Questo blog rischia
di diventare il profeta del giorno dopo e forse è questa la chiave della sua fortuna. È stato tutto già scritto e non da
pochi giorni. Ieri sera si è svolta la prevista riunione della Vigilanza: tanto
tuonò che successe nulla … rigorosamente nulla. Sotto tiro c’erano Barachini e Foa. C’erano e ora, forse, non ci sono più,
nel senso che non se ne sentirà parlare almeno per qualche giorno travolti da
un insolito destino nei verdi prati della primavera. Premessa: la comunicazione e, in particolare
quella politica, ha forme estetiche, simboliche, iconiche del tutto proprie
e originali. Il linguaggio può anche
essere piacevole e, a suo modo “bello” all’ascolto. Per certi aspetti potrebbe somigliare
ad una partitura musicale quando chi suona tocca lo strumento con arte e
passione. Il lessico pubblico si attiene ad una sua propria grammatica, ad una
sua codificazione consolidata che rende la sua lettura e interpretazione facilmente
accessibile ad ogni profano e la mette
al riparo dalle fantasie oniriche. A volte
succede che il messaggio si qualifica/quantifica più per quanto non viene detto
piuttosto che per quanto viene esposto. Perdonate la divagazione, tanto non c’è
di meglio.
Detto questo veniamo al dunque e ci limitiamo, anche per non
annoiare eccessivamente i lettori, a due soli aspetti della fumosa cerimonia
andata in streaming ieri sera mentre ne tralasciamo volutamente un terzo.
Barachini: ha svolto il suo compitino ribadendo la legittimità del
suo operato. Tra l’altro, gran volpone, non a caso ha convocato la Commissione
a tarda sera con l’eccellente risultato di fare in modo che questa mattina
quasi nessuno ha scritto una riga (a parte una breve del Fatto). Cosa altro
poteva fare? Smentire se stesso? Chiuso argomento. Salini: ha letto un
lunghissimo e noiosissimo compitino (non richiesto e non dovuto) una relazione
da congresso bulgaro definita da un autorevolissimo lettore “puntuale ed esaustiva…quasi
da elenco telefonico” senza alcun
sarcasmo (!!!) dalla quale si evince “ la guida forte e sicura del grande
timoniere” aggiungeva un altro nostro lettore mentre, collegato via telefono, assistevamo
insieme al dibattito. Perché l’Ad è
intervenuto in questo modo? Il solito arguto e malizioso lettore commenta: “sopire, sopire, troncare, padre
molto reverendo, troncare, sopire". Tutto qui e non merita altro commento. Il terzo aspetto riguarda Foa, ma questo merita un capitolo a parte.
Ecco perché, come abbiamo scritto più volte, tutto rimarrà
come prima. Gattopardescamente parlando, tutto cambierà per rimanere tutto
immutato. Questa politica ha la Rai che
si merita e viceversa. Questo vertice è stato votato da loro anche se ora qualcuno si è pentito. Tutto si regge sul sottile filo di un equilibrio tanto instabile quanto
duraturo. A nulla vale ricordare il Piano industriale più o meno defunto, a niente
serve sfrugugliare sugli ascolti (come ha fatto Repubblica.it quando ha scritto
ieri che la Rai intercetta meno ascolti di Mediaset durante questo periodo,
riferita solo al periodo 26 marzo-19 aprile) e men che meno vale ricordare i
problemi di credibilità, autorevolezza, ruolo del Servizio Pubblico non solo e
non tanto sull’emergenza ma sul suo futuro, sulle sue prospettiva che da
qualsiasi parte si osservano appaiono cupe.
Per tutto il resto ... la nottata sarà ancora lunga da
passare.
bloggorai@gmail.com
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