domenica 9 novembre 2025

La RAI è fortunata ???

By Bloggorai ©

La situazione politica internazionale non è buona. La situazione politica nazionale non è buona. La situazione della Rai, del Servizio Pubblico, non è buona. La situazione di Bloggorai non è buona, almeno dal punto di vista tecnologico (certo, poi ci sono tanti altri acciacchi).

Per le prime due situazioni, c’è poco da dire. Il “convento” non passa nulla di buono: due guerre (di cui una con genocidio collegato) e tante altre faccende più o memo preoccupanti non fanno stare gran che tranquilli. Per quanto riguarda Bloggorai, ci avviciniamo velocemente a due punti di svolta collegati. Il primo è di grande soddisfazione: dopo oltre 7 anni di pubblicazioni ininterrotte, tra pochi giorni verrà raggiunto un obiettivo di visualizzazioni inimmaginabile in quel giungo del 2018. Grazie!!! Come spesso avviene, quando si arriva al numero 7 succede qualcosa: subentra la stanchezza, la pigrizia, il vecchio PC manda segnali di fumo. Il secondo punto: in contemporanea, succede che oggi è sempre più complesso dibattere e riflettere sulla Rai e sul Servizio Pubblico: avvertiamo chiaramente intorno a noi un certo disinteresse, un certo distacco, un certo senso di distanza. Tutto questo è culminato, recentemente, sul tema “riforma” della Rai: l’opposizione ha presentato emendamenti sgangherati, sgrammaticati e irrilevanti. Nessuno ha battuto ciglio, sono passati pressoché inosservati. Nessuno si è preso la briga di approfondire, sollevare obiezioni o porre un dubbio. Silenzio totale. E presto, appunto, ci troveremo con una scadenza con il numero 7 di mezzo: ad aprile 2027 si rinnoverà la Convenzione, il Contratto di Servizio e l’attuale Cda se prima qualcuno non avrà il buon senso di dimettersi prima.

Ma perché la situazione della Rai e del Servizio Pubblico non è buona? Ci sono tanti buoni e ragionevoli motivi per sostenerlo ma oggi ci limitiamo a due osservazioni. Riprendiamo rapidamente la metafora di Napoleone e dei suoi generali. Un attento e affezionato lettore ci ha ricordato un requisito, un criterio, fondamentale che usava l’Imperatore per la scelta dei suoi generali: la fortuna. Non chiedeva se un candidato alla guida dei suoi uomini fosse “bravo” ma ci teneva ad essere certo che fosse “fortunato”. Allora, rimanendo nella metafora: in questo momento storico i “generali” Rai devono solo sperare nella fortuna per garantire la sopravvivenza dell’Azienda.

Vedi le settimane appena trascorse. Devono sperare vivamente, fare gli scongiuri affinché il giallo di Garlasco non si risolva presto perché altrimenti sarebbero guai seri per il palinsesto: quattro prime serate su sette sono dedicate ad indagare su chi è o chi potrebbe essere l’assassino di Chiara Poggi. Le altre tre sono spese bene tra una replica di Montalbano e una fiction (dove comunque, un delitto non manca mai con la differenza che almeno in questi casi viene risolto) e rimane un giro di ballo tra “adulti” prossimi a Vila Arzilla per il sabato sera.   

L’altra speranza, l’altro evento fortunato che i dirigenti Rai devono invocare, e che Sigfrido Ranucci possa continuare a ritenersi “tutelato” dalla sua Azienda almeno, è il minimo sindacale, per la restituzione delle quattro puntate sottratte, per la ricollocazione al lunedì sera e per il ripristino delle condizioni operative necessarie per proseguire il lavoro di Report. Se poco poco Ranucci dovesse mai avere il dubbio o il sospetto che qualcosa non dovesse andare come dovrebbe e decidesse di fare altro o di andare altrove (se ne è parlato recentemente) cose resterebbe alla Rai in termini di “giornalismo d’inchiesta”? Possono sempre provare a mettere la cucina in prima serata, non si sa mai, magari funziona. Ad ogni buon conto, un cornetto scaramantico all’ingresso della nuova sede di Via Severo ci potrebbe anche stare bene.

