No, proprio no, la
Rai non è la BBC e forse non potrà mai esserlo. Ieri due avvenimenti hanno riportato
in vigore questo antico pensiero. Il primo lo ha fornito la lezione che Tony
Hall, CEO della BBC ha tenuto a Roma nell’ambito del Prix Italia (of course, sulla
stampa non se ne accorto nessuno) mentre il secondo lo ha fornito la messa in
onda su RaiDue dello speciale in memoria di Renzo Boncompagni con il titolo,
appunto, “Non è la BBC”.
Ci sono mille buoni motivi, tutti molto importanti,
che sottolineano questa differenza. Tanto per capirci: la BBC è capace di spendere
cifre rilevanti per sostenere per settimane o mesi una troupe (propria, non in appalto) per fargli
riprendere il momento esatto in cui un leone nella foresta fa pipì sotto un boabab.
Pensate se a Viale Mazzini si possono permettere una cosa del genere. La BBC
investe milioni di Euro (di sterline) per la programmazione verso l’estero e la
Rai per il canale in lingua inglese, previsto dal Contratto di servizio e
definito nel Piano industriale, prevede di spendere 30 milioni in tre anni,
dieci milioni l’anno con i quali non ci si paga nemmeno la bolletta della luce della
redazione. Last but not least: nei giorni scorsi lo stesso Tony Hall, alla
convention della Royal Television Society a Cambridge, ha dichiarato che “ con
l’arrivo di nuovi operatori sul mercato come Disney o Apple ci sarà una seconda ondata di disruption per
la televisione pubblica … che rappresenta un'opportunità per la BBC di offrire un servizio
ancora migliore al pubblico”.
Avete mai sentito l’AD di Viale
Mazzini pronunciare, a ragion veduta, qualcosa di simile? Andatevi a rileggere
la sua intervista rilasciata giusto un anno addietro, 30 settembre 2018, e fate un bilancio di cosa
è o non è avvenuto :
... un anno ... No, la Rai non è e forse non sarà mail la BBC … pensiamo ad
altro.
Il tema della missione del Servizio Pubblico, delle risorse economiche su cui poggia,
insieme a quello della governance e a quello delle tecnologie sono i pilastri
delle differenze e delle opportunità.
Il secondo spunto che si lega al primo si riferisce alla trasmissione
di Rai Due di ieri sera. Giù il capello di fronte ai maestri della Tv e
Boncompagni certamente lo è stato e quindi doveroso un omaggio. Ma il tema è che ormai da tempo sugli schermi e intorno alla Rai è tutto un fiorire di
ritorno al passato glorioso che fù il Servizio Pubblico. Il declino dell’impero
mazziniano ha un titolo e una collocazione sontuosa in palinsesto: Techedeche, la rappresentazione simbolica,
iconica, della difficoltà a proporre il presente e immaginare il futuro. Si aggiunga
poi la ventesima riproposizione di Montalbano in prima serata (tanto per
garantire una boccata di ossigeno agli ascolti) e la mostra del Prix Italia sui
10 programmi che hanno fatto la storia del Servizio Pubblico ed ecco il
quadretto. No, proprio no … non è la BBC.
Veniamo alla cronaca. Nel calendario della crisi pubblicato
su questo blog alcuni giorni addietro abbiamo scritto la cadenza
temporale/politica che interesserà la Rai nelle prossime settimane/mesi. Abbiamo
sottovalutato un’altra partita non meno importante che, abbiamo saputo,
potrebbe creare non poche difficoltà. Quella relativa alla composizione della
composizione della Commissione parlamentare di Vigilanza a seguito della
scissione dei renziani dal PD. Si
dovranno ricostruire equilibri politici interni ed esterni alla maggioranza di Governo
e non sarà facilissimo ed immediato trovare una soluzione. Nella stessa
componente M5S ci risulta qualche difficoltà di orientamento. Nei giorni scorsi è stato sostituito il Capogruppo Gianluigi Paragone con Francesca Flati. Perchè? A questo
proposito, non è ancora del tutto chiaro chi sarà il responsabile del dossier “comunicazione”
in particolare riferito al punto 11 del programma di governo come, per quanto sia
noto, non è stata ancora conferita la delega alle TLC. Nota a margine: mentre
il Pian industriale sgiace sonnacchioso al MISE, la Vigilanza ha il compito di
affrontare il Piano editoriale che, giocoforza, è intrinsecamente connesso con
quello industriale. Da ricordare che il Contratto di servizio prevede la “rimodulazione
delle testate giornalistiche” … così, tanto per dire …qualcuno ne ha sentito
parlare?
bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento