Gli anni passano e i figli
crescono … e magari qualcuno fa finta di non accorgersene oppure se ne accorge
e chissenefrega, consapevole che poi potrebbe essere troppo tardi per
recuperare. È probabile che qualcuno di questi pensieri alberga nelle geniali
menti che governano i palinsesti del Servizio pubblico quando, per la 17a volta
si ripropone una replica del Commissario Montalbano. Certo, in questo modo si vince la serata e tutti contenti per aver
battuto la concorrenza di Temptation Island su Canale 5. Ma poi, quando vai a
vedere bene in cosa consiste la proposta editoriale le cose sono alquanto
diverse.
Lo spunto per questa riflessione viene
dato stamattina da un articolo a firma Massimo Scaglioni sul Corriere della
Sera, che appunto ha confrontato i dati di ascolto di alcune prime serate di
RaiUno e Canale 5. L’ultima messa in onda di Montalbano dello scorso lunedì è
datata 2002, cioè diciassette anni addietro, parliamo di generazioni, di un
pubblico che nel frattempo è cresciuto con altri prodotti e strumenti di
visione. Parliamo di un altro mondo, di altri linguaggi, di altri
comportamenti. I dati sulla tipologia di
ascoltatori lo confermano: chi guarda RaiUno è prevalentemente over (decidete
voi quanto … 50 …60 …70 …) e c’è poco da aggiungere se non che questa tendenza
è ormai consolidata e non si intravvedono segnali di inversione. Anzi, come
abbiamo scritto più volte, a leggere i dati di Auditel Standard Digitale LS per
editore, Rai si conferma distaccata dalla concorrenza di tante lunghezze.
Nulla, non si intravvedono segnali
di fumo. La prateria di Viale Mazzini continua a rimanere deserta. Tanto per
precisare: il nemico alle porte del Servizio Pubblico non è tra chi cerca di
individuare i varchi nelle mura con la speranza che si possano chiudere ma tra
chi, come abbiamo detto sopra, ne è ( o non ne è) più o meno consapevole e
assiste inerme all’assedio. Tutto questo per dire che, a quando sembra, alcuni
tra i nuovi arrivati del settimo piano, sembrano fare orecchie da mercante e di
fronte alle emergenze (e il tema degli ascolti sia nei numeri quanto nella
qualità) sembra far trapelare un senso di silenzioso fastidio e magari,
imputando una parte delle responsabilità alla Rai del passato, a chi c’era
prima. Un po’ come fanno i dentisti quando si trovano di fronte al lavoro fatto
prima da un loro collega: fatto male !!!
Proviamo ora a fare il giochetto
delle buone notizie: domani inizia Roma, ai mercati di Traiano, il Premio
Italia. Si tratta di una della manifestazioni più antiche, più prestigiose e di
respiro internazionale che la Rai possa vantare (tanto per dire, hanno
partecipato personaggi come Antonioni). Vi prendono parte broadcasters pubblici da tutto il mondo con prodotti di
alta qualità. Ebbene, provate a cercare qualcosa sulla stampa o provate
digitare Premio (o Prix) Italia 2019 su Google e guardate cosa esce. Pressoché nulla
!!! Da evidenziare un pezzo molto articolato su Avvenire di ieri. Per chi si occupa di comunicazione una bel lavoro. Magari domani … chissà …
vedremo …
Last news: secondo quanto scritto
da Claudio Antonelli per La Verità, il PD punta molto su Antonello Giacomelli
per la presidenza AgCom. Si legge nell’articolo: “A Berlusconi più che mai può
fare comodo un presidente Agcom che non gli sia nemico e magari operi nell'
ambito della legge purché il punto undici del contratto resti sulla carta.” Il
punto 11 è quello del contratto di Governo dove si parla di riforma del sistema radiotelevisivo (non solo della Rai) e di conflitto di interessi.
Robetta da poco. Più che sufficiente a far digerire o mandare di traverso bocconi
più o meno amari non solo in Rai.
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