martedì 2 settembre 2025

2 settembre 2025: inizia la battaglia

by Bloggorai ©

“Piatto ricco mi ci ficco!” e il piatto del giorno, di questa settimana, di questo mese è ricchissimo. Quanto poi possa buono o indigesto è altra questione. Vediamo cosa c’è dentro.

Ingrediente n.1: Sanremo. Come vi abbiamo anticipato, oggi è previsto l’incontro con il Comune per chiudere l’accordo. Al momento, sembra, che sulla parte economica più o meno i problemi sono risolti: la Rai paga quanto previsto (altrimenti sarebbero stati dolori ed è sempre pendente l’esito del ricorso al TAR del 17 ottobre). La parte ancora oggetto di trattativa è il format sulla quale nessuno intende cedere. In particolare, per Rai sbracare su questo punto sarebbe un grande problema: è un punto di principio dirimente e la convenzione dura cinque anni. Al momento, nessuno è in grado di immaginare ragionevolmente come possa andare a finire anche se molti concordano che alla fine, almeno per questo anno, il Festival si svolgerà a Sanremo. È possibile che già antro oggi si possa sapere qualcosa, rimanete sintonizzati.

Ingrediente n. 2: Rai Way. Oggi la solita bene informata Sara Bennewitz di Repubblica scrive che il dossier Rai Way presto arriverà sul tavolo del ministro Giorgetti per decidere ida farsi. Nel pezzo si leggono dettagli interessanti: A “Mfe riuscirà quindi a conquistare Prosiebensat prima che Rai Way riesca a perfezionare le nozze con Ei Towers, la società delle antenne tv controllata al 60% da F2i e al 40 dall'ex Mediaset” di questo tema ne abbiamo parlato nei giorni scorsi; B “il progetto che avrebbe dovuto concludersi entro settembre slitterà ancora, c'è fiducia che possa vedere comunque la luce entro fine anno” da ricordare che entro settembre si deve concludere il MoU, propedeutico all’avanzamento della trattativa; C il problema si pone “a iniziare dalla governance e dal dividendo asimmetrico da distribuire a Rai, F2i e Mfe, risorse che in questo momento di mercato farebbero comodo a tutti gli stakeholders delle torri tv”. Commento: su A lo abbiamo scritto da tempo: il principale interessato all’operazione è Mediaset. È Berlusconi molto più interessato a chiudere di quanto non lo è (per motivi più politici che economici) la Rai. Su B si conferma quanto pure abbiamo scritto e ci porta a C: lo scoglio è la governance: chi comanda la nuova società che si andrebbe a costituire tra Rai Way e Ei Towers? Intanto il titolo in Borsa rende sempre molto bene.  

Ingrediente n.3: l’informazione del Servizio Pubblico. Nel mentre e nel quando il tema annaspa nel buio più profondo nella sua dimensione prioritaria ed essenziale, la mancanza totale e assoluta di un qualsivoglia “disegno o progetto” di Piano editoriale sull’informazione del Servizio Pubblico (non parliamo di “visione” o peggio ancora di “missione”  per carità di Patria) negli ultimi giorni abbiamo assistito a colpi di cannone notevoli. 

Iniziato con le dimissioni della Maggioni (in contemporanea l’uscita della “proposta” Natale alla Meloni) a cui è seguitala notizia del sorpasso del Tg5 sul Tg1 (che non è una novità) e si è chiusa con la notizia del direttore delTg1 candidato portavoce del Governo. Quest’ultima è in piano svolgimento ed oggi si legge un articolo su Il Foglio che merita essere incorniciato. Premessa d’obbligo: il collega Caruso scrive molto bene, è molto informato ed ha buona memoria. Leggere i suoi articoli è un piacere. Oggi si dipinge un quadretto dei rapporti tra l’AD Rossi e Chiocci a dir poco formidabile. Leggiamo piccole perle Chiocci conosce il gioco della penna e del poker. Conosce la forza virtuosa del bluff e della notizia. Rossi conosce le leggi della tv e tutti i libri di Jünger. Conosce l'educazione antica del "Padre nostro", il segno della croce prima di spezzare il pane” e poi “Non si detestano, no. La storia è più sottile. Chiocci si insedia al Tgl e inizia a pensare di Rossi che può fare di tutto, tanto, si dice, "è con quella testa, per carità, colta, solo un pensatore, ottimo per fare il “ministro della Cultura”. Lo si insultare. Non è debole. E' solo mite” e poi ancora e infine “Chiocci si insedia al Tg1 e inizia a pensare di Rossi che con quella testa, per carità colta, non si fa un buon servizio alla causa, alla Meloni e al governo. Rossi inizia a credere ma non lo dice che con i metodi di Chiocci, per carità affascinanti, ruvidi, si possa governare tutt’al più un giornale ma non la Rai”. Amen. Non sappiamo se e quando Chiocci si trasferirà a Palazzo Chigi, sappiamo bene però cosa significa tutto questo: la Rai è la succursale del Governo in forma televisiva.

