualità” della sua offerta. o no??? Il canone viene pagato a blocco intero, non solo per pezzi di programma o per spezzoni di fasce orarie. Quello che poi fa “reggere” gli ascolti di RaiUno è comunque, appunto, il gioco dei pacchi che è e rimane uno dei “giochi” più micidiali dal punto di vista pedagogico/educativo che si possa immaginare: non si compete per le proprie competenze e conoscenze ma solo affidandosi al caso (???) ovvero la peggiore declinazione del gioco d’azzardo televisivo. ATTENZIONE: parliamo sempre di una produzione Endemol, la stessa di cui sopra. Però, leggiamo sempre su La Stampa che questo gioco rappresenta “Una manna dal cielo per i dirigenti Rai che possono tirare il fiato grazie alla dea bendata che si posa sui pacchi”. Una vera riscossa del Servizio Pubblico. Per fortuna, come sostiene qualcuno talvolta, gli ascolti non sono tutto nella vita della Rai.

Ringraziamo il dottore e andiamo avanti ma con un altro giramento di scatole mediatico con la sensazione di essere presi per i fondelli sale. Ieri solo il Corriere pubblica un articolo in prima pagina con il titolo “I voli di un drone russo sul centro Ue di Ispra”. A ben vedere ci sarebbe da essere seriamente preoccupati se mai fosse vero. L’articolo nel titolo è assertivo: è un “drone russo” ma nel testo dell’articolo già viene derubricato a “secondo gli esperti sarebbe di fabbricazione russa”. Allora sorgono domande: è russo o non è russo? Come è stato possibile identificarlo e da chi “sarebbe” stato accertato? Aveva una targa, un codice identificativo? Poi, si legge, che a “segnalare la presenza del misterioso drone” per ben cinque volte sarebbero stati proprio i responsabili del Centro ricerche UE. Ma, ci chiediamo, già dopo la prima o almeno la seconda volta, non si poteva chiamare l’Aereonautica Militare che con i suoi intercettori in volo H24 su tutto il territorio nazionale avrebbe potuto “verificare” di cosa si trattava? Sarebbe così facile per un velivolo nemico entrare nel nostro cielo e farsi un giretto di osservazione su una “No Fly Zone” per cinque volte senza che nessuno possa intervenire? Sappiamo, ad esempio, che un turista che si è azzardato a fare girare un drone sul Colosseo, nel giro di pochi minuti è stato intercettato e per poco non finiva dritto dritto al carcere di Regina Coeli.

Infine, se si tratta appunto di una zona ad alto interesse militare (Officine Leonardo e il contingente NATO nelle vicinanze” come è possibile che si possa violare impunemente? Curioso osservare che il testo della notizia è stato ripreso più o meno nello stesso modo dai Tg e Gr mentre gli altri giornali l’hanno quasi ignorata (pure lo stesso Dagospia solitamente sempre attento a questo genere di notizie).

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sabato 29 marzo 2025

RAI: lo "studio" generale della confusione

by Bloggorai ©

La Rai non è un’Azienda normale. La Rai non è un’Azienda per giovani. La Rai, forse, non è un’azienda.

È un’Azienda normale quella dove convivono due presidenti? Uno, consigliere anziano facente funzioni, e l’altra, consigliere semplice però indicata dal Governo come presidente. È un’Azienda normale quella dove il primo, formalmente consigliere semplice, viene indicato come presidente di Confindustria RadioTv e quindi preposto a difendere gli interessi pure della concorrenza? E’ un’Azienda normale quella dove la consigliera semplice, seppure indicata dal Governo, viene indicata come rappresentante nel Board dell’EBU, carica solitamente riservata ai presidente o AD dei Servizi Pubblici europei nel pieno delle loro funzioni?

A proposito di presidenza: ieri è successa una cosa bizzarra. Solitamente Bloggorai attinge le sue informazioni a tante fonti e, tra queste, ci sono alcuni generosi lettori che ci segnalano articoli interessanti presenti nella Rassegna stampa Rai. Allora, come vi abbiamo scritto, ieri mattina non è stato segnalato nulla. Se nonché, intorno alle 19 un nostro attento lettore ci informa che il Foglio ha pubblicato un articolo con un titolo importante: “Candiani (Lega): "Tajani, basta con Agnes. Il presidente Rai è Marano”. Leggiamo: “C'è ancora la possibilità di eleggere Agnes, alla presidenza Rai? "E' evidente che non c'è. E non ci sarà”. 

