lunedì 2 settembre 2019

La Legge del Caso


Necessità, opportunità e convenienza: questi i principi fondamentali della Legge fondamentale  del caso.

Questa mattina abbiamo tardato nella pubblicazione del post perché eravamo in attesa di una conferma: pare, sembra, dicono, che questa settimana il MISE potrebbe validare il Piano industriale. Purtroppo, la notizia non è a prova di bomba e le nostro fonti non sono in grado di confermare o smentire. Del resto, con questi chiari di luna al Governo, che Di Maio possa o voglia trovare 5 minuti di tempo per dedicarsi alla Rai appare complicato assai. Comunque, in ballo, ca va sans dire, non c’è solo il Servizio Pubblico e il Piano è una piccola pedina in uno scacchiere molto complesso. Apparentemente, l’approvazione del Piano potrebbe mettere in cassaforte il destino dell’AD Salini, almeno per un pezzo. Rimane insoluto un problema: al Governo che potrebbe nascere conviene mantenere in sella una goverance Rai che non sembra aver passato ai libri di storia grandi contributi? È lecito avere qualche dubbio. Oppure, farlo saltare potrebbe costituire una buona occasione per rimescolare completamente le carte insieme alla ventilata riforma della Rai o, meglio ancora, dell’intero SIC? Il corto circuito potrebbe avvenire, come è stato scritto, con la questione Foa: se si rimette mano alla sua revoca per tutto il CdA la situazione diverrebbe critica. 
A partire dalla crisi di ascolti della rete ammiraglia, le tesi di laurea di Scienze delle comunicazioni dei prossimi anni saranno dedicate a scoprire perché e per come sono andati dispersi milioni di telespettatori.  

Inoltre, è bene ricordare che in ballo, sempre a proposito del Piano, è ancora in gioco il parere della Vigilanza che, seppure formalmente non ha obblighi vincolanti, sarà difficile non tenerne conto.

Dettagli sempre a proposito di Piano: a che punto è la questione del canale in lingua inglese? Risolto il problema della presidenza, rimane il quesito di fondo: è lecito che il canale sia in capo ad una consociata che persegue finalità diverse da quelle previste per il canale? Inoltre, il budget previsto dal Piano è sufficiente e adeguato? Il Contratto di Servizio prevede che “La Rai è tenuta a sviluppare uno specifico canale in lingua inglese di carattere informativo, di promozione dei valori e della cultura italiana, anche mediante la produzione di programmi originali e opere realizzate appositamente per un pubblico straniero…”. Questo impegno costa e non poco.

Veniamo al canale istituzionale, pure previsto dal nuovo contratto di servizio. A che punto è? È stato nominato il suo direttore? Quando potrà essere avviato?

Nota finale: questa mattina Stefano Carli su Repubblica AF, riporta i dati di uno studio della Fondazione Bordoni (MISE :  https://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/Report-scenari-diffusione-TV-marzo-2019.pdf ) dove si legge che le famiglie italiane sono in forte ritardo sull’adeguamento dei loro televisori che, nei prossimi anni, dovranno essere adeguati ai nuovi standard di diffusione DVB-T2. Allo switch off mancano quasi due ani e si prevede invece che il ricambio “generazionale” degli apparati Tv con questo ritmo impiegherebbe circa 9 anni. Chissà se qualcuno è allarmato per tutto questo e chissà come si pensa di correre ai ripari. Il precedente Governo Gentiloni aveva stanziato 15 milioni sottratti dal ricavo della vendita delle frequenze. Sufficienti? Adeguati?
Insomma, abbastanza per iniziare bene l’anno (auguri!!!)
bloggorai@gmail.com


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