lunedì 29 aprile 2024

RAI: il dolore e il "potere"

Foto di Sammy-Sander da Pixabay

La notizia del giorno è una staffilata secca e gelida, un colpo al cuore. Un collega, un ex collega, Franco Di Mare, ha rivelato ieri di essere gravemente malato, forse per aver respirato particelle di amianto o uranio impoverito durante le sue trasferte come corrispondente RAI nei Balcani. È una notizia che addolora e il dolore si raddoppia quando leggiamo dal Corriere:

È sdegnato dai vertici Rai. «Quando mi sono ammalato ho chiesto di avere lo stato di servizio, con l’elenco delle missioni, per supportare la diagnosi. Ho mandato almeno 10 mail, dall’AD al capo del personale. Nessuna risposta».

Silenzio. «Con alcuni prendevo il caffè ogni mattina. Ero un dirigente come loro, direttore ad interim di Raitre. Gli ho scritto messaggi sul cellulare chiamandoli per nome: “Ho una malattia terminale”. Mi hanno ignorato. Ripugnante, dovrebbero vergognarsi. Peraltro il palazzo di viale Mazzini è pieno d’amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro».

Ecco svelarsi l’altra faccia della RAI: quella che premia o punisce  a corrente alternata, a  seconda delle opportunità o convenienze. La Rai del “faremo sapere” quando un consigliere, Riccardo Laganà, chiedeva notizie o chiarimenti che puntualmente non arrivavano mai. La Rai del “prenderemo provvedimenti” (vedi caso Scurati) che siamo in attesa di sapere e capire quali saranno. La Rai del “business” privato o privatizzato di fatto e quasi di diritto dal potere di agenti, società di produzione esterna e affaristi di ogni specie in grado di fare di disfare palinsesti a loro immagine e convenienza con le debite connivenze. La Rai che sapeva, ha sempre saputo da decenni, decenni, di avere Viale Mazzini infestato di amianto e nessuno ha mai posto e risolto il problema definitivamente. Infine la Rai delle persone, dei rapporti più o meno amicali/professionali che si reggono quel tanto che si vive sotto lo stesso tetto, quel tanto che basta a sentirsi parte della stessa “famiglia” e che poi, alla bisogna, ti ignorano come ha scritto Franco Di Mare. Finché sei utile, finché fai parte del “giro” il telefono squilla in continuazione mentre non appena esci dalla giostra per qualsiasi motivo, non appena non sei più in grado di “scambiare” qualcosa, fossero solo miserabili informazioni, sei cancellato dall’elenco telefonico in un soffio.  Chi chiederà conto della mancate risposte alle sue mail?

Franco, ti abbracciamo forte!!!

Il Potere … già il Potere con la P maiuscola o minuscola, “il” potere o “i” poteri che governano la RAI. In questi giorni parliamo di quello che dovrebbe essere il Potere sovrano nella titolarità del governo dell’Azienda e invece dobbiamo parlare del Potere del Governo (con la G maiuscola) che controlla l’Azienda grazie alla Legge 220. Il “governo” della RAI, dal 2016 in particolare, si è caratterizzato dalla sua forte marcatura diretta con Palazzo Chigi, con incontri e telefonate più o meno riservate necessarie a mettere le cose a posto, a concordare nomi e cognomi del favorito di turno. Quello del Cda è un potere monco, fiacco, ai limiti dell’irrilevante poiché le grandi decisioni venivano prese al fuori di esso e financo contro di esso: vedi in assoluto il tema canone ridotto, quasi “a loro insaputa”. Vedi pure il Contratto di servizio quasi sbertucciato nella forma e nella sostanza: approvato a settembre e poi a gennaio e poi ancora a marzo è ancora chiuso nei cassetti di chissà dove. A cosa serve un potere” aziendale così combinato, sempre sotto schiaffo del “Potere” di turno?

Poi quel "potere", come abbiamo letto (e rileggeremo con un certo disgusto) nell’intervista di ieri  che non sappiamo bene se assegnarli il maiuscolo o il minuscolo. È minuscolo se pensiamo che, in fin dei conti, agisce nel sottobosco degli intrallazzi, nel retrobottega degli aperitivi e delle vacanze con le famiglie insieme dove chi paga comanda. Appare, così detto, minuscolo. Forse invece è maiuscolo se lo leggiamo nella capacità di entrare nei meandri, nella vene portanti, del Servizio Pubblico, di influenzare le scelte e gli orientamenti, i linguaggi e i comportamenti che poi si riversano sul pubblico, sui telespettatori. È un Potere enorme che non solo muove soldi a palate, ma incide profondamente nella cultura collettiva del Paese senza alcun controllo, senza alcun argine. Terrificante.

bloggorai@gmail.com


domenica 28 aprile 2024

RAI: i fatti e le persone

Gli eventi, i fatti e le cose avvengono per opera delle persone. Semplicemente, sono gli umani che producono gli accadimenti che li riguardano e non viceversa. Si tratta di una affermazione sommaria, forse anche eccessivamente sintetica ma può racchiudere un rilevante frammento di verità.


Oggi compare su Il Giornale una lunga intervista al noto manager Lucio Presta. La sintesi, per come noi la interpretiamo, è  Lapidaria: il Festival di Sanremo degli ultimi anni è stato ideato, prodotto è realizzato non dalla Rai ma da lui medesimo. Il Servizio Pubblico ha solo gentilmente prestato le telecamere, i tecnici e l’organizzazione con buona pace degli atti di indirizzo della Vigilanza. Amen. Quando il giocattolo si è rotto e il presentatore Amadeus, a suo dire ingrato, ha cominciato a volersi mettere in proprio I rapporti tra i due si sono interrotti.

È un’intervista che merita essere incorniciata non tanto per la sua ricostruzione delle loro Vicende private, personali, ma per quanto si legge sullo sfondo: la Rai e le persone che la dirigono che si muovono dietro, nelle cene, negli incontri riservati, nelle trattative più o meno occulte, negli accordi informali tra soggetti indefiniti. 

In questo senso riprendiamo quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi: anche la Rai ha partecipato a quel vasto processo di degrado culturale e sociale di cui il Festival di Sanremo è un segno iconico oltre le luci del palco e dell’esultanza per gli ascolti.  È sufficiente ricordare le bizzarrie  dei meccanismi di voto, le pubblicità più o meno occulte e così via. Da tempo siamo abituati al peggio strisciante e permeante, occulto e misterioso. 

E ora, che ne sarà di noi, di questa Rai, del prossimo Sanremo? “The future is unwritten”. Però, qualcosa possiamo fare e nei prossimi giorni lo faremo.


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Ps: oggi scriviamo in condizione tecnologica improvvisata. Scusate il disturbo


RAI: la banalità delle cose

Gli eventi, i fatti e le cose avvengono per opera delle persone. Semplicemente, sono gli umani che producono gli accadimenti che li riguardano e non viceversa. Si tratta di una affermazione sommaria, forse anche eccessivamente sintetica ma racchiude un rilevante frammento di verità.


Oggi compare su Il Giornale una lunga intervista al noto manager di spettacolo Lucio Presta.  

La sintesi, per come noi la interpretiamo, è  lapidaria: il Festival di Sanremo degli ultimi anni è stato ideato, prodotto è realizzato non dalla Rai ma lui medesimo. Il Servizio Pubblico ha solo gentilmente prestato le telecamere, i tecnici e l’organizzazione. Atti di indirizzo della Vigilanza??? Boh!!! Amen. 

Quando il giocattolo si è rotto e il presentatore Amadeus, a suo dire ingrato, ha cominciato a volersi mettere in proprio i rapporti tra i due si sono interrotti e sappiamo poi come è andata a finire. 