Ingrediente n. 4: gli ascolti tv. Stasera inizia il duello epico tra De Martino su RaiUno e Scotti su Canale5. Al botteghino danno De Martino vincente e Scotti piazzato. Quanto piazzato? Quanti telespettatori Canale5 sarà in grado di sottrarre a Rai Uno in quella fascia di particolare interesse. Domani dopo le 10 lo sapremo.

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lunedì 1 settembre 2025

Meloni e Chiocci tra "visione" e "missione" RAI

byBloggorai ©

“Se stai cercando una “visione” ti consiglio di andare dall’ottico”. Parafrasiamo: “Se stai cercando una “missione” ti consiglio di andare dal missionario”. Non a caso i due termini hanno una forte assonanza: si riferiscono ad una dimensione futura, possibile o probabile, a tal punto che anche unirli tra loro “visione della missione” (o se volete invertirli il risultato è simile) rende evidente un pensiero facilmente accessibile.

Ecco allora che la ricerca della “missione” attraverso la “visione” diventa essa stessa “missione” che da tempo molti intendono compiere verso la comprensione del futuro della Rai e del Servizio Pubblico. “Missione” ardua ai limiti dell’impossibile. Pochi hanno a mente una “visione” ancor meno coloro che hanno a mente una “missione”.

Tra i pochi che hanno chiara la “missione” da compiere verso la Rai certamente c’è il Governo Meloni. Hanno chiaro in mente che si dovrà fare una riforma presto in obbedienza all’EMFA, hanno ben chiaro in mente che tra poco più di 20 mesi si andrà a votare ed hanno ben chiaro in mente che il Servizio Pubblico deve restare saldamente sotto il loro controllo. Infine, hanno pure ben chiaro in mente che l’opposizione su questo terreno è in grandi difficoltà. Questa mattina La Repubblica ha titolato “Rai, affondo di Schlein su Chiocci "La prova che esiste TeleMeloni". Accipicchia, che paura … a Palazzo Chigi stanno tremato i muri.  

In un certo senso ha ragione la segretaria del PD: i due filoni di cui parliamo in questi giorni lo confermano pienamente: si tratta della sintesi della proposta di riforma della governance Rai che punta sostanzialmente a far nominare il Cda Rai dalla maggioranza parlamentare e la manovra congiunta Maggioni/Chiocci. 

Le due “manovre” però non sono nuove e sembrano saldamente congiunte tra loro con il medesimo obiettivo: il 2027 con le politiche, la scadenza della Concessione e quella del Cda (sempre che riesca a rimanere in carica). Il “dettaglio” ora da capire bene è appunto la faccenda Chiocci.  È vero o non è vero che Chiocci andrà al servizio del Governo? L’opinione prevalente tra i nostri lettori dice di si ma con riserva. Abbiamo chiesto aiuto e chiarimenti. L’affare sembra essere ingarbugliato sul tema dei tempi: sarebbe dovuto andare in porto più avanti ma qualcosa, qualcuno, si è messo di traverso. La notizia non doveva uscire ora o forse, ci dicono e precisano, “doveva” proprio uscire ora perché in tal modo si potevano mettere a punto i passaggi successivi ovvero, segnatamente, chiudere la manovra con il nome del successore alla guida del Tg1. Ci dicono che ancora un nome forte non c’è ed è proprio il fatto che non ci sia giustifica il perché sia uscita in anticipo la notizia di Chiocci: era necessaria farla uscire subito al fine di “mettere merce di scambio sul mercato” dei partiti di maggioranza proprio prima e in vista delle regionali. Chiocci ha preso tempo mentre i nomi plausibili di cui si parla appartengono ad “anime” diverse del governo. In soldoni, ci dicono, la Meloni avrebbe voluto chiudere subito la partita ma Lega e FI hanno messo un paletto di traverso. Rossi ha ben altro a cui pensare (Sanremo) e a Marano sta benissimo così perché non ha un suo nome da sostenere e allora gioca di sponda.

