Nel mentre e nel quando si appresta a nascere il Governo”giallorosso” da altre parti, intorno a Viale Mazzini, si annusa odore di disfatta. Non solo e non
tanto per le truppe che repentinamente lo scorso giugno si sono schierate con
il vincitore di turno, ma tanto più per una parte rilevante della natura del
Servizio Pubblico che proprio in questa crisi ha mostrato il suo fianco più
debole: l’informazione.
Ancora non sappiamo i dati sugli ascolti di ieri pomeriggio
ma sappiamo con certezza che mentre La7 andava in onda come al suo solito in
questi giorni con la diretta Mentana, la Rai rispondeva con uno speciale del
Tg3 e su Rai Uno si dibatteva sulla prossima Miss Italia. Da quando è iniziata
la crisi di Governo, per gli utenti Rai sapere di più, approfondire su cosa
succedeva (oltre ai Tg e Gr, ci mancherebbe) era necessario un pallottoliere:
dove ci sarà uno speciale? Su Rai Uno, Due o Tre? La risposta è: sorpresa!!!!!
della serie: poche idee ma confuse oppure si fa quel che si può! Una meraviglia
!!!
Oggi leggiamo sul Messaggero, a firma Mario Ajello, che il
Piano Industriale è a rischio (come del resto abbiamo supposto anche su questo
blog). Venerdì scade il periodo di validazione da parte del MISE e, come
abbiamo scritto, non è detto che ci sia un ministro in carica in grado di
firmarlo. Chi vi scrive lo ha declinato in tutti i modi già da quando il Piano
era in gestazione: per mille buoni motivi era un piano ambizioso per certi
aspetti ma fragile nella sua architettura e con molti aspetti di notevole
criticità. Ne ricordiamo uno, tanto per rimanere ai giorni nostri. Il nuovo Contratto di Servizio prevede che la
Rai debba dare vita a due nuovi canali: uno in lingua inglese (e pure su questo
c’è una voragine tutta da rivedere) e l’altro istituzionale. Per i due canali,
il Piano prevede (a pag. 264) lo stanziamento per l periodo 2019-2021 di 60 mln
di euro. Non si specifica se tale cifra debba essere ripartita a metà e divisa
per il triennio. Se così fosse, si tratterebbe di 10 mln/anno per canale. Chiunque
ha dimestichezza con tali problemi può bene immaginare che con tali cifre a
male pena metti in piedi una redazione.
Torniamo all’articolo di Ajello: si cita il consigliere
Rossi che dice: “La vera partita si gioca sul Piano Industriale”. È vero. Anche perché si incrocia con un aspetto
di non secondaria rilevanza: al punto 11 della bozza di programma di Governo si legge testualmente: “L’Italia ha bisogno di
una serie Legge sul conflitto di interessi, con una contestuale riforma del sistema radiotelevisivo
improntato alla tutela dell’indipendenza e del pluralismo”. Ora, appare del
tutto evidente che un progetto di riforma dell’intero sistema non dovrebbe
trovare ostacoli in un Piano che, in un modo o nell’altro, potrebbe essere non
compatibile oppure, per certi aspetti, anche un intralcio. Non si può
dimenticare che questa governance di Viale Mazzini (che si intesta la stesura
del Piano industriale, peraltro con i due voti contrari di Borioni (PD) e
Laganà (dipendenti Rai) è frutto della Legge del 2015 che si vorrebbe superare
(speriamo rapidamente). Conclusione:
potrebbe non essere una sorpresa se il Piano venisse congelato per poi aprire
tutt’altra partita in Cda con la
questione Foa, anche questa non facile da giocare.
Comunque, sia detto en passant, per quanto visto finora e
per come hanno dato prova di saper gestire questo tema, del canale
istituzionale Rai se ne potrebbe fare anche a meno: un bel risparmio di qualche
milione. Così non dovrebbe essere ma per fare di meglio ci vuole coraggio e finora
poca roba.
