venerdì 19 dicembre 2025

La RAI familiare del prossimo anno

By Bloggorai ©

Care compagne, cari compagni … care amiche e cari amici … cari parenti vicini e lontani … state sereni e passate Buone feste. Non vi fate pensiero sulla Rai e sul Servizio Pubblico, rassegnatevi e pensate ad altro. Non c’è fretta, abbiate pazienza, almeno fino a gennaio, forse. Poi, con calma, si vedrà. Ma, mi raccomando, non seguite le “voci”, i “sentito dire” o, peggio ancora, le buone intenzioni di chi vorrebbe, spera, in un gesto “forte” dell’opposizione su questo tema.

Non vi fate pensiero sul canone, sulla riforma, sull’EMFA, sul Presidente pro tempore, su RaiWay, sugli ascolti, sull’offerta editoriale, sul Piano industriale o su qualche altro Piano … non ne vale la pena.

Vi avevamo anticipato che ieri ci sarebbe dovuto essere un incontro tra i capigruppo dei partiti di opposizione in Vigilanza Rai per valutare una iniziativa parlamentare addirittura “clamorosa”. Tranquilli, sereni, sobri e pacati: se tutto va bene, forse, se ne parlerà a gennaio, con calma. E poi Bloggorai se la prende con questo Cda, se la prende con i consiglieri di “opposizione” di Majo e Natale? E cosa gli vuoi dire se poi i loro partiti di riferimento, M5S e AVS, spariscono dai radar? Il PD fa quello che può, quasi nulla e tanto basta.

Ciò detto andiamo avanti, ovvero indietro. Abbiamo letto di tanto clamore per la vicenda che vede coinvolto il presidente pro tempore Marano. Tanto rumore per nulla. La cosiddetta “parentopoli” in Rai ha radici lontane ed illustri, anzi illustrissime: a leggere il lungo elenco si trovano nomi antichi e autorevoli: da Leone a Augias, da Bernabei a Agnes, da Milano a Valmarana, da Angela a … vedi questo vecchio post del 2008 https://camarille.blogspot.com/2016/02/parentopoli-della-rai.html .

Per oggi sulla Rai e dintorni basta e avanza.

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giovedì 18 dicembre 2025

RAI: le piccole storie ignobili (o inattendibili)

By Bloggorai ©

Vale la pena raccontare “piccole storie ignobili”? forse che si ... forse che no. Andiamo avanti con il forse che si: è la somma delle piccole storie con la quale si compongono e leggono le grandi vicende. 

Allora, ieri Repubblica fa uno scoooppino … ino ... ino e pubblica un pezzo, a firma della solita bene informata Giovanna Vitale, con il titolo “Assunto a Rai Pubblicità il “genero” di Marano”. Per chi non lo sapesse, Antonio Marano è l’attuale presidente Rai pro tempore o anziano che dir si voglia, ovvero ricopre quell’incarico perché la Vigilanza non riesce a riunirsi per ratificare la nomina che la maggioranza vorrebbe in capo a Simona Agnes. Tutto molto torbido, ai confini della legittimità: lui, seppure pro tempore, è stato nominato presidente di Confindustria RadioTv e lei, seppure consigliera semplice, è stata nominata nel Board dell’EBU. Tutti hanno taciuto. La vicenda della presidenza va avanti da oltre un anno e il problema non sembra scuotere più di tanto.

