Necessità, opportunità e convenienza: questi i
principi fondamentali della Legge fondamentale del caso.
Questa mattina abbiamo tardato nella pubblicazione
del post perché eravamo in attesa di una conferma: pare, sembra, dicono, che
questa settimana il MISE potrebbe validare il Piano industriale. Purtroppo, la
notizia non è a prova di bomba e le nostro fonti non sono in grado di
confermare o smentire. Del resto, con questi chiari di luna al Governo, che Di
Maio possa o voglia trovare 5 minuti di tempo per dedicarsi alla Rai appare
complicato assai. Comunque, in ballo, ca va sans dire, non c’è solo il Servizio
Pubblico e il Piano è una piccola pedina in uno scacchiere molto complesso.
Apparentemente, l’approvazione del Piano potrebbe mettere in cassaforte il
destino dell’AD Salini, almeno per un pezzo. Rimane insoluto un problema: al
Governo che potrebbe nascere conviene mantenere in sella una goverance Rai che
non sembra aver passato ai libri di storia grandi contributi? È lecito avere
qualche dubbio. Oppure, farlo saltare potrebbe costituire una buona occasione
per rimescolare completamente le carte insieme alla ventilata riforma della Rai
o, meglio ancora, dell’intero SIC? Il corto circuito potrebbe avvenire, come è
stato scritto, con la questione Foa: se si rimette mano alla sua revoca per
tutto il CdA la situazione diverrebbe critica.
A partire dalla crisi di ascolti della rete
ammiraglia, le tesi di laurea di Scienze delle comunicazioni dei prossimi anni
saranno dedicate a scoprire perché e per come sono andati dispersi milioni di
telespettatori.
Inoltre, è bene ricordare che in ballo, sempre a
proposito del Piano, è ancora in gioco il parere della Vigilanza che, seppure
formalmente non ha obblighi vincolanti, sarà difficile non tenerne conto.
Dettagli sempre a proposito di Piano: a che punto
è la questione del canale in lingua inglese? Risolto il problema della
presidenza, rimane il quesito di fondo: è lecito che il canale sia in capo ad
una consociata che persegue finalità diverse da quelle previste per il canale?
Inoltre, il budget previsto dal Piano è sufficiente e adeguato? Il Contratto di
Servizio prevede che “La Rai è tenuta a sviluppare uno specifico canale in
lingua inglese di carattere informativo, di promozione dei valori e della
cultura italiana, anche mediante la produzione di programmi originali e opere
realizzate appositamente per un pubblico straniero…”. Questo impegno costa e
non poco.
Veniamo al canale istituzionale, pure previsto
dal nuovo contratto di servizio. A che punto è? È stato nominato il suo
direttore? Quando potrà essere avviato?
Nota finale: questa mattina Stefano Carli su
Repubblica AF, riporta i dati di uno studio della Fondazione Bordoni (MISE
: https://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/Report-scenari-diffusione-TV-marzo-2019.pdf
) dove si legge che
le famiglie italiane sono in forte ritardo sull’adeguamento dei loro televisori
che, nei prossimi anni, dovranno essere adeguati ai nuovi standard di
diffusione DVB-T2. Allo switch off mancano quasi due ani e si prevede invece
che il ricambio “generazionale” degli apparati Tv con questo ritmo
impiegherebbe circa 9 anni. Chissà se qualcuno è allarmato per tutto questo e
chissà come si pensa di correre ai ripari. Il precedente Governo Gentiloni
aveva stanziato 15 milioni sottratti dal ricavo della vendita delle frequenze.
Sufficienti? Adeguati?
Insomma, abbastanza per iniziare bene l’anno
(auguri!!!)
bloggorai@gmail.com
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