Tante altre cose non succedono in un’Azienda normale. Non succede, ad esempio che nonostante il problema sia noto da decenni, solo dopo un incidente casuale sia stato necessario chiudere di gran fretta il palazzo di Viale Mazzini. In un’Azienda normale difficile che possa succedere che un Piano industriale fatica a prendere forma dopo oltre un anno dalla sua approvazione. In un’Azienda normale difficile che possa succedere che il tema Rai Way possa avere prevalentemente una connotazione finanziaria senza alcun progetto o visione di carattere industriale e tecnologico.   

Ancora: la Rai è un’Azienda per giovani quando si ostina a rivolgere le sue attenzioni editoriali sulla prima rete ad un pubblico sempre più “adulto”? Vedi la recente fiction su Peppino di Capri, oppure la riproposizione di The Voice Senior oppure ancora Ne vedremo delle belle in onda al sabato sera? Ricordiamo una dichiarazione di Francesco Siliato dello Studio Frasi al Sole 24 ore : “… oggi le persone che seguono la Rai hanno un’età media di 64 anni, contro i 58 dei pubblici Mediaset, i 55 anni di chi segue Sky e i 53 anni di chi segue i canali di Warner Bros. Discovery”.

La Rai, tanto per non dimenticare l’argomento che abbiamo trattato nei giorni scorsi, è un’Azienda normale o per giovani quando affronta il tema dell’Ai ovvero uno dei temi epocali che la riguardano direttamente e, per quanto sappiamo, viene pubblicata un’indagine dell’Ufficio Studi e pochi ne sono a conoscenza, dentro e fuori del palazzo o di ciò che ne resta e ancora meno ne sono coinvolti e informati  i lavoratori della stessa Azienda?

Certo è, infine, che forse la Rai non è un’Azienda normale quando ormai si è consolidata la sua intima natura di Azienda politica, ovvero quando i suoi vertici sono espressione solo della loro appartenenza ad una quota o un’altra, scelti senza alcun criterio aperto, trasparente e comparabile. In questo senso la Rai, semplicemente, non è un’Azienda, è altra "cosa".

Torniamo all’articolo del Foglio. Questa mattina vengono riportate le dichiarazioni di Gasparri: per noi rimane ferma la candidatura della Agnes e Candiani della Lega ha parlato solo a titolo personale. Detta così siamo punto e a capo. Il prossimo 3 aprile è stata convocata la Vigilanza Rai e si vedrà. Sembra però che “qualcosa si muove” e non sappiamo interpretare in che direzione.

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RAI: lo stato generale della confusione

by Bloggorai ©

La Rai non è un’Azienda normale. La Rai non è un’Azienda per giovani. La Rai, forse, non è un’azienda.

È un’Azienda normale quella dove convivono due presidenti? Uno, consigliere anziano facente funzioni, e l’altra, consigliere semplice però indicata dal Governo come presidente. È un’Azienda normale quella dove il primo, formalmente consigliere semplice, viene indicato come presidente di Confindustria RadioTv e quindi preposto a difendere gli interessi pure della concorrenza? E’ un’Azienda normale quella dove la consigliera semplice, seppure indicata dal Governo, viene indicata come rappresentante nel Board dell’EBU, carica solitamente riservata ai presidente o AD dei Servizi Pubblici europei nel pieno delle loro funzioni?