È un’intervista che merita essere incorniciata non tanto per la sua ricostruzione delle loro vicende private, personali, ma per quanto si legge sullo sfondo: la Rai e le persone che la dirigono che si muovono dietro le quinte, nelle cene a casa sua, negli incontri riservati, nelle trattative più o meno occulte, negli accordi informali tra soggetti indefiniti. 


In questo senso riprendiamo quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi: anche la Rai ha partecipato a quel vasto processo di degrado culturale e sociale di cui il Festival di Sanremo è un segno iconico oltre le luci del palco e dell’esultanza per gli ascolti.  È sufficiente ricordare le bizzarrie  dei meccanismi di voto, le pubblicità più o meno occulte e così via. 


Da tempo siamo abituati al peggio strisciante e permeante, occulto e misterioso. 


E ora, che ne sarà di noi, di questa Rai, del prossimo Sanremo? “The future is unwritten”. Però, qualcosa possiamo fare e nei prossimi giorni.


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sabato 27 aprile 2024

Senza titolo

Oggi la sola notizia meritevole di attenzione non la scrive nessun giornale: il PD, la segretaria Schlein, "sta meditando" di non presentare un candidato per il nuovo Cda.

Sarebbe un importante passo avanti e speriamo che la meditazione si concluda presto. Siamo invece ancora in attesa che il M5S esca allo scoperto... specie dopo le dichiarazioni della Presidente della Vigilanza Barbara Floridia.

Ma il tema  in verità non è presentare o meno una "propria" candidatura. Il tema è sostenere che non si dovrebbe procedere con la vecchia Legge 220 e invece applicare subito i criteri imposti dal MFA: aperti, trasparenti e non discriminatori.

Tutto il resto è fumo.

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venerdì 26 aprile 2024

RAI: si accettano scommesse!!!

Foto di Ryan McGuire da Pixabay


La questione si complica … assai. Tutto ciò che si credeva possibile sul futuro della RAI fino a non poche settimane addietro, ora improvvisamente si è reso tutto molto più difficile. Molti erano pronti a scommettere che “Telemeloni” potesse fare bingo con un prossimo Cda a sua immagine e somiglianza e ora invece tacciono. Cosa è successo? Non tanto e non solo i fatti noti su Amadeus, Porta a Porta sull’aborto, la censura a Scurati… bazzecole … quanto invece per il dirompente EMFA, per l’emergere del nervosismo sottotraccia sia dopo le elezioni in Basilicata sia per l’approssimarsi di quelle europee. Gli accordi che si ritenevano facili e sicuri ora non lo sono più, per nessuno, interni alla maggioranza, interni all’opposizione e tra maggioranza e opposizione.

Per un semplice e banale motivo: oggi, nelle condizioni determinate, nessuno è in grado di patteggiare e scambiare nulla in virtù del fatto che non sono chiari i rapporti di forza che si andranno a determinare dopo le europee.

Un solo punto a noi sembra chiaro, a proposito di “desiderata” di Palazzo Chigi: il DG Rossi già da tempo non dormiva sonni tranquilli sul suo futuro a Palazzo Chigi e ora più che mai le notti si sono fatte più buie e tempestose. Dallo scorso novembre iniziò a circolare al voce secondo cui la Meloni aveva spostato i suoi interessi verso il direttore del Tg1 Chiocci che poi avrebbe smentito. Ma, si sa come vanno le cose. Ora però, sembra, pare, dicono che si possa andare oltre una figura interna e cercare tra persone fidate esterne alla RAI, un manager che consenta alla Meloni di salvare capra e cavoli: mantenere la posizione di comando sull’azienda e una figura adeguata alla necessità evitando di essere impallinata ogni giorno con l’accusa di avere imposto un suo amico. Un nome sta girando.

Questa operazione si andrebbe ad incastrare con un “giro” più largo: garantire al PD la presidenza, tre posti in cda al Governo, uno al 5S e il rappresentate dei dipendenti che potrebbe riservare una sorpresa. Ne avevamo accennato in uno dei Post precedenti: la cosiddetta "ipotesi cappotto". Se qualcuno volesse mai forzare la mano e chiudere la partita il prossimo 20 maggio questo potrebbe essere un schema sul quale, ci dicono, qualcuno sta lavorando. Altrimenti … se ne parla con il caldo di giugno, luglio, agosto ... settembre.

Bloggorai una idea se l’è fatta e, come al solito, ha bisogno di un modesto sostegno economico e accetta scommesse. Si può fare qualcosa e bisogna farlo subito ... rimanete sintonizzati.

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giovedì 25 aprile 2024

Oh bella RAI ciao ... ciao !!!



Questa mattina … mi son svegliato … 

o bella RAI o bella RAI… bella RAI ciao ciao!!!

Alle 6 del mattino, quando la luna piena lasciava spazio al primo cielo ancora macchiato di nuvole ci siamo messi in viaggio. Solito appuntamento alle 8 con il Circolo Trattoristi della Bassa Val Tiberina. Mani callose e poche parole. Un caffè e via. Oggi si lavora e non c’è tempo da perdere anche se si festeggia il 25 aprile, la Liberazione del Paese dai nazifascisti.

Oggi ci risparmiamo di commentare il ritorno di Chiambretti in Rai e il francobollo di Guglielmo Marconi.

Chiediamo allora ai nostri amici cosa sanno della Rai, di Amadeus che emigra, di Bruno Vespa che parla di aborto con sette uomini, della censura del testo di Scurati. La sintesi di battute e di sguardi traversi è semplice: la RAI è distinta e distante! “Non è più quella di una volta”. Già, ma quale RAI era quella “buona” e quale RAI è oggi “cattiva”? Di quale tempo passato parliamo o di quanto tempo addietro?

Ora, oggi 25 aprile 2024, ci svegliamo e la troviamo “Telemeloni” ma anni prima al risveglio l’abbiamo trovata “Teleberlusconi” che, forse, dicono, seppure di destra erano meglio di questi. Cosa è cambiato da allora?

Ricordate: nei giorni scorsi (vi abbiamo accennato al film di Riccardo Milani “Un mondo a parte” e abbiamo scritto “… Ad un certo punto, la protagonista Virginia Raffaele dice: “Siamo rassegnati al peggio”… Un peggio che sembra non avere fine ad anzi ci abitua ad un presente futuro sempre più minaccioso”. Già, questo “peggio” è arrivato. Ma non è arrivato ieri, l’anno scorso. Ci siamo abituati, forse anche rassegnati ad osservare attoniti quanto di peggio potevamo immaginare.

“Sperammo invano che la televisione in Italia la televisione non si avverasse mai” (Paolo Monelli, 1953) e invece non solo è arrivata ma per un lungo tratto della storia nazionale ha accompagnato e sostenuto la crescita e la formazione civile degli italiani. Poi, ad un certo punto e non sappiamo bene quando, la televisione tutta è cambiata, ha mutato il suo DNA e la Televisione tutta, non solo la RAI, ha virato al racconto del “peggio”: dalle immagini di guerre infinite nel tempo e nello spazio al racconto di un paese egoista, chiuso e avvolto su se stesso, pigro e nazionalista. E' cambiata la televisione delle innumerevoli repliche, delle "isole" e dei "pacchi", dei giornalisti che intervistano altri giornalisti e non i protagonisti. E' cambiata la televisione che prova a denunciare e a fare inchieste che poi spesso non portano da nessuna parte: la sanità colabrodo, i traporti, l’ambiente. La sensazione, come dicono al Circolo è sempre la stessa: “Tanto non cambia nulla” e qualcuno aggiunge “Ma perché dovrei votare?”.  