Fatto sta che in questo articolo si legge che “ … Quello che però non si sapeva almeno affinché l'indiscrezione non ha cominciato a circolare mandando in fibrillazioni piani alti di Viale Mazzini è che il prode ex direttore di Rai 2 non si è limitato a esaudire le richieste della sua vorace famiglia politica ma ha pensato molto, e anche bene, alla sua famiglia naturale attento in particolare alle sorti del fidanzato della figlia assunto in una delle società controllate dall'emittente di Stato” … “Subito informato l’AD della capogruppo Giampaolo Rossi è andato su tutte le furie per motori per motivi di opportunità innanzitutto Marano e il presidente facente funzione non funzionare qualsiasi”. Se non che, ieri mattina, a margine del Cda, è stata diffusa una nota dove si legge che “quanto riportato dall'articolo in oggetto, è da ritenere non attendibile nella ricostruzione e quantomeno diffamatorio nella titolistica del pezzo giornalistico. Per questo sono a richiedere un audit extra piano volto a verificare e asseverare il rispetto delle procedure aziendali e la correttezza delle relative condotte”. Fenomenale!!! Pagheremmo volentieri il caffè a chi ha scritto questo testo. È stata inventata una categoria di articoli che ci era ignota: l’attendibilità. In genere un articolo o contiene una notizia o non la contiene. Può succedere che la notizia sia falsa oppure inventata di sana pianta ma difficile definirla “non attendibile”. Il diretto interessato invece se ne guarda bene da scrivere chiaro e tondo che la notizia è falsa o inventata e magari minaccia una querela. Salvo poi aggiungere, con un raro avvitamento linguistico, che ci sia un problema di “titolistica” che lo stesso correttore automatico del Pc fatica a riconoscere come termine. La perla di saggezza finale si raggiunge quando Marano invoca un audit, ovvero una indagine interna: guarda caso che la Direzione Internal Audit è affidata proprio alla sua responsabilità cioè come dire che Marano indaga su Marano quando invece il Codice Etico Rai prevede che queste “segnalazioni” siano di competenza del Collegio Sindacale.  Ci possiamo consolare: tra poco di questa storiella nessuno saprà più nulla: “faranno sapere”.

Andiamo avanti e chiudiamo la giornata di ieri del Cda con un gioiello di famiglia ripescato dal vecchio como’: è stato approvato “People 25, un progetto strategico che mette insieme formazione, innovazione e sperimentazione editoriale per valorizzare le risorse interne e a tutela dei format autoprodotti". Accipicchia, che felicità: un clamoroso ritorno al passato di “Serra creativa” dell’ormai lontano 1999 grazie a quel genio paladino del Servizio Pubblico di Celli, il padrino della “esternalizzazioni”. Dopo di che ci sono stati altri esperimenti “creativi” compresa una magnificente apposita “Direzione Nuovi Format” insediata nel 2020. Se qualcuno ha notizie di cosa ha prodotto può scrivere alla nostra mail. Ne terremo conto.

Morale della favola, che gli vuoi dire a questo Cda? Che gli vuoi dire a questi consiglieri?

Forse, forse, qualcosa lo potranno dire i partiti di opposizione che, come vi abbiamo anticipato ieri, oggi si incontreranno per mettere in piedi una “forte” iniziativa parlamentare. Ci riusciranno? Bloggorai è pessimista a priori. Da quello che abbiamo intuito, c’è malumore in giro interno ed esterno. Interno tra i partiti ed esterno verso i consiglieri di Majo e Natale. I fantasmi del passato, a volte, ritornano. “Vedremo… vedremo …” disse il cieco mentre osservava l’orizzonte.

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mercoledì 17 dicembre 2025

FLASH RAI

Domani possibile incontro capigruppo partiti di opposizione in Vigilanza Rai.

L'obiettivo potrebbe essere prendere una iniziativa parlamentare "forte" nei primi giorni del prossimo gennaio.

Tanti i dossier aperti: crisi istituzionale per la mancata nomina del Presidente; incertezza sulle risorse; riforma e EMFA; stato di attuazione dei piani industriale, editoriale e immobiliare: ascolti; informazione con Report, Petrolio e Il fattore Umano.  

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La "Mala Education": lo spettacolo del crimine in Tv (paga e bene)

By Bloggorai ©

L’overdose mediatica di “Garlasco” è solo il frutto avvelenato di un albero malato da molto tempo. Le sue radici, profonde e antiche, sono impregnate di tossine. Lo stupore e il fragore che si avverte appaiono del tutto ingiustificati. Sono decenni che la “narrazione” sociale si alimenta e si sostiene con il racconto del crimine, della paura e del “male” in ogni sua forma e, nella civiltà delle immagini, prende sostanza e forza nella televisione. 

La Rai, come abbiamo accennato, sin dal suo inizio negli anni '50 è stata levatrice ed educatrice di questo genere di racconto infinito. Prima ancora, sono millenni che il “dolore e l’orrore” vengono rappresentati e spettacolarizzati: ci sono solo poche decine di generazioni (circa 80) che ci separano dal Colosseo dove gli abitanti di Roma antica pagavano o venivano pagati per assistere allo spettacolo della morte in diretta. A questo proposito, abbiamo già ricordato il “record” primo e assoluto della diretta tv avvenuto con la tragedia di Vermicino dove sono stati raggiunte punte di telespettatori mai più eguagliati: circa 25 milioni.

