lunedì 1 dicembre 2025

La luce oltre la RAI

 

By Bloggorai ©

Ci sono tanti buoni motivi per non occuparci più di Rai e di Servizio Pubblico Radiotelevisivo. Dopo tanti e lunghi anni, sette, Bloggorai “si è fatto persuaso” che potrebbe non valerne più la pena e, infatti, da alcuni giorni pubblichiamo sempre meno. Seguire i fatti e ancor più i misfatti dell’ex Viale Mazzini sa di stantio e malmostoso, faticoso e comunque immutabile, irrilevante e irrisolvibile. 

La stessa “politica” sembra averla riposto il tema Servizio Pubblico in fondo alle sue attenzioni: la riforma (becera) che pure doveva essere la pietra miliare della nuova Azienda in osservanza dell’EMFA è accantonata in attesa di un futuro incerto e improbabile. Lo abbiamo pure constatato plasticamente ad un recente incontro di 34 gatti (la metà giovani studenti silenziosi). La stessa “stampa” sembra aver dimenticato i grandi temi che interessano la Rai e, infatti, ci dicono che nella “nuova Rassegna Stampa” la sezione “azienda” è quasi sempre vuota. “Tanto la Rassegna non la legge più nessuno” ci ha detto un autorevole lettore. Verrebbe da crederci: tanto non c’è nulla da leggere. Verrebbe da crederci: tanto se pure qualcuno la volesse leggere, questa Rai ha pensato bene di sottrarla, di non far sapere più ai suoi dipendenti cosa succede intorno a loro. Verrebbe da crederci: tanto che pure chi avrebbe potuto e dovuto sollevare obiezioni (i consiglieri) si sono arresi (come quasi sempre) di fronte all’argomentazione dei costi, come se la Rai non sapesse da che parte razionalizzare e risparmiare  

La stessa Rai “moderna” ovvero questa Rai, di questo Cda, di questa “destra” ne è forse consapevole e, tant’è che manda in onda uno spot autopromozionale a sostegno di se stessa e si chiede “chi siamo noi?. La risposta già la sappiamo ed è sempre salutare ricordarla: “La risposta è dentro di te ... ed è sbagliata!” da rivedere sempre il mitico Guzzanti https://www.youtube.com/watch?v=lpYSFPO7pqw . Questa stessa Rai intanto, nel frattempo, taglia e cuce, riduce e conduce inesorabilmente verso il suo triste declino.

Ci eravamo interessati e avevamo seguito con attenzione la vicenda dell’attentato a Ranucci: sembrava che avesse suscitato un frivolo di attenzione che portasse a ricollocare Report nel suo giusto posizionamento in palinsesto con il reintegro delle quattro puntate mal-tolte e il ritorno al lunedì come pure del ritorno in video di Petrolio, ultime frontiere del giornalismo d'inchiesta che non si occupa di Garlasco. Nulla, nada, polvere sotto il tappeto. Il M5S aveva addirittura chiesto le dimissioni dei consiglieri di opposizione qualora non fosse successo nulla. Nel frattempo leggiamo su Domani, a firma Lisa di Giuseppe, che “Rai, un altro approfondimento “sovranista” all’orizzonte, ma manca il conduttore. Viale Mazzini spera nello sport”. Chi di speranza vive, disperato muore: diceva povera Nonna Maria.  

Chiudiamo con due perle: la prima l’abbiamo vista nei giorni scorsi sul Tg3 delle 19 quando è andato in onda un corposo servizio promozionale a favore di una nuova trasmissione di Neflix. Ci auguriamo che Rai Pubblicità ne abbia tratto il giusto compenso perché altrimenti si configura quasi un illecito.

La seconda perla è più sconfortante. Ieri sera Report ha trattato il tema della malasanità e, in particolare i fondi PNRR destinati alle Case di Comunità, in particolare in Campania e Puglia laddove la situazione è sconfortante: nella prima regione previste 169 e realizzate 0, e della seconda leggiamo su Repubblica “Sanità, in Puglia il flop case di comunità: attiva solo una su 123. A rischio 177 milioni del PNRR. A poco più di tre mesi dalla scadenza del termine fissato a fine 2025, risulta attiva solo una struttura. Attiva ma non funzionante perché mancano medici e infermieri”. 

