Foto di PublicDomainPictures da Pixabay
Il post di oggi è faticoso. Siamo indotti a scrivere di quel
poco che è dato leggere e di quanto sappiamo su ciò che sta succedendo dentro e fuori Viale
Mazzini ma siamo pure consapevoli che non è il nostro terreno. Ci pesano le dita e la tastiera è dura come un lastricato di sanpietrini romani. Per un verso
sarebbe pure giusto occuparsene perché comunque riguarda il futuro della Rai
che è pur sempre il nostro ambito, per altro verso è un ambiente dove ci
troviamo a disagio.
Non ci piacciono le storie dove compaiono giudici e
avvocati, guardia di finanza, fascicoli che circolano, indagini in corso, audit,
licenziamenti e arresti, sospensioni e rimozioni, audizioni urgenti in
Vigilanza e così via.
Però, dobbiamo pure ammettere che l’insieme di tutto
questo segna un tempo, uno specifico momento storico dell’Azienda che non sarebbe
del tutto corretto ignorare per far finta che va tutto bene. Ricordate che ieri
vi abbiamo citato la Zattera di Medusa? È una metafora visiva efficace? No, non
va per niente tutto bene e lo scriviamo da tempo e non basta Sanremo a coprire tutto questo. Che poi questo “tempo”
coincida o meno con l’attuale gestione dell’Azienda sarà tutto da verificare: molto deriva da vicende di pochi anni addietro. Di
certo, non sembra questo un buon momento per i “ragionieri” incaricati di tappare un buco
mentre si corre il rischio di vedere aprire una voragine. Occorre qualcosa di
altro, un Settimo Cavalleria che non si sa bene da che parte possa provenire.
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