11 marzo 1984: va in onda su Rai Uno la prima puntata de “La Piovra”. La trama racconta di omicidi solo apparentemente di mafia mentre sullo sfondo si intravvede il torbido intreccio tra banchieri, logge massoniche e trafficanti di droga.

Negli anni e nelle stagioni successive, fino al 1991 con un enorme successo di pubblico (è tra i prodotti Rai più esportati nel mondo), i racconti televisivi de "La Piovra" saranno sempre concentrati sullo stesso filone “narrativo”: legami profondi e solidamente connessi tra politica, finanza, massoneria, corruzione e criminalità organizzata. Le vicende narrate seppure liberamente ispirate dalla fantasia, prendono spunto da quanto succedeva realmente in quel periodo in Sicilia e non solo. Erano proprio gli anni della P2, erano gli anni dei servizi deviati, erano gli anni delle “coperture” politiche ai grandi affari della criminalità organizzata.  Merita rileggere quanto scritto sul sito di Art. 21 con il titolo “Berlusconi, la Piovra e la P2” (vedi https://archivio.articolo21.org/986/notizia/berlusconi-la-piovra-e-la-p2.html ). Sarà lo stesso Berlusconi a dichiarare prima nel 2009 “Se trovo chi ha fatto le serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia facendoci fare brutta figura nel mondo, giuro che lo strozzo” per ribadire successivamente il concetto l’anno successivo “La mafia, la camorra e le altre organizzazioni criminali sono una patologia terribile per il nostro Paese. Ne paghiamo l’esistenza anche per l’immagine all’estero dell’Italia. Abbiamo avuto la brutta abitudine di produrre fiction sulla mafia che hanno portato questa negativa immagine dell’Italia in giro per il mondo. Spero che questa moda sia ormai finita”.

Nel decennio successivo alla Piovra si vedono arrivare sullo schermo i grandi classici che segneranno profondamente la storia del “moderno” crimine televisivo. L’inizio di questa nuova stagione è “moderato” con l’approccio familiare e tranquillizzante del “Maresciallo Rocca” in onda dal 1996 al 2005 (a Rai Uno, direzione Delai, venne creato un gruppo di lavoro apposito per definire le caratteristiche “sociali” del personaggio). A Gigi Proietti nei panni del carabiniere detective si sovrappone un’altra serie di grande successo (che proprio recentemente ha avuto un aggiornamento): "Don Matteo", una sorte di remake del noto “Padre Brown” all’italiana. Dal 7 gennaio del 2000 al 24 dicembre 2024 sono andate in onda 14 stagioni con circa 265 episodi. In ogni puntata il tema era un omicidio avvenuto tra le cittadine umbre di Gubbio e Spoleto: un tasso così elevato di crimini efferati in due piccole comunità di provincia non si riscontra nemmeno nei peggiori quartieri delle grandi metropoli più malfamate.

Il racconto del male in chiave “regionale” televisiva rende bene, forse benissimo: nel 1999 inizia la serie de “Il Commissario Montalbano” che pure dopo oltre 15 anni viene ancora riproposto in replica sempre con grande successo di telespettatori (le ultime puntate propri nelle scorse settimane). Vanno in onda 14 stagioni per un totale di 37 episodi: in alcuni i “morti ammazzati” sono più di uno (La Gita a Tindari) e raccontano circa 70 omicidi.

Arriviamo presto alle stagioni del crimine organizzato raccontato in tv. Tutto inizia con la Banda della Magliana e le sue gesta svelate in “Romanzo Criminale”, in onda dal 2008 al 2010. Seguirà “Squadra antimafia” nel 2009 (una specie de La Piovra aggiornato) e poi la tanto discussa serie di “Gomorra” a cui farà seguito il “genere” crime che si afferma definitivamente e sbarca sulle piattaforme: nel 2017 inizia su Netflix la serie “Suburra”. Da non dimenticare che, nel frattempo, vanno in onda sempre con un certo successo televisivo, le serie di “Rocco Schiavone” (dal 2016), “I bastardi di Pizzofalcone” dal 2017 e “Il Commissario Ricciardi” dal 2021.

A proposito di Gomorra, proprio nei giorni scorsi il suo autore Roberto Saviano ha scritto una pagina interessante sul Corriere, riportando il “racconto del male” alla stretta attualità politica con il titolo “La Legge Omertà sulle serie Tv”. Si tratta di una iniziativa politica della deputata Varchi di Fratelli d’Italia che vorrebbe introdurre il reato di “apologia e istigazione” del comportamento mafioso. Si tratta, come scrive Saviano, di una proposta di legge che punta a colpire lo svelamento della macchina criminale in ogni sua forma, compresa ovviamente quella parte di stretta collusione con i vari servizi deviati, logge più o meno occulte e poteri forti di vario genere.