Per saperne di più vedi pure https://www.ilsole24ore.com/art/attive-660-case-comunita-solo-46-tutti-servizi-AHFgi9mC .

E poi dobbiamo constatare che gli elettori non vanno più a votare: in Campania l’astensione è al 45% e in Puglia al 48%. Ci crediamo.

Ad ogni buon conto … proprio a partire da questa considerazione “La luce oltre la Rai” prosegue. Proveremo ad andare su altri temi e, in particolare ci vogliamo soffermare sul sottile filo nero che lega i grandi fenomeni elettorali e il “consenso televisivo” realizzato anche attraverso una decisa linea editoriale che ormai sta dilagando inarrestabile: il racconto del “male” ovvero della cronaca nera. Non c’è nulla di nuovo: è tutto già scritto da decenni.

Bloggorai@gmail.com  

martedì 25 novembre 2025

Il Voto (e la RAI) nel mondo del "pressappoco"

By Bloggorai ©

Nel panorama letterario di Bloggorai non c'è molto ma nel poco c’è un libretto che tormenta più per il titolo che il contenuto. Sta lì in bella mostra e vanitoso di sé stesso: “Dal mondo del pressappoco all’universo della precisione” a firma del noto storico della scienza Alexandre Koyré.

Ci piace e ci affascina molto il “pressappoco” ovvero quel vago, molto vago, senso di indeterminatezza, di approssimazione e di vaghezza che sembra pervadere molte vicende umane.

Vedi la politica: abbiamo dato uno sguardo alle prime pagine dei quotidiani oggi in edicola. La notizia del giorno, come pure abbiamo scritto ieri, è o dovrebbe essere l’elevato numero di astensioni. Corriere e Repubblica collocano questo tema in fondo al sommarietto: “…record di astensioni” e “…Crollo dell’affluenza. Sotto del 50%” mentre La Stampa ignora il tema, il Fatto aggiunge “… astenuti, record +14%” e il Messaggero “Crolla l’affluenza”. 

Ieri hanno votato nelle tre regioni circa il 43% degli aventi diritto. Se prosegue questa dinamica alle prossime consultazioni ci sarà da temere: quale potrà essere la “soglia di sopportazione” per il sistema democratico? Quale potrà essere il “numero legale” per sostenere che la maggioranza ha il diritto/dovere di governare indipendentemente dal numero degli elettori che partecipano al voto?

Come spesso è successo, all’indomani di consultazioni elettorali, locali o nazionali e dovunque nel mondo, ci si sofferma più sulle dinamiche e sui flussi del voto interne ed esterne alle diverse aree politiche che non sul senso ultimo e profondo relativo all’astensione e financo alla negazione della partecipazione al rito cardine della democrazia, ovvero il “governo della maggioranza”. Eppure, come sostengono gli statistici e Agatha Christie, se è vero che “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova" sembra di osservare che gli “indizi” sulla disaffezione alle urne cominciano ad essere assai preoccupanti.

Eppure, eppure, come è facile osservare, questo tema per un verso dura all’attenzione politica e mediatica lo spazio di un mattino e per altro verso viene subito fagocitato nelle viscere delle analisi sociali senza mai trovare risposte compiute e risolutive oppure viene presto dimenticato. L’ultima ipotesi che abbiamo ascoltato ieri consisteva nel dire che “gli elettori delle tre regioni Veneto, Campania e Puglia non sono andati a votare perché dato scontato l’esito e quindi inutile perdere tempo andando al seggio”. Forse, potrebbe essere anche una buona argomentazione ma rimane pure sempre parziale e limitata come molte altre che si sentono e si leggono. Il tema, infatti, è universale e interessa tutte le grandi democrazie occidentali dove pure non sembrano emergere soluzioni. Ricorre spesso la domanda elementare: perché avviene questo fenomeno? Ma altrettanto spesso non si legge (e non si trova adeguata risposta) alla domanda: cosa si fa per contrastare questo fenomeno? Tante analisi sui perché ma nessuna soluzione.