Per quanto riguarda invece la “missione” della riforma abbiamo da poco saputo una storiella estiva che la potrebbe dire lunga sul “sol dell’avvenire” che ci attende. Torniamo alla sera del 25 e alla mattina del 26 settembre scorso quando si stava per decidere se votare o meno i nuovi consiglieri di amministrazione Rai. Sappiamo come è andata a finire: M5S e AVS hanno rotto il patto “prima la riforma e poi le nomine” ed il PD è rimasto con il cerino in mano. Ora sembra che qualcuno, proprio nei giorni scorsi e sottotraccia, al Nazareno ha cominciato a storcere il naso e fiutare un nuovo trappolone laddove, sembra, che si sta palesando uno schema simile: da una parte c’è chi vorrebbe chiudere la partita con gli emendamenti al testo di Governo e, dall’altra, chi vorrebbe andare alle barricate con un testo alternativo ovvero il solo PD. Morale della favola: ora l’obiettivo potrebbe essere prendere tempo in attesa delle regionali per vedere se e in che forma e con quanta forza prende consensi il “campo largo”. La Rai, in altri termini, rischia di essere una mina vagante ed è meglio tenerla sottotraccia almeno per un paio di mesi, appunto quelli necessari a predisporre emendamenti.  

Buon settembre!!!

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Lavoro in corso

 Il post di oggi verrà pubblicato più tardi

domenica 31 agosto 2025

Informazione RAI: la battaglia d'autunno è appena cominciata

by Bloggorai ©

Bim, bum …bam!!! Non c’è stato nemmeno il tempo di disfare i bagagli e via subito con l’artiglieria pesante. La battaglia è iniziata su un terreno duro e strategico: l’informazione Rai. Non era facile prevederlo: mentre tutti erano indaffarati con la “riforma” del Servizio Pubblico, sottotraccia si tesseva la grande trama prima delle prossime consultazioni regionali.

Facciamo il punto: il primo colpo di cannone lo tira la Maggioni con le sue dimissioni da direttrice Editoriale per l'Offerta Informativa. Un ruolo di primissimo piano e di assoluto rilievo strategico, o almeno così doveva essere. Cosa abbia “offerto” e cosa coordinato non è dato bene sapere. Certamente ha giocato bene la sua carta trasformando il suo pingue stipendio da 240 mila euro in “contratto artistico” milionario. Il Cda Rai non sembra averne saputo nulla o, se lo ha saputo, si è girato dall’altra parte oppure era complice. Ora per la Rai ci sono due problemi: il primo è trovare nuove e adeguate trasmissioni da assegnarli, il secondo è come sostituirla (in pole, of course, Giorgino sempre trovi tempo tra una lezione e l’altra alla Luiss). Ma… ma …

II secondo colpo di cannoncino, forse una spingarda, lo tira il consigliere Natale che “propone” alla Meloni una nuova trasmissione giornalistica. Non se ne accorge nessuno, solo Bloggorai gli dedica as usual qualche riga e finisce lì. Amen.