Ci sono ancoro tanti buoni motivi non solo per votare ma anche per pensare che la Televisione, tutta, possa essere migliore di quello che è o che potrebbe essere. Le cose le fanno le persone, gli uomini e le donne. Basta saper scegliere quelle buone, quelle capaci, quelle competenti, quelle esperte e possibilmente senza un mandato politico alle spalle. Si può fare e, per quanto riguarda la RAI, oggi si può fare molto di più di quanto non era possibile prima. L’occasione che ci fornisce il Media Freedom Act è buona ora, subito e non tra 15 mesi quando sarà troppo tardi.

Quando ci siamo salutati al Circolo ... “Va beh … mo’ ‘nnnamo a lavorà”. Anche per la Rai c’è da lavorare.

Buon 25 Aprile, festa della Liberazione!!!

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Attenzione

 Rimanete sintonizzati...post in arrivo...

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mercoledì 24 aprile 2024

RAI: oggi ... nel cuore della battaglia

Foto di smallbod da Pixabay

Una volta girava una pubblicità che diceva “Chi beve birra campa cent’anni”. Dopo sei lunghi anni di “onorata carriera” e alla vigilia del suo "compleanno",  permetteteci un piccolo sfizio di presuntuosa metafora: “Chi legge Bloggorai vive felice ed è solitamente bene informato … in anticipo … e gratis”.

Fuoco alle polveri: stiamo entrando nel pieno della battaglia, quanto successo nei giorni scorsi sono state solo scaramucce utili a prendere posizioni sul terreno e non è come titola oggi la Stampa “RAI: alla resa dei conti”. Quali conti si potranno mai fare? Chi potrà ammettere di avere sbagliato tutto o quasi? A partire dalla Meloni con le sue improvvide telefonate, a scendere pe’ li rami con l’AD Sergio che ammette candidamente di non essere stato informato, chi potrà mai riconoscere di non avere alcun controllo di quanto succede dentro la RAI? La resa dei conti potrebbe indurre a pensare che qualcuno possa avere il potere, la forza, di imporre una “sua” versione dei fatti e forte di questa considerazione fare giustizia e verità? No, non è così: sono note a tutti le tensioni fortissime tra tutte le componenti dei partiti che reggono la maggioranza di Governo dove nessuno è disponibile, ora, a scendere a patti o compromessi prima del tempo. “Ah,poter già conoscere la fine di questo giorno e dei suoi casi! Ma basterà che il giorno giunga alla fine perché la fine sia nota. Su andiamo avanti”… Bruto sulla piana di Filippi in attesa dello sconto fatale! E quel giorno sarà la sera del  prossimo 9 giugno. C’è da aggiungere, in verità, che pure nell’opposizione c’è poco da stare allegri: nei giorni scorsi Stefano Graziano, capogruppo PD in Vigilanza, ha dichiarato che “Nessuna decisione è stata presa” mentre del M5S non si sa più nulla.

Quanto successo nei giorni scorsi e quanto ancora potrà succedere segnano solo l’apertura delle ostilità destinate a durare molto tempo, forse anche dopo quella data. Formalmente, il primo scontro in calendario potrebbe (ma solo potrebbe) avvenire già il prossimo 20 maggio quando è prevista con certezza la votazione del rappresentante dei dipendenti RAI. anche in quel campo la contesa sarà aspra e, come pure abbiamo scritto, non è per nulla scontato che l’attuale consigliere Di Pietro possa farcela ad essere rilette. Contro di lui una candidatura importante espressa dalla CGIL: Alessandra Clementini. Ci dicono che la partita è solo tra questi due nomi, il terzo nome, Pietro Muratori espresso dalla CISL non sembra avere molti consensi.

Ora però si tratta di vedere la composizione delle truppe nei due campi di battaglia contigui e la loro dislocazione nel tempo. Il primo campo è quello dei 4 consiglieri eletti dal Parlamento e il secondo dei due nominati dal Governo secondo i criteri della Legge 220 del 2015. Cominciamo a ribadire chiaramente che questa Legge è, di fatto, superata dal MFA che renderebbe illegittimo il nuovo Cda nominato con quei criteri. Come ha detto oggi Roberto Zaccaria in una intervista a La Stampa “… alla luce del nuovo European Media Freedom Act che ci apre le porte della Corte Costituzionale perché le norme sono illegittime e la procedura di selezione del management non è idonea” e prima ancora la Presidente della Vigilanza, Barbara Floridia.  

Sui nomi dei candidati a Camera e Senato, al momento, non ci pronunciamo: occorre riflettere attentamente. Ci sono osservazioni interessanti per chi è fuori e per chi è dentro. Mentre nel secondo campo, quello dei due nomi espressi dal Governo (Ad e Presidente) a quanto sembra siamo ancora in altissimo mare. Ribadiamo quanto sosteniamo da tempo: il ticket Rossi/Agnes che per molti mesi ha tenuto banco e considerato granitico si sta rivelando più fragile di un grissino ammuffito. Nessuno ha la forza, compresa la Meloni, di fare un colpo di mano sul “malloppo grosso” e le vicende dei giorni scorsi hanno obiettivamente indebolito Rossi e il suo staff. Di mezzo c’è la nomina del/la presidente che richiede obbligatoriamente il voto favorevole dei 2/3 dei parlamentari della Vigilanza e la maggioranza, da sola, questi voti NON li ha. Quindi, deve giocoforza fare un accordo con qualcuno in grado di dare una mano. Con chi e in cambio di cosa?

Allora questi i possibili scenari:

A. il 20 maggio si potrebbe votare solo il rappresentante di dipendenti. Camera e Senato chiudono i battenti per la pausa elettorale europea e se ne riparla a metà giugno.

B. il 20 maggio il Parlamento vota i suoi quatto nomi e contestualmente il Governo esprime i suoi due nomi.

C. Il Parlamento vota il 20 maggio ma il Governo non esprime i suoi nomi.

D. Salta il banco: si prende atto del MFA e si procede con i nuovi criteri indicati. Nel frattempo l’attuale Cda rimane in prorogatio.

Bloggorai accetta scommesse: se ne riparla con il fresco autunnale.

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martedì 23 aprile 2024

Gli "stracci" primaverili di Viale Mazzini e dintorni

Foto di Emy da Pixabay

La  vita è un  appuntamento, solo che noi non sappiamo mai il quando, il chi, il come, il dove.” (Antonio Tabucchi)

Odio le mezze misure, sono per la totalità in tutto.
Per me mezzo, è la metà di un niente. (Vasco Pratolini)

L’era dei rinvii, delle mezze misure, degli espedienti ingannevolmente consolatori, dei ritardi è da considerarsi chiusa. Ora inizia il periodo delle azioni che producono delle conseguenze. (Winston Churchill)

Io non sono fatto per le mezze misure. (Napoleone Bonaparte)

 

Tutto ciò che è “di mezzo” si presta a confusione e difficoltà di interpretazione. Anche la Primavera come stagione di transizione è complicata: non fa freddo ma non fa ancora caldo, le gemme sono in fiore ma, come successo lo, scorso anno, potrebbero essere gelate da una ondata di maltempo. La mia mamma per affrontare questo periodo ci faceva bere un bibitone amaro di “complesso vitaminico B12”. Sosteneva che ci vuole forza, tanta forza e tanto coraggio.

Cominciamo dai risultati in Basilicata dove il dato più evidente è stato “Elettori: 567.939 | Votanti: 282.886 (49,81%)” cioè ha votato meno della metà degli aventi diritto e il voto decisivo per la vittoria del centro destra è stato di Calenda e Renzi. Un laboratorio interessante per intuire cosa potrà succedere prossimamente.

