venerdì 6 settembre 2019

Ottusangoli

Chi può, per favore, avvisi Salini, Matassino, Giannotti e la Mazzola, capa ufficio stampa di Viale Mazzini. Censurare un articolo non è mai una buona cosa, spesso è una vera idiozia. E' avvenuto ieri quando è stato pubblicato un articolo a firma Marco Mele sul Quotidiano del Sud e non è stato inserito nella Rassegna stampa dedicata ai dipendenti Rai. "Al dipendente non far sapere quanto è buona la rassegna senza Mele" dovrà aver pensato qualche furbetto.

Ci sono due possibilità: la prima è un semplice errore informatico e magari con tante scuse si potrà porre rimedio. La seconda è un atto volontario e allora, in questo modo si ottengono tre risultati: il primo è dare dell'imbecille al popolo Rai perchè magari qualcuno si illude che possa rimanere all'oscuro; il secondo è ammettere implicitamente che il tema trattato nell'articolo è decisamente rilevante e, infine, il terzo risultato è evidenziare la propria incapacità a saper fare bene questo lavoro. Intendiamoci: il Quotidiano del Sud non è il Corriere  ma Marco Mele non sembra uno spericolato estremista o un pennivendolo dell'ultima ora... è pur sempre uno stimato e apprezzato collega che si occupa di Rai da decenni. Tant'è ...

Veniamo alla cronaca. Oggi sulle pagine de La Stampa compare un arzigogolato articolo dal titolo "Patto antisovranista in Rai - Facciamo saltare Foa e poi una legge stile BBC". Cerchiamo di capire. Anzitutto chi dovrebbero essere i contraenti del patto? Salini? i consiglieri ora in maggioranza (?) Borioni e Coletti ? oppure Laganà ago della bilancia? Oppure, come al solito, la potente tecnostruttura, il Partito Rai  che sopravvive ad ogni cambiamento e per ogni dove trova ostello e rifugio? Non è ben chiaro e forse aiuta fare un piccolo passo indietro. Il Governo Conte 1 si insedia i primi giorni di giugno dello scorso anno e si trova subito tra le mani la grana della nomina del nuovo Cda come previsto dalla Legge del 2015 (nefasta). I tempi sono stretti e di  mezzo c'è anche la novità dei quattro membri nominati dal Parlamento più quello eletto dai dipendenti. Escono fuori dal cilindro magico Salini e Foa. Pace, amen ... si farà ragione. Insediato il Cda, si procede con le nomine. Come? con quali criteri? A Roma si dice: "alla come me pare...". Nel frattempo è in gestazione silenziosa un complesso Piano industriale del quale si sa poco o nulla. Nel frattempo, arriviamo ai giorni nostri, si evidenziano problemi sugli ascolti (ne abbiamo scritto più volte nei giorni scorsi). Ora, "facciamo saltare Foa" non sembra per nulla esser cosa facile e immediata nonchè, ci dicono alcuni, forse nemmeno tanto opportuna. Perchè? semplice: simul stabunt, simul cadent è un pensiero che ricorre. Non è semplice, infatti, argomentare che il "sovranismo" in Rai sia caduto dall'albero del pero e che non abbia trovato sponda (intendiamoci: parallalela e conseguente) con chi gestiva l'Azienda di comune accordo. Qualcuno è in grado di trovare di epici scontri tra AD e Presidente? Basta ricordare l'intervista di Foa di agosto dove annunciava di "rivedere le strategia". Salini ha commentato? Ha ricordato che non gli compete? NO, semplicemente no. Allora il tema diventa la "discontinuità" con una piccola precisazione: dicono alcuni che Salini è parte del problema, non è la soluzione. O almeno, non per ora, non subito. E voilà: ecco la quadra: sopire, rimandare, attendere ... con calma. Ed ecco come si legge la seconda parte del titolo de La Stampa: la nuova Legge che il nuovo Governo vorrebbe proporre (non è ancora chiaro se si tratta solo di una Legge per la sola Rai o per l'intero settore delle telecomunicazioni, il SIC. 
La buccia di banana che ora si cerca di trovare è come tutto questo possa avvenire, sia nella direzione "soft" (riposizionamento di Foa e ricerca nuovo Presidente) sia nella direzione "hard" (tutti a casa e rimescoliamo le carte). In queste ore tutti a spulciare Leggi, Contratti, statuto Rai per trovare cavilli e interpretazioni percorribili. 

A proposito di Contratto di servizio e Piano industriale, ieri abbiamo sollevato un problema sul quale stiamo cercando di capire meglio. La lettura testuale del Contratto di servizio, come abbiamo scritto, sembra non lasciare adito a dubbi:La Rai deve presentare ... un piano industriale che, sulla base della definizione delle risorse da canone disponibili su base triennale ..." Per quanto si legge e non si interpreta, si intende un combinato disposto tra Piano e Canone ineludibile. Non vi è alcun cenno a risorse provenienti da pubblicità. L'argomento, a quanto sembra, ha stimolato la curiosità e magari qualche nostro lettore esperto ci aiuterà a capire. Qualcuno ieri ci ha provato ma non è stato molto convincente.
Nel frattempo, come abbiamo scritto, il Piano è in frigorifero. Nel mentre e nel quando verrà nominato il sottosegretario con deleghe sulla Rai se ne riparlerà. Nel mentre e nel quando, il Piano è vecchio di un anno e tutta la road map prevista per il 2019 non si sa bene come e quando potrà essere avviata. Ma la domanda è: nel mentre e nel quando si vorrebbe avviare una riforma, della sola Rai o dell'intero sistema, questo Piano è compatibile? se si, con quali risorse?

bloggorai@gmail.com

ps: in un post successivo l'articolo di Marco Mele che non è stato inserito nella Rassegna Stampa Rai



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