lunedì 7 febbraio 2022

Rai: Sanremo e le mele avvelenate di un falso "successo"

Foto di Katherine Ab da Pixabay
Come al solito, visto che il sabato e domenica, giustamente, molti nostri lettori si risparmiano la lettura di Bloggorai, suggeriamo anzitutto di leggere/rileggere il Post di ieri e poi prendersela molto, molto comoda per oggi e, ancora di più per domani.

E se prima eravamo in otto a ballare l’Hully Gully … adesso sono solo a ballare l’Hully Gully …

No, Bloggorai non si associa al coro del “successanti” di Sanremo e ne ha tante buone ragioni. La lettura dei titolo dei giornali e le dichiarazioni dei vertici Rai oggi sono da mal di pancia. La prima e forse più evidente ragione, è relativa a quella più sbandierata dagli esegeti del Festival: gli ascolti. Chi maneggia i numeri e, in particolare gli esperti di marketing, sa bene che si possono gestire a piacimento, sono un po’ come gli elastichetti. I numeri degli ascolti totali e quelli dello share possono dire che sia stato un successo se riferito alle ultime edizioni ma nessuno aggiunge una variante che non può essere irrilevante: la composizione della platea televisiva delle stesse serate a confronto. Tanto per introdurre il concetto: ricordate quando Trump disse che aveva vinto le elezioni e dimenticava di dire che avevano partecipato alla competizione elettorale meno della metà degli aventi diritto? Parliamo di una “platea” di circa il 25% dell’elettorato che non è cosa da poco. Lo stesso avvenne da noi quando Renzi si intestò la vittoria alle europee del 2014 con il 40% dei votanti che furono circa 29 mln (affluenza del 57%) cioè 11 mln su 60.  La colpa, si disse, era di chi non era andato a votare.

Il totale emittenti nella stessa serata finale del festival (l’anno scorso si è svolta il 6 marzo)  era di 28, 2 mln persone presenti di fronte al teleschermo mentre sabato scorso erano 26,3. Cioè, in soldoni, si sono persi per strada circa 2 milioni di telespettatori e dove sono migrati? Verso la diretta concorrenza di Netflix, di Amazon Prime, di Disney+ e Now Tv che, non a caso sono stati tra i principali investitori pubblicitari del Festival. E questa è un’altra buona ragione per non sentirsi parte del coro dei “successanti”: si può chiamare successo concedere un tale vantaggio a chi ti taglia l’erba sotto i piedi? Con quanto pagano per gli spot gli OTT forniscono in cambio la mela avvelenata e la si chiama “successo”!!!  

Non basta, vediamo gli schemi sintetici Auditel:



Chi si vede “vincitore”? ci sbagliamo o vediamo che sia Mediaset verso Rai nella stagione in corso sia nel totale di gruppo sia nella specifica di rete RaiUno vs Canale5? O no??? E questo lo si chiama “successo”. Come recita un claim di uno spot pubblicitario: “ti piace vincere facile”: se ci si vuole confrontare con i numeri di queste cinque serate, si vince facile, ma la battaglia degli ascolti, della presenza del Servizio Pubblico nel mercato non dura solo 5 giorni: allora vincete sempre o mediamente sempre e a fine anno tiriamo le somme. Se ne siete capaci e come vi dovrebbe correre l'obbligo.

Ancora un’altra buona ragione per dubitare del “successo” di Sanremo, ricordiamo quanto scritto ieri a proposito del “traffico dati “ sui social: in che termini si misura il “successo” per la Rai? Ci guadagna un centesimo per ogni “Like” o per ogni visualizzazione su Facebook, Instagram, Telegram, Twitter, Tik Tok o Spotify (come ha ripetuto spesso Amadeus)? Rileggete attentamente quanto abbiamo scritto ieri a proposito del giochetto del FantaSanremo e dela relativa sponsorizzazione di Sky. Prima o poi sapremo se è stata regolarmente fatturata come inserzione pubblicitaria. O no? Magari qualche consigliere si farà venire la curiosità di chiederlo. Siamo certi che Rai Pubblicità avrà emesso regolare fattura a Sky perché, se così non fosse, ci sarebbe qualcosa di molto “strano” in Danimarca.

