martedì 24 settembre 2019

Calendario della crisi


I giorni scorsi sono stati molto proficui per capire come e quando potranno avvenire i prossimi cambiamenti che interessano il Servizio Pubblico. Per quanto abbiamo potuto verificare e confrontare le cadenze temporali e politiche “potrebbero” essere le seguenti (il condizionale è d’obbligo).

1) la stagione prossima ventura vedrà il Governo impegnato in una tornata di nomine di assolto rilievo. Ci sono in ballo portafogli sostanziosi come Eni, Finmeccanica, Enel e Poste tanto per citare le partecipate più importanti. Ma poi ci sono l’ANAC guidata da Raffaele Cantone, i servizi di sicurezza e, non di peso minore, le autorità di Privacy e Comunicazioni. Ed è proprio quest’ultima che potrebbe essere lo spartiacque per i futuro di Rai. Il successore di Cardani, infatti, sarà il vigile urbano di mutamenti strategici di tutto il perimetro delle telecomunicazioni in Italia per i prossimi anni e il suo peso sarà determinante per indirizzare le decisioni più impegnative. Battaglia dunque per il presidente AgCom  ma anche su consiglieri che dovranno essere tutti rinnovati meno uno, Mario Morcellini, che invece potrebbe essere ricandidabile. Per la presidenza i nomi in ballo sono pesanti: Antonio Sassano, Antonello Giacomelli e Vincenzo Zeno-Zenkovic. Ognuno di loro rappresenta ”anime” diverse nella visione del sistema e, di conseguenza, del peso da assegnare al Servizio Pubblico Radiotelevisivo ( da non dimenticare che uno di loro ebbe la strampalata idea di immaginare una sorta di asta per la Concessione Rai … indovinate chi?).
Questa partita, dovendo assegnare il ruolo di arbitro del sistema,  dunque sarà decisiva. La scadenza della proroga in corso è a fine dicembre. Prima di quella data difficile immaginare che si possa muovere qualcosa.

2) la partita nel Governo. Come noto, al punto 11 del programma del nuovo esecutivo c’è la riforma della sistema radiotelevisivo e, congiunta ad essa, la soluzione annosa del conflitto di interessi che non potrebbe interessare altri che il diretto concorrente di Rai. Da non dimenticare che proprio poco prima della crisi, a giugno, il M5S ha riaperto il tema “canone” che non è proprio una cosetta da poco. Per quanto ci risulta, gruppi di lavoro sono già impegnati nella stesura delle prime tracce. I tempi per questa iniziativa potrebbero non essere brevi ed è difficile immaginare che si possa o si voglia toccare qualcosa prima che emerga qualche indicazione.

3)la partita del MISE. Come noto al ministero è fermo da tempo il Piano Industriale, considerato derimente per la sopravvivenza dell’AD Salini che se ne è intestato la paternità (???). Come ma soprattutto quando potrà essere “validato” non è dato sapere anche perché si intreccia indirettamente con la partita in corso in Vigilanza (ricordiamo che sul Piano la Commissione parlamentare non ha competenza specifica, mentre deve esprimere la sua opinione sul piano editoriale che, comunque, si intreccia con quello industriale). Il MISE deve solo “validare” la congruenza del piano industriale con le direttive espresse dal Contratto di servizio e, a quanto sembra, ci sono diverse perplessità. Non ultimo: non è stata ancora assegnata la delega alle TLC.

4) la partita in CdA Rai. Difficilissima e delicata. Sostituire Foa come molti hanno richiesto non è facile e non rapido. Richiede tempi e modalità di svolgimento tutt’altro che agevoli. Avvocati ed esperti sono al lavoro. Non solo e non tanto sul piano giuridico ma anche sul piano politico: conviene sostituire solo lui o mandare tutti a casa e mescolare un nuovo mazzo? Come abbiamo già scritto, la domanda non è peregrina per due buoni  motivi:il primo si riferisce al bilanci di questa governance nel suo primo anno che non rimarrà certo nella storia della Rai, il secondo si riferisce a chi potrebbe prendere il posto di Foa. Un interno (Borioni o Laganà) o un esterno ? Molto… molto complicato per ambedue le possibilità.
Sintesi possibile: tempi lunghi.

Nel mentre e nel quando le emergenze di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi non si attenuano. La prima che abbiamo segnalato è l’erosione degli ascolti, sia sul fronte analogico che  digitale. Tanto per essere chiari, stamattina leggiamo da La Notizia che riporta dati dello studio Barometro su base Auditel , nel giro di un anno in prima serata RaiUno ha perso circa 800 mila telespettatori. Scusate se è poco. Per capirci meglio:  domenica 22 è andata in onda Imma Tataranni che ha vinto la serata con oltre 5 milioni con il 23,3% di share. Lo scorso anno, nella stessa giornata, è stato trasmessa una puntata di Piero Angela che ha fatto con  Stanotte a Pompei  4.233.000 spettatori, pari al 24.3% di share. Quest’anno, lo stesso Angela il giorno prima con Ulisse ha avuto 3.502.000 spettatori con il 18.97% di share. Giusto nella media: 700 mila telespettatori in meno. Scusate se è poco e riguarda poi un prodotto solitamente vincente e di qualità.
bloggorai@gmail.com

2 commenti:

  1. Molto interessante e chiaro. Ho una domanda : le direzioni in quota Lega quindi sono nel mirino, ma a medio o lungo termine? In particolare, se avete notizie, se sapete qualcosa di quanto può accadere a Raisport. Mille grazie.

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  2. C'è più di un collaboratore che rischia il posto ingiustamente.
    Per privilegiare alcune risorse interne, ma soprattutto per favorire gli amici.
    E' stato fatto per ciclismo e calcio, ora Bulbasaur sta sforbiciano in altre discipline.

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