Veniamo ad altri argomenti interessanti: parliamo ancora di ludopatia. Secondo un dossier di Libera appena pubblicato si “… calcola che solo nel 2024 le entrate del gioco legale hanno raggiunto i 157 miliardi e 453 milioni di euro con un + 6,59% rispetto il 2023” e che “Sono almeno 18 milioni gli italiani che nell'ultimo anno hanno tentato la fortuna con il gioco d'azzardo, con la speranza cambiare vita tra videopoker, slot-machine, gratta e vinci e sale bingo.

In Italia i giocatori patologici sono ben 1 milione e 500 mila, il 3% della popolazione maggiorenne e un milione e 400 mila sono quelli a rischio moderato (2,8%). In tutto, quindi, 2 milioni e 900 mila persone.

Per ogni giocatore, altre sette persone sono coinvolte: i suoi familiari, che in totale ammontano a 20 milioni e 400 mila, pari al 40% della popolazione”. Un dramma sociale di dimensioni rilevanti. E che fa la Rai? Propone ogni sera su Rai Uno il gioco d’azzardo assoluto, dove ai concorrenti non si richiede altro che fortuna o “culo” che dir si voglia, al pari di un gratta e vinci o un giro su una slot machine. Ma è mai possibile che un consigliere, uno a caso, non provi un minimo di indignazione? 

Altro argomento interessante è l’indagine Ipsos sull’informazione politica: “…fiducia in calo, tengono giornali e radio”. Leggiamo sul Corriere: “Nuovi media, nuovi canali, nuovi formati si affiancano a quelli tradizionali contribuendo a rendere più complessa l’odierna «infosfera». In questo caos, cresce la tendenza dei cittadini a chiudersi nella propria «bolla» informativa e a rifiutare il confronto con chi la pensa diversamente”.

Buona fortuna.

bloggorai@gmail.com

venerdì 7 novembre 2025

Attenzione!!!

Lavori in corso: 

il vetusto PC da anni fedele oggi ha deciso di non funzionare. 

Urgente trovare soluzione... Fate qualcosa ... salvate Bloggorai da un triste destino.


giovedì 6 novembre 2025

Il Governo e la RAI: i generali "de noantri"

By Bloggorai ©

Fatte le debite, necessarie ed opportune distinzioni e fissate le proporzioni, grosso modo si può affermare che la Storia si ripete spesso e volentieri. Grandi e piccoli eventi, personaggi centrali e mezze tacche, figure intermedie palesi ed occulte, hanno da sempre animato la scena pubblica e tornano spesso tra noi, seppure sotto mentite spoglie.

Fatte le debite, necessarie ed opportune distinzioni e fissate le proporzioni, grosso modo si può affermare che la Meloni e i suoi “generali” Salvini, Tajani, i ministri e i vari sottosegretari nonché parenti stretti stanno al Governo come Rossi e i suoi “generali” Sergio e Marano, i consiglieri e i vari direttori stanno alla Rai.

La “validità” ovvero le capacità, la compattezza, la fiducia, la visione strategica sono qualità fondamentali dei “generali” per la tenuta e la gestione efficiente e razionale “dell’esercito” e il raggiungimento dell’esito del conflitto.

Come vi abbiamo scritto, ci raccontano che la guerra per bande interna all’ex Viale Mazzini si sta facendo sempre più cruenta e a combattere sono proprio i “generali”.

La breve storia che vi stiamo per raccontare, in estrema sintesi, è antica ed importante e ci può dare spunti di riflessione su quanto succede oggi intorno a noi. Da quello che è successo quel giorno lontano forse è mutato il destino del nostro Paese e dell’Europa intera. 18 giugno 1815: Napoleone viene sconfitto a Waterloo, la sua ultima battaglia. Perché vi proponiamo una rapida riflessione su un particolare aspetto di quella giornata e di cosa si tratta? Parliamo degli errori commessi anzitutto dal Generale e poi, più in particolare, dai suoi generali. 

Gli storici, da decenni, dibattono sulle cause di una sconfitta dei francesi che, sulla carta e sulla piana di Waterloo, erano decisamente dati per vincenti. Sommariamente, gli “errori” sono riconducibili a tre fattori. Il primo è di carattere meteorologico. La notte prima della battaglia aveva piovuto molto. Le truppe avevano passato una notte all’addiaccio, bagnati e infreddoliti. I cannoni di Napoleone seppure in superiorità numerica, oltre che in mano ad abili ed esperti artificieri, non potevano manovrare bene nel fango e pure quando tiravano le palle invece di rimbalzare sul terreno asciutto e fare più danni si fermavano nella fanghiglia. Il fattore meteo fu dunque certamente in grado di mettere in grandi difficoltà l’esercito di Napoleone.