A proposito di presidenza: ieri è successa una cosa bizzarra. Solitamente Bloggorai attinge le sue informazioni a tante fonti e, tra queste, ci sono alcuni generosi lettori che ci segnalano articoli interessanti presenti nella Rassegna stampa Rai. Allora, come vi abbiamo scritto, ieri mattina non è stato segnalato nulla. Se nonché, intorno alle 19 un nostro attento lettore ci informa che il Foglio ha pubblicato un articolo con un titolo importante: “Candiani (Lega): "Tajani, basta con Agnes. Il presidente Rai è Marano”. Leggiamo: “C'è ancora la possibilità di eleggere Agnes, alla presidenza Rai? "E' evidente che non c'è. E non ci sarà”. Allora, con ordine: anzitutto, intorno alle 17 viene diffuso un comunicato ANSA che riprende le dichiarazioni del leghista Candiani, cioè alle 17 molte ore dopo la pubblicazione dell’articolo. Ma la cosa più “bizzarra” è che la Rassegna Stampa Rai si è “dimenticata” di inserire l’articolo del Foglio. Succede … in un’Azienda normale forse non succede.

Tante altre cose non succedono in un’Azienda normale. Non succede, ad esempio che nonostante il problema sia noto da decenni, solo dopo un incidente casuale sia stato necessario chiudere di gran fretta il palazzo di Viale Mazzini. In un’Azienda normale difficile che possa succedere che un Piano industriale fatica a prendere forma dopo oltre un anno dalla sua approvazione. In un’Azienda normale difficile che possa succedere che il tema Rai Way possa avere prevalentemente una connotazione finanziaria senza alcun progetto o visione di carattere industriale e tecnologico.   

Ancora: la Rai è un’Azienda per giovani quando si ostina a rivolgere le sue attenzioni editoriali sulla prima rete ad un pubblico sempre più “adulto”? Vedi la recente fiction su Peppino di Capri, oppure la riproposizione di The Voice Senior oppure ancora Ne vedremo delle belle in onda al sabato sera? Ricordiamo una dichiarazione di Francesco Siliato dello Studio Frasi al Sole 24 ore : “… oggi le persone che seguono la Rai hanno un’età media di 64 anni, contro i 58 dei pubblici Mediaset, i 55 anni di chi segue Sky e i 53 anni di chi segue i canali di Warner Bros. Discovery”.

La Rai, tanto per non dimenticare l’argomento che abbiamo trattato nei giorni scorsi, è un’Azienda normale o per giovani quando affronta il tema dell’Ai ovvero uno dei temi epocali che la riguardano direttamente e, per quanto sappiamo, viene pubblicata un’indagine dell’Ufficio Studi e pochi ne sono a conoscenza, dentro e fuori del palazzo o di ciò che ne resta e ancora meno ne sono coinvolti e informati  i lavoratori della stessa Azienda?

Certo è, infine, che forse la Rai non è un’Azienda normale quando ormai si è consolidata la sua intima natura di Azienda politica, ovvero quando i suoi vertici sono espressione solo della loro appartenenza ad una quota o un’altra, scelti senza alcun criterio aperto, trasparente e comparabile. In questo senso la Rai, semplicemente, non è un’Azienda, è altra "cosa".

Torniamo all’articolo del Foglio. Questa mattina vengono riportate le dichiarazioni di Gasparri: per noi rimane ferma la candidatura della Agnes e Candiani della Lega ha parlato solo a titolo personale. Detta così siamo punto e a capo. Il prossimo 3 aprile è stata convocata la Vigilanza Rai e si vedrà. Sembra però che “qualcosa si muove” e non sappiamo interpretare in che direzione.

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venerdì 28 marzo 2025

RAI: il treno a vapore dell'Intelligenza artificiale

by Bloggorai ©

Il viaggio dentro l’AI della Rai è appena cominciato e già si deve interrompere, per il momento, in una oscura stazioncina di provincia. Ieri abbiamo riportato il suggerimento di una metafora: “Fatte le debite proporzioni l’Ai Rai sta ad una rete ferroviaria a binario unico con le motrici diesel come l’Ai del resto del mondo audiovisivo sta allo Shinkansen giapponese”. Dopo tre giorni, avvertiamo la forte sensazione che non si tratta nemmeno di vecchie locomotrici diesel ma di tanti vagoni spinti a mano dove ognuno va per conto suo. Però ... però… magari ci sbagliamo.

