Quando un’Azienda che usa l’IA incontra un’Azienda che NON usa l’IA, l’Azienda che NON usa l’IA è un’Azienda morta.
Ovvero: se tutto il mondo dell’audiovisivo va avanti e tu rimani fermo,
tu rimani indietro e gli altri vanno avanti … elementare Watson!
È passato Natale e cominciamo a tirare le somme di un anno che,
verosimile, non passerà con l’alloro sotto l’arco di trionfo della storia Rai.
Sotto questo arco passerà invece senz’altro l’immagine, una
figura iconica del Servizio Pubblico: il Cavallo in bronzo di Francesco Messina
sotto il palazzo ormai abbandonato di Viale Mazzini. Da tempo si discute se la
sua posa sta ad indicare “… il cavallo morente, simbolo delle antiche
comunicazioni umane che soccombono di fronte alle nuove tecnologie …”
oppure un cavallo rampante o “insorgente” (era destinato in origine ad un monumento
all’eroe sudamericano Simòn Bolìvar). È stato scritto “lo scultore non ha mai
pensato di creare un cavallo morente: il suo è un cavallo ferito, che cerca di
rialzarsi e riprendere a lottare con vigore”.
Intorno a questa figura è stata scritta molta letteratura e ricordiamo
solo due volumi: “Il cavallo morente” di Franco Chiarenza del 2012 e “Chi vuole
uccidere il cavallo” di autori vari del 2024. Il dilemma rimane invariato: il
Servizio Pubblico radiotelevisivo è destinato ad una lenta e inesorabile
marginalizzazione oppure ha ancora qualche possibilità di riprendere il suo
ruolo centrale nel sistema audiovisivo nazionale?
Per cercare una possibile risposta, rivediamo sommariamente l’anno
trascorso per brevi capitoli ed iniziamo proprio da quello, a nostro giudizio,
più rilevante: l’innovazione tecnologica. Ci siamo posti ed abbiamo girato una
domanda: cosa è o non è stato fatto nel 2025 su questo fronte?
Iniziamo a riprendere due capisaldi: il Contratto di Servizio
2023-28 e il conseguente Piano Industriale. Come abbiamo scritto tante volte
questo Piano è stato nefasto e poggiato su fondamenta di argilla. Ciononostante,
gli articoli 1-4 contengono numerose e notevoli indicazioni interessanti e impegnative.
Riprendiamo i passaggi che ci interessano su questo tema: in premessa si legge
che la Rai deve “… ridefinire la missione del servizio pubblico, in una prospettiva
pluriennale … riguardo alle sfide della transizione digitale…” e poi si introduce
il concetto dei famigerati KPI “assicurare una massima cogenza degli obblighi
assunti nel Contratto di servizio, in particolare attraverso l'introduzione di obiettivi
misurabili…”. Successivamente, all’art. 3, si entra nel vivo della sfida
tecnologica: “Nell'espletamento del servizio pubblico, la Rai si impegna ad accelerare
la trasformazione da broadcaster a digital media company … 3. La Rai deve dotarsi, pertanto, di una
strategia di digitalizzazione al
fine di migliorare i modelli produttivi, le strategie distributive … 5. Rai valorizza l'applicazione e l'utilizzo di tecnologie
emergenti (esemplificativamente
intelligenza artificiale), avvalendosi anche del supporto del
Centro Ricerche innovazione tecnologica e sperimentazione di Torino …”. Giova ricordare
che proprio quest’anno è stato presentato il volume dell’Ufficio Studi Rai “Trasformazione
digitale e intelligenza artificiale” dove si parla di tutto ma poco o quasi
nulla di Rai e di Servizio Pubblico e il Centro Ricerche Rai di Torino è pressoché
ignorato.
Vediamo ora il Piano Industriale: nella Nota informativa del
febbraio 2024, punto 1, si legge “…Trasformazione tecnologica e dei modelli
operativi. L’urgenza delle sfide che Rai deve fronteggiare rende necessario
l’avvio di un percorso di trasformazione in Digital Media Company. Tale
trasformazione, che è il punto centrale del Piano industriale, richiederà
investimenti per circa 113 milioni di euro in nuove tecnologie per il rinnovo
dei modelli produttivi - anche grazie all’adozione di soluzioni basate
sull’intelligenza artificiale - e per l‘adozione di un approccio data-driven a
sostegno dei processi decisionali”.
Allora, fissati questi paletti, proponiamo noi una specie di
KPI (Key performance Indicator) per misurare come e quanto la Rai si è impegnata
su questo tema proponendo alcune domande.
È stato definito, promosso e
sostenuto un Piano complementare di attuazione e adozione dell’IA nell’Azienda?
È stato conferito uno specifico incarico? È mai stato scritto, approvato,
divulgato un progetto di “messa a terra” di indicazioni progettuali, produttive e
organizzative dell’Azienda dove l’IA può trovare puntuali applicazioni? Si tratta
di individuare ed agire in aree specifiche come le redazioni giornalistiche, negli
studi virtuali, nella metadazione delle Teche, nella produzione radio e tv,
negli strumenti logistici, organizzativi e ammnistrativi etc.
Ancora, ne abbiamo scritto spesso
e volentieri: il 2025 è stato l’anno del passaggio integrale al DVB-T2, dove Rai
è stata “costretta” dal Governo a convertire un Multiplex senza il corrispondente
vincolo per gli altri broadcasters, Mediaset e Cairo in testa. Il danno per la
Rai è evidente: per tutti gli utenti che non sono dotati di un apparto Tv di nuova
generazione la qualità è peggiorata. Come fronteggiare il problema che
indubbiamente penalizza il Servizio Pubblico?
Infine il capitolo dolente di Rai
Way: anche nel 2025 abbiamo letto titoli roboanti sulla fusione/cessione di quote
con Ei Towers e la creazione del futuro “polo delle torri”. Invece, dopo quasi
10 anni dalla quotazione, non è successo nulla ed invece è successo solo
che è stato sottoscritto un “Memorandum of Understaning” scaduto a settembre e
poi rinviato di 6 mesi e che è stata data mota enfasi sulla creazione di “data
center” dagli esiti incerti e dalla copertura finanziaria indebita: senza il
lauto Contratto di Servizio con Rai (valore oltre 210 mln) Rai Way non va da
nessuna parte.
Da ricordare sempre che senza i
soldi dell’operazione quote di Rai Way il Piano Industriale Rai non va da nessuna
parte e la Digital Media Company rimane una chimera. Attenzione, nessuno ha mai
scritto “Public” davanti alla Digital Media Company. Una banale dimenticanza?
Un anno tecnologico Rai da dimenticare. Parafrasando la Meloni: "Quest'anno è stato tosto, ma il prossimo sarà peggio".
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