Il secondo fattore è strettamente personale, legato al carattere, alle condizioni “cliniche” e alla “postura” militare del Corso. Napoleone era meticoloso e scrupoloso oltremodo, nulla per lui doveva o poteva accadere per caso. A Waterloo aveva previsto tanto ma non tutto: non poteva immaginare l’imponderabile. Nella sua maniacale ossessione della perfezione, quella mattina del 18 giungo era “distratto” e innervosito da un significativo “disagio”: oltre al maltempo, era stato in preda di un forte attacco di emorroidi a tal punto da rendergli difficili le pur poche ore di sonno disponibili. Visionare il fronte di battaglia, essere vicino alle truppe e far vedere la sua presenza al loro fianco era per lui un fattore decisivo. Anche andare a cavallo per essere sul posto, dunque, per quanto detto, era un problema rilevante.

Il terzo fattore è quello che oggi ci interessa maggiormente: il ruolo dei suoi generali. Napoleone aveva un atteggiamento molto speciale verso i suoi diretti collaboratori: era pienamente consapevole del valore della loro esperienza e, al tempo stesso, ne diffidava. La scelta dei suoi generali solitamente avveniva in base ad un criterio rigorosissimo: l’esperienza militare sul campo e non l’appartenenza a famiglie nobili come invece avveniva spesso negli altri eserciti europei dell’epoca e tantomeno subiva pressioni familiari. I "veterani" di tant battaglie e la "vecchia guardia" erano l'architettura sula quale reggeva la sua forza.  Ne ricordiamo alcuni che per quanto accadde quel giorno meritano particolare attenzione. Il primo era certamente il generale Louis Berthier, morto proprio pochi giorni prima di Waterloo in circostanze “molto misteriose”. Complotto interno o esterno? Suicidio o omicidio? Fatto sta che Napoleone quel giorno non poté contare sul genio strategico di Berthier e si dovete affidare al Maresciallo Ney che, a suo tempo nella ritirata di Russia, venne definito “indispensabile”.

Tanto Napoleone era geniale nel calcolo strategico quanto invece Ney era impulsivo e imprevedibile. E, forse, fu proprio questa sua caratteristica caratteriale che aprì le porte dell’inferno per l’esercito francese. Fino al pomeriggio, intorno alle 17, le sorti della battaglia erano ancora molto incerte e per certi aspetti favorevole ai francesi. Accaddero però due fatti che invertirono i rapporti di forza. Quella mattina Ney si presentò sulla piana di Waterloo in uno stato mentale disagiato: nelle settimane precedenti aveva avuto un forte dissenso con l’Imperatore e, forse, tra loro si era incrinato qualcosa. È verosimile supporre che quel giorno Ney volesse riconquistare la fiducia di Napoleone che aveva in parte perso dopo quanto successo dal suo ritorno dall’esilio. Fatto sta che Ney si lancio in improvvide cariche di cavalleria contro gli inglesi inutili e inconcludenti, sguarnendo e indebolendo lo schieramento di Napoleone. In quegli stessi momenti avvenne l’altra “disfatta “del suo generale di fiducia: Emmanuel de Grouchy. La sua decisione, presa confondendo gli ordini di Napoleone di inseguire i prussiani invece di concentrarsi a Waterloo consentì a Blücher di essere decisivo al fianco di Wellington. Fu una scelta fatale: intorno alle 19 la battaglia era persa e Napoleone si avviò verso il suo esilio definitivo.

In buona sostanza: i francesi a Waterloo furono sconfitti a causa prevalentemente dei generali che affiancavano l’Imperatore? Si, prevalentemente si. Allora, fatte le debite, necessarie ed opportune distinzioni e fissate le proporzioni, grosso modo si può affermare che si appresta ad essere combattuta la Waterloo della Rai già a partire dalle prossime settimane? A chi si dovrà attribuire la responsabilità della condotta della guerra?  Quale potrà essere il “fattore Meteo” o chi mai potrà essere il Ney o il Grouchy “de noantri” che porteranno il Servizio Pubblico alla disfatta prossima ventura? Attenzione al Grouchy: fu forse proprio lui il responsabile finale per non aver saputo intuire da dove veniva il pericolo. 

