venerdì 26 aprile 2024

RAI: si accettano scommesse!!!

Foto di Ryan McGuire da Pixabay


La questione si complica … assai. Tutto ciò che si credeva possibile sul futuro della RAI fino a non poche settimane addietro, ora improvvisamente si è reso tutto molto più difficile. Molti erano pronti a scommettere che “Telemeloni” potesse fare bingo con un prossimo Cda a sua immagine e somiglianza e ora invece tacciono. Cosa è successo? Non tanto e non solo i fatti noti su Amadeus, Porta a Porta sull’aborto, la censura a Scurati… bazzecole … quanto invece per il dirompente EMFA, per l’emergere del nervosismo sottotraccia sia dopo le elezioni in Basilicata sia per l’approssimarsi di quelle europee. Gli accordi che si ritenevano facili e sicuri ora non lo sono più, per nessuno, interni alla maggioranza, interni all’opposizione e tra maggioranza e opposizione.

Per un semplice e banale motivo: oggi, nelle condizioni determinate, nessuno è in grado di patteggiare e scambiare nulla in virtù del fatto che non sono chiari i rapporti di forza che si andranno a determinare dopo le europee.

Un solo punto a noi sembra chiaro, a proposito di “desiderata” di Palazzo Chigi: il DG Rossi già da tempo non dormiva sonni tranquilli sul suo futuro a Palazzo Chigi e ora più che mai le notti si sono fatte più buie e tempestose. Dallo scorso novembre iniziò a circolare al voce secondo cui la Meloni aveva spostato i suoi interessi verso il direttore del Tg1 Chiocci che poi avrebbe smentito. Ma, si sa come vanno le cose. Ora però, sembra, pare, dicono che si possa andare oltre una figura interna e cercare tra persone fidate esterne alla RAI, un manager che consenta alla Meloni di salvare capra e cavoli: mantenere la posizione di comando sull’azienda e una figura adeguata alla necessità evitando di essere impallinata ogni giorno con l’accusa di avere imposto un suo amico. Un nome sta girando.

Questa operazione si andrebbe ad incastrare con un “giro” più largo: garantire al PD la presidenza, tre posti in cda al Governo, uno al 5S e il rappresentate dei dipendenti che potrebbe riservare una sorpresa. Ne avevamo accennato in uno dei Post precedenti: la cosiddetta "ipotesi cappotto". Se qualcuno volesse mai forzare la mano e chiudere la partita il prossimo 20 maggio questo potrebbe essere un schema sul quale, ci dicono, qualcuno sta lavorando. Altrimenti … se ne parla con il caldo di giugno, luglio, agosto ... settembre.

Bloggorai una idea se l’è fatta e, come al solito, ha bisogno di un modesto sostegno economico e accetta scommesse. Si può fare qualcosa e bisogna farlo subito ... rimanete sintonizzati.

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giovedì 25 aprile 2024

Oh bella RAI ciao ... ciao !!!



Questa mattina … mi son svegliato … 

o bella RAI o bella RAI… bella RAI ciao ciao!!!

Alle 6 del mattino, quando la luna piena lasciava spazio al primo cielo ancora macchiato di nuvole ci siamo messi in viaggio. Solito appuntamento alle 8 con il Circolo Trattoristi della Bassa Val Tiberina. Mani callose e poche parole. Un caffè e via. Oggi si lavora e non c’è tempo da perdere anche se si festeggia il 25 aprile, la Liberazione del Paese dai nazifascisti.

Oggi ci risparmiamo di commentare il ritorno di Chiambretti in Rai e il francobollo di Guglielmo Marconi.

Chiediamo allora ai nostri amici cosa sanno della Rai, di Amadeus che emigra, di Bruno Vespa che parla di aborto con sette uomini, della censura del testo di Scurati. La sintesi di battute e di sguardi traversi è semplice: la RAI è distinta e distante! “Non è più quella di una volta”. Già, ma quale RAI era quella “buona” e quale RAI è oggi “cattiva”? Di quale tempo passato parliamo o di quanto tempo addietro?

Ora, oggi 25 aprile 2024, ci svegliamo e la troviamo “Telemeloni” ma anni prima al risveglio l’abbiamo trovata “Teleberlusconi” che, forse, dicono, seppure di destra erano meglio di questi. Cosa è cambiato da allora?