Eccoci tornati al punto di partenza di queste sommarie riflessioni con l’interrogativo che abbiamo già posto: il racconto del male, del crimine in Tv, è un “fatto” ovvero uno “strumento” politico?

Andiamo avanti ed entriamo nell’intrattenimento, nello spettacolo “live” della narrazione criminale in televisione.

bloggorai@gmail.com 


ATTENZIONE: è in arrivo una notizia FLASH

lunedì 15 dicembre 2025

Ogni giorno ... nella nostra Savana ...

By Bloggorai ©

Ogni giorno nella nostra Savana qualcuno si sveglia e si pone problemi. Ogni giorno nella nostra Savana qualcuno si sveglia e si chiede quale potrebbe essere il “ruolo” ovvero il futuro della Rai o del Servizio Pubblico Radiotelevisivo. Magari non trovando facile ed immediata risposta, si pone il dubbio se chiedere conforto e progetto all’IA, visto che l’Intelligenza Naturale non è in grado di rispondere: vedi riforma Rai prossima ventura, vedi la figura del “presidente” protempore, vedi la mancata applicazione dell’EMFA e così via trotterellando.

Viceversa, ogni giorno nella nostra Savana qualcuno si sveglia e non si pone problemi sul “ruolo” (un consigliere a caso) della Rai e del Servizio Pubblico Radiotelevisivo. 

Qualcuno si sveglia e non si pone problemi sull’informazione: che fine ha fatto l’indignazione sull’attentato a Ranucci? Cosa sappiamo sulle quattro puntate di Report soppresse e il ripristino al lunedì della trasmissione? Perché “Petrolio” non va più in onda? È vero o non è vero che “Il fattore Umano” corre il rischio di non andare più in onda perché la Rai non ha la “copertura finanziaria” (35 mila euro a puntata? È vero o non è vero che “Far West” in onda su Rai Tre fa ascolti da prefisso telefonico al costo modico di 400 mila Euro? È vero o non è vero che una certa Monica Setta va in onda contemporaneamente su Rai Uno e Rai Due? Per non dire del suo prezioso contributo su Radio Rai? E così via trotterellando nella nostra Savana. Nota a margine: Mediaset sta pensando all’informazione regionale.

Ancora, ogni giorno nella nostra Savana qualcuno si sveglia e non si pone problemi sul “ruolo” (un consigliere a caso) della Rai e del Servizio Pubblico Radiotelevisivo. 

Qualcuno si sveglia e non si pone problemi sul futuro economico dell’Azienda. Ci sarà o meno il minacciato taglio di 30 milioni (10 per anno) dalle risorse previste dal canone? Come si prospetta il bilancio di fine anno e in che termini, con quali certezze di risorse si può progettare il futuro? Quali sono le “ottimizzazioni” e le razionalizzazioni della spesa che da anni richiede la Corte dei Conti? A che punto è il Piano Immobiliare? E, in particolare, a che punto è la “faccenda” della vendita scellerata di Corso Sempione per passare a Mecenate e poi da Mecenate a Portello? Vendere per andare in affitto in altra sede? Già che parliamo di immobili: ci sono le risorse (120 milioni) per avviare la ristrutturazione di Viale Mazzini? E, già che ci siamo sui “piani”: il famigerato Piano Industriale, i fantascientifici “KPI”, la stratosferica Digital Media Company (mi raccomando: non di Servizio Pubblico, non si sa mai che qualcuno poi ci crede) che fine hanno fatto? Nota margine: la vendita/cessione di quote Rai Way sono svanite nella nebbia e il MoU è stato rinvito a tempi migliori. Sono quasi 10 anni che se ne parla.

Ancora, ogni giorno nella nostra Savana qualcuno si sveglia e non si pone problemi sul “ruolo” (un consigliere a caso) della Rai e del Servizio Pubblico Radiotelevisivo. 

