mercoledì 22 aprile 2020

I nuovi gattopardi


Questo  blog rischia di diventare il profeta del giorno dopo e forse è questa la chiave della sua fortuna. È stato tutto già scritto e non da pochi giorni. Ieri sera si è svolta la prevista riunione della Vigilanza: tanto tuonò che successe nulla … rigorosamente nulla. Sotto tiro c’erano  Barachini  e Foa. C’erano e ora, forse, non ci sono più, nel senso che non se ne sentirà parlare almeno per qualche giorno travolti da un insolito destino nei verdi prati della primavera.  Premessa: la comunicazione e, in particolare quella politica, ha forme estetiche, simboliche, iconiche del tutto proprie e originali.  Il linguaggio può anche essere piacevole e, a suo modo “bello” all’ascolto. Per certi aspetti potrebbe somigliare ad una partitura musicale quando chi suona tocca lo strumento con arte e passione. Il lessico pubblico si attiene ad una sua propria grammatica, ad una sua codificazione consolidata che rende la sua lettura e interpretazione facilmente accessibile ad ogni profano  e la mette al riparo dalle fantasie oniriche.  A volte succede che il messaggio si qualifica/quantifica più per quanto non viene detto piuttosto che per quanto viene esposto. Perdonate la divagazione, tanto non c’è di meglio.

Detto questo veniamo al dunque e ci limitiamo, anche per non annoiare eccessivamente i lettori, a due soli aspetti della fumosa cerimonia andata in streaming ieri sera mentre ne tralasciamo volutamente un terzo. Barachini:  ha svolto il  suo compitino ribadendo la legittimità del suo operato. Tra l’altro, gran volpone, non a caso ha convocato la Commissione a tarda sera con l’eccellente risultato di fare in modo che questa mattina quasi nessuno ha scritto una riga (a parte una breve del Fatto). Cosa altro poteva fare? Smentire se stesso? Chiuso argomento. Salini: ha letto un lunghissimo e noiosissimo compitino (non richiesto e non dovuto) una relazione da congresso bulgaro definita da un autorevolissimo lettore “puntuale ed esaustiva…quasi da elenco telefonico”  senza alcun sarcasmo (!!!) dalla quale si evince “ la guida forte e sicura del grande timoniere” aggiungeva un altro nostro lettore mentre, collegato via telefono, assistevamo  insieme al dibattito. Perché l’Ad è intervenuto in questo modo? Il solito arguto e malizioso lettore  commenta: “sopire, sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire". Tutto qui e non merita altro commento. Il terzo aspetto riguarda Foa, ma questo merita un capitolo a parte.

Ecco perché, come abbiamo scritto più volte, tutto rimarrà come prima. Gattopardescamente parlando, tutto cambierà per rimanere tutto immutato.  Questa politica ha la Rai che si merita e viceversa. Questo vertice è stato votato da loro anche se ora qualcuno si è pentito. Tutto si regge sul sottile  filo di un equilibrio tanto instabile quanto duraturo. A nulla vale ricordare il Piano industriale più o meno defunto, a niente serve sfrugugliare sugli ascolti (come ha fatto Repubblica.it quando ha scritto ieri che la Rai intercetta meno ascolti di Mediaset durante questo periodo, riferita solo al periodo 26 marzo-19 aprile) e men che meno vale ricordare i problemi di credibilità, autorevolezza, ruolo del Servizio Pubblico non solo e non tanto sull’emergenza ma sul suo futuro, sulle sue prospettiva che da qualsiasi parte si osservano appaiono cupe.

Per tutto il resto ... la nottata sarà ancora lunga da passare.
bloggorai@gmail.com

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