Ricordate: nei giorni scorsi (vi abbiamo accennato al film di Riccardo Milani “Un mondo a parte” e abbiamo scritto “… Ad un certo punto, la protagonista Virginia Raffaele dice: “Siamo rassegnati al peggio”… Un peggio che sembra non avere fine ad anzi ci abitua ad un presente futuro sempre più minaccioso”. Già, questo “peggio” è arrivato. Ma non è arrivato ieri, l’anno scorso. Ci siamo abituati, forse anche rassegnati ad osservare attoniti quanto di peggio potevamo immaginare.

“Sperammo invano che la televisione in Italia la televisione non si avverasse mai” (Paolo Monelli, 1953) e invece non solo è arrivata ma per un lungo tratto della storia nazionale ha accompagnato e sostenuto la crescita e la formazione civile degli italiani. Poi, ad un certo punto e non sappiamo bene quando, la televisione tutta è cambiata, ha mutato il suo DNA e la Televisione tutta, non solo la RAI, ha virato al racconto del “peggio”: dalle immagini di guerre infinite nel tempo e nello spazio al racconto di un paese egoista, chiuso e avvolto su se stesso, pigro e nazionalista. E' cambiata la televisione delle innumerevoli repliche, delle "isole" e dei "pacchi", dei giornalisti che intervistano altri giornalisti e non i protagonisti. E' cambiata la televisione che prova a denunciare e a fare inchieste che poi spesso non portano da nessuna parte: la sanità colabrodo, i traporti, l’ambiente. La sensazione, come dicono al Circolo è sempre la stessa: “Tanto non cambia nulla” e qualcuno aggiunge “Ma perché dovrei votare?”.  

Ci sono ancoro tanti buoni motivi non solo per votare ma anche per pensare che la Televisione, tutta, possa essere migliore di quello che è o che potrebbe essere. Le cose le fanno le persone, gli uomini e le donne. Basta saper scegliere quelle buone, quelle capaci, quelle competenti, quelle esperte e possibilmente senza un mandato politico alle spalle. Si può fare e, per quanto riguarda la RAI, oggi si può fare molto di più di quanto non era possibile prima. L’occasione che ci fornisce il Media Freedom Act è buona ora, subito e non tra 15 mesi quando sarà troppo tardi.

Quando ci siamo salutati al Circolo ... “Va beh … mo’ ‘nnnamo a lavorà”. Anche per la Rai c’è da lavorare.

Buon 25 Aprile, festa della Liberazione!!!

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Attenzione

 Rimanete sintonizzati...post in arrivo...

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mercoledì 24 aprile 2024

RAI: oggi ... nel cuore della battaglia

Foto di smallbod da Pixabay

Una volta girava una pubblicità che diceva “Chi beve birra campa cent’anni”. Dopo sei lunghi anni di “onorata carriera” e alla vigilia del suo "compleanno",  permetteteci un piccolo sfizio di presuntuosa metafora: “Chi legge Bloggorai vive felice ed è solitamente bene informato … in anticipo … e gratis”.

Fuoco alle polveri: stiamo entrando nel pieno della battaglia, quanto successo nei giorni scorsi sono state solo scaramucce utili a prendere posizioni sul terreno e non è come titola oggi la Stampa “RAI: alla resa dei conti”. Quali conti si potranno mai fare? Chi potrà ammettere di avere sbagliato tutto o quasi? A partire dalla Meloni con le sue improvvide telefonate, a scendere pe’ li rami con l’AD Sergio che ammette candidamente di non essere stato informato, chi potrà mai riconoscere di non avere alcun controllo di quanto succede dentro la RAI? La resa dei conti potrebbe indurre a pensare che qualcuno possa avere il potere, la forza, di imporre una “sua” versione dei fatti e forte di questa considerazione fare giustizia e verità? No, non è così: sono note a tutti le tensioni fortissime tra tutte le componenti dei partiti che reggono la maggioranza di Governo dove nessuno è disponibile, ora, a scendere a patti o compromessi prima del tempo. “Ah,poter già conoscere la fine di questo giorno e dei suoi casi! Ma basterà che il giorno giunga alla fine perché la fine sia nota. Su andiamo avanti”… Bruto sulla piana di Filippi in attesa dello sconto fatale! E quel giorno sarà la sera del  prossimo 9 giugno. C’è da aggiungere, in verità, che pure nell’opposizione c’è poco da stare allegri: nei giorni scorsi Stefano Graziano, capogruppo PD in Vigilanza, ha dichiarato che “Nessuna decisione è stata presa” mentre del M5S non si sa più nulla.

