Siamo fortemente convinti che il potere delle immagini sia
spesso superiore a quello delle parole. Queste, a sua volta, possono essere iconiche e in grado di ridurre ad un segno un significato più vasto, più profondo. Lo
abbiamo già citato ma giova ripeterlo: Carlo Rovelli, fisico italiano, riprende
l’esempio della teoria della relatività formulata da Issac Newton e la sua
complessa spiegazione scientifica. Ma un solo, semplice disegno la spiega
meglio di mille parole: la sfera terrestre e una collinetta dal quale gettare
un oggetto. Anche un bambino può comprendere.
Tutto questo per cercare una immagine in grado di
rappresentare, anche visivamente, cosa succede in Rai durante questi giorni: un muro di nebbia
nonostante a Roma ci sono belle giornate di sole. La certificazione è avvenuta con i dati sugli
ascolti pubblicati ieri e relativi al giorno precedente: la comunicazione politica,
in uno dei momenti più significativi della crisi di Governo, ha visto Rai Tre dalle
18 alle 20.30 con il 7.27 mentre La7, nella stessa fascia oraria ha fatto poco
meno con il 6.58. Per non dire poi di un
“problemuccio” piccolo piccolo con Rai News24: 0.68
!!! si avete letto bene: 0.68. Avete idea di quanti giornalisti ci
lavorano? Vi risparmiamo la risposta:
impietosa (da Wikipedia: oltre 200 !!!) .
Questa è la nebbia, il segno e il significato dell’Azienda
Rai in questo momento. Crisi di identità, di credibilità, di rilevanza che i soli numeri del day time non sono in grado di sottacere. Se non vi è sufficiente, leggete l’articolo di Marco
Mele pubblicato oggi sul Quotidiano del Sud
(altri giornali, curiosamente, ignorano il tema) che riprende dati dello
Studio Frasi su base Auditel: il Tg1 ha perso oltre mezzo milione di
telespettatori rispetto allo scorso anno. La rete Uno, come abbiamo scritto,
nell’access time, sempre rispetto allo scorso anno ne ha lasciato per strada quasi
due milioni. Cosa altro occorre per sollevare l’allarme?
Ieri, a quanto ha
riportato Dagospia, Salini dovrebbe aver incontrato Laganà “per fare il punto
della situazione”. Se fosse vero, sarebbe stato utile che oltre al punto si
potevano occupare anche delle virgole, dei due punti, delle parentesi etc etc.
Veniamo ora alla cronaca politica. In questi momenti si
stanno vivendo momenti di fribrillazione al settimo piano per quanto riguarda
il Piano Industriale. Anzitutto precisione: il Contratto di servizio prevede all’art.
25 che “u) Piano industriale: la Rai
è tenuta a presentare al Ministero, per le determinazioni di competenza, entro
sei mesi dalla data di pubblicazione del presente Contratto nella Gazzetta
Ufficiale, un piano industriale di durata triennale che, sulla base della definizione di adeguate risorse, rese disponibili
dalle quote di canone destinate al servizio pubblico, per lo svolgimento
delle attività di cui al presente Contratto, preveda – in coerenza con le
previsioni della Convenzione - interventi finalizzati a conseguire etc etrc “.
Questo sta a dire che il Piano è sottoposto ad un parere di “conformità” dello
stesso rispetto alle finalità del Contratto e che non si richiede una “validazione”
in senso stretto. Si deve solo dire se corrisponde alla indicazioni previste, obbligatoriamente,
dal Contratto. PUNTO.
C’è da dire che la Rai è sottoposta all’attività di
indirizzo generale e controllo da parte della Vigilanza che, in merito, non
DEVE esprimere nulla di vincolante. Ma, trattandosi del Parlamento, difficile
non tenerne conto e, sempre in merito, sono ancora in corso le audizioni. Sintesi: il nuovo Governo si insedia nelle prossime ore
e appare assai difficile che il nuovo ministro come primo atto metta la sua
firma su un documento tanto controverso e impegnativo. Ieri, un autorevole e
informatissimo lettore a questo riguardo ci ha detto: “Salini è finito”. Si
tratta di capire solo come e quando potrà avvenire il ricambio.
La domanda che pure stamattina ci siamo posti, insieme alla
compagnia di giro che accompagna questo blog, è: cosa
potrà succedere ora a Viale Mazzini? Abbiamo interpellato gli aruspici, maghi e
fattucchiere, e la risposta è stata: per
ora nulla, il Piano verrà congelato, il Cda potrà esser rimodellato a seguito
della soluzione del caso Foa ma con grandi difficoltà. Per il resto, come al
solito … nulla e poco più.
Ps: il neretto sul
testo del Cds si riferisce ad un aspetto sul quale è necessario un chiarimento.
Il Piano prevede che le risorse provengano anche dalla pubblicità mentre il
Contratto non ne fa alcun riferimento. Non è cosa da poco. Ci sono in ballo decine di milioni.
bloggorai@gmail.com
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