Po la  vicenda Schlein. Si .. no … forse … non ora.. ci ho ripensato … dipende ... vedremo. Se c’erano poche speranze che qualcosa potesse andare bene (ovvero andare male), secondo il teorema di Murphy andranno certamente male, ovvero peggio (Se c'è una possibilità che varie cose vadano male, quella che può arrecare il danno maggiore sarà la prima a farlo; Se si prevedono quattro possibili modi in cui qualcosa può andare male, e si prevengono, immediatamente se ne rivelerà un quinto; Lasciate a se stesse, le cose tendono ad andare di male in peggio”.

Ecco allora che facciamo scendere il cielo sulla terra e affrontiamo la “RAI di mezzo” tracimata dalla valanga che è solo all’inizio del suo precipitare e che non si sa dove potrà mai fermarsi. Paradossale ma è “di mezzo” anche lo scontro previsto tra le due ali del VII piano di Viale Mazzini: da un lato l’AD e dall’altro il DG oramai accumunato da un insolito destino: salvare il salvabile (se stessi). Per il resto, si vedrà. La presidente si è smarrita nei corridoi. Chissà, forse sta pensando al suo futuro alla BBC.

Ieri sono stati pubblicati gli elenchi dei candidati che il Parlamento dovrà eleggere per il prossimo Cda. Ancora però non è dato sapere con chiarezza cosa intendono fare il PD e il M5S. Nei giorni scorsi la segretaria del PD ha dichiarato che non avrebbe presentato “suoi” rappresentanti mentre la Floridia (presidente Vigilanza M5S) ha dichiarato che il prossimo Cda potrebbe essere illegittimo se non applica il MFA. Poco, troppo poco e non ancora del tutto chiaro. La domanda è semplicissima: intendono pescare nel sacchetto ed estrarre a caso un nome oppure provare ad applicare i criteri di selezione aperta e trasparente?

Oggi è previsto il Cda e si presume che possano volare stracci, magari sotto il tavolo per evitare di fare ulteriori danni più di quanto non ne siano stati fatti. Sono attesi “provvedimenti” come ha minacciato Sergio  e vedremo quali saranno. Ieri la Repubblica, a firma di Giovanna Vitale, ha scritto “Un clima che rischia di aggravare lo scontro in corso in Viale Mazzini. Dove nessuno ha più la certezza di mantenere la poltrona. Non l'ad Sergio, da mesi intento a prendere le distanze da Rossi e soci, per proporsi come unico argine alla catena (nera) di comando Rai, nella speranza di restarne alla guida. Non il dg Rossi, intellettuale organico a FdI piazzato alla testa di una schiera di fedelissimi che fin qui ha collezionato solo flop: format sbagliati e conduttori incapaci di produrre ascolti. Il suo direttore di staff, Davide Di Gregorio, sospettato di aver trattato la cancellazione di Scurati senza dir nulla al suo capo”. Il capo staff di un DG agisce “senza dir nulla al suo capo”??? A chi si riferiva Sergio quando ha sostenuto di”non essere stato informato”? Ora si va “ai materassi” (M. Puzo, il Padrino)???

Ieri è successo un fatto inedito, inusuale: Rossi (amico di .. candidato a … etc etc) si è lanciato in una intemerata avventura. Ha rilasciato dichiarazioni come se fosse lui il responsabile editoriale dell’Azienda e, ci dicono, la cosa ha fatto girare qualcosa a qualcun altro “Si è portato avanti il lavoro o altrimenti ha messo le mani avanti per non cadere indietro. La sua certezza traballa” ci dicono). Lasciamo perdere il merito di quanto ha scritto (irrilevante) perché vale di più il metodo: la comunicazione diretta, frontale e in prima persona tipica di chi avverte il pericolo incombente che, questa volta ha nomi, cognomi e indirizzo: l’accoppiata Rossi e Agnes non sembra più essere scritta nel libro del destino ineluttabile e precostituito. Altri e agguerriti concorrenti sono alle porte, tra le file del governo e tra quelle sparpagliate dell’opposizione.  

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lunedì 22 aprile 2024

RAI: la valanga è appena cominciata

Foto di Hans da Pixabay

Iniziamo la settimana con buona volontà ma con poche energie. Cerchiamo di mettere in ordine pensieri, parole, foglietti sparsi, appunti, mail e messaggi ancora da leggere, bollette da pagare e appuntamento con il veterinario. Ovviamente, nel frattempo, ci sono i giornali da leggere. Non è facile iniziare. Abbiamo la certezza di trovarci sul bordo di una valanga e non sappiamo bene da che parte osservare.

Oggi il titolo de La Stampa e quello di Repubblica sono sovrani e regnano su tutto il resto: “Le telefonate di Meloni a Rossi e Corsivi "Dovevate farne una questione di soldi" e “Il caso Scurati scuote i vertici della Rai. Gelo tra Sergio e Rossi” dove il “gelo” è solo un garbato eufemismo. Tutto si legge e si lega bene con gli interventi del Capo del Governo nei giorni scorsi: “Fiorello va blindato, dategli tutto”. La telefonata di Meloni per evitare la fuga dalla Rai” Il tempo 16 aprile. La premier chiama il DG di Viale Mazzini dopo l’addio del conduttore. E gli chiede di convincere Fiorello a rimanere” Open.openonline.it.  Poi la Meloni pubblica un Tweet su Scurati e prima ancora sempre sul Corriere si è letto di un presunto incontro della Meloni con Minoli dove si sarebbe trattato di presidenza RAI.

Non ci sono dubbi: la Meloni ha a cuore il destino della RAI ma, a quanto sembra, non ha le idee molto chiare su come agire e su chi può contare. Se è vero, come riteniamo essere vero, che oggi il centro della battaglia sia il rinnovo del Cda di Viale Mazzini la frenesia interventista della Meloni lascia intravvedere un certo "disagio" bene che vada di errata comunicazione. Torniamo al titolo del Corriere: il goffo tentativo di depistare sul tema “soldi” ovvero i 1800 euro del compenso pattuito con lo scrittore è miseramente fallito. È del tutto evidente a tutti che la Rai ha sperperato e sperpera in ogni istante della sua giornata ben altri compensi di ben altro rilievo.

La faccenda Scurati comunque ha segnato un colpo grave ai disegni di completamento dell’occupazione di Viale Mazzini. Improvvisamente, è apparso chiaro quanto a Palazzo Chigi, forse, avevano già intuito da quando iniziò a circolare la voce che il prossimo candidato AD Rai non fosse più Rossi ma Chiocci, attuale direttore del Tg1 (il primo a parlarne è stato Il Foglio lo scorso 8 novembre). I pasticciacci brutti di questi giorni avvenuti dentro e intorno Viale Mazzini stanno tracimando prevalentemente in direzione di un solo versante, quello dell’attuale DG e danno il segno tangibile di come il disordine regna sovrano mentre il solo tratto distintivo è la mancanza di  controllo editoriale sull’Azienda. La chicca è stata la partecipazione della vicedirettrice ( e non vicedirettore) del Tg1, Immacolata Boccia (la chiamano “Connie”), ad una trasmissione di RAI Tre dove ha dichiarato che  “L’aborto è un delitto, non un diritto”. Detto da chi ha una responsabilità editoriale di tale rilievo del Servizio Pubblico è  grave o no?

Comunque, calma e gesso. Oggi si attendono notizie e forse sorprese. Vedremo. La valanga è appena iniziata.

