Esempi: sapevate che nei paesi nordici riscuote molto
successo una trasmissione (inventata dall’NRK, la televisione pubblica
norvegese) dove si manda in onda per molte ore consecutive l’immagine fissa di
un focolare senza altro aggiungere? Se n’è accorta pure Netflix he ha prodotto Fireplace
for Your Home che pure sembra riscuotere un significativo “successo”. Oppure,
ricordate quando, alcuni anni addietro, Auditel ha misurato quanti telespettatori
erano sintonizzati sul monoscopio Rai rivelando che erano centinaia di
migliaia? Il successo del monoscopio? Forse. Oppure, cosa dire di un “titolo”
di grande successo su TikTok riferito a come sbucciare un uovo crudo rompendo il
guscio ma salvando la pellicola interna? Insomma, sul concetto di “successo” ci
possiamo scrivere un capitolo di enciclopedia senza venirne a capo.
Bene. Veniamo alle bazzecole e allo scenario di guerra che
si potrebbe intravvedere appena finita la tregua d Sanremo. Vi abbiamo già
accennato che le schermaglie inizieranno fra tre giorni. Vogliamo dare un
piccolo contributo ad alimentare il dibattito, tanto per non farci mancare
nulla.
Allora, si parla tanto, appunto, del “successo” di Sanremo
ma non si sente fiatare su altre debacle clamorose sulle quali potrebbe incappare
la Rai. Una, molto rilevante, riguarda lo sport e, segnatamente, il Giro d’Italia,
una delle storiche trasmissioni ciclistiche più seguite. Per quanto noto, la
Rai non produrrà più le immagini con i propri mezzi ma le acquisterà da un
service esterno, la società Euro Media Group (EMG), cioè un noto broadcaster
internazionale impegnato da tempo nelle produzioni sportive e musicali, che da
anni seguono i Mondiali di calcio, la Formula Uno e spettacoli live come Eurovision
e MTV Awards, gli stessi di cui anche da Sanremo si parla molto in questi
giorni. la forma è salva (continuerà a ditribuire le immagini per i prossimi 5 anni) ma la sostanza è ben diversa. Bel colpo: di questo passo alla Rai resterà il Campionato Nazionale
di Pari e Dispari oppure la International Competition for the sput of osso of
ciliegia nella prestigiosa e storica sede di Celleno (VT). Per fortuna che
c’è Sanremo e qualche fiction.
Ma, sempre a proposito di “successo” di Sanremo e, in particolare,
riferito ai “giovani” ci stiamo ancora interrogando su cosa si possa intendere con
questo successo quando ci si riferisce al traffico dati su social.
La domanda è sempre la solita, forse banale e scontata: chi
ci guadagna da questo successo sui social? La Rai ha stipulato un accordo commerciale con
Spotify, che viene spesso citato sul palco dell’Ariston? Abbiamo cercato di
studiare a partire dal giochetto di cui si sa qualcosa: il FantaSanremo che
vede coinvolti pure molti artisti sul palco. L’anno scorso è stato avvertito il
fenomeno “influencer” dei Ferragnez e quest’anno potrebbe essere la volta di
questo giochetto che, ovviamente, produce molto “successo” non solo ai suoi
inventori ma anche a tutto il circuito tecnmomediatico del Festival. La società
De Rev, specializzata in strategia e identità digitale, fintech e crowdfunding,
community engagement e comunicazione sui social media, il Festival sostiene che
“…l’hashtag #Sanremo2022 è stato il secondo più cliccato al mondo... si twitta
su Sanremo praticamente in tutta Europa…”. E ci ci guadagna dal traffico
generato da Twitter? C’è da dubitare che i lauti profitti possano andare alle Confraternite
della Misericordia. Sapevate che Gianni Morandi ha oltre 4,5 mln di follower
sulle principali piattaforme (Facebook, Instagram, Twitter e TikTok)? Sono tutti
volontari della Croce Rossa? Allora, in che termini si pone questo “successo”,
come si può “pesare” e interpretare nel contesto di un’Azienda pubblica dove “…Dal
mio punto di vista deve essere un servizio pubblico che non insegue lo share
come unico parametro di successo ma che propone e offre una vera e piena
alternativa al modello di televisione commerciale…) Fuortes Dixit. Già, ma sarà
poi necessario pure capire quali sono i confini che delimitano il “commerciale”
dal divulgativo, educativo, informativo altrimenti tutto appare una melassa
indistinta e non ci si intende più nemmeno sulla terminologia.
Vogliamo parlare d’altro, sempre a proposito di “successo”? proponiamo due esempi: Rai Play e Rai News24. Ogni tanto andiamo a spulciare i dati Auditel Digitali e troviamo questo: 2020 su 2021, LS (Legitimate Stream, una “metrica” specifica per il Digital) e TTS (Totale Tempo Speso, la somma di tutti secondi in cui un device ha visualizzato contenuti editoriali o pubblicitari):
2020 LS: Mediaset 137.000K Rai 60.000K Sky 119.000K
2021 LS: Mediaset 176.000K Rai 56.000K Sky 107.000K
2020 TTS: Mediaset 8.800K Rai 5.700K Sky 5.000K
2021 TTS: Mediaset 9.800K Rai 8.000K Sky 3.500K
Magari ci legge qualcuno bravo e ci aiuta a capire dov’è il
successo di RaiPlay.
Ma andiamo avanti e cerchiamo di capire un altro misterioso
“successo” del Servizio Pubblico: Rai New24. Sappiamo che ci lavorano circa 200
giornalisti con un budget di di circa 230 mln di Euro (dove, tanto per non
dimenticare, recentemente Renzo Piano ha “donato” graziosamente un suo progetto
di restyling dello studio) e questi sono i dati sugli ascolti 2020 su 2021:
Dicembre 2020 (dal 29/11/20 al 02/01/21) fasce orarie oltre le 20.30
Rai News 24 AM 76.421 68.290
SH 0,28 0,51
PE 0,13 0,12
Dicembre 2021 (dal 28/11/2021 al 01/01/2022)
AM 52.200
53.058
SH 0,22 0,46
PE 0,09 0,09
Eppure, di questo “successo” non si sente volare una mosca.
Tutti, tutti, tacciono. Perché? Ci sono tante cose che non tornano quando si
parla di “successo” di un programma, di un prodotto televisivo ovvero
dell’Azienda che lo produce. Ieri abbiamo accennato alcuni temi e non ci siamo
dimenticati della pubblicità: questa è la prima edizione del Festival dove si
applicano le recenti disposizioni sul contenimento degli spazi grazie al
famigerato DDl 208 che, indirizzato specificamente e direttamente contro la
Rai, possono significare una significativa riduzione della raccolta
pubblicitaria.
bloggorai@gmail.com
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