Quanto successo nei giorni scorsi e quanto ancora potrà succedere segnano solo l’apertura delle ostilità destinate a durare molto tempo, forse anche dopo quella data. Formalmente, il primo scontro in calendario potrebbe (ma solo potrebbe) avvenire già il prossimo 20 maggio quando è prevista con certezza la votazione del rappresentante dei dipendenti RAI. anche in quel campo la contesa sarà aspra e, come pure abbiamo scritto, non è per nulla scontato che l’attuale consigliere Di Pietro possa farcela ad essere rilette. Contro di lui una candidatura importante espressa dalla CGIL: Alessandra Clementini. Ci dicono che la partita è solo tra questi due nomi, il terzo nome, Pietro Muratori espresso dalla CISL non sembra avere molti consensi.

Ora però si tratta di vedere la composizione delle truppe nei due campi di battaglia contigui e la loro dislocazione nel tempo. Il primo campo è quello dei 4 consiglieri eletti dal Parlamento e il secondo dei due nominati dal Governo secondo i criteri della Legge 220 del 2015. Cominciamo a ribadire chiaramente che questa Legge è, di fatto, superata dal MFA che renderebbe illegittimo il nuovo Cda nominato con quei criteri. Come ha detto oggi Roberto Zaccaria in una intervista a La Stampa “… alla luce del nuovo European Media Freedom Act che ci apre le porte della Corte Costituzionale perché le norme sono illegittime e la procedura di selezione del management non è idonea” e prima ancora la Presidente della Vigilanza, Barbara Floridia.  

Sui nomi dei candidati a Camera e Senato, al momento, non ci pronunciamo: occorre riflettere attentamente. Ci sono osservazioni interessanti per chi è fuori e per chi è dentro. Mentre nel secondo campo, quello dei due nomi espressi dal Governo (Ad e Presidente) a quanto sembra siamo ancora in altissimo mare. Ribadiamo quanto sosteniamo da tempo: il ticket Rossi/Agnes che per molti mesi ha tenuto banco e considerato granitico si sta rivelando più fragile di un grissino ammuffito. Nessuno ha la forza, compresa la Meloni, di fare un colpo di mano sul “malloppo grosso” e le vicende dei giorni scorsi hanno obiettivamente indebolito Rossi e il suo staff. Di mezzo c’è la nomina del/la presidente che richiede obbligatoriamente il voto favorevole dei 2/3 dei parlamentari della Vigilanza e la maggioranza, da sola, questi voti NON li ha. Quindi, deve giocoforza fare un accordo con qualcuno in grado di dare una mano. Con chi e in cambio di cosa?

Allora questi i possibili scenari:

A. il 20 maggio si potrebbe votare solo il rappresentante di dipendenti. Camera e Senato chiudono i battenti per la pausa elettorale europea e se ne riparla a metà giugno.

B. il 20 maggio il Parlamento vota i suoi quatto nomi e contestualmente il Governo esprime i suoi due nomi.

C. Il Parlamento vota il 20 maggio ma il Governo non esprime i suoi nomi.

D. Salta il banco: si prende atto del MFA e si procede con i nuovi criteri indicati. Nel frattempo l’attuale Cda rimane in prorogatio.

Bloggorai accetta scommesse: se ne riparla con il fresco autunnale.

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martedì 23 aprile 2024

Gli "stracci" primaverili di Viale Mazzini e dintorni

Foto di Emy da Pixabay

La  vita è un  appuntamento, solo che noi non sappiamo mai il quando, il chi, il come, il dove.” (Antonio Tabucchi)

Odio le mezze misure, sono per la totalità in tutto.
Per me mezzo, è la metà di un niente. (Vasco Pratolini)

L’era dei rinvii, delle mezze misure, degli espedienti ingannevolmente consolatori, dei ritardi è da considerarsi chiusa. Ora inizia il periodo delle azioni che producono delle conseguenze. (Winston Churchill)

Io non sono fatto per le mezze misure. (Napoleone Bonaparte)

 

Tutto ciò che è “di mezzo” si presta a confusione e difficoltà di interpretazione. Anche la Primavera come stagione di transizione è complicata: non fa freddo ma non fa ancora caldo, le gemme sono in fiore ma, come successo lo, scorso anno, potrebbero essere gelate da una ondata di maltempo. La mia mamma per affrontare questo periodo ci faceva bere un bibitone amaro di “complesso vitaminico B12”. Sosteneva che ci vuole forza, tanta forza e tanto coraggio.