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domenica 21 aprile 2024

Il "Mondo a parte" della RAI tra rassegnazione e mutazione genetica

Foto di Engin Akyurt da Pixabay


Siamo appena reduci da un grande film, “Un mondo a parte” di Riccardo Milani che ci ha fornito una occasione di riflessione sulle vicende RAI di questi giorni che vi proponiamo. Ad un certo punto, la protagonista Virginia Raffaele dice: “Siamo rassegnati al peggio”. L’estensione logica di questo pensiero è “da alcuni anni siamo educati, sostenuti e abituati al peggio che sembra non avere fine ad anzi ci abitua ad un presente futuro sempre più minaccioso”. Semmai fosse un pensiero sostanziale, e lo riteniamo verosimile, ci siamo chiesti cosa è successo per rompere quel sottile equilibrio che per un certo tempo ha fatto ritenere questo Paese più o meno  saldamente e prevalentemente ancorato a principi e valori di democrazia, solidarietà e partecipazione civile.

Ci viene subito in mente il calo progressivo e inesorabile del numero delle persone che esercitano il diritto/dovere di voto. Ci viene subito in mente quel perfido e diffuso sentimento di egoismo e nazionalismo che pervade e si diffonde quando si tratta il tema dei migranti, delle persone che muoiono in mare. Ci viene in mente quell’ottuso e malvagio cinismo che ci fa assistere al massacro, allo sterminio di decine di migliaia di bambini, donne e anziani senza battere ciglio, senza provare orrore, dolore e sdegno.

Cosa è successo nella coscienza civile di questo Paese? È sempre stato così, è sempre stato un popolo opportunista e prezzolato, pronto a vendere l’anima al migliore offerente oppure ha nel suo animo profondo un solido e sano senso civile che giammai "crolla la cima per soffiar de’ venti"? Abbiamo forse fatto finta che non sia vero, che in fin dei conti la “maggioranza silenziosa” è sempre stata presente e intangibile intorno a noi con la quale, comunque, occorre fare  i conti a seconda delle opportunità, necessità e convenienze? Cosa è cambiato nel DNA, nel sentire comune, nella prevalente coscienza collettiva? Ci siamo chiesti, ci chiediamo ogni giorno, perché? Cosa ci ha indotto ad essere diversi da quello che siamo o che vorremmo essere o che siamo sempre stati nei bassifondi della nostra “morale”.

Una risposta possibile, una suggestione, ce la potrebbe aver fornito il film che vi abbiamo citato. La responsabilità potrebbe essere ricercata nel racconto, nella cosiddetta "narrazione", nella definizione delle agende, nell’imposizione di un ordine delle priorità arbitrario e rispondente ad interessi privati. Sono state le telecamere accese e i titoli che ci hanno guidato ed accompagnato nella nuova dimensione della percezione del presente, dell’ora e subito, del “anywhere, anytime and anyplace” che stravolge e ignora il passato, oscura il contesto e impedisce alla ragione a svolgere il suo compito???  

Ecco lo spiraglio dove si intravvede la RAI della cronaca attuale, la RAI degli ultimi anni che non è solo "TeleMeloni", ed ecco lo spunto che ci potrebbe aiutare a leggere le vicende di questi giorni. C’era una volta … quando si raccontava e si sosteneva a ragione che “la RAI ha accompagnato la crescita sociale e culturale del Paese”. C’era una volta … c’era una volta e basta e ora non c’è più. Quella RAI lì è finita da un pezzo, da quando è entrata nel “mercato”, da quando ha cominciato a fare i conti con la televisione commerciale, con i listini pubblicitari, con i “volti” dei personaggi, con “l’infotainment”, con le “piattaforme”, con i “social”, con i “giovani” che non la vedono più e gli anziani che si appisolano sul divano con l’ennesima replica di Montalbano. Ognuno che in Italia  lascia questa terra è, è stato, un telespettatore RAI e ognuno che nasce  invece potrebbe non vederla mai.  

Non sappiamo, non siamo in grado di fissare una data specifica, un punto esatto in cui è avvenuto il cambiamento radicale che ha mutato la posizione, il ruolo e il peso che la “televisione”, segnatamente quella proposta dalla RAI, ha esercitato nel più vasto processo di mutamento  del Paese. Non è stata sola, certo: ha avuto buona compagnia dei diretti concorrenti che spesso ha rincorso e assimilato nel linguaggi e nei contenuti. Ad un certo punto è avvenuta una mutazione genetica, una inversione radicale, uno stravolgimento quasi epocale nella forma, nelle modalità di raccontare e nei contenuti che la televisione del Servizio Pubblico ha proposto. E' avvenuta una lenta e progressiva abdicazione da un modello educativo, formativo e informativo, alla BBC per intenderci, indirizzato alla crescita, allo sviluppo di conoscenze e competenze ad uno indefinito, paludoso e nebbioso che forse proprio in questa natura indeterminata definisce la propri identità. Come abbiamo titolato nei giorni scorsi e vale per la RAI come per il Paese: senza visione, senza missione. Giuseppe De Rita scrisse una metafora suggestiva: un Paese come una barca in alto mare con le vele senza vento, senza bussola e senza una rotta. Galleggia ma non sa dove andare. 

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RAI: un grandissimo ed eccellente stato confusionale

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

 “Grande il disordine sotto il cielo. Dunque, la situazione è eccellente”. Aggiungiamo di nostro: è eccellentissima!!!

C’è grande disordine e confusione tra i ranghi del Governo e non di meno tra quelli dell’opposizione e chi ne paga le conseguenze è il Servizio Pubblico e non tanto la RAI Azienda. Chi paga pegno è la percezione collettiva, il senso comune, le valutazioni e le comprensioni che ne hanno le persone, i cittadini, coloro che pagano il canone in cambio di un “servizio” sempre meno “pubblico” e sempre più “governativo”.

Quanto sta succedendo da alcuni giorni a questa parte a Viale Mazzini è dintorni è una storia tutta già scritta, non c’è quasi nulla di nuovo. Chi legge Bloggorai da tempo (quasi 6 anni) può ritrovare tutto financo nei dettagli. Abbiamo spesso scritto di palude dove, d’un tratto, si apre la luce e si illumina uno scenario previsto e prevedibile. La chiave di lettura è molto semplice: si scontrano la “vecchia volpe democristiana” e il “filosofo di Colle Oppio” che avevano, già da loro insediamento ed hanno tuttora, destini diversi e divergenti. Rispecchiano entrambi scuole di vita e di pensiero, tradizioni e ambizioni radicalmente antagoniste. Le nostre fonti nei diversi piani di Viale Mazzini ci tengono costantemente informati e da tempo ci raccontano che i due apparentemente (e nemmeno poi tanto) passeggiavano affettuosamente mano nella mano nei giardinetti di Viale Mazzini salvo poi, col calare delle tenebre, affilare i coltelli per preparare il loro futuro. Un futuro che non potrà mai essere a somma zero. Uno dei due dovrà soccombere ad un destino forse anche triste e meschino: tornare ad occuparsi di altro che non sia la guida della RAI. L’antica e gloriosa Associazione Trame e Complotti RAI sempre attiva e vigile al VII piano in questi giorni ha lavorato alacremente.

Quanto successo in questi giorni ha solo fatto precipitare la situazione, renderla plasticarne evidente: c’è una Rai di Governo e una Rai di contro governo con le “bande” che si frullano e si alternano costantemente tra loro in attesa degli esiti del prossimo voto europeo. Al momento, nessuna delle due parti è in grado di prevalere ed ogni colpo è buono per fiaccare l’avversario. Ad osservare la battaglia è comodamente seduta l’opposizione (???) che non sa che pesci prendere in attesa di capire l’esito dello scontro.