Torniamo per un momento, solo per un momento, a quel “piccolo mondo antico” della Rai. Come noto (e lo certifica Agcom nel suo Rapporto trimestrale) il Servizio Pubblico ha perso negli ultimi 5 anni circa il 21.8% dei suoi telespettatori. Sono tanti, parliamo di milioni: si tratta di un fenomeno che investe tutto il perimetro delle televisioni generaliste ma per la Rai è più evidente e rilevante (nello stesso periodo Mediaset perde nel day time l’11%).  Eppure, eppure, il tema non sembra riscuotere grande attenzione. Anche in questo caso, pur partecipando e seguendo incontri, dibattiti e riflessioni, non troviamo mai l’interrogativo “perché la Rai perde telespettatori???” e, di conseguenza, ovviamente, nemmeno possibili risposte. Nessuno si pone il problema e quando pure viene posto (abbiamo appena riletto le “Linee Guida Palinsesti 2025-2027” … quasi un’orazione da fine impero) non si va oltre generiche e vaghe dichiarazioni di buona volontà ovvero “intercettare i giovani” salvo poi constatare la programmazione editoriale sempre più orientata ad un pubblico “over” ... tanto over.

Anche la Rai si appresta ad essere “pressappoco” ???

Bloggorai@gmail.com


 

lunedì 24 novembre 2025

La RAI e il voto "rassegnato"

By Bloggorai ©

“Tempo pessimo per votare, si lagnò il presidente di seggio della sezione elettorale quattordici dopo aver chiuso violentemente il parapioggia inzuppato ed essersi tolto un impermeabile che a ben poco gli era servito nell’affannato trotto di quaranta metri da dove aveva lasciato l’auto fino alla porta da cui, col cuore in gola, era appena entrato.”…

“Si nota, intanto, che i partiti, nell’esprimere i loro punti di vista, preferiscono non azzardare troppo, danno un colpo al cerchio e uno alla botte, dicono che sì, ma che, magari, no.” …

“Votare scheda bianca è un diritto irrinunciabile, nessuno ve lo negherà, ma proprio come proibiamo ai bambini di giocare col fuoco, così abbiamo avvisato i popoli che va contro la loro sicurezza cincischiare con la dinamite.” …

“Ho detto che votare scheda bianca si potrebbe considerare come una manifestazione di lucidità da parte di chi l’ha fatto.”

Citazioni da Saggio sulla lucidità di Josè Saramago

Un Popolo di rassegnati, astenuti, delusi, poveri, scappati di casa, rintanati, tanto assopiti quanto  leggermente arrabbiati e alquanto abbandonati a se stessi epperò tutti tennisti praticanti e appassionati come lo sono stati per la vela ai tempi di Azzurra o per il curling alle Olimpiadi invernali.   

La notizia del giorno è l’astensione alle regionali di Puglia, Campania e Veneto: alla chiusura di seggi ieri sera hanno votato rispettivamente solo il 29,4 (nel 2023 il 39,8), il 32 contro il 38,9 e il 33,8 contro il 36,1. Nella media nazionale i votati sono stati il 31,9 contro il 41,5 della precedente consultazione (fonte https://elezioni.interno.gov.it/risultati/20251123/regionali/votanti/italia/italia ).

C’è qualche relazione tra l’astensione politica e la “rappresentazione” ovvero il “racconto” sociale del Paese per come viene svolto dalla televisione pubblica?

Per l’ennesima volta, come avviene ormai da tempo, tutti ad interrogarsi sul perché gli italiani (in verità non solo loro) non vanno a votare. Tante risposte plausibili ma nessuna esauriente e completa. Sembra eroso il meccanismo partecipativo, il senso di fiducia nella gestione del bene pubblico: “così fanno tutti, a che serve votare se poi non cambia nulla”. Ci viene automatico il pensiero, l’associazione: tanto aumenta l’astensione al voto tanto aumenta il disinteresse e la sfiducia verso il “servizio pubblico” quale che esso sia. Pochi si chiedono perché la Rai, negli ultimi 5 anni ha perso il 21,3% (- 2,5% solo nell’ultimo anno) come ha certificato AgCom nell’ultimo Osservatorio sulle comunicazioni in Italia.