Ma il vero “successo “ di un’Azienda di Servizio Pubblico, come disse lo steso Fuortes (sic!!!) in Vigilanza, non è e non può essere lo share. Ci ha scritto ieri un autorevole lettore: “Perché alla fine Sanremo concentra ed esaurisce in se stesso la missione di Servizio Pubblico, con la sua presunta capacità di essere universale, di sapere/potere parlare a diversi tipi di pubblico, dai giovani agli anziani. L’esigenza di rivolgersi a tutti è al tempo stesso la sua gloria e la sua catarsi. Una volta usciti dall’effimera parentesi di Sanremo il cosiddetto Servizio Pubblico ritorna in se stesso e mentre riemerge la povertà di programmazione e di linguaggio editoriale. Si tratta di quella stessa povertà in cui siamo, purtroppo, abituati da tempo”. Condividiamo pienamente. Sempre ieri sera, mentre dibattevo con altri lettori sul tema dei numeri ovvero degli ascolti, uno tra loro ha detto seccamente: “Lascia perdere l’Auditel e i numeri: il vero solo ed unico problema per la Rai sono i contenuti”. Corretto, non fa una piega. E allora è necessario imbarcarci su un sentiero molto, molto impervio: quali sono o dovrebbero essere i “contenuti” di servizio pubblico in un contesto tipo Sanremo?

Ammettiamo di essere periferici e marginali rispetto alla “narrazione corrente” dei valori sociali prevalenti e di fare gran fatica a distinguerli ed assegnarli un “valore”. Però, abbiamo in mente la prima immagine, il primo concorrente che si è esibito sul palco dell’Ariston, un certo Lauro, che appena preso il microfono si è messo le mani sul “pacco” e si è poi esibito di par suo. Questo è un “contenuto”. Altri esempi a volontà sui tanti altri artisti sul palco che hanno proposto “contenuti” di vario genere assortiti. Drusilla, l’unica “conduttrice” che poi è un uomo e che pure è piaciuta tanto (anche a noi) che “contenuto” propone? E il gonnellone del vincitore Mahmoud? si tratta solo di "arte"? Come pure sarebbe interessante dibattere sui “contenuti” delle gag di Fiorello o Zalone. Bene, allora parliamo di questi ed ognuno dica la sua e proviamo a misurare il “successo” di una emittente di Servizio Pubblico che dovrebbe avere compito di veicolare, sostenere, diffondere “contenuti”, cioè immagini, linguaggi e comportamenti in un modo piuttosto che in altro. Il dibattito è impegnativo ma non di meno importante e se non affrontato adeguatamente tutto si riduce poi alla sola logica di numeri tanto effimeri quanto bugiardi.

Vogliamo poi confrontare un “numero” con un “contenuto” di particolare valore simbolico? È lecito fare un paragone tra il numero dei telespettatori incollati di fronte al “successo “ di Mahmoud e i temi (contenuti) proposti ieri sera dal Santo Padre che ha rilasciato un’intervista a Raitre? Questi gli ascolti: ascolto netto pari a  4,3 mln e share del 20,2%. Cosa ci porta a dire? il Papa ha avuto "successo"??? Come si “pesano” questi dati in termini di “successo” non di una rete ma di un’Azienda di Servizio Pubblico sia in merito al numero dei telespettatori, sia in merito ai “contenuti” che sono diffusi, veicolati e proposti? Il dibattito è aperto.

Infine, come vi abbiamo accennato, dopo l'elezione di Mattarella, Sanremo e la pandemia che (speriamo) possa finire presto è finita la tregua e riprende la battaglia e potrebbe essere assai lunga e cruenta. Domani alle 14 preparate i poppi corni, aperitivi, olivette e pizzette: è prevista audizione di Fuortes n Vigilanza e, speriamo, al temine di potervi dire qualcosa di più sulla famigerate 6 paginette sulle Linee Guida del Nuovo Piano Industriale, sempre che l’AD abbia la grazia di farle avere ai Commissari. Ma, attenzione, poche ore prima è prevista la prima udienza del ricorso promosso dall’Usigrai per comportamento antisindacale dell’AD e, al momento, nessuno ha fatto un passo indietro. Attenzione ancora perchè ci potrebbe qualcosa di nuovo sul fronte del ricorso Sinisi. Vedremo.  

bloggorau@gmail.com

 

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