Segnaliamo due frasi significative dei due schieramenti: la prima è di Sergio oggi a La Stampa “Nessuno mi ha informato. Ho appreso del caso Scurati dal post che la giornalista Serena Bortone ha pubblicato profili social”. Nessuno lo ha informato? L’AD che non è informato di un fatto del genere? Chi è che avrebbe dovuto informarlo e non lo ha fatto e chi invece sapeva ed ha agito ad insaputa dell’AD? Chi ha interloquito con Palazzo Chigi?

La seconda frase è sul Corriere di oggi e si riferisce al PD: “… per protesta, potrebbe decidere di non avere un suo rappresentante nel Cda RAI…”. Allora, una volta per tutte: il PD come gli altri partiti NON dovrebbero avere un “loro rappresentante” ma dovrebbero solo eleggere una persona con i criteri previsti (in parte) dalla Legge e rinforzati dal MFA.  Comunque, rileggete i post precedenti: avrete notato certamente una delle nostre previsioni (opportunamente suggerita da autorevoli lettori): l’ipotesi di un “cappotto” 3 a 1 a danno del PD (che potrebbe venire compensato con un/a presidente di garanzia. Ipotesi che, ci dicono,  in queste ore si potrebbe essere rafforzata.

Manteniamo il punto 1. Il centro della battaglia è il “governo” dell’Azienda Rai per i prossimi tre anni con l’occhio al rinnovo della Concessione del 2027. Tutto si deve leggere in questa chiave: canone, vendita di Rai Way, Contratto di Servizio (fantasma), crisi editoriale, transizione tecnologica e “media company” (di Servizio Pubblico lo aggiungiamo noi perché a molti fatica scriverlo). Dunque è intorno al nuovo Cda che si decide il futuro del Servizio Pubblico (necessario sempre distinguere i termini). Sottovalutare questo elemento e confonderlo con altri temi (riforme etc) rischia di compromettere una grande possibilità: inceppare il diabolico e perverso meccanismo che da più parti si sta tramando. Come ha detto ieri Sergio “Vogliono distruggere la RAI”. Già, ma ci dovrebbe pure dire chi, secondo lui, sarebbe nella sua mente il soggetto che opera in questa direzione, se proprio non gli riesce o non vuole, dovrebbe prendere atto che non controlla la situazione e trarne le dovute conseguenze.

Manteniamo il punto 2. Lo scontro decisivo si verificherà dopo le elezioni europee. Non ci sono ragioni ragionevolmente plausibili perché si possano fare accordi prima ancora di sapere la “consistenza” politica delle forze in campo. Chi dovrebbe “cedere sovranità” a chi e in cambio di cosa? Calma e gesso.

Ci aggiorniamo presto … rimante sintonizzati: ormai la valanga è partita.

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sabato 20 aprile 2024

La Zona Grigia della RAI prossima ventura

Foto di Claire Francis da Pixabay

Con la settimana che si sta per chiudere inizia la stagione della confusione e dell’incertezza per la RAI e per il Servizio Pubblico. Si defila all’orizzonte una zona grigia, una terra di nessuno dove tutto e il contrario di tutto sarà possibile, si intravvede una palude nebbiosa dai confini indeterminati. Tra l’altro si chiude con le pagine più oscure e ignobili dell’informazione del Servizio Pubblico: la puntata di Porta a Porta condotta da Bruno Vespa dove si è trattato il tema aborto con "soli" sette uomini e la cancellazione del monologo di Scurati previsto per questa sera su RAI sul tema del 25 aprile. Qualcuno ne ha grandi responsabilità.

Anzitutto prepara i bagagli l’attuale Cda di Viale Mazzini e vedremo la gloria con cui verrà ricordato. Oggi scadono i termini per la presentazione delle candidature e, ribadiamo forte e chiaro:

CANDIDIAMOCI TUTTI

https://www.rai.it/portale/CDA-Rai---Avviso-elezione-componenti-espressi-dalla-Camera--b3018035-319d-4869-9e8a-9c41bbba7afd.html

Facciamolo, è facile e occorrono solo 5 minuti, poi pronti a dare battaglia, a non dare per scontato che le segreterie dei partiti possano fare uscire dal cilindro i nomi a loro piacimento come avvenuto nel passato. Nessuno di noi sarà eletto e nemmeno preso in considerazione ed è proprio per questo ci sentiamo liberi di impegnarci e affrontare il cuore della battaglia. 

Ci candidiamo per sostenere e ribadire un principio democratico fondamentale: chi governa il bene pubblico, chi rappresenta gli interessi collettivi non può e non deve essere frutto di accordi sottobanco, di inciuci della “politica”, ancor più se questo avviene sotto il giogo del controllo di Governo per come dispone la nefasta Legge 220 del 2015. 

Ci deve essere, come prevede il MFA e prima ancora il TUSMA una procedura di selezione chiara, aperta e trasparente, in grado di far emergere candidati autonomi, forti, autorevoli, esperti e credibili. Dopo di che il Parlamento è sovrano: elegge e non nomina i migliori. Alla vecchia Legge 220 ci si può opporre e sarà necessario farlo, ora, subito, per cecare di rompere il giocattolo prima che Camera e Senato, forse già dal prossimo 20 maggio, possano votare con i criteri di una Legge ormai considerata superata dall’MFA. Opporsi e farlo tra 15 mesi sarà troppo tardi, inutile e dispersivo di attenzioni, di forza e di interesse: se venisse nominato un nuovo Cda con i vecchi criteri questo porterà tranquillamente a compimento il suo mandato fino alla vigilia del rinnovo della Concessione a marzo 2027 ed avrà tutto il tempi di fare i  danni necessari per mettere la RAI e il Servizio Pubblico in ginocchio più di quanto già non lo è. Non regge l’argomentazione secondo cui “Tanto il Cda non decide nulla”: invece è il braccio esecutivo delle volontà politiche, i due momenti sono intimamente e funzionalmente congiunti. Non può nulla la “politica” se non ha a disposizione il suo strumento operativo.

Ci sono ragionevoli e fondate motivazioni per sostenere un ricorso in opposizione subito, ora, domani.  Lo faremo mettendo pure nel conto la possibilità che ci possa essere una prorogatio dell’attuale Cda qualora venisse accolto. Potrebbe dare tempo a mettere in campo la possibilità di proporre una nuova Legge, come richiesto dal MFA. Fermo restando una nostra personale convinzione che abbiamo scritto più volte: non ci sono al momento accordi politici all’interno della maggioranza e tantomeno all’interno dell’opposizione. Nessuno è uscito allo scoperto (salvo la Floridia del M5S che ha dichiarato chiaro e tondo che il prossimo cda rischi di essere illegittimo. Nessuno può dormire sonni tranquilli a partire dal “filosofo di Colle Oppio” come viene chiamato sulla stampa il prescelto della Meloni per arrivare alla “pupilla di Gianni Letta”. La battaglia sarà complicata ma merita di essere affrontata. Ogni altra possibilità è come una partita persa in anticipo, ancora prima che di toccare il pallone. Si può fare, si deve fare.

Tanto per avere le idee chiare su quali sono le poste in palio oggi, tra qualche settimana, che il Cda dovrà affrontare questo un piccolo elenco appena abbozzato.

A - rinnovo del bond di 300 mln che non sarà più al tasso dello 0,75 come quando venne sottoscritto. Occorrono soldi per rinnovarlo subito.

B - Vendita di una quota di RAI Way: il Governo ha nel cassetto un DPCM per avviare il famigerato “polo delle torri” che NON è quanto invece prevede l’attuale vertice Rai che, al contrario e contro gli interessi dei “fondi” vorrebbe chiudere subito la partita cedendo il 13% di Via Teulada..  