A che serve “vedere” la Rai o essere interessati al suo destino se poi tanto non cambia nulla e, anzi, colpevolmente e complicemente peggiora? A che serve pagare il canone se poi non riescono a sanare i conti (al 31 dicembre 2024 chiude in pareggio, con un indebitamento netto di €513 milioni) nonostante le annuali raccomandazioni della Corte dei Conti? A che serve pagare il canone se l’offerta editoriale complessiva è pur sempre rivolta ad un pubblico “over” tanti anni e il “genere crime” è quello prevalente (in quasi tutte le fiction c’è un assassinio, non c’è solo Garlasco)? Ci viene in mente un amico contadino, ex mezzadro, di quando ci raccontava di essere “nato con il debito” con il suo fattore: ogni qualvolta gli veniva prelevato parte del suo raccolto, non si sapeva mai a quanto ammontasse il debito e allora “paga e basta”. Per fortuna, il mio amico e altri contadini poi si sono “affrancati” dal fattore. Ma la Rai è in grado di farlo? La Rai è in grado di “affrancarsi” dalla politica, di farlo con le sue forze e con quelle esterne? No, ci siamo rassegnati: no. Non è in grado di farlo dentro se stessa e non è in grado di farlo chi ne è fuori. La pietra tombale è la famigerata “riforma” (peraltro del solo “metodo di governo”) che avrebbe dovuto sanare il grave difetto di inadempienza all'EMFA. Non si farà certamente entro quest’anno e chissà se ci sarà il prossimo anno, quando il Cda attuale sarà in scadenza e quando si avvierà la trattativa per il rinnovo della Concessione ad aprile 2027.      

Già, anzitutto un Popolo di “rassegnati”: per rimanere nel nostro ambito, non dimentichiamo l’ultimo tassello di impoverimento, di sottrazione di informazioni, messo a punto con la chiusura della Rassegna Stampa Rai ai suoi dipendenti. Sono più “poveri” di prima, sanno meno di prima, sono meno informati di prima ma, appunto, sono poi “rassegnati” al loro destino legato ad una Azienda a sua volta sempre più povera e minacciata (dalla riduzione del canone). Per paradossale che possa apparire, ci dicono che la “nuova” edizione della Rassegna stampa (destinata a 250 persone + ufficio stampa, al costo di circa 400 mila euro l’anno) contiene una nuova sezione denominata “Intelligenza artificiale” cioè argomento tanto meritevole di attenzione quanto, appunto, riservato a pochi, fidati e buoni. Per tutti gli altri dipendenti Rai solo “intelligenza naturale” e magari, chissà, forse è meglio.

bloggorai@gmail.com

venerdì 21 novembre 2025

RAI: il canone "rassegnato" e la politica "in viaggio"

By Bloggorai ©

Avete presente quelle immagini di una piattaforma con il pavimento di cristallo sospesa nel vuoto su un panorama di infinita bellezza? Tenetela bene a mente, ci può essere utile.

Ieri mattina si è svolto un “incontro” sul tema “Quale nuova Legge per il Servizio Pubblico italiano”. Piatto ricco, mi ci ficco. Occasione rara e ghiotta in epoca di vacche magrissime, silenziose e quasi moribonde. Come abbiamo scritto più volte: la situazione politica non è per niente buona, anzi, pessima! Allora può essere utile, interessante, ascoltare anzitutto la “politica” per capire quale futuro si dipinge per il Servizio Pubblico radiotelevisivo. Andiamo, un po' pensierosi e scettici, a priori.

La mattina comincia male, malissimo: Repubblica e Messaggero titolano forte: “Blitz Lega: tagliate il canone Rai” e “Spunta il taglio del canone Rai. Una riduzione da 90 a 70 Euro”. Oggi tutti tacciono. Non è una notizia, non è una novità ma colpisce. All’incontro partecipano 34 gatti (contati) dei quali almeno la metà “studenti che ascoltano” ma non parlano, e dei 17 residui la metà sono relatori/organizzatori e quelli che restano ovvero l’altra metà sono “volpi grigie” della solita partita di giro (professori senza concorso, esperti, pensionati prestigiosi). Poi c’è la “politica” in viaggio, nel senso che sono in campagna elettorale e, giocoforza, non possono essere fisicamente presenti. Si capisce: una metafora perfetta. La presidente della Vigilanza Barbara Floridia, giustamente, protesta per la Commissione che non riunisce da oltre un anno. Se pure il Presidente della Repubblica è rimasto inascoltato, una soluzione ci sarebbe: dimissioni di tutti i parlamentari dell’opposizione. Nessuno lo dice.