La storia prosegue e parleremo dei “generali” e dei colonnelli Rai sul campo di battaglia.

bloggorai@gmail.com

RAI: il Potere secretato

By Bloggorai ©

“Ogni tanto qualcuno mi chiede che mestiere faccio. Non ho ancora trovato una risposta. La verità è che una risposta non esiste.

Io non faccio qualcosa. Io sono qualcosa. Io sono il volto invisibile del potere. Io sono il capo di gabinetto. So, vedo, dispongo, risolvo, accelero e freno, imbroglio e sbroglio. Frequento la penombra. Della politica, delle istituzioni e di tutti i pianeti orbitanti. Industria, finanza, Chiesa (Bloggorai aggiunge: la televisione). Non esterno su Twitter, non pontifico sui giornali, non battibecco nei talk show. Compaio poche volte e sempre dove non ci sono occhi indiscreti. Non mi conosce nessuno, a parte chi mi riconosce. Dal presidente della Repubblica, che mi riceve riservatamente, all’usciere del ministero, che ogni mattina mi saluta con un deferente ‘Buongiorno, signor capo di gabinetto’. Signore. Che nella Roma dei dotto’ è il massimo della formalità e dell’ossequio. La misura della distinzione. Noi capi di gabinetto non siamo una classe. Siamo un clero. Una cinquantina di persone che tengono in piedi l’Italia, muovendone i fili dietro le quinte. I politici passano, noi restiamo. Siamo la continuità, lo scheletro sottile e resiliente di uno Stato fragile, flaccido, storpio fin dalla nascita. Chierici di un sapere iniziatico che non è solo dottrina, ma soprattutto prassi. Che non s’insegna alla Bocconi né a Harvard. Che non si codifica nei manuali. Che si trasmette come un flusso osmotico nei nostri santuari: Tar, Consiglio di Stato, Corte dei conti, Avvocatura dello Stato. Da dove andiamo e veniamo, facendo la spola con i ministeri. Perché capi di gabinetto un po’ si nasce e un po’ si diventa. La legittimazione del nostro potere non sono il sangue, i voti, i ricatti, il servilismo. È l’autorevolezza. Che ci rende detestati, ma anche indispensabili. Noi non siamo rottamabili. Chi ha provato a fare a meno di noi è durato poco. E s’è fatto male. Piccoli, velleitari, patetici leader politici. Credono che la storia cominci con loro.” Anonymous, Io sono il Potere- Confessioni di un Capo di Gabinetto.

Dove inizia la “storia” di questi giorni? Dove va a parare? Chi è e chi fa cosa? Dove e come si legge compiutamente la vicenda della bomba davanti casa di Ranucci, pure alla luce di quanto leggiamo e ascoltiamo nelle Audizioni in Commissione Antimafia e ieri sera in Vigilanza Rai? Per parte nostra, lo abbiamo scritto e lo ribadiamo: la matrice dell’attentato a Ranucci è tutta e pienamente “politica” seppure mascherata, come spesso avviene, sotto mentite spoglie di criminalità organizzata o sgangherata che dir si voglia: l’affare eolico, l’Albania, come le truffe in qualche industria alimentare o i fuochi dei rifiuti, è tutta “politica” allo stato puro.

Nota bene: perché le parti più rilevanti, più significative, a specifiche domande su “cosa o chi c’è dietro” su richiesta dello stesso Ranucci sono state “secretate”? Perché? Cosa può aver detto Ranucci anche ieri sera di tanto grave da essere chiuso sotto chiave nei meandri dei “Segreti di Stato” che solo tra cinquanta anni, forse, potranno essere svelati? Cosa sa o può aver detto Ranucci all’Antimafia e in Vigilanza che a noi invece deve essere nascosto? E’ possibile, verosimile, che non lo sapremo mai. Questo non ci sembra un buon servizio pubblico.

Sembrano esserci due mondi: uno sotto gli occhi di tutti e uno occulto. La rappresentazione “visiva”, tangibile e quantificabile di questo Governo è forte e chiara. Si riassume in una sola persona al comando, Giorgia Meloni. Tutto il resto è Serie B. Intorno a lei si agitano figure sommesse, talvolta scomposte e arruffone. Non c’è più la “destra” di una volta con la sua doppia faccia: da un lato quella istituzionale e democratica, perbene ai limiti del centrismo moderato e financo liberale. In questa “destra” si incontravano anche personaggi di spessore intellettuale, sempre di destra ma pensanti. Dal lato opposto la destra dura e pura, violenta, brutale, primordiale e nostalgica di un fascismo che fu e in questo ambiente ci sono solo cori squadristi e aggressioni.