Allora, ieri mattina è successo che, del tutto casualmente, veniamo a sapere che nientepopodimenoche l’Ufficio Studi Rai (diretto da Francesco Giorgino, quello che sul sito Rai ha un CV “accademico” più lungo di un capitolo dei Promessi Sposi) ha dato alle stampe lo scorso gennaio un volume con il titolo “Trasformazione digitale e intelligenza artificiale”. Acciperbacco, perdindirindina!!! Sorpresa sorprendente: improvvisamente ci rendiamo conto che (forse) non è del tutto vero che l’Azienda non è impegnata sul fronte dell’Ai ma si è spinta oltre i confini delle semplici riflessioni ed applicazioni ed è entrata nel bel mondo degli obiettivi e delle sfide. Chapeau!!! Complimenti vivissimi.

Allora, per non farci parlare male, per prima cosa abbiamo cercato, subito, di trovare il volume e leggerlo all’istante. Anzitutto abbiamo provato con le due grandi reti di librerie romane, Feltrinelli e Mondadori: “Attendere prego … il volume da Lei richiesto sarà disponibile tra qualche giorno... le faremo sapere”. Grazie, molto gentili. Allora, visto che dopo oltre 40 anni di onorato servizio qualche ex collega ancora lo conosco, provo a chiedere: “Visto che il volume lo ha editato Rai Libri, mi aiuti ad averne una copia?”. Se avessi chiesto la rivelazione dell’VIII segreto di Fatima avrei avuto migliore risposta. Va beh… Allora, ci siamo chiesti, magari è stato presentato da qualche parte, che so … una presentazione da qualche parte dove non siamo stati invitati, oppure un dibattito pubblico che è come una cattedra universitaria, non si nega a nessuno. Forse esiste una sinossi: cerchiamo in rete ma Google non da notizie. Allora, magari, va a sapere e magari ci fosse sfuggito, ci sarà un Comunicato dell’Ufficio Stampa Rai. Niente, buio. Continuiamo a chiedere in giro tra gli ex colleghi che, più o meno, ne dovrebbero sapere qualcosa: “Cado dalle nubi ... di che si tratta, chi lo ha scritto?”. Ci rimane la soluzione E-pub al modico prezzo di 14 euro … ma Bloggorai ha una “certa” ed è abituato alla carta dove prende appunti e mette i segnalibri, lasciamo perdere.

Leggiamo poi che il volume comprende il contributo di 21 (ventuno) studiose e studiosi. Allora, affiniamo la ricerca (in attesa, a questo punto febbrile, di poterlo leggere) e abbiamo chiesto: ma almeno il CRITS (Centro Ricerche, Innovazione Tecnologica e Sperimentazione) di Torino è stato coinvolto? Tra queste 21 consulenze, almeno uno dei 4 noti ingegneri del CRITS che in Europa, non solo in Italia, si occupano di Ai nell’ambito dei Servizi Pubblici aderenti all’EBU sono stati interpellati? Proprio nei giorni scorsi si è svolto un appuntamento importante su questo tema (per inciso, osservate la foto e fate una stima dell’età media dei partecipanti): vedi https://tech.ebu.ch/events/dts2025. Attendiamo di sapere fiduciosi.

Poi, chiediamo ancora: come si pone questo documento dell’Ufficio Studi in relazione con il “gruppo di lavoro” delle Direzione Coordinamento Iniziative Strategiche incaricato di “mettere a terra” quanto disposto dal recente Contratto di servizio proprio sui temi dell’Ai? Ma, ci chiediamo più banalmente, più semplicemente, l’Azienda che pure in mille modi è interessata e coinvolta sui temi dell’Ai è stata informata di questa importante ricerca? Si tratta di un tema forse epocale per chi opera nel mondo degli audiovisivi: questo materiale è stato reso disponibile almeno ai dipendenti? Silenzio … pochi sanno … nessuno parla.

Abbiamo saputo infine che il lavoro era tutto indirizzato sul piano della ricerca degli obiettivi e delle sfide più che su quello delle “tecnicalità”. Quando potremo approfondire sapremo capire meglio come sia possibile distinguere e separare questi due piani.    

Bene, qualche sensazione comincia a maturare e allora, doverosamente, prima di andare avanti in questo piccolo viaggio nell’Ai della Rai attendiamo fiduciosi di poter leggere il prezioso volume.

Per tutto il resto, state sereni: la Rai è scomparsa dai radar dell’attenzione mediatica e, temiamo, ci rimarrà ancora a lungo.

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