venerdì 18 febbraio 2022

La Rai ... così vicina .. così lontana

Foto di mcmurryjulie da Pixabay

La luna piena in genere a qualcuno crea qualche turbamento esistenziale e a noi, stanotte, ci è tornata in mente la Rai e una canzone di qualche anno addietro: “… lontano dagli occhi ... lontano dal cuore .. e tu sei lontana … lontanaaaa da meeee”. 

Nei giorni scorsi abbiamo avuto un consueto scambio di opinioni con un attento lettore a proposito degli argomenti da trattare, sui quali riflettere. Spesso, infatti, ci siamo lamentati del fatto che periodicamente accadono momenti di blackout, dove i pensieri si annebbiano, si opacizzano e tutto si perde nel mare del tanto e del nulla.

Il nostro amico ci suggeriva questo pensiero: “Tanto più ci si allontana dalle cose, dagli avvenimenti, dalle persone la narrazione, gli stimoli e le suggestioni diventano sempre più difficili, complesse”. In parte ha ragione perché, come abbiamo pure scritto una volta, è come trovarsi di fronte ad una grande opera d’arte pittorica (abbiamo sempre in mente La Zattera della Medusa di Gericault che proprio recentemente ci siamo fermati lungamente ad osservare) e quando sei molto vicino si riesce a cogliere elementi, dettagli, sfumature che da lontano invece si perdono. Al contrario, quando si ci pone ad una certa distanza, si coglie tutto l’insieme, il senso generale del dipinto e del suo contenuto. Diciamo pure che, dal nostro punto di vista, preferiamo questa seconda prospettiva: essere molti vicini ai fatti e alle persone può “inquinare” la visione, può indurre ad essere influenzati da dinamiche laterali, da pensieri e comportamenti non sempre facili da interpretare. È poi facile distogliere l’attenzione e non riuscire a distinguere la giusta gradazione tra elementi primari e altri secondari.

Oggi non c’è pressoché nulla di stimolante da leggere. Avvertiamo solo il forte rumore di fondo delle fibrillazioni nel Governo e giusto ieri giocarellavano con una fantomatica equazione: Draghi sta al PNRR come Fuortes sta alle risorse. Fino a quando il capo del Governo è in grado di reggere la tensione politica che si sta determinando e, in parallelo e di conseguenza, fino a quando l’AD Rai è in grado di tenere in piedi la baracca di Viale Mazzini tra i fuochi dei Tribunali, i soldi che mancano, il nuovo Contratto di Servizio e il conseguente Piano industriale? A proposito di Contratto di Servizio: è del tutto evidente che ogni Contratto di Servizio ( e non il Piano Industriale) nasce sotto una stella di una contingenza sociale, economia, culturale e finanche politica del tutto originale e non paragonabile con quella precedente. Ebbene, il nuovo Contratto nascerà sotto la stella del un nuovo Parlamento del 2023. Basti pensare alla nuova finanziaria del prossimo anno e ai provvedimenti che potranno impattare su Rai (vedi canone) per intuire facilmente che ci potrà essere forte dibattito sulle scelte e i vincoli che il nuovo Contratto dovrà contenere. Ci torna sempre in mente la famosa citazione di De Gasperi: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione” e ci viene in automatico riprendere la dichiarazione di Draghi fatta appunto un anno addietro quando alla domanda sulla sua visione del futuro del nostro Paese dichiarò che “Verrà, io spero che venga il tempo in cui io potrò risponderle sulle mie vedute in tema di struttura della società e dell’economia, ma per ora è presto”. È trascorso appena un anno, e di questa “visione” non solo ne abbiamo poca traccia ma quella poca che si intravvede è sempre più opaca. E come un ritornello, torniamo sempre a bomba: la visione del futuro della Rai.

Domani è sabato e nella Val Tiberina scorre il fiume Tevere … è proprio quel filo sottile che ci unisce tra città e campagna ed è probabile che vi racconteremo di Osvaldo, vecchio e sapiente fiumarolo romano. 

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