giovedì 5 settembre 2019

Muro di nebbia


Siamo fortemente convinti che il potere delle immagini sia spesso superiore a quello delle parole. Queste, a sua volta, possono essere iconiche e in grado di ridurre ad un segno un significato più vasto, più profondo. Lo abbiamo già citato ma giova ripeterlo: Carlo Rovelli, fisico italiano, riprende l’esempio della teoria della relatività formulata da Issac Newton e la sua complessa spiegazione scientifica. Ma un solo, semplice disegno la spiega meglio di mille parole: la sfera terrestre e una collinetta dal quale gettare un oggetto. Anche un bambino può comprendere.

Tutto questo per cercare una immagine in grado di rappresentare, anche visivamente, cosa succede in Rai durante questi giorni: un muro di nebbia nonostante a Roma ci sono belle giornate di sole.  La certificazione è avvenuta con i dati sugli ascolti pubblicati ieri e relativi al giorno precedente: la comunicazione politica, in uno dei momenti più significativi della crisi di Governo, ha visto Rai Tre dalle 18 alle 20.30 con il 7.27 mentre La7, nella stessa fascia oraria ha fatto poco meno  con il 6.58. Per non dire poi di un “problemuccio” piccolo piccolo con Rai News24: 0.68 !!! si avete letto bene: 0.68. Avete idea di quanti giornalisti ci lavorano?  Vi risparmiamo la risposta: impietosa (da Wikipedia: oltre 200 !!!) .
Questa è la nebbia, il segno e il significato dell’Azienda Rai in questo momento. Crisi di identità, di credibilità, di rilevanza che i soli numeri del day time non sono in grado di sottacere. Se non vi è sufficiente, leggete l’articolo di Marco Mele pubblicato oggi sul Quotidiano del Sud  (altri giornali, curiosamente, ignorano il tema) che riprende dati dello Studio Frasi su base Auditel: il Tg1 ha perso oltre mezzo milione di telespettatori rispetto allo scorso anno. La rete Uno, come abbiamo scritto, nell’access time, sempre rispetto allo scorso anno ne ha lasciato per strada quasi due milioni. Cosa altro occorre per sollevare l’allarme? 
Ieri, a quanto ha riportato Dagospia, Salini dovrebbe aver incontrato Laganà “per fare il punto della situazione”. Se fosse vero, sarebbe stato utile che oltre al punto si potevano occupare anche delle virgole, dei due punti, delle parentesi etc etc.

Veniamo ora alla cronaca politica. In questi momenti si stanno vivendo momenti di fribrillazione al settimo piano per quanto riguarda il Piano Industriale. Anzitutto precisione: il Contratto di servizio prevede all’art. 25 che “u) Piano industriale: la Rai è tenuta a presentare al Ministero, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data di pubblicazione del presente Contratto nella Gazzetta Ufficiale, un piano industriale di durata triennale che, sulla base della definizione di adeguate risorse, rese disponibili dalle quote di canone destinate al servizio pubblico, per lo svolgimento delle attività di cui al presente Contratto, preveda – in coerenza con le previsioni della Convenzione - interventi finalizzati a conseguire etc etrc “. Questo sta a dire che il Piano è sottoposto ad un parere di “conformità” dello stesso rispetto alle finalità del Contratto e che non si richiede una “validazione” in senso stretto. Si deve solo dire se corrisponde alla indicazioni previste, obbligatoriamente, dal Contratto. PUNTO. 
C’è da dire che la Rai è sottoposta all’attività di indirizzo generale e controllo da parte della Vigilanza che, in merito, non DEVE esprimere nulla di vincolante. Ma, trattandosi del Parlamento, difficile non tenerne conto e, sempre in merito, sono ancora in corso le audizioni.  Sintesi:  il nuovo Governo si insedia nelle prossime ore e appare assai difficile che il nuovo ministro come primo atto metta la sua firma su un documento tanto controverso e impegnativo. Ieri, un autorevole e informatissimo lettore a questo riguardo ci ha detto: “Salini è finito”. Si tratta di capire solo come e quando potrà avvenire il ricambio.
La domanda che pure stamattina ci siamo posti, insieme alla compagnia di giro che accompagna questo blog,  è:  cosa potrà succedere ora a Viale Mazzini? Abbiamo interpellato gli aruspici, maghi e fattucchiere,  e la risposta è stata: per ora nulla, il Piano verrà congelato, il Cda potrà esser rimodellato a seguito della soluzione del caso Foa ma con grandi difficoltà. Per il resto, come al solito … nulla e poco più.

Ps: il neretto sul testo del Cds si riferisce ad un aspetto sul quale è necessario un chiarimento. Il Piano prevede che le risorse provengano anche dalla pubblicità mentre il Contratto non ne fa alcun riferimento. Non è cosa da poco. Ci sono in  ballo decine di milioni.

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