Memo per i giovani lettori di Bloggorai (ma anche per i meno giovani con la memoria appassita). La nostra generazione aveva intorno ai 10 anni quando successe una notte di agosto 1964 che una nave USA venne “attaccata” da imbarcazioni vietnamite e, a seguito di questo indicente nel Golfo del Tonchino, gli americani iniziarono la loro sanguinosa avventura del Vietnam. La storia ci racconta che era tutto falso: il famigerato cacciatorpediniere Maddox quella notte sparò contro se stesso, nel buio e nel vuoto più totale perché nessuno lo aveva attaccato. Fu una clamorosa messa in scena, una bufala utile solo a giustificare l’aggressione e la guerra nel Sud Est asiatico che una parte di americani avevano tanta voglia di combattere. Per chi fosse interessato da leggere la ricostruzione in questo articolo:
https://www.ilpost.it/2014/08/04/incidente-golfo-del-tonchino/
Non paghi di questa esperienza, è successo poi che il 5 febbraio
2003 il segretario di Stato USA Colin Powell si presentò di fronte all’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite con in mano una fialetta di plastica contenente un
polverina bianca e un cartone animato dove si vedevano camion che si aprivano
con dentro un laboratorio chimico. Secondo la sua ricostruzione, quelle erano
parte delle “prove provate” che Saddam Hussein possedeva armi di distruzione di
massa e che quindi era necessario fermarlo, anche scatenando una guerra. Tutto
falso, finto, inventato ... altra bufala megagalattica alla quale quasi tutti abboccarono e si accodarono. Sappiamo come è andata a
finire: la guerra c’è stata e ancora se ne pagano gravi conseguenza ma delle
famose armi di distruzione di massa non si è mai trovata traccia, nemmeno una
cerbottana. Il personaggio la sapeva lunga ma non la sapeva raccontare granché
bene: vedi il rapporto sul massacro di My Lay come pure l’invasione di Panama. Ma, come al solito, il problema non è di chi
racconta bugie ma di chi ci crede, di chi “abbocca” a qual tipo di “narrazione”
in modo più o meno consapevole e ne diviene complice.
Veniamo ai giorni nostri: da settimane Tg e Gr in buona compagnia di tanta carta stampata ci hanno “bombardato” con la minaccia di una nuova guerra in Ucraina e tutti riportavano fonti della CIA (che pure la sano molto lunga e sono solitamente bene informati !!!) che non solo la guerra era sicura, sicurissima, certa, anzi certissima “come si può vedere dalle foto satellitari dei movimenti di truppe sovietiche” ma che si sapeva anche l’ora esatta dell’inizio delle ostilità: le 02.00 di ieri notte … da rimetterci l’orologio!!! Una valanga di drammatiche pernacchie li ha sommersi e Putin sinceramente ringrazia di trovarsi di fronte ad avversari sprovveduti di tale portata. Oggi quasi nemmeno una riga sulle prime pagine dei giornali, la notizia è pressoché scomparsa. Chi ha “risolto” apparentemente la crisi? I tedeschi, per il solo semplice fatto che hanno “buoni rapporti commerciali” coi sovietici. Per tutti gli altri, compresi i nostri volponi e volpini del Governo, solo viaggi di piacere tra Parigi e Mosca. Volete il mondo globalizzato? Interessano le tariffe energetiche volate alle stelle? Necessario pagare il biglietto.
Ecco, quello che ci preoccupa (ma non ci stupisce) è la più elementare incapacità di distinguere il grano dall’oglio da parte di tanta stampa e, in particolare, di quella Rai e, ancora più in particolare di quella del Tg1 diretti da chi la sa lunga su come vanno le cose del mondo, specie in Medio Oriente dove ha avuto modo di conoscere bene i personaggi e i loro modi agire ma non sempre è in grado di saperla raccontare. Ma più ancora, è preoccupante la “narrazione” dei fatti o presunti avvenimenti in corso di svolgimento o di prossimi a svolgersi che siano: su questo argomento si avverte il costante e minaccioso rumore di “paurismo” evidente o sottinteso. Laddove finisce il Covid (speriamo presto) si paventa una guerra prossima ventura, magari anche dietro l’angolo purché faccia rumore, anche se poi comunque non ci dovrebbe coinvolgere direttamente ne come Paese ne come Alleanza NATO in quanto l’Ucraina non ne fa parte. Però diventa parte del racconto il fatto che gli Usa hanno inviato rinforzi di truppe in Polonia, come se dovessero combattere loro in prima persona nell’area interessata.
È il continuo ripetere, ossessivamente, di termini come “guerra” “carri armati” “missili” “truppe che si spostano” mentre sullo schermo scorrono immagini di armi, soldati, spostamenti di truppe, esplosioni, civili in fuga, preparativi di difesa civile che forma il “racconto della paura” ed è proprio la televisione, più di ogni altro mezzo di informazione/comunicazione, che lo diffonde e lo alimenta. Salvo poi non sapere come farlo finire quando si deve arrendere all’evidenza dei fatti: la guerra, per fortuna e finora, non è iniziata la scorsa notte e, speriamo, non debba proprio iniziare.
Per tutto il resto il tema Report /Ranuncci occupa gran parte degli articoli oggi in evidenza sulla Rai. Ieri il consigliere Laganà ha diffuso un comunicato dove si legge “Doveroso avviare tutti gli ulteriori accertamenti di competenza necessari su fatti comunque accertati dalla magistratura ma altrettanto doveroso è che si tuteli con tutte le opportune iniziative un programma fondamentale per l'identità e l'immagine del Servizio Pubblico Rai. Non è un problema personale di un giornalista Rai ma un problema di tutela e difesa del Servizio Pubblico ed i suoi programmi identitari soprattutto quando reiterati attacchi arrivano da esponenti legati in qualche modo alla concorrenza”. Condividiamo.
Poniamo un problema: cosa è il “giornalismo di inchiesta”? Come si dovrebbe svolgere? Quali strumenti è lecito adoperare per raccogliere documentazioni e testimonianze? C’è un etica in questo ambito? Quali “regole” deontologiche o morali si debbono rispettare? Chi controlla, chi governa, chi sceglie quali temi, quali servizi vanno in onda? E il Servizio Pubblico, in particolare, come si “deve” comportare in questo ambito per garantire completezza, obiettività, imparzialità e, in modo sostanziale, credibilità?
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