Il colpo grosso da obice arriva ieri mattina quando il Foglio titola “Meloni vuole Chiocchi a Palazzo Chigi”. Bum Bum!! Leggendo l’articolo si viene a sapere ovvero si confermano tante cose: A il “piano viene confermato” ovvero la proposta ci sarebbe stata e la trattativa “viene data per chiusa”; B dell’operazione “se ne parla anche tra i vertici degli apparati di Stato con i quali il direttore del Tg1 ha rapporti ramificati e solidi”; C la premier “guarda alla elezioni del 2027”. C’è oltre ma fermiamoci qui senza non sottolineare quei “rapporti privilegiati con gli apparati dello Stato” che, ad occhio, potrebbero essere i “servizi”. Già, certo, perché no: lo zampino di “servizi” non guasta mai, semmai aiuta.

E ci torna a buon gioco questa mattina un articolo su Il Giornale con il titolo “Mediaset e Rai, la sfida è sull’informazione” dove si legge “… anche nel campo dell'informazione, nella stagione televisiva che sta per prendere il via Mediaset mette la quinta dopo aver giocato d'anticipo quest'estate mettendo in campo una programmazione in diretta e non fatta solo di repliche”.

Cerchiamo di mettere insieme i punti. Tra esattamente 20 mesi scade la concessione Rai. Mese prime, mese dopo scade l’attuale Cda Rai se non va a casa prima. Mese prima, mese dopo si vota alle politiche. Tutto porta ragionevolmente a concludere che la Meloni e il suo Governo guardano lungo e aggiustano la mira. La Rai diventa non solo il campo di battaglia (non si capisce chi sarebbe l’esercito avversario) ma lo strumento offensivo più efficace per attestarsi in modo potente a presidio dello strumento fondamentale necessario a mantenere la presa sull’informazione.

Ora non ci resta che decifrare questa mossa di Chiocci che ieri avrebbe smentito. La vecchia regola secondo cui una smentita è una notizia data due volte si dovrebbe confermare pure in questo caso. Il Giornale quando scrive, in genere, nel suo ambiente è solitamente bene informato e la notizia non è uscita “a caso”. Come pure per la Maggioni, si tratta di manovre in corso che non possono aver visto l’AD Rossi ignaro di tutto, proprio per il noto “malumore” con il direttore del Tg1. Difficile credere che non ne sapesse nulla e, semmai fosse, sarebbe un aggravante per la sua posizione. Ieri Chiocci ha confermato i contatti con la Meloni: la proposta c’è stata ma ha tenuto il punto sostenendo che vuole rimanere e, in ogni caso, informerebbe prima l’Azienda. Ma ha informato Rossi dell’offerta ricevuta? Insomma, non dilunghiamoci più di tanto in facili dietrologie. Fermiamoci a constatare che siamo solo all’inizio.

Chiudiamo con Sanremo. Sappiamo che la trattativa sembra ferma al palo del format mentre la parte economica “dovrebbe” essere chiusa. La Rai accetta le richieste del Comune. Punto. Il previsto incontro risolutivo slitta di giorno in giorno.

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sabato 30 agosto 2025

RAI e Tg1. la notizia vera di oggi e quella farlocca di ieri

by Bloggorai ©

Questa mattina ci siamo svegliati sotto un violento temporale. Grande timore per l’uva. La stagione si è rotta, prepariamoci all’autunno.

Bene. Iniziamo con una notizia rilevante: “Il calo degli ascolti del Tg1 è ''un problema molto serio… citando l'ultima occasione in cui il Tg5 ha superato il Tg1, la scorsa settimana, ha detto che a preoccuparlo non è tanto il fatto che ''il Tg1 ha fatto il 20,6 rispetto al 20.9 del Tg5''… vuol dire che lo spettatore sente che l'informazione non è completa e adeguata a quella della rete ammiraglia''. Accipocchia … iniziamo male la prossima stagione, quasi da non crederci. Se non che… attenzione attenzione: la notizia è datata esattamente 12 luglio 2011 e la frase è di Paolo Garimberti pronunciata in Vigilanza Rai alla quale si è associata quella del segretario Usigrai Carlo Verna “Il pluralismo tra le sue virtù produce anche telespettatori, ascoltatori, lettori, insomma clienti. I cali di ascolto spesso e non solo al Tg1 dipendono molto dalla mancata rappresentazione di alcuni punti di vista. Chi si sente escluso cambia canale”.