Il tema dell’incontro è o dovrebbe essere la “nuova Legge” ovvero la “riforma” della Rai (per inciso, abbiamo verificato: se tutto va bene ... se ... se se ne parla il prossimo anno, alla vigilia del 2027, poco prima della scadenza dell’attuale Cda ... auguri”). L’argomento “riforma” fatica ad emergere se non per i soliti luoghi comuni: l’EMFA, le risorse, la “governance” (meglio detta in italiano “modo di governo” … cfr Treccani). La “notizia del giorno”, il canone, rimane sul fondo. Non foss’altro perché i partiti di opposizione, sul tema, hanno le idee alquanto confuse. Hanno presentato un emendamento al testo di maggioranza dove si legge chiaro e tondo che la Rai riceve il canone ovvero “ … il gettito dell’imposta di scopo denominata canone … sulla base di un Contratto di Attività e Risorse (sic!!!) a base quinquennale e scorrevole anno per anno”. Ma cosa vuole dire? Che significa? Il tanto citato EMFA sostiene esattamente il contrario!!! Mi si dice “Stai sereno, questo testo verrà abbandonato, forse è stato un errore degli uffici legali, i tecnici”. Ahhhh … ecco… ma allora ditelo, comunicatelo forte e chiaro: ci siamo sbagliati il canone deve essere certo e garantito.   

Infine, tra i previsti partecipanti c’erano la FNSI e l’Usigrai. Sono stati intravisti sul fondo della sala i rispettivi segretari. Poi sono spariti. Poteva essere utile sapere magari cosa ne pensavano dei “criteri di nomina” dei consiglieri, del Piano sull’informazione Rai (inesistente e avversato), di Report e delle sue quattro puntate tagliate, della drastica riduzione della Rassegna Stampa dei dipendenti Rai (dicono alcuni che si tratta di una questione di risparmio: sappiamo che la gara è stata assegnata per circa 400 mila euro ed è oggi rivolta e circa 270 persone… chi sono i beneficiari e con quali criteri sono state scelte non si sa). Ai Di Trapani e Macheda magari gli si poteva chiedere quanto la Rai potrebbe risparmiare applicando lo specifico articolo del previsto dal precedente Contratto di servizio sulla riorganizzazione delle testate giornalistiche, sulla testata RaiNews24 che da sola occupa circa 200 giornalisti per un ascolto medio dal solito prefisso telefonico.  

Chissà, forse, hanno capito l’aria che tira ed avranno pensato meglio di tenersene alla larga da certe questioni. 

Morale della favola? Riprendete l’immagine che vi abbiamo suggerito in apertura: la passerella sul vuoto. Se mai fosse stata necessaria una “visione” della rilevanza, della percezione della Rai e del Servizio Pubblico nell’era moderna, ieri c’è stata nella sua forma plastica, tangibile e percettibile: irrilevante, inutile e superflua. Di questa Rai, di questo Servizio Pubblico, forse, se ne può fare anche a meno. La riduzione del canone proposta dalla Lega? Se ne può essere quasi certi: potrebbe incontrare il consenso anche di altri utenti non necessariamente di “destra”. Al temine della mattinata, una ventata di sano pessimismo ci ha assalito e ci siamo confortati con la pizza del noto e storico Forno di Campo de Fiori.

Nel merito: la proposta last minute sulla Legge di Bilancio di Salvini&C potrebbe anche non passare (FI, ovviamente, è contraria … vedi oggi lo stato di salute di Mediaset su Repubblica) ma il senso e la direzione dell’operazione rimangono. Da non dimenticare che nel testo base della maggioranza si prevede una “possibile riduzione” del 5% annuo motivandola (da chi e come?) e che comunque per la Lega è una battaglia identitaria. Difficile che mollano completamente. Non si può fare: il canone è una imposta di scopo sancita pura dalla Corte Costituzionale. Però, intanto, tengono il punto e puntano la fiche sul tavolo delle trattative interne ed esterne alla Rai e portano a casa qualche risultato (nell’ultimo Cda hanno promosso un loro dirigente) e poi si vedrà.