Questa “nuova” destra oggi si palesa in modo mellifluo, opaco e sottotraccia e, forse, proprio per questo riesce a raccogliere consensi. Questa “nuova” destra fa i salti mortali per far dimenticare il suo passato quale che esso sia: trascorso nelle Sezioni di Colle Oppio o in altre di Ordine Nuovo. I suoi nuovi “uomini forti” non sembrano essere i tanti suoi “colonnelli” riconoscibili in tutti i Tg o leggibili in qualche intervista su un “giornalone”, quanto più si manifesta nelle retrovie, nei gangli strategici della vita dello Stato. Si tratta di “oscuri funzionari” o meglio detti anche “servitori dello Stato” che obbediscono alle Leggi. Sono i vari Sottosegretari, autorevoli Avvocati, Commissari, Amministratori Delegati di Enti pubblici importanti. Sono loro che hanno le chiavi della cassaforte, sono loro che decidono ciò che è bene e ciò che è male.  

Vedi l’AD Rai, Giampaolo Rossi, meglio noto come il “filosofo di Colle Oppio”. Persona perbene, sobrio, sempre con quell’arietta un po' distaccata, attento a quello che dice, prudente a non esporsi più di tanto. Di chi si è circondato Rossi? Cercateli e misurateli. Fate le debite proporzioni, con il “metodo” Meloni. Alcuni di loro a malapena riescono a tenere a galla la baracca che, sostanzialmente, non conoscono e non capiscono. Vanno male gli ascolti, vanno male i conti, vanno male i Piani industriale e Immobiliare epperò fanno sapere che “va tutto bene Madama la Marchesa”.

Il “caso” Ranucci e la storia del giornalismo d’inchiesta di Report lambisce, gira intorno e accende i riflettori su questo mondo, compreso, seppure indirettamente, quello Rai. È vero: sembra rivolgere lo sguardo più verso questa direzione che non in altre. Ma sono esattamente quelle che “passa il convento”. Se qualcuno ha storie diverse da raccontare riferite alla “sinistra” le proponesse, facesse uscire nomi e cognomi, denunciasse a chi di competenza.

Ieri sera in Vigilanza è stato ribadito un concetto chiave: restituite le 4 puntate di Report soppresse. E se questo non dovesse avvenire, qualcuno potrebbe/dovrebbe trarne le debite conseguenze.

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mercoledì 5 novembre 2025

Gli "spioni" e la GelateRAI

By Bloggorai ©

La notizia del giorno è la secretazione di parte dell’audizione di Ranucci ieri in Commissione Antimafia quando il conduttore di Report ha chiesto di spegnere le telecamere e fare uscire i consulenti. Oggi leggiamo solo ricostruzioni parziali di quanto potrebbe essere stato detto e che, sostanzialmente, coinvolgerebbe direttamente il potente sottosegretario di Stato Giovanbattista Fazzolari, primo uomo di fiducia della Meloni e “regista” della macchina della comunicazione di Palazzo Chigi. Il problema, come sempre, è “politico” e non può essere altrimenti. Sarà vero o no che un agente dei servizi ha pedinato Ranucci proprio a ridosso della puntata di Report dello scorso maggio dove si parlava dell’omicidio di Piersanti Mattarella? Chi sarebbe il “mandante” o “ispiratore” di quel pedinamento? Ci sarà qualche “connessione” con il misterioso incendio nella sede della Società di produzione del docu-film Magma del quale vi abbiamo parlato spesso? Sarà poi vero, come ha scritto Giovanna Vitale oggi su Repubblica, che il secondo argomento che Ranucci avrebbe trattato si riferisce al “dossier” sulla casa della Meloni (già oggetto di attenzione nel caso del Garante Privacy)?  

Stasera si prosegue: appuntamento con Ranucci in Vigilanza Rai che, comunque, non riesce a riunirsi per votare il presidente da oltre un anno.  