Sono trascorsi esattamente 15 anni e da ieri tarda mattinata arriva a Bloggorai la notizia di aggiornamento: “Il Tg1 battuto dal Tg5” e questa mattina solo il Sole la riprende in 10 righe compreso il titolo “Sorpasso del Tg5 sul Tg1 nella gara per gli ascolti”. che grande novità!!! una Notiziona !!! Se non che, ieri nel pomeriggio, comincia a girare una dichiarazione del solito consigliere (uno a caso, tanto degli altri si sono perse le tracce) dove si legge “Chi ha a cuore la tenuta del servizio pubblico non può sottovalutare il segnale di allarme che viene dagli ascolti del Tg1…L'analisi va puntata su contenuti e linguaggi del tg, senza guardare altrove. Un esame che si fa sempre più urgente, come urgente è una riflessione sul complesso dell'offerta informativa Rai: anche in questa stagione, tranne lodevoli eccezioni, troppi sono stati gli spazi che altre emittenti hanno occupato senza trovare concorrenza”. Questa nota non l’ha ripresa nessuno e forse non è un caso.

Bloggorai ha (non so per quanto tempo) ha ancora buona memoria. Ricordiamo un punto fondamentale: la Rai, da anni, decenni, non ha un Piano editoriale per l’informazione. Riproponiamo quanto abbiamo scritto lo scorso 22 agosto ed è bene averlo sempre bene a mente: “Ricapitoliamo qualche punto che, supponiamo, Natale dovrebbe conoscere benissimo non solo e non tanto perché è stato segretario nazionale dell’Usigrai (lo stesso sindacato che alcuni mesi addietro ha chiesto le dimissioni del Cda, comprese le sue!) quanto perché, proprio perché Consigliere RAI dovrebbe essere parte del suo compito.

Cominciamo dal famigerato Piano Verdelli (2017) e la nota proposta della “newsroom” (da chi è stato affossato? Chi ha passato la “soffiata” all’Espresso? Chi erano i personaggi che erano interessati a quell’operazione e che hanno remato contro per affossarlo? Ci si può scrivere un romanzo, ancora sono ignoti gli esecutori materiali. Bloggorai lo sa. Tant’è che il Piano venne ritirato e non se ne seppe più nulla, salvo leggere il libro dello stesso Verdelli, e del suo perno più rilevante ovvero la “newsroom” si sono perse le tracce (salvo ritrovarle con il titolo della trasmissione della Maggioni, per puro caso).

Succede poi che poco tempo dopo viene proposto il Piano Industriale 2018 dove, per la prima volta, si legge un corposo allegato (247 pagine) Piano per l’informazione. Di grande interesse, ricco di dati e informazioni preziose. Scomparso, svanito, eclissato. Succede poi ancora che poco tempo dopo viene approvato il precedente Contrato di Servizio 2018-23 dove, esplicitamente, si dispone (art. 22, e) che si debba predisporre “… un piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche”. Carta straccia, tempo perso, una clamorosa presa per i fondelli.

Succede ora che qualcuno si accorge che il Tg1 perde ascolti? Ma il consigliere Natale li legge i dati che circolano da tempo? Vedi il Sole del 23 ottobre scorso con il titolo “Tv, telegiornali in crescita. Giù Tg1 e Tg2 e corre La7”. Se non bastasse, è sufficiente leggere l’ultimo Report trimestrale AgCom 1/25 dove da tempo si legge che il Tg1 nell’edizione delle 13.30 ha perso rispetto allo scorso anno il 4,4% e negli ultimi 4 anni il 24% mentre nell’edizione delle 20 ha perso il 3,6% e negli ultimi 4 anno il 26,3%. Ricordiamo, ancora una volta i dati impietosi di RaiNews24: ha perso il 10% in un anno e il 50% in quattro anni e sui quali nessuno, compreso il consigliere Natale, ha mai battuto ciglio