C - Piano industriale: vedi sopra. Dove si trovano i 215 mln necessari per metterlo a terra?

D - Canone. Forse ma solo forse, per quest’anno la fiscalità generale sarà così gentile da tirare fuori i 430 mln sottratti dalle casse Rai con la riduzione del canone. Dopo, per i prossimi anni? Nessuna certezza, anzi.

E – Contratto di Servizio: arma di ricatto. Non se ne sa nulla: ad esso si lega il Piano industriale e al suo interno si cela la grande trappola della transizione al DVB-T2 che, si dice ma nessuno lo può affermare con certezza, potrebbe avvenire il 1° settembre, cioè dietro l’angolo.

F – ascolti in calo, inesorabili e progressivi. Non c’è scampo e non ci sono i salvatori della Patria all’orizzonte: i “volti” buoni della RAI scappano e quelli che rimangono (Giletti, Insegno etc etc) non fanno dormire sonni tranquilli a nessuno. La Meloni sembra aver detto “legate Fiorello, almeno lui non lo fate andare via …”. Ciao ‘core.

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venerdì 19 aprile 2024

Al tavolo RAI non si dovrebbe barare!



“Il gioco delle tre carte” …“Carta canta” … “Carta vince  e carta perde” e così via. Chi ha frequentato e frequenta tuttora qualche tavolo verde, compreso quello del Circolo Trattoristi della Bassa Val Tiberina, conosce bene le regole del gioco e non sono ammessi sotterfugi o trucchetti.

Prima carta (gravissima): nei giorni scorsi è andato in onda a Porta Porta un dibattito sul tema aborto. Chi vi ha preso parte a partecipato attivamente? Provate ad immaginare. Nientepopodimenoche ben 7 (sette) uomini. Qualcuno vuole sapere che si intende per “TeleMeloni”? Qualcuno vuole occuparsi di “par condicio”? Ecco tutto chiarito nel più fulgido dei modi. Ribadiamo però, ATTENZIONE, Bruno Vespa e il suo potere sul Servizio Pubblico non nasce con questo Governo, viene da lontano, da molto lontano e molti hanno ignorato cosa significava e dove sarebbe andato a parare.  

Seconda carta (doppio gravissima): il canone e le dichiarazioni di Sergio. Questa tranche dei 430 mln è arrivata o no e per il prossimo anno è chiaro o no se verrà confermata la riduzione del canone? Il dispositivo della legge finanziaria (Art. 1, comma 20) dispone che “…nell'ambito delle iniziative, previste dal contratto di    servizio nazionale tra la societa' RAI-Radiotelevisione italiana S.p.A. e il Ministero delle imprese e del made in Italy, di ammodernamento, sviluppo e gestione infrastrutturale delle reti e delle piattaforme distributive, nonché di realizzazione delle produzioni interne, radiotelevisive e multimediali, e' riconosciuto alla medesima società un contributo pari a 430 milioni di euro per l'anno 2024. Il suddetto contributo è erogato in tre rate di pari importo nei mesi di gennaio, marzo e giugno”. La CARTA NON CANTA !!! non canta perché il Contratto di Servizio a cui è ancorato il contributo prelevato dalla fiscalità generale NON è pubblicato in Gazzetta Ufficiale, formalmente ancora non esiste e, di conseguenza, non sono disponibili le rate da versare alle casse della RAI. Si capisce allora l’uso dei condizionali imperfetti futuribili adoperati da Sergio “…possa…). Non è cosa da poco: (NON) è una carta sul tavolo ora, subito.

Terza carta /triplo gravissima): gli ascolti RAI. A viale Mazzini si sono risentiti per quanto scritto da Repubblica e l’AD Sergio ha ribattuto “Solo fake news”. In questo caso le carte cantano, eccome! È sufficiente leggere bene tutti i dati e non solo quelli che fanno più comodo. Approfondiremo e riferiremo. Intanto oggi sempre Repubblica ribadisce: “Rai, scontro sugli ascolti L'AD Sergio: "Fake news siamo ancora primi" Ma i dati lo smentiscono”. Già, i dati lo smentiscono e non da ieri. Già: ma quali dati hanno esaminato in CDA ieri?

Quarta carta (carta che canta). A che punto siamo con le candidature? PD e M5S hanno deciso da che parte stare? Domani scadono i temini per la presentazione delle candidature. Ci faranno sapere se intendono procedere con l’estrazione del nome dal cilindro di Mago Magò o se invece intendono prendere l’occasione del MFA e procedere con i criteri di trasparenza indicati?

Quinta carta (di rilevanza quasi assoluta): Rai Way e la sua vendita. Oggi MF pubblica un trafiletto dove ci ricorda un elemento del quale ci siamo dimenticati: il bond di 300 mln in scadenza in questo momento. I soldi occorrono subito e non quando il Governo (in buona compagnia dei “fondi azionari) intenderebbe avviare il processo di fusione con EITowers chissà tra quando. Vogliamo poi aggiungere che gli stessi soldi servirebbero a sostenere un traballante Piano Industriale di215 mln dei quali 190 derivati dalla possibile vendita della quota differenziale di RAI Way? Forse. Possibile. Le carte in tavola sembrano ancora molto, molto confuse. Il Cda di ieri ha rinviato: vedremo, faremo, parleremo etc. etc etc.  

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ps: ad ogni buon conto, rimante sintonizzati e, nel frattempo,

CANDIDIAMOCI TUTTI

 

ATTENZIONE !!!

 


Il Post di oggi verrà pubblicato più tardi.

Rimanete sintonizzati: ci sono cose interessanti

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mercoledì 17 aprile 2024

Cda RAI: la fine di una stagione nefasta e l'inizio di una incerta

Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

Senza visione, senza missione.

Quattro parole che scolpiscono e sintetizzano sul granito lo stato di salute della RAI e del Servizio Pubblico. Il Cda di ieri e quello di oggi chiudono i battenti di una stagione infausta mentre le incognite sul prossimo futuro sono molte e pericolose. Oggi Repubblica titola “Rai, il CdA ammette il sorpasso di Mediaset La fuga delle star spaventa la tv pubblica Il documento di bilancio 2023 di Viale Mazzini certifica la sconfitta negli ascolti nell'intera giornata. È la prima volta in 30 almi di duopolio. Pesano i flop di TeleMeloni”.

Attenzione: non è così, non è solo colpa di “TeleMeloni”. Vedi pure l’indebitamente certificato ieri di 568 mln che seppure ridotto rispetto alle previsioni di circa 40 mln non nasce sotto l’albero del pero. Gli ascolti in calo progressivo, almeno sul day time, non sono iniziati 12 mesi addietro. Ci sono responsabilità che vengono da lontano e riguardano tutti. La crisi di identità editoriale, lo “sconforto” economico e la confusione normativa non sono nati ieri. Vedi il tema canone: ieri Sergio si sarebbe detto convinto che“ … la norma che nel 2023 ha abbassato il canone da 90 a 70 euro, possa non valere per quest'anno”. Cosa vuol dire “possa”??? è un condizionale dubitativo? È o non è, essere o non essere.. questo il problema e nel mezzo c’è un dubbio insopportabile, insostenibile. O la norma è in vigore e quindi la fiscalità generale deve riversare alle casse di Viale Mazzini i 430mln promessi o non è in vigore e allora il canone è invariato. E poi “… per quest’anno” cosa vuol dire? Come si fa a pianificare un Piano Industriale poliennale senza risorse sulel quali poggiare?