Finalmente una buona notizia: ieri sera è andato in onda Riccardo Iacona con Presadiretta dove, come forse mai avvenuto prima, è stata pronunciata una parola magica: “coesione sociale”. Potenza delle parole. Tutta la puntata è stata dedicata alla crisi demografica che attraversa il nostro Paese e agli aspetti correlati relativi all’immigrazione. Esattamente il contrario della vulgata terroristica salviniana tanto di moda in buona parte dell’elettorato. Al termine della puntata, si cita l’esempio del Canada dove i migranti se li vanno a cercare, gli pongono tappeti d’oro dove poggiano i piedi, gli danno subito sanità, istruzione, diritti e doveri e nel breve la cittadinanza con tanto di sentito ringraziamento del Governo centrale. Altri mondi sono possibili. Domandina: ma un servizio del genere non si potrebbe provare a mandarlo in onda su Rai Uno??? Magari, va a sapere, in epoca di cambiamento alla direttora che risponde solo al Governo viene in mente che a Palazzo Chigi qualcosa sta cambiando. Va a sapere!
Questa mattina, come nei giorni scorsi, qualche giornale (il
Fatto Quotidiano) si interroga su quanto potrebbe avvenire in Rai in epoca di “cambiamento”
politico. E dai a capire se Tizia, Caio o Sempronio prima marxisti-leninisti maotsetungpensiero poi sono diventati celoduristi ,sovranisti , populisti
dichiarati pubblicamente oppure “in quota”. No, le cose a Viale Mazzini non funzionano in
questo modo. Per lo più, quanti hanno il
coraggio di metterci la faccia appartengono alla schiera “debole”, magari più
ardita ma meno sofisticata. Tutti gli altri dirigenti o giornalisti sono molto
ma molto più furbetti: non si dichiarano quasi mai, sono sempre sotto traccia,
filo ombra. Sono quelli che nascono “imparati”
… sono bravi a priori, hanno mangiato pane e direttorato già in tenera età e,
di conseguenza, sono sempre in prima linea quando si tratta di subentrare, di riemergere, di
prendere il posto giusto al momento giusto. Che poi questo possa essere titolo
di merito è tutto altro discorso. Che poi il posto che verrà occupato è lo
stesso per il quale altri hanno fatto gavetta per anni, dove hanno maturato
esperienza e professionalità è altra
storia che ancora deve essere raccontata.
Questa la vera Rai del cambiamento che NON è avvenuto. Temiamo
pure che difficilmente potrà mai
avvenire. Nei giorni scorsi, un nostro affezionato e attento lettore ha
suggerito una proposta: elaborare un sistema tale per cui un direttore o un vice
una volta rimosso dall’incarico gli venga tolto anche il relativo compenso.
Questo perché uno dei mantra in vigore a Viale Mazzini è che risulta difficile
rimuovere qualcuno fintanto che non gli si trova un altro posto adeguato e,
così facendo, si tagliano le gambe e le mani a tutti coloro che per lo stesso
posto hanno faticato anni. Tant’è !!!
Ieri abbiamo tralasciato di citare un interessante articolo,
a firma di Paolo Boccardelli, su Repubblica AF con il titolo “Nelle mani di un
algoritmo che decide al posto nostro”. Nelle scorse settimane abbiamo accennato
a questo tema riferito alla Rai e, in particolare a Rai Play. Ci siamo posti la
domanda: chi controlla e gestisce i suoi algoritmi? La domanda è cruciale perché,
è noto, che i dati sulla contatti, il tempo di permanenza, gli orari, la profilazione
dettagliata degli utenti sono “materia prima” di importanza strategica. Ora, in
questo caso, non si tratta di utenti di un supermercato qualsiasi, ma di utenti
che pagano un canone, che appartengono alla sfera del diritto e dell’interesse pubblico. Per quanto finora
abbiamo potuto sapere, a Viale Mazzini e dintorni aleggia una strana nube e
pochi sono disposti a parlare di questo argomento. Dimenticavo: ora potrebbe
cambiare Governo e ... chissà !!!
Ultima notarella, sempre a proposito del cambiamento: a Viale Mazzini è cambiato il sistema degli accessi. In quel luogo frequentato da noti e forsennati estremisti, malfattori di ogni genere, truffatori di pensionati, ora per entrare è necessario depositare all'ingresso un documento di identità che viene custodito in un bel faldone di plasticona. Sembra che l'idea geniale sia stata del DG. In questo modo si è garantito un posto nella storia del Servizio Pubblico.
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