Lasciamo perdere … se non che Il Foglio di oggi pubblica la notizia vera, sempre a proposito del Tg1 e del suo direttore: “Gian Marco Chiocci è pronto a lasciare la direzione del Tg1 per diventare portavoce di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi … L'operazione prevede un blitz, se ne parla anche tra i vertici degli apparati di stato con i quali l'attuale direttore del Tg1 ha rapporti ramificati e solidi. Chiocci è considerato dalla presidente del Consiglio una persona di assoluta fiducia. Un amico, consigliere e conoscitore del potere romano. La premier vuole dare più forza alla comunicazione inaugurando la seconda fase del suo governo: quella che guarda alle elezioni del 2027… Chiocci occupa un posto d'onore nell'album di famiglia della destra (anche se è molto trasversale con rapporti nel Pd e nel M5s)”. Ecco i tanti cuori pulsanti della notizia: la Rai è la fucina del giornalismo politico e, segnatamente governativo; le menti migliori che emigrano si caratterizzano per la “trasversalità” e, infine, la Meloni prepara la grande battaglia del 2027. I lettori di Bloggorai possono stare tranquilli: lo abbiamo scritto da tempo, sarà quello l’anno cruciale. Sulla “trasversalità” poi ci viene un attacco di orticaria: lo abbiamo letto tante volte e per tanti altri “autorevoli colleghi” un po’ “piacioni” a destra quanto a sinistra. Non ultima nota a margine: le solite manovre sottobanco avvengono ad agosto.

Tranquilli, sereni, pacati e sobri: l'autunno non è ancora iniziato del tutto.

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venerdì 29 agosto 2025

RAI: ...settembre . . andiamo ... è tempo di migrare

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Lentamente, con calma, piano piano, sobri e sereni. Il maltempo di queste ora anticipa l’arrivo della “mezza stagione” che, ovviamente, non “è più quella di una volta”. Sicché questa mattina, in Bassa Val Tiberina, si comincia ad avvertire quel sottile profumino di settembre: l’uva Italia da tavola è matura, per quella fragola manca ancora qualche giorno e per quella da vino occorre attendere un paio di settimane. Nel frattempo sono maturate le famigerate “pesche di S. Antonio” una varietà selvatica che non richiede alcun trattamento: piccole saporite come raramente vi capiterà di assaggiare. Giusto nei giorni scorsi abbiamo trovato una pianta gemella, sul ciglio di una stradina secondaria, con la polpa rossastra e frutti più corposi. Proveremo a riprodurla.

Bene, giust’appunto la metafora del clima ci introduce all’argomento: la “sveglia” dopo il riposino estivo. Ieri l’Usigrai ha rilasciato un comunicato interessante: “Agosto è per definizione il mese delle ferie. Ma alcuni temi sulla Rai sono "in vacanza" da tanto, troppo tempo. È ora che le ferie finiscano, in tutti i sensi. L'Usigrai auspica che cessi il silenzio assordante, e prolungato ben oltre la classica pausa estiva, che da più parti circonda la Rai e ne rende incerto e preoccupante il futuro”. Già, silenzio assordante di tutti e in tutti i sensi. In primo luogo dentro e fuori il Cda che lo stesso Usigrai ha chiesto le dimissioni il 5 marzo scorso: “L'unica strada per uscire dal pantano sono le dimissioni di questo vertice e una nuova legge che sganci definitivamente da governo e maggioranza i vertici del servizio pubblico Radiotelevisivo e multimediale”. Bloggorai ha condiviso pienamente la richiseta di dimissioni almeno dei due consiglieri "di opposizione". Ovviamente, i consiglieri si sono ben guardati dal prendere in considerazione questa ipotesi come pure, se ne guardano bene dal sollevare dubbi di legittimità sulla situazione dei due presidenti, Agnes e Marano. Forse, evidentemente, stanno bene così e attendono che la “politica” gli tolga la castagna dal fuoco. Bloggorai è pessimista: non vede all’orizzonte il VII cavalleria che potrà salvare il cavallo dell’ex Viale Mazzini. Giust’appunto: nelle prossime settimane inizierà il grande sodo verso la nuova sede in zona EUR. Viene male pure a definirla: vuoi mettere Viale Mazzini con Via  Severo? e il povero cavallo? se lo porteranno dietro o lo impacchetteranno in attesa di tempi migliori?