Sono processi lunghi, complessi ed evidenti. Come se ne esce? Semplice: cogliendo al balzo l’occasione d’oro che ci fornisce l’EMFA ora, domani, subito. Il prossimo Cda non può essere nominato con le vecchie regole della Legge 220 del 2015. Troppi ed enormi le sfide che si dovranno affrontare prima che sia troppo tardi, prima che il “mercato” faccia macerie del Servizio Pubblico, prima che si arrivi al 2027 quando si dovrà ridiscutere il rinnovo della Convenzione. Oggi e non tra 15 mesi si può e si deve fare qualcosa. Oggi c’è una ragionevole e concreta possibilità di gettare sabbia nell’ingranaggio della tutela politica e governativa sulla RAI che produce solo danni, affidando le redini dell’Azienda a persone estratte dal cilindro di Mago Magò, frutto di inciuci tra le segreterie dei partiti.

C’è ancora tempo, fino al 20, 

CANDIDIAMOCI TUTTI!!!

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Il più grande "mistero misterioso" di Viale Mazzini 14


C’ è un mistero misterioso che a confronto quello di Fatima può apparire una favoletta per bambini con il lieto fine. Questo è un mistero misterioso che da tempo abbiamo intuito ii suoi contorni ma solo in questi giorni, colpevolmente, abbiamo avuto certezza della sua esistenza. Cominciamo dal “comincio”.

Correva l’anno 2016 (l’anno successivo alla Legge Renzi, la 220). In quel momento il capo del Governo chiama Campo Dall’Orto e, più o meno, gli dice “Vai a Viale Mazzini e metti in ordine l’Azienda, falla diventare una Media Company". “Cdo” prende per buono l’invito e chiama Carlo Verdelli e gli affida il compito di riprogettare l’informazione RAI, l’anello “forte” (o debole che dir si voglia). A novembre 2016 l’Espresso titola,a firma Riccardo Bocca : “Rai, Mai più telegiornali vicini alla politica, è tempo di pensare agli spettatori” e pubblica un ampio stralcio (poi derubricato a “bozza di lavoro). Apriti cielo. Insorge la Rai che avvia un’indagine interna per la fuga di notizie, insorgono i giornalisti (per primi quelli del Tg2) e insorgono quasi tutti i partiti… quasi. A farla breve (anche se meriterebbe approfondire) il “piano Verdelli” viene bocciato in Cda prima ancora di vedere la luce (per intero) e lo stesso Verdelli sbatte la porta e si dimette. Ora inizia il mistero che, grossomodo si compone in due quadri: il primo è sapere che fine ha fatto il testo integrale del piano  e il secondo capire che relazione c’è tra lo stesso piano e il famigerato “allegato 4” del Piano Industriale RAI titolato “Piano per l'informazione Rai 2019–2021” anch’esso poi miseramente naufragato e dimenticato (noi lo abbiamo sotto tutela del WWF e dell' ONU). La cornice di questi quadri sono i soggetti, gli artefici del suo affossamento, nel bene o nel male. A dicembre 2016 l’allora presidente RAI, Monica Maggioni, scrive a Dagospia precisando che non è stata lei a fare uscire il documento e, sullo stesso lancio di Dagospia, compare uno stralcio di articolo dove si riferisce di sue presunte manovre per accreditarsi, con l’appoggio di Forza Italia, alla successione di Campo Dall’Orto. Per gli appassionati del genere “mistery” (con buona pace di alcuni che ritengono che  Viale Mazzini sia immacolato come un convento di clausura) ci sarebbe da scrivere un capito lodi enciclopedia sull’argomento e non escludiamo di farlo.

Quello che interessa approfondire è il cuore del mistero: che fine ha fatto quel Piano e perché nessuno, nessuno, lo ha mai potuto consultare per intero? Come accennato prima: una traccia la ritroviamo nell’Allegato 4, come detto sopra anch’esso finito miseramente negli scantinati e anch’esso destinato, se applicato, a scardinare completamente il sistema “news” del Servizio Pubblico. Già, un “sistema”, un centro di potere pressoché assoluto, un potere “forte” in grado di interdire, di promuovere e sostenere una parte politica piuttosto che un’altra.  Talmente forte da riuscire ad opporsi ad ogni ipotesi, giusta o sbagliata che fosse, di superare i limiti della sua stessa organizzazione e modello produttivo. Il racconto del mistero prosegue: con molto ritardo stiamo leggendo “Roma non perdona” dello stesso Verdelli: sembra di leggere la cronaca di ieri, di oggi, di domani.

E veniamo, appunto, alla cronaca, a queste ore. Il Corriere deve essere “solitamente bene informato”: non passa giorno senza che lasci trapelare una notizia assai gustosa. Vedi ieri quando ha scritto che la Meloni vuole difendere Fiorello come l’ultima barricata e vedi il giorno precedente quando ha riferito di un presunto incontro tra la Meloni e Minoli che avrebbe peroratola causa di una sua candidatura a presidente RAI. In entrambe i casi, segnala un possibile grande interesse di Palazzo Chigi per le vicende Rai di cui la faccenda Amadeus è di enorme rilievo strategico. Si certo, ribadiamo, di enorme rilievo strategico perché si interseca con altri grandi temi che proprio in questi giorni sono sul tavolo per il futuro della RAI (Rai Way, Contrato  di Servizio, rinnovo Cda etc etc). Siamo alla vigilia della chiusura per la presentazione delle candidature e,come abbiamo scritto e ripetiamo: CANDIDIAMOCI TUTTI …c’è la concreta possibilità di gettare un sasso nello stagno e rompere il muro di silenzio su come intendono procedere PD e M5S.

Chiudiamo con una nota di un altro qualificatissimo e attento lettore : “Caro Bloggorai, è il mercato … bellezza!!!  E la RAI, semplicemente, è fuori a questo mercato. Volevate le privatizzazioni, le esternalizzazioni tanto care a qualche vecchio DG di Viale Mazzini, le liberalizzazioni, lo scioglimento dei lacci e lacciuoli di norme e burocrazie? Ecco: il piatto è servito: Amadeus e come tutto il resto e tutti gli altri non sono altro che “merce” di un mercato che RAI, semplicemente non può frequentare perché, semplicemente, è povera. Anzitutto non ha i soldi, ieri oggi e domani. Recentemente ad un direttore è stata negata una trasferta per partecipare ad un convegno perché “troppo costosa”. Non può comprare diritti sportivi importanti, non può comprare grandi film, non può pagare grandi firme e noti personaggi e si deve accontentare di repliche di Montalbano o  trascinarsi dietro per altri decenni Un posto al Sole. E’ il mercato bellezza! Poi non ha le risorse culturali, tecnologiche e organizzative. Le risorse culturali sono state colpite e affondate con la riforma dei generi poi fatta naufragare dall’AD Sergio (1°  febbraio scorso). Se vogliamo inserire l’informazione nella cultura siamo al pleistocene: oltre 2000 giornalisti per una decina di testate e una quantità di edizioni di tg e gr che in nessuna altra parte del mondo esiste. Quelle tecnologiche annaspano nel buio di una transizione della quale è noto l’inizio ma nessuno può immaginare la fine: sapete come è andata a finire la faccenda dello scorso 10 gennaio con il MUX in DVB-T2 obbligato solo per RAI? Non lo sapete? Bene, nemmeno noi e nemmeno i parlamentari che hanno votato lo scorso 3 ottobre il nuovo Contratto di servizio che conteneva, appunto, quel dispositivo, ora, forse, rinviato a settembre … forse…  Vogliamo continuare? No, per carità di Patria e finiamola una volta per tutte con il piagnisteo su chi va e chi torna: Caro Bloggorai, è il mercato bellezza!!!”.

Amen !!!

bloggorai@gmail.com