Cominciamo dai risultati in Basilicata dove il dato più evidente è stato “Elettori: 567.939 | Votanti: 282.886 (49,81%)” cioè ha votato meno della metà degli aventi diritto e il voto decisivo per la vittoria del centro destra è stato di Calenda e Renzi. Un laboratorio interessante per intuire cosa potrà succedere prossimamente.

Po la  vicenda Schlein. Si .. no … forse … non ora.. ci ho ripensato … dipende ... vedremo. Se c’erano poche speranze che qualcosa potesse andare bene (ovvero andare male), secondo il teorema di Murphy andranno certamente male, ovvero peggio (Se c'è una possibilità che varie cose vadano male, quella che può arrecare il danno maggiore sarà la prima a farlo; Se si prevedono quattro possibili modi in cui qualcosa può andare male, e si prevengono, immediatamente se ne rivelerà un quinto; Lasciate a se stesse, le cose tendono ad andare di male in peggio”.

Ecco allora che facciamo scendere il cielo sulla terra e affrontiamo la “RAI di mezzo” tracimata dalla valanga che è solo all’inizio del suo precipitare e che non si sa dove potrà mai fermarsi. Paradossale ma è “di mezzo” anche lo scontro previsto tra le due ali del VII piano di Viale Mazzini: da un lato l’AD e dall’altro il DG oramai accumunato da un insolito destino: salvare il salvabile (se stessi). Per il resto, si vedrà. La presidente si è smarrita nei corridoi. Chissà, forse sta pensando al suo futuro alla BBC.

Ieri sono stati pubblicati gli elenchi dei candidati che il Parlamento dovrà eleggere per il prossimo Cda. Ancora però non è dato sapere con chiarezza cosa intendono fare il PD e il M5S. Nei giorni scorsi la segretaria del PD ha dichiarato che non avrebbe presentato “suoi” rappresentanti mentre la Floridia (presidente Vigilanza M5S) ha dichiarato che il prossimo Cda potrebbe essere illegittimo se non applica il MFA. Poco, troppo poco e non ancora del tutto chiaro. La domanda è semplicissima: intendono pescare nel sacchetto ed estrarre a caso un nome oppure provare ad applicare i criteri di selezione aperta e trasparente?

Oggi è previsto il Cda e si presume che possano volare stracci, magari sotto il tavolo per evitare di fare ulteriori danni più di quanto non ne siano stati fatti. Sono attesi “provvedimenti” come ha minacciato Sergio  e vedremo quali saranno. Ieri la Repubblica, a firma di Giovanna Vitale, ha scritto “Un clima che rischia di aggravare lo scontro in corso in Viale Mazzini. Dove nessuno ha più la certezza di mantenere la poltrona. Non l'ad Sergio, da mesi intento a prendere le distanze da Rossi e soci, per proporsi come unico argine alla catena (nera) di comando Rai, nella speranza di restarne alla guida. Non il dg Rossi, intellettuale organico a FdI piazzato alla testa di una schiera di fedelissimi che fin qui ha collezionato solo flop: format sbagliati e conduttori incapaci di produrre ascolti. Il suo direttore di staff, Davide Di Gregorio, sospettato di aver trattato la cancellazione di Scurati senza dir nulla al suo capo”. Il capo staff di un DG agisce “senza dir nulla al suo capo”??? A chi si riferiva Sergio quando ha sostenuto di”non essere stato informato”? Ora si va “ai materassi” (M. Puzo, il Padrino)???

Ieri è successo un fatto inedito, inusuale: Rossi (amico di .. candidato a … etc etc) si è lanciato in una intemerata avventura. Ha rilasciato dichiarazioni come se fosse lui il responsabile editoriale dell’Azienda e, ci dicono, la cosa ha fatto girare qualcosa a qualcun altro “Si è portato avanti il lavoro o altrimenti ha messo le mani avanti per non cadere indietro. La sua certezza traballa” ci dicono). Lasciamo perdere il merito di quanto ha scritto (irrilevante) perché vale di più il metodo: la comunicazione diretta, frontale e in prima persona tipica di chi avverte il pericolo incombente che, questa volta ha nomi, cognomi e indirizzo: l’accoppiata Rossi e Agnes non sembra più essere scritta nel libro del destino ineluttabile e precostituito. Altri e agguerriti concorrenti sono alle porte, tra le file del governo e tra quelle sparpagliate dell’opposizione.  