Nel frattempo, come abbiamo scritto, il fuoco cova sotto la cenere. Oggi il Sole torna su Sanremo: mancano poche ore per la decisione finale ancora di certo non c’è nulla. Si lascia trapelare “un certo ottimismo” ma intanto si prende in seria considerazione l’ipotesi del Piano B (Torino o anche Roma). L’ottimismo che trapela si riferisce alle condizioni economiche (e sarà interessante capire e sapere chi ha ceduto e quanto, i ricorsi al TAR sono dietro l'angolo) mentre il pessimismo si riferisce al nodo cruciale: “una questione sulla quale il banco rischierebbe di saltare è quella della titolarità del marchio e del format”. Se la Rai cede su questo punto è finita. Se il Comune di Sanremo cede su questo punto è finito.

Nel frattempo, vale la pena accennare la notizia di Mediaset che ha chiuso il dossier Prosiebensat e si appresta a diventare il colosso europeo dell’audiovisivo con un bacino di utenza di oltre 300 mln di telespettatori tra Italia, Germania, Spagna, Austria e Svizzera in grado di competere contro i giganti dello streaming.

Infine, non ci occupiamo della notizia di oggi tanto strombazzata: Marcello Foa e il suo programma che non sarà più nei palinsesti radiofonici. Beghe tra i partiti di maggioranza: questo a me, questo a te.

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giovedì 28 agosto 2025

La RAI a "mezzo servizio" pubblico

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Ci dicono che questa mattina la sezione “Azienda” della Rassegna Stampa Rai non esiste proprio. Come altre volte, ci domandiamo se sia un bene o un male. Il silenzio, in genere d’agosto, si presta alle trame e alle nefandezze di vario genere. Vedi le vicende di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi: Il contratto Maggioni e la “proposta” Natale alla Meloni.

Comunque, una considerazione è sempre valida: la Rai, il Servizio Pubblico, durante l’estate va in vacanza e si mette a “mezzo servizio”. L’apoteosi la raggiunge con Techedeche a tutta birra, propinato tutte le sere in mancanza di meglio ovvero in mancanza di un’idea quale che fosse. E quando non sanno più a che Santo votarsi si affidano a repliche di repliche ovvero al nulla ripassato in padella.

Nel frattempo la concorrenza, Mediaset, è scesa in campo agguerrita. Leggiamo due articoli: il primo su Italia Oggi con il titolo “A luglio la Rai cede il passo. Dati Auditel: in prima serata Canale 5 al 20% e RaiUno si ferma al 16%”. Il secondo su Il Giornale con il titolo “L'estate difficile della Rai e quella luminosa di Canale 5. Le repliche e «Techetechetè» battute dalle soap e dalla «Ruota della Fortuna». In attesa di De Martino”. Si accettano scommesse: Gerry Scotti batterà De Martino con il suo gioco d’azzardo? Gli esperti da noi interpellati dicono di no e semmai fosse la differenza potrebbe essere di pochi punti. Bloggorai non è molto convinto e ritiene il fattore “abitudine” in grado di fare la differenza.

Il 2 settembre vedremo.

A proposito di Sanremo, interessante quanto riporta un articolo di Andrea Biondi sul Sole di oggi. Leggiamo che “A metà luglio, come Il Sole 24Ore ha potuto verificare, le case discografiche hanno scritto alla Rai: «Come già rappresentato, anche l'ultima edizione dell'anno 2025 ha portato a un aumento insostenibile dei costi per la presenza all'evento. Un costante aumento delle spese per l'alloggio, la logistica e gli oneri accessori ha raggiunto livelli oltremodo elevati se comparati al ritorno degli investimenti». Ecco quindi tirate le somme: «A seguito dei consuntivi presentati al termine del Festival 2025 è emerso come il contributo spese per artista non sia assolutamente capiente e per la prossima edizione non dovrà essere a questo punto inferiore ai 120mila euro per singolo partecipante». Una richiesta che, se accolta, raddoppierebbe l'attuale tetto di 65mila euro”. Gli albergatori di Sanremo, a suo tempo, si sono detti disponibili a non aumentare i prezzi, non a ridurli.

Il 2 settembre vedremo.

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