Parliamo ora di altro, di amenità. Correva il giorno 10 agosto 2022, ore 14.41, e su una nota Ansa si legge che due noti studi di architettura “… si sono aggiudicate la gara e hanno stipulato il contratto per la riqualificazione della sede storica Rai di Viale Mazzini 14, a Roma. Nuovi spazi, più comfort per le persone, tecnologie all'avanguardia ed una progettazione basata sui principi di biofilia e sostenibilità - informa una nota della società - renderanno l'edificio fortemente innovativo. La riqualificazione interessa una superficie complessiva di circa 30mila mq con un progetto pensato per aumentare il benessere delle persone, attraverso spazi moderni e flessibili, in linea con le nuove esigenze di lavoro”. Correva il giorno 14 gennaio 2025: si riunisce il Cda Rai e decide lo sgombero immediato della sede di Viale Mazzini a causa dell’amianto e l’anticipo del trasferimento programmato nella nuova sede di Via Severo. Come se l’amianto fosse stato scoperto per caso, una sorpresa. Ora, in questi giorni, è in corso l’insediamento nella nuova sede e giusto ieri ci è pervenuta una fotografia del nuovo ingresso RAI con un commento: “Una gelateria dentro uno Studio Medico in un Centro Commerciale”.

Ecco l’ingresso di Via Severo oggi:

Bei tempi di quando si entrava da Viale Mazzini passando accanto al Cavallo morente o rampante di Francesco Messina e nell’androne trovavi sculture di Emilio Greco e di Giacomo Manzù e sullo stesso piano, in fondo, i preziosi arazzi fiamminghi del 1500. Ci stiamo ancora chiedendo chi e perché, con quali criteri è stato scelto proprio quel palazzo ex Wind vicino all’EUR e non altri con analoghe caratteristiche. Ci stiamo ancora chiedendo quanto costa tutta questa operazione. Ci stiamo ancora chiedendo a che punto è il Piano Immobiliare. Non lo sapremo mai. Però, forse, lo possiamo intuire. Già, Bloggorai può solo intuire mentre altri dovrebbero vigilare e controllare. Siamo sempre in attesa di “faranno sapere”.

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martedì 4 novembre 2025

I Nuovi Grandi Filosofi del Canone RAI e un perchè

By Bloggorai ©

Dogma: Principio fondamentale, verità universale e indiscutibile o affermata come tale (Treccani)

Abbiamo titolato nei giorni scorsi “Avanti con le Riforme. Indietro con la Democrazia”. Per una non troppo singolare coincidenza, la riforma della Giustizia che in questi giorni fa tanto esultare il Governo Meloni si accompagna e si sovrappone alla riforma della Rai che potrebbe andare in Aula entro la fine dell’anno. Due temi tanto cari e congiunti ad una vecchia storia di P2 troppo facilmente e opportunamente dimenticata o sottovalutata. I due temi trovano un punto di congiunzione nel disegno, nella visione, di ricondurre tutto sotto il controllo dell’esecutivo.

La riforma Rai oggi in discussione al Senato punta esattamente in quella direzione: assicurare il controllo anzitutto economico prima ancora che editoriale del Servizio Pubblico.

Il “canone Rai” è un dogma per la sopravvivenza del Servizio Pubblico? Cominciamo a dire che certamente non è un dogma per la Lega che da anni persegue l’obiettivo di eliminarlo (proposta di riduzione progressiva del 20% annuo). Non lo è per tanti italiani che lo considerano un odiato balzello (nel 2011 un sondaggio ANCI la davano al 45%). Non lo è per alcuni esponenti del PD (Boccia, attuale vicesegretario nazionale in ANSA del novembre 2019) come forse pure per il commissario AgCom Giacomelli (quota PD) che si era speso molto per la sua riforma (poi mai avvenuta). Non lo è per il M5S che a luglio 2019 (proposta Paxia) sosteneva che “Il canone Rai è un’odiosa tassa, anacronistica, iniqua, socialmente ingiusta”. In epoca recente, il tema è stato ripreso ed aggiornato con la proposta di sostituzione con la fiscalità generale (vedi Bevilacqua 2024). Non è un dogma (o forse non era fino a due anni addietro) per Giampaolo Rossi, attuale AD Rai (Prima Com. di luglio 2023). Magari, nel frattempo, ha cambiato idea.