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lunedì 22 aprile 2024

RAI: la valanga è appena cominciata

Foto di Hans da Pixabay

Iniziamo la settimana con buona volontà ma con poche energie. Cerchiamo di mettere in ordine pensieri, parole, foglietti sparsi, appunti, mail e messaggi ancora da leggere, bollette da pagare e appuntamento con il veterinario. Ovviamente, nel frattempo, ci sono i giornali da leggere. Non è facile iniziare. Abbiamo la certezza di trovarci sul bordo di una valanga e non sappiamo bene da che parte osservare.

Oggi il titolo de La Stampa e quello di Repubblica sono sovrani e regnano su tutto il resto: “Le telefonate di Meloni a Rossi e Corsivi "Dovevate farne una questione di soldi" e “Il caso Scurati scuote i vertici della Rai. Gelo tra Sergio e Rossi” dove il “gelo” è solo un garbato eufemismo. Tutto si legge e si lega bene con gli interventi del Capo del Governo nei giorni scorsi: “Fiorello va blindato, dategli tutto”. La telefonata di Meloni per evitare la fuga dalla Rai” Il tempo 16 aprile. La premier chiama il DG di Viale Mazzini dopo l’addio del conduttore. E gli chiede di convincere Fiorello a rimanere” Open.openonline.it.  Poi la Meloni pubblica un Tweet su Scurati e prima ancora sempre sul Corriere si è letto di un presunto incontro della Meloni con Minoli dove si sarebbe trattato di presidenza RAI.

Non ci sono dubbi: la Meloni ha a cuore il destino della RAI ma, a quanto sembra, non ha le idee molto chiare su come agire e su chi può contare. Se è vero, come riteniamo essere vero, che oggi il centro della battaglia sia il rinnovo del Cda di Viale Mazzini la frenesia interventista della Meloni lascia intravvedere un certo "disagio" bene che vada di errata comunicazione. Torniamo al titolo del Corriere: il goffo tentativo di depistare sul tema “soldi” ovvero i 1800 euro del compenso pattuito con lo scrittore è miseramente fallito. È del tutto evidente a tutti che la Rai ha sperperato e sperpera in ogni istante della sua giornata ben altri compensi di ben altro rilievo.

La faccenda Scurati comunque ha segnato un colpo grave ai disegni di completamento dell’occupazione di Viale Mazzini. Improvvisamente, è apparso chiaro quanto a Palazzo Chigi, forse, avevano già intuito da quando iniziò a circolare la voce che il prossimo candidato AD Rai non fosse più Rossi ma Chiocci, attuale direttore del Tg1 (il primo a parlarne è stato Il Foglio lo scorso 8 novembre). I pasticciacci brutti di questi giorni avvenuti dentro e intorno Viale Mazzini stanno tracimando prevalentemente in direzione di un solo versante, quello dell’attuale DG e danno il segno tangibile di come il disordine regna sovrano mentre il solo tratto distintivo è la mancanza di  controllo editoriale sull’Azienda. La chicca è stata la partecipazione della vicedirettrice ( e non vicedirettore) del Tg1, Immacolata Boccia (la chiamano “Connie”), ad una trasmissione di RAI Tre dove ha dichiarato che  “L’aborto è un delitto, non un diritto”. Detto da chi ha una responsabilità editoriale di tale rilievo del Servizio Pubblico è  grave o no?

Comunque, calma e gesso. Oggi si attendono notizie e forse sorprese. Vedremo. La valanga è appena iniziata.

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domenica 21 aprile 2024

Il "Mondo a parte" della RAI tra rassegnazione e mutazione genetica

Foto di Engin Akyurt da Pixabay


Siamo appena reduci da un grande film, “Un mondo a parte” di Riccardo Milani che ci ha fornito una occasione di riflessione sulle vicende RAI di questi giorni che vi proponiamo. Ad un certo punto, la protagonista Virginia Raffaele dice: “Siamo rassegnati al peggio”. L’estensione logica di questo pensiero è “da alcuni anni siamo educati, sostenuti e abituati al peggio che sembra non avere fine ad anzi ci abitua ad un presente futuro sempre più minaccioso”. Semmai fosse un pensiero sostanziale, e lo riteniamo verosimile, ci siamo chiesti cosa è successo per rompere quel sottile equilibrio che per un certo tempo ha fatto ritenere questo Paese più o meno  saldamente e prevalentemente ancorato a principi e valori di democrazia, solidarietà e partecipazione civile.

