martedì 3 settembre 2019

Il Cambiamento ? ATTENZIONE: ripubblicato post del 4 settembre: La Disfatta

ATTENZIONE: ripubblichiamo il post di ieri 4 settembre con il titolo La disfatta che per errore tecnico è stato rimosso

Nel mentre e nel quando si appresta  a nascere il Governo”giallorosso”  da altre parti, intorno a Viale Mazzini,  si annusa odore di disfatta. Non solo e non tanto per le truppe che repentinamente lo scorso giugno si sono schierate con il vincitore di turno, ma tanto più per una parte rilevante della natura del Servizio Pubblico che proprio in questa crisi ha mostrato il suo fianco più debole: l’informazione.
Ancora non sappiamo i dati sugli ascolti di ieri pomeriggio ma sappiamo con certezza che mentre La7 andava in onda come al suo solito in questi giorni con la diretta Mentana, la Rai rispondeva con uno speciale del Tg3 e su Rai Uno si dibatteva sulla prossima Miss Italia. Da quando è iniziata la crisi di Governo, per gli utenti Rai sapere di più, approfondire su cosa succedeva (oltre ai Tg e Gr, ci mancherebbe) era necessario un pallottoliere: dove ci sarà uno speciale? Su Rai Uno, Due o Tre? La risposta è: sorpresa!!!!! della serie: poche idee ma confuse oppure si fa quel che si può! Una meraviglia !!!
Oggi leggiamo sul Messaggero, a firma Mario Ajello, che il Piano Industriale è a rischio (come del resto abbiamo supposto anche su questo blog). Venerdì scade il periodo di validazione da parte del MISE e, come abbiamo scritto, non è detto che ci sia un ministro in carica in grado di firmarlo. Chi vi scrive lo ha declinato in tutti i modi già da quando il Piano era in gestazione: per mille buoni motivi era un piano ambizioso per certi aspetti ma fragile nella sua architettura e con molti aspetti di notevole criticità. Ne ricordiamo uno, tanto per rimanere ai giorni nostri.  Il nuovo Contratto di Servizio prevede che la Rai debba dare vita a due nuovi canali: uno in lingua inglese (e pure su questo c’è una voragine tutta da rivedere) e l’altro istituzionale. Per i due canali, il Piano prevede (a pag. 264) lo stanziamento per l periodo 2019-2021 di 60 mln di euro. Non si specifica se tale cifra debba essere ripartita a metà e divisa per il triennio. Se così fosse, si tratterebbe di 10 mln/anno per canale. Chiunque ha dimestichezza con tali problemi può bene immaginare che con tali cifre a male pena metti in piedi una redazione.
Torniamo all’articolo di Ajello: si cita il consigliere Rossi che dice: “La vera partita si gioca sul Piano Industriale”. È  vero. Anche perché si incrocia con un aspetto di non secondaria rilevanza: al punto 11 della bozza di programma di Governo  si legge testualmente: “L’Italia ha bisogno di una serie Legge sul conflitto di interessi, con una contestuale riforma del sistema radiotelevisivo improntato alla tutela dell’indipendenza e del pluralismo”. Ora, appare del tutto evidente che un progetto di riforma dell’intero sistema non dovrebbe trovare ostacoli in un Piano che, in un modo o nell’altro, potrebbe essere non compatibile oppure, per certi aspetti, anche un intralcio. Non si può dimenticare che questa governance di Viale Mazzini (che si intesta la stesura del Piano industriale, peraltro con i due voti contrari di Borioni (PD) e Laganà (dipendenti Rai) è frutto della Legge del 2015 che si vorrebbe superare (speriamo rapidamente).  Conclusione: potrebbe non essere una sorpresa se il Piano venisse congelato per poi aprire tutt’altra partita in  Cda con la questione Foa, anche questa non facile da giocare.

Comunque, sia detto en passant, per quanto visto finora e per come hanno dato prova di saper gestire questo tema, del canale istituzionale Rai se ne potrebbe fare anche a meno: un bel risparmio di qualche milione. Così non dovrebbe essere ma per fare di meglio ci vuole coraggio e finora poca roba.


