Questa mattina saremo brevi e non perché non ci sarebbero
argomenti. Una volta per tutte: Foa sta a Salini come Salini sta a Foa. Per
meglio dire: i partiti che li sostengono si ritrovano nella stessa empasse: non hanno forza e coraggio per fare nulla,
per modificare alcun equilibrio, per proporre nulla di progettuale, di nuovo,
di alternativo. Ieri a Viale Mazzini si è svolto il Cda sul quale, ovviamente,
si è steso il consueto imbarazzante silenzio. Entrerà forse nella storia il
solo aneddoto che ci è stato riferito: a fronte di una richiesta di “chiarimenti”
sul ritorno di Gerardo Greco in Rai, L’AD ha risposto che avrebbe “verificato”.
Non siamo del tutto certi che sia andata proprio così ma se il racconto è vero,
la dice lunga su come viene diretto il
Servizio Pubblico. Come abbiamo scritto e anticipato, la minacciata censura nei
confronti di Foa ventilata da Borioni e
Laganà si è infranta contro il muro degli altri consiglieri dove brilla di luce
propria la consigliera Coletti espressa dal M5S. Che altro c’è da dire?
Le notizie del giorno sono due. La prima è il licenziamento
di Verdelli dalla direzione di Repubblica. Parliamo del giornale/partito
proprio come Scalfari, nel 1976, lo aveva proposto: “E’ un giornale
d’informazione il quale anziché ostentare una illusoria neutralità politica,
dichiara esplicitamente di aver fatto una scelta di campo”. Con il cambio di rotta di Repubblica, tramite la nuova
proprietà Agnelli, avviene la mutazione genetica che non si racchiude semplicemente
entro un generico schieramento “destra, centro, sinistra” quanto più si apre verso
un panorama economico internazionale ridefinito da nuovi schieramenti geopolitici. Non è sufficiente leggere questa nuova direzione con uno "spostamento a destra". Il giovane Elkan affronta un mercato editoriale in
rapida e radicale trasformazione dove l’elemento centrale è esattamente il calo
progressivo delle vendite cartacee. Il nuovo direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, è lo stesso artefice della
riorganizzazione de La Stampa con lacrime e sangue sul fronte occupazione. Lo
stesso fronte che si potrebbe aprire con Repubblica che, con poco meno di 200
mila copie vendute al giorno, potrebbe non
reggere il peso di circa 400 giornalisti. Tanto per fare un paragone: RaiNews dovrebbe avere in carico circa 200 giornalisti
che pure sotto direzioni “illuminate” non ha saputo superare numeri da prefisso
telefonico. La partita di Repubblica, dunque, si sposta da un lato verso il
mercato e dall’altro verso i riferimenti internazionali ai quali il gruppo Gedi guarda con crescente
attenzione. Perché avviene ora questo cambio? Forse, proprio perché è in questi
momenti che si possono cogliere prospettive strategiche che in altre circostanze
sarebbe più complesso individuare.
La seconda notizia si riferisce, appunto, allo scenario
internazionale. Mediaset fa un deciso passo avanti verso il mercato europeo con
l’aumento di quota capitale di Prosibensat.1 e si avvicina velocemente alla realizzazione della prima freeTv “made in
Europe”. Non è proprio una cosa da poco e porta dritto alla ridefinizione di un
mercato della televisione digitale già
in ebollizione con la forte concorrenza degli OTT. Superfluo aggiungere come, in
questo scenario e segnatamente in questo momento, la grande assente è la Rai la
cui sola risposta si concretizza nella paralisi del Piano Industriale schiantato
dal Corinavirus che, seppure da questo blog aspramente criticato, poteva
costituire una parvenza di progettualità verso un nuovo modello di Servizio
Pubblico. È comunque sempre necessario, doveroso, ribadire che alla fin fine le
colpe di Viale Mazzini sono da chierichetti rispetto a quelle degli stessi
politici che li hanno messi alla guida dell’Azienda e che magari ora si “pentono”
di averlo fatto. Tanto per dire: nel programma di questo Governo è prevista la
riforma del “sistema del TLC”. Qualcuno ne ha mai sentito parlare? Mentre, al contrario, da questo governo le
sole voci che ormai si sentono riguardano il taglio o la riduzione del canone.
Arrivederci !!!
bloggorai@gmail.com
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