Già ... poi si vedrà … con calma … non c’è fretta.

bloggorai@gmail.com          

lunedì 17 novembre 2025

RAI "rassegnata"

By Bloggorai ©

La notizia: la Rai ha drasticamente tagliato la Rassegna Stampa che ogni giorno veniva distribuita ai suoi dipendenti.

Da questa mattina, le edicole intorno a Via Asiago, a Saxa Rubra, Via Teulada e nelle vicinanze della nuova sede all’EUR sono prese d’assalto da folle inferocite di giornalisti, impiegati e dirigenti Rai che chiedono di acquistare il Foglio, il Sole 24 Ore, Domani e Libero, insieme alla Gazzetta del Sud, dello Sport e Novella 2000 (ovviamente, Corriere, Repubblica, Stampa e Messaggero lo ricevono già in abbonamento on line). Da questa mattina si vedono in giro, nelle redazioni e davanti alla macchinetta del caffè, oscuri personaggi che si spacciano sottobanco ritagli e pagine di giornali, bene attenti a non farsi notare.

Abbiamo ricevuto commenti:

Commento n. 1: “rassegniamoci” (non è chiaro se si tratta di un imperativo o un esortativo

Commento n. 2: “…effettivamente… un danno enorme (lettore di centro destra)

Commento n. 3: “Una vergogna” (noto e prestigioso parlamentare)

Commento n.4: “Ci avevano già provato a nascondere i dati Auditel” (storico della Rai)  

Commento n. 5: “Tanto la leggevano in pochi” (complice del misfatto)

Commento n. 6: “ … un segno di protervia, stupidità e arroganza …” (autorevole dirigente Rai”

Commento n. 7: “…  un atto che riduce il diritto alla conoscenza e la circolazione delle informazioni all’interno del servizio pubblico” (nota del PD Rai)

Commento n. 8: “ … sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire …” (anonimo colto)

Commento n. 9: "chissenefrega.. peggio per loro" (non è chiaro chi sono "loro")

NON abbiamo ricevuto (saputo) commenti di:

3 consiglieri Rai (di Majo, Di Pietro e Natale) … gli altri due … ignoti

Usigrai, Art. 21, “società civile” etc., ricorrenti ai TAR ed “esperti” più o meno europei  

Colleghi giornalisti della carta stampata (forse non è una notizia) ed è bizzarro assai

Bloggorai ribadisce quanto ha scritto ieri (da solo): la Rai, il Servizio Pubblico, priva i suoi dipendenti di uno strumento di conoscenza, indebolisce la circolarità delle notizie e delle informazioni, impoverisce la crescita culturale e, in buona sostanza, taglia un ramo portante dove la Rai è poggiata. Priva anzitutto i suoi dipendenti ma anche tutti coloro (forse pochi e sempre meno) che provano ancora a seguire le sorti del Servizio Pubblico.

In definitiva, si tratta di un ulteriore piccolo tassello che porta tutto e sempre nella stessa direzione: indebolire, sottrarre risorse, rendere accessorio e superfluo il Servizio Pubblico, svuotarlo al suo interno e minandolo all’esterno. È un disegno organico e scientifico che viene da molto lontano: dal Piano di Rinascita P2, passando al “patto del Camper”, ai teorici delle privatizzazioni e poi “esternalizzazioni”, alle mancate riforme, alla “struttura Delta” di epoca Governo Berlusconi (i suoi epigoni sono oggi in Rai in posizioni di assoluto rilievo). Si tratta di un disegno, di un “piano” che vede appunto l’assenza di “piani”: non avanza il Piano Industriale, non parliamo del Piano Immobiliare e constatiamo la totale assenza di qualsivoglia Piano per l’informazione. Volevano “risparmiare” tagliando la Rassegna Stampa? Potevano farlo iniziando invece con l’attuazione di una qualsivoglia “newsroom”. Mettere mano alla riorganizzazione delle testate, renderle efficienti e razionali, comporta risparmi per milioni di euro. Non a caso questa indicazione è sparita del nuovo Contratto di Servizio e pochi lo hanno notato.

