Giornata d’autunno e forse perché impegnati nelle faccende
di vendemmia e inebriati dal profumo del mosto, ci lasciamo andare a pensieri
deboli, più deboli del solito.
Esiste ampia e documentata letteratura sulla differenza tra
Rai e BBC e non la faremo troppo lunga a ricordarla, anche perché magari
qualcuno ci accusa di complotto con il nemico (al settimo piano, e non solo, piace
pensarla così per quanti scrivono cose a loro non gradite). Ci limitiamo ad
osservare un piccolo dettaglio emerso ieri durante un interessante incontro
sull’informazione avvenuto al Prix Italia. Il tema era le fake news, come fronteggiarle
e come gestirle. Introduce i lavori il Presidente Rai, Marcello Foa, e dopo una
dotta disquisizione sul valore delle immagini attacca il ritornello: ho molte
domande ma non ho risposte. In sala qualcuno commentava: e allora cosa ci sta a
fare in quel posto … il suo compito è trovare soluzioni e magari applicarle.
Ecco una differenza fondamentale rispetto alla BBC: accanto a lui sedeva Tony
Hall, CEO della BBC, che invece esattamente al contrario le risposte prova a
cercarle e prova a metterle in atto. Tanto per capirci: qualche anno addietro
(2017) BBC si accorge che sta perdendo molto pubblico, specie nelle fasce
giovanili e cerca di correre ai ripari. Tra le prime iniziative (lo ha rivelato
The Guardian) mette in piedi una task force con vari esperti e specialisti, interni
ed esterni all’Azienda e gli chiede di provare ad immaginare come potrebbe
essere il servizio pubblico radiotelevisivo inglese nei prossimi 20 anni. Il
gruppo si mette al lavoro, prova ad elaborare qualcosa e di li a breve (2018)
vede la luce il piano industriale in corso di attuazione. Esattamente come
avviene da noi … pari pari ... la stessa cosa …
Questa mattina, sulle colonne della Stampa, compare un’intervista
allo stesso Tony Hall dal titolo: “Alleanza possibile tra Rai e BBC per film e
tecnologia”. Interessante: quale sarebbe la merce di scambio? Chi da cosa a
chi? Bella domanda, per fortuna Rai Cinema ha un buon catalogo ma le
tecnologie? Cosa gli diamo? Il modello Rai Way dove il pensiero unico è
redistribuire utili agli azionisti? Lasciamo perdere. Ad un certo punto Hall
dice “abbiamo il
dovere di essere affidabili, non dobbiamo vendere ne pubblicità ne abbonamenti”
… basta così … lasciamo perdere … la Rai non è la BBC.
Veniamo ora ad un tema che inizia a far inquietare qualcuno:
gli equilibri politici nelle varie strutture, interne ed esterne all’Azienda.
Per quanto riguarda quelle interne, ci risparmiamo il balletto dei nomi che
girano per i possibili cambi di posizione e stendiamo un velo pietoso su quanti
a giugno scorso erano “in quota” o graditi alla Lega ed ora, magicamente,
ritornano “in simpatia” del PD (già, ma quale PD?). A questo proposito,
rimettiamo un punto al centro dell’attenzione: i criteri di nomina. Come si
sceglie un direttore, tra gli interni o tra gli esterni a Viale Mazzini? Per gli
interni si dovrebbe ricorrere ad una sorta di job posting e per gli esterni? Ci
si rivolge ad un cacciatore di teste? Alcune nomine fatte dall’AD come sono
state fatte? Hanno vinto un concorso pubblico? Sono stati paragonati diversi
profili professionali? Confrontate esperienze? Pesati ruoli e competenze? Non è
dato sapere. Su questo tema, a suo tempo, il consigliere Laganà ha fatto una
sacrosanta battaglia … purtroppo persa.
Veniamo ai giorni nostri. Fra un paio di settimane si
dovrebbe svolgere su RaiUno, a Porta a Porta, il tanto pompato confronto tra Salvini e
Renzi, con grande felicità di Di Maio e Zingaretti, gli azionisti di
maggioranza del Governo. Interessante conoscere la genesi "politica" di questa scelta:
come e perchè si decide una simile iniziativa, a chi giova. Domandina semplice semplice: Vespa ne ha parlato con Salini? Già … l’autonomia
editoriale delle rete … interessante la nota del solito ben informato DeLellis
su Dagospia: al Nazareno fremono per parlare con Salini … fremono … e intano
fanno sapere che le deleghe alle TLC sulla Rai dovrebbero compere a loro …dovrebbero
… dovrebbero …
Da leggere, infine, Gianluca Roselli sul Fatto Quotidiano: di nomi in Rai se ne intende. Scrive però una noterella velenossissima: “c’è da capire se pure l’AD Salini (e il suo piano industriale) resterà in sella” già … non siamo i soli a supporre questa possibilità. Interessanti, inoltre, le note sugli equilibri interni al PD dopo la scissione, anche in Vigilanza.
Noterella finale: ieri black out a Via Teulada … mannaggia
la miseria … chissà se è mai successo qualcosa di simile pure alla BBC, magari
come è successo recentemente pure a Rai Way.
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