Qualcuno si sveglia e non si pone problemi sul futuro editoriale dell’Azienda. Ogni giorno, nella nostra Savana, intorno alle 10.15 Auditel ci conferma che gli ascolti Rai vanno maluccio. Ogni tre mesi il Report AgCom ci conferma che la Rai perde telespettatori come se non ci fosse un domani. Il “domani” editoriale” della Rai è sempre rivolto al passato remoto o lontano: fa festa con Sandokan, brinda con Montalbano e si esalta con Ballando con le Stelle e quando pure cercano di guardare avanti con "Sarà Sanremo" inonda ieri sera su Rai Uno sono costretti a piombare nel baratro di ascolti da dimenticare (12,3% di share e 1,7 mln). 

Ad un certo punto, nella nostra Savana, si fa buio. Qualcuno dorme.

bloggorai@gmail.com  

ps. segue "il racconto del male".

Il crimine in Tv è un "fatto" politico???

 

giovedì 11 dicembre 2025

piano piano... un mattoncino alla volta ... prima o poi crolla

By Bloggorai ©

54 blocchetti di legno impilati, a strati di tre, per costruire una torre. Il gioco consiste nel togliere un mattoncino alla volta a turno per ogni giocatore. Vince quello che ha sottratto il pezzo prima che la torre crolli. È un gioco che non richiede particolari abilità: è sufficiente fare attenzione e delicatezza con le mani.

Sembra la metafora perfetta per descrivere lo stato comatoso e traballante del Servizio Pubblico in questi tempi. Non ne va più bene una. Ripropongono Sandokan dopo 50 anni, strombazzano un grande successo e nel giro di una settimana si perdono oltre un milione di telespettatori. Ripropongono, come da molti anni, la prima della Scala e se ne vanno mezzo milione rispetto all’anno precedente e un milione rispetto a dieci anni addietro.  Ripropongono Benigni ieri sera su RaiUno con Pietro e si perde altro mezzo milione rispetto alla trasmissione precedente, il Sogno, e ben 5 milioni rispetto ai 10 Comandamenti del 2014 o al Canto dei Cantici del 2020. 

Ripropongono ... ripropongono. Che faranno quando non sapranno più cosa riproporre o quando il pubblico ormai esaurito almeno dal punto di vista generazionale andrà da altre parti, come già avviene?   

Per abbassare il tono, il volume, l’impegno e il ruolo del Servizio Pubblico non è necessario un colpo di mano, un Telemeloni di turno che dir si voglia. È sufficiente un colpetto alla volta, un mattoncino dietro l’altro.

Non è più la Rai di una volta … e ci si crede bene che hanno tolto la Rassegna Stampa ai dipendenti e nessuno batte ciglio.

bloggorai@gmail.com 

mercoledì 10 dicembre 2025

La Tv e il suo doppio ... tra il bene e il male

By Bloggorai ©

Così addio speranza, e con la speranza, 

paura addio,

Addio rimorso: ogni bene a me è perduto:

Male, sii tu il mio bene

John Milton, Il Paradiso perduto, Libro IV

Proseguiamo sul racconto del male in Tv. “La cronaca nera imperversa, nei podcast e nelle trasmissioni pomeridiane della tv. Perché? «Il crime funziona sempre, perché è una sorta di matrice narrativa, implicita nella meccanica stessa degli eventi. Ogni caso giudiziario, e ogni sua narrazione, si apre con un omicidio: e che cos’è l’omicidio se non quella “rottura dell’equilibrio” che per lo strutturalismo e la critica formalista dà il via all’azione, costituendo la prima di una serie di tappe obbligate che rendono il racconto efficace?»”. Questo testo lo abbiamo ripreso da una lunga intervista a Carlo Freccero comparsa su Vanity Fair e ripresa integralmente ieri da Dagospia e, ovviamente, non pubblicata nella ristretta e rassegnata Rassegna Stampa Rai relegata ai pochi ma buoni 250 lettori.

Vedi il testo integrale:  https://www.dagospia.com/media-tv/carlo-freccero-in-cattedra-telemeloni-esiste-come-esistite-telerenzi-456718 suggeriamo di leggerlo integralmente.

Si può condividere o meno ma certamente Freccero è tra i pochi “sopravvissuti” ad un’epoca Rai, un’epoca del Servizio Pubblico, ormai passato alla storia e in via di estinzione. Quasi più nessuno oggi è in grado di intervenire, di proporre riflessioni rilevanti e significative e meritevoli di attenzione. Bene che vada, succede che si svolge qualche incontro tra quattro gatti e due “esperti” che durano lo spazio di un breve mattino. Dopo di che, il deserto cosparso di sale grosso.