Come ha detto il Commento n. 1: “rassegniamoci”. Hanno vinto loro. Forse, ha ragione il Commento n. 9: chissenefrega.

bloggori@gmail.com

Da oggi RAI triste, povera e solitaria sulla via del tramonto

By Bloggorai ©

Da oggi la Rai sarà sempre più povera, isolata, occulta e nascosta. Da oggi i dipendenti Rai che ricevevano la Rassegna Stampa non la avranno più. La maggiore e più importante Azienda di comunicazione priverà i suoi dipendenti della linfa vitale della quale dovrebbe nutrirsi. La Rai si priva di un ramo dove è poggiata: la circolarità, la diffusione e la propagazione di notizie, commenti, approfondimenti che si possono trarre dalla carta stampata. La lettura della rassegna per molti, dentro e fuori la Rai, è la “preghiera laica” del mattino che non sostituisce ma integra la copia cartacea del giornale.   

È un grave danno per tutti: anzitutto per la stessa Azienda di Servizio Pubblico, è il segno concreto e tangibile del suo progressivo e inderogabile impoverimento e isolamento. È un grave danno per chi la leggeva perché ora sarà costretto a rivolgersi alla sola conoscenza dei fatti del mondo diffusa attraverso i “social” che magari possono essere certo più tempestivi ma altrettanto certo che sono giocoforza più limitati. Nota bene: l’informazione on line sui “social”, dove un articolo è pagato, bene che vada, 3 euro (tre euro).

È un grave danno per gli stessi editori di giornali che in tal modo alimentano e sostengono il concetto secondo cui della carta stampata se ne può fare a meno perché superflua, irrilevante. È un grave danno per tutti i vari Uffici Stampa delle reti, delle trasmissioni e dei programmi, che si nutrono e si alimentano di “articoli e citazioni”,

Infine, fatte le debite distinzioni e proporzioni, è un grave danno pure per Bloggorai che si alimentava della cortesia e attenzione di tanti suoi lettori che segnalavano articoli meritevoli di nota, fornivano citazioni e suggerivano temi e problemi sui quali riflettere.

Perché questa decisione? Cosa e chi c’è dietro? La motivazione addotta è di natura economica: costa troppo. È come dire che l’energia elettrica costa troppo e quindi me la auto riduco: invece di usare due telecamere ne uso una sola e così via. Argomento insostenibile: la Rassegna stampa è merce preziosa e insostituibile per chiunque lavora nella comunicazione e informazione. Si vuole risparmiare? Ci sono mille buoni settori dove intervenire: basta scegliere dal numero dei collaboratori esterni alle trasmissioni che durano una puntata. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Dove si taglia invece? Proprio sull’informazione e sulla circolarità delle notizie. Sarà un caso? A nostro giudizio no!

Chi c’è dietro? Suggeriamo di rileggere Bloggorai dello scorso31 maggio con il titolo “RAI: la voce del Padrone di turno” (vedi https://bloggorai.blogspot.com/2025/05/rai-la-voce-del-padrone-di-turno.html?m=1 ). Con un aggiornamento: nel frattempo la Capo Ufficio Stampa Incoronata Boccia detta “Cora” per gli amici ha arricchito recentemente la sua storia professionale con il famigerato pensiero sulla mancanza di prove dei soldati israeliani che hanno sparato sui civili a Gaza (secondo l’Azienda, lo ha detto a “titolo personale” anche se sotto il suo nome compariva bene il logo “Rai”. Per farle premio l’Azienda Rai l'ha collocata nella Commissione di valutazione per i futuri giornalisti Rai che si dovranno assumere, insieme all’ex direttore della Tgr Alessandro Casarin, sfiduciato per due volte dalle redazioni nel suo recente mandato (fonte Usigrai).

Già, forse è meglio così: meno si sanno certe cose e meglio è per tutti.

bloggorai@gmail.com