Finalmente una buona notizia: ieri sera è andato in onda Riccardo Iacona con Presadiretta  dove, come forse mai  avvenuto prima, è stata pronunciata una parola magica: “coesione sociale”. Potenza delle parole. Tutta la puntata è stata dedicata alla crisi demografica che attraversa il nostro Paese e agli aspetti correlati relativi all’immigrazione. Esattamente il contrario della vulgata terroristica salviniana tanto di moda in buona parte dell’elettorato. Al termine della puntata, si cita l’esempio del Canada dove i migranti se li vanno a cercare, gli pongono tappeti d’oro dove poggiano i piedi, gli danno subito sanità, istruzione, diritti e doveri e nel breve la cittadinanza con tanto di sentito ringraziamento del Governo centrale. Altri mondi sono possibili. Domandina: ma un servizio del genere non si potrebbe provare a mandarlo in onda su Rai Uno??? Magari, va a sapere, in epoca di cambiamento alla direttora che risponde solo al Governo viene in mente che a Palazzo Chigi qualcosa sta cambiando.  Va a sapere!

Questa mattina, come nei giorni scorsi, qualche giornale (il Fatto Quotidiano) si interroga su quanto potrebbe avvenire in Rai in epoca di “cambiamento” politico. E dai a capire se Tizia, Caio o Sempronio prima marxisti-leninisti maotsetungpensiero poi sono diventati celoduristi ,sovranisti , populisti dichiarati pubblicamente oppure “in quota”.  No, le cose a Viale Mazzini non funzionano in questo modo.  Per lo più, quanti hanno il coraggio di metterci la faccia appartengono alla schiera “debole”, magari più ardita ma meno sofisticata. Tutti gli altri dirigenti o giornalisti sono molto ma molto più furbetti: non si dichiarano quasi mai, sono sempre sotto traccia, filo ombra.  Sono quelli che nascono “imparati” … sono bravi a priori, hanno mangiato pane e direttorato già in tenera età e, di conseguenza, sono sempre in prima linea quando si tratta di subentrare, di riemergere, di prendere il posto giusto al momento giusto. Che poi questo possa essere titolo di merito è tutto altro discorso. Che poi il posto che verrà occupato è lo stesso per il quale altri hanno fatto gavetta per anni, dove hanno maturato esperienza e professionalità  è altra storia che ancora deve essere raccontata.

Questa la vera Rai del cambiamento che NON è avvenuto. Temiamo pure che difficilmente potrà  mai avvenire. Nei giorni scorsi, un nostro affezionato e attento lettore ha suggerito una proposta: elaborare un sistema tale per cui un direttore o un vice una volta rimosso dall’incarico gli venga tolto anche il relativo compenso. Questo perché uno dei mantra in vigore a Viale Mazzini è che risulta difficile rimuovere qualcuno fintanto che non gli si trova un altro posto adeguato e, così facendo, si tagliano le gambe e le mani a tutti coloro che per lo stesso posto hanno faticato anni. Tant’è !!!

Ieri abbiamo tralasciato di citare un interessante articolo, a firma di Paolo Boccardelli, su Repubblica AF con il titolo “Nelle mani di un algoritmo che decide al posto nostro”. Nelle scorse settimane abbiamo accennato a questo tema riferito alla Rai e, in particolare a Rai Play. Ci siamo posti la domanda: chi controlla e gestisce i suoi algoritmi? La domanda è cruciale perché, è noto, che i dati sulla contatti, il tempo di permanenza, gli orari, la profilazione dettagliata degli utenti sono “materia prima” di importanza strategica. Ora, in questo caso, non si tratta di utenti di un supermercato qualsiasi, ma di utenti che pagano un canone, che appartengono alla sfera del diritto  e dell’interesse pubblico. Per quanto finora abbiamo potuto sapere, a Viale Mazzini e dintorni aleggia una strana nube e pochi sono disposti a parlare di questo argomento. Dimenticavo: ora potrebbe cambiare Governo e ... chissà !!!

Ultima notarella, sempre a proposito del cambiamento: a Viale Mazzini è cambiato il sistema degli accessi. In quel luogo frequentato da noti e forsennati estremisti, malfattori di ogni genere, truffatori di pensionati, ora per entrare è necessario depositare all'ingresso un documento di identità che viene custodito in un bel faldone di plasticona. Sembra che l'idea geniale sia stata del DG. In questo modo si è garantito un posto nella storia del Servizio Pubblico. 



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