A proposito di insegnamenti,  può essere utile un piccolo ma rilevante passo indietro, al 1996, quando Karl Popper scrive “Cattiva maestra televisione” dove leggiamo “... la televisione, potenzialmente certo, così come è una tremenda forza per il male potrebbe essere una tremenda forza per il bene. Potrebbe, ma è assai improbabile che questo accada. La ragione è che il compito di diventare una forza culturale per il bene è terribilmente difficile”.

La riflessione sul racconto del male in Tv e, segnatamente dal ruolo svolto dalla Rai, riprende dagli anni ’80 caratterizzati fortemente dall’avvento e successivo consolidamento della serialità di genere “crime”. Prima però proponiamo di utilizzare una chiave di interpretazione con un testo di Mario Morcellini del 2013: “Le storie tese. Una critica al racconto dei media dell’Italia di oggi”. Nell’introduzione al tema della narrazione del crimine mediatico leggiamo: “L’insostenibile leggerezza della modernità. Di fronte alla crisi, e concretamente all’apparire dei singoli e continui strappi percettivi all’ordine normale della vita, che mascherano altrettanto profondi strappi della realtà, può sembrare che il sociologo abbia sempre la stessa spiegazione: l’anomia. Altre volte, e in particolare quando il discorso non si pone al livello degli studi e dell’opinione pubblica colta, l’adagio ricorrente diventa: è colpa della crisi dei valori”... “La comunicazione contemporanea lucra sulla crisi, che funziona quasi come un eccitante, un doping per i generi e i linguaggi della comunicazione al potere. Lo è ancor più perché, come vedremo, tutta la comunicazione sembra intessersi e quasi drogarsi della parola e dei sinonimi della crisi, al punto che possiamo serenamente dire che il cantico della crisi è il tessuto moderno dei media”… e più avanti “Nella rappresentazione mediale è diventato plausibile – e a volte persino utile – trovare giustificazioni al male, soprattutto se queste ultime chiamano in causa spiegazioni individuali e di tipo psicologico, quasi a dire che è comunque possibile individuare le più svariate motivazioni soggettive come cause “quasi ammissibili” di un crimine. La follia, l’invidia, l’ira, l’interesse economico o familistico vengono talvolta evocati dai media se non in termini di una piena assoluzione morale quantomeno come motivi “umanamente” comprensibili dell’azione criminale”… “La cronaca nera trionfa nei momenti di crisi sociale: su questo l’abbondanza di prove storiche non lascia margini al dubbio. Non è un prodotto dello sviluppo ma è un indicatore del sottosviluppo culturale, forse anche della crisi delle relazioni interpersonali. Spesso, la ferocia dei media è più terrificante nelle aree di deprivazione culturale” per concludere, infine con “Questo progressivo spostamento del registro comunicativo sulla spettacolarizzazione e sulla personalizzazione del crimine mette in luce un problema che è mediale ma soprattutto sociale. Perché una narrazione del cambiamento che avvenga soltanto attraverso la cornice della cronaca nera e dell’alterità come rischio ci espone alla possibilità di contribuire al declino della società ed all’incattivimento delle persone.  Definire i media come una “fabbrica della paura” può apparire come un approccio troppo positivistico, perché in una società complessa come la nostra è difficile credere che possa esserci un solo soggetto responsabile di una rappresentazione.  Ma è una formula che nel suo schematismo ha una sua plausibilità: nella percezione dell’opinione pubblica appare infatti chiaro come i media sembrino particolarmente responsabili di un innalzamento dei decibel sul crimine”.

Rientriamo nella storia. Lasciato alle spalle quello considerato forse il mito fondativo della fine degli anni ‘70, Il tenente Colombo, andato in onda prima su Rai Due e successivamente su Mediaset, inizia nel 1979 l’era dell’Ispettore Derrick, una produzione tedesca di enorme successo. Contestualmente, nel 1984 inizia la serie iconica del genere italiano: La Piovra che raccoglie subito un vastissimo consenso di pubblico con punte di oltre dieci milioni di telespettatori a puntata. La serie si interrompe nel 2003 quando Silvio Berlusconi dichiarò che “Se trovo chi ha fatto le serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia facendoci fare brutta figura nel mondo, giuro che lo strozzo". La “politica” prende forma e si intromette nella “narrazione” televisiva e il tema “crimine” assume le sembianze che, come abbiamo accennato, diventa la “Fabbrica della paura” come venne definita dal Censis nel 2008.

Segue …

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