Già. Ma allora per chi è un dogma? Certamente lo è per Pier Silvio Berlusconi: vedi dichiarazioni del dicembre 2024 “Io penso che la proposta di diminuire il canone sia una mossa abbastanza di propaganda: se togli 20 euro dal canone e poi devi recuperare 430 milioni dalla fiscalità generale, togli da una tasca e riprendi dall'altra, la sostanza non cambia”. Per chi altro il canone Rai non si tocca, anzi, si dovrebbe certezza della sua stabilità e importo? Certamente lo prevede l’EMFA (European Media Freedom Act) all’art. 5 dove si dispone che “…i media di servizio pubblico dispongano di risorse finanziarie adeguate, sostenibili e prevedibili per l'adempimento della loro missione di servizio pubblico nonché tali da salvaguardare l'indipendenza editoriale”. Non finisce qui ma andiamo avanti

Veniamo ad oggi. Come noto, la Legge di Bilancio sembra non aver toccato il tema canone 2026, quindi si lascia intendere che rimarrà invariato a 90 Euro. Sembra, appunto sembra. Forse così non è. Appunto, la riforma incombe ed è difficile immaginare che il tema possa essere "banalmente" accantonato, salvo dover ammettere che per ora, per quest’anno, la congiuntura politica deve necessariamente essere favorevole a Rossi, a questo Cda. Rossi, questo Cda, hanno bisogno come il pane oggi più che mai dei 90 euro garantiti dal canone. Le altre risorse indispensabili per “tirare a Campari” non ci sono e non ci saranno in tempi brevi. Come abbiamo scritto più volte: i due dossier Ray Way e Piano immobiliare sono al palo e non si prevedono soluzioni a breve. La Digital Media Company (of course, NON di Servizio Pubblico, se ne sono ben guardati – tutti - da scriverlo nel Contratto di Servizio) se la sognano con questi chiari di luna. Ecco perché “primum vivere, deinde philosophari” ed ecco ancora un possibile senso profondo della “visita istituzionale” di Rossi alla Camera avvenuta nei giorni scorsi.

Dunque, come stanno le cose a proposito del canone nel contesto della riforma Rai? Semplice. L’art. 6 del testo congiunto dei partiti di governo prevede che “… l'ammontare del canone di abbonamento di cui al primo periodo non può subire una variazione negativa se non in presenza di condizioni eccezionali debitamente motivate, che comportino la riduzione delle esigenze di finanziamento. Ogni variazione in riduzione deve essere accompagnata da una relazione tecnica trasparente e verificabile, redatta secondo criteri oggettivi e coerenti con gli obblighi europei in materia di pluralismo, indipendenza editoriale e stabilità economica delle emittenti pubbliche. In ogni caso, qualunque variazione in negativo dell'ammontare del canone non può superare il 5 per cento rispetto all'importo dell'anno precedente”. Per questo articolo è stato presentato un emendamento della Lega che prevede l’innalzamento della soglia al 15%.  Che significa? Anzitutto che implicitamente si prevede la possibile riduzione del canone indipendentemente dal vincolo legislativo che definisce la sua natura come imposta di scopo. Poi, si prevede che possa subire una “variazione negativa … accompagnata da una relazione tecnica trasparente ...” ma non si specifica chi la deve redigere e con quali parametri. Quale altro “ente” può essere se non il Ministero competente, ovvero Giorgetti, ovvero la Lega? Aver alzato la soglia dal 5 al 15% di possibile riduzione la dice lunga sulla trattativa che si potrà aprire nelle prossime settimane.

Ma se a destra le idee sono chiare e vedremo se realizzabili, a sinistra regna la confusione: come abbiamo scritto e giova ripeterlo, gli emendamenti presentati sulle risorse e sul canone sono sotto il segno improponibile. Da un lato viene definito e assicurato da “stanziamento di risorse statali” e dall’altro “a base quinquennale scorrevole anno per anno” (emend. 6.2 e 6.3). Delle due l’una: o le risorse sono garantite dalla fiscalità generale o dal canone.

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Ps: ci sono importanti aggiornamenti sul tema dell’attentato a Ranucci. Questa mattina audizione in Commissione Antimafia: "Il giornalista di Report ha chiesto di spegnere audio e telecamere dopo una domanda dell’ex magistrato e senatore M5S, Roberto Scarpinato".

Perchè Ranucci ha chiesto la secretazione???

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