Ci viene subito in mente il calo progressivo e inesorabile del numero delle persone che esercitano il diritto/dovere di voto. Ci viene subito in mente quel perfido e diffuso sentimento di egoismo e nazionalismo che pervade e si diffonde quando si tratta il tema dei migranti, delle persone che muoiono in mare. Ci viene in mente quell’ottuso e malvagio cinismo che ci fa assistere al massacro, allo sterminio di decine di migliaia di bambini, donne e anziani senza battere ciglio, senza provare orrore, dolore e sdegno.

Cosa è successo nella coscienza civile di questo Paese? È sempre stato così, è sempre stato un popolo opportunista e prezzolato, pronto a vendere l’anima al migliore offerente oppure ha nel suo animo profondo un solido e sano senso civile che giammai "crolla la cima per soffiar de’ venti"? Abbiamo forse fatto finta che non sia vero, che in fin dei conti la “maggioranza silenziosa” è sempre stata presente e intangibile intorno a noi con la quale, comunque, occorre fare  i conti a seconda delle opportunità, necessità e convenienze? Cosa è cambiato nel DNA, nel sentire comune, nella prevalente coscienza collettiva? Ci siamo chiesti, ci chiediamo ogni giorno, perché? Cosa ci ha indotto ad essere diversi da quello che siamo o che vorremmo essere o che siamo sempre stati nei bassifondi della nostra “morale”.

Una risposta possibile, una suggestione, ce la potrebbe aver fornito il film che vi abbiamo citato. La responsabilità potrebbe essere ricercata nel racconto, nella cosiddetta "narrazione", nella definizione delle agende, nell’imposizione di un ordine delle priorità arbitrario e rispondente ad interessi privati. Sono state le telecamere accese e i titoli che ci hanno guidato ed accompagnato nella nuova dimensione della percezione del presente, dell’ora e subito, del “anywhere, anytime and anyplace” che stravolge e ignora il passato, oscura il contesto e impedisce alla ragione a svolgere il suo compito???  

Ecco lo spiraglio dove si intravvede la RAI della cronaca attuale, la RAI degli ultimi anni che non è solo "TeleMeloni", ed ecco lo spunto che ci potrebbe aiutare a leggere le vicende di questi giorni. C’era una volta … quando si raccontava e si sosteneva a ragione che “la RAI ha accompagnato la crescita sociale e culturale del Paese”. C’era una volta … c’era una volta e basta e ora non c’è più. Quella RAI lì è finita da un pezzo, da quando è entrata nel “mercato”, da quando ha cominciato a fare i conti con la televisione commerciale, con i listini pubblicitari, con i “volti” dei personaggi, con “l’infotainment”, con le “piattaforme”, con i “social”, con i “giovani” che non la vedono più e gli anziani che si appisolano sul divano con l’ennesima replica di Montalbano. Ognuno che in Italia  lascia questa terra è, è stato, un telespettatore RAI e ognuno che nasce  invece potrebbe non vederla mai.  

Non sappiamo, non siamo in grado di fissare una data specifica, un punto esatto in cui è avvenuto il cambiamento radicale che ha mutato la posizione, il ruolo e il peso che la “televisione”, segnatamente quella proposta dalla RAI, ha esercitato nel più vasto processo di mutamento  del Paese. Non è stata sola, certo: ha avuto buona compagnia dei diretti concorrenti che spesso ha rincorso e assimilato nel linguaggi e nei contenuti. Ad un certo punto è avvenuta una mutazione genetica, una inversione radicale, uno stravolgimento quasi epocale nella forma, nelle modalità di raccontare e nei contenuti che la televisione del Servizio Pubblico ha proposto. E' avvenuta una lenta e progressiva abdicazione da un modello educativo, formativo e informativo, alla BBC per intenderci, indirizzato alla crescita, allo sviluppo di conoscenze e competenze ad uno indefinito, paludoso e nebbioso che forse proprio in questa natura indeterminata definisce la propri identità. Come abbiamo titolato nei giorni scorsi e vale per la RAI come per il Paese: senza visione, senza missione. Giuseppe De Rita scrisse una metafora suggestiva: un Paese come una barca in alto mare con le vele senza vento, senza bussola e senza una rotta. Galleggia ma non sa dove andare. 

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