“L'arte di raccontare storie è nata quasi in contemporanea
con la comparsa dell'uomo sulla terra e ha costituito un importante strumento
di condivisione dei valori sociali. Ma, a partire dagli anni Novanta del
Novecento, negli USA come in Europa, questa capacità narrativa è stata
trasformata dai meccanismi dell'industria dei media e dal capitalismo
globalizzato nel concetto di storytelling: una potentissima arma di persuasione
nelle mani dei guru del marketing, del management, della comunicazione politica
per plasmare le opinioni dei consumatori e dei cittadini”. Storytelling. La fabbrica delle
storie, di Christian Salmon, per
molti anni direttore del Center for Research on Arts and Language a Parigi.
Oggi si interroga sul tema di maggiore
attualità in questo momento di crisi, non solo sanitaria: le notizie “bufale”
con il suo libro dal titolo “Fake”. Il
Fatto Quotidiano riporta una sua intervista, a cura di Giacomo Salvini, e vi
proponiamo l’ultima domanda: “Insomma,
potremmo dire che il coronavirus ha "infettato" anche il linguaggio? Proprio
così, ha portato all'uso di metafore sbagliate, negazioni che non hanno
ingannato nessuno e una retorica caduta nel vuoto dei Parlamenti nazionali. Non c'è solo il linguaggio della
catastrofe ma anche la catastrofe del linguaggio”.
Da quando è iniziata la crisi del Covid ci siamo spesso
interrogati su come e su quanto la comunicazione pubblica, in particolare
quella della Rai, ,della radio e della televisione, potesse influenzare, condizionare, determinare il consenso e l’adesione sociale alle scelte politiche. Ci siamo pure interrogati su come e su quanto il Servizio Pubblico, in particolare per queste circostanze, ha svolto il compito doveroso di sostegno alla coesione sociale del Paese. Finora possiamo solo affermare che nei momenti topici, le dirette radiotelevisive
del presidente del Consiglio, il messaggio del Presidente Mattarella, le conferenze
stampa della Protezione Civile e i vari “speciali” e trasmissioni dedicate al
tema hanno raggiunto sempre numeri di ascolto molto elevati. Ma come questi
numeri si possano trasformare in capacità di analisi e comprensione, come queste
dimensioni algebriche possano tradursi in “sentimento” nazionale, in coesione sociale
è tutto da dimostrare.
Nella indeterminatezza delle convinzioni scientifiche
(dalle quali la Politica trae convincimenti e decisioni) le notizie, vere o false,
hanno un peso e uno ruolo particolare a tal punto da dover costituire apposite
Task Force (???) con i compito di gestirle. Già, ma gestire cosa? Come si gestisce, ad esempio, la notizia (vera)
di Trump che suggerisce di iniettare un solvente chimico direttamente nei
polmoni dalla falsità del suo fondamento clinico? Di questa Task Force, ovviamente, nessuno
ha notizia di cosa abbiano prodotto e, in particolare, quella istituita a Viale
Mazzini, si è persa nella notte dei tempi.
Eppure, lo abbiamo appena accennato, la Tv è stata in questo periodo la fonte
principale di riferimento per la maggioranza dei cittadini. Ed è mai possibile che
da quando è stata costituita (dal 31 marzo, con la pandemia in pieno
svolgimento) non abbiano prodotto nemmeno una riga di commento, di analisi, di
valutazione??? Si legge nel Comunicato stampa Rai: “Al via un osservatorio
permanente per combattere le fake news sul coronavirus… L’iniziativa è prevista dal Contratto di
servizio e dal Piano Industriale. Si tratta di una task force coordinata dal
direttore di RaiNews24 Antonio Di Bella… Dal punto di vista operativo la task
force realizzerà un database coinvolgendo medici, virologi, epidemiologi,
scienziati che, grazie alle proprie conoscenze, contribuiranno a dare
un’informazione corretta, smascherando le fake news.”. E allora???????
Su questo tema, segnaliamo un interessante articolo comparso sempre sul
Fatto Quotidiano a firma Maria Rita Gismondo: ” Covid 19 non è solo un fenomeno
infettivologico, ma – come ha affermato lo stesso direttore generale dell’Oms –
un fenomeno infodemico, cioè una pandemia delle informazioni. A tutt’oggi, dopo
poco più di due mesi dall’esordio in Italia di Covid-19, non c’è programma
televisivo, giornale online o cartaceo che non dedichi la maggior parte del tempo
e spazio. La conseguenza è che si sta diffondendo un fenomeno da “rigetto da
overdose”, Da più parti si sente dire ”quando cominciano a parlare di Coronavirus
cambio canale”.
Per ultimo: Netflix ha realizzato in tempi record un
film/documentario sul Covid -19. Ma a Viale Mazzini c’è qualcuno che ogni tanto ha
qualche idea? Oppure al massimo si preoccupano di far tornare Greco o Giletti
sugli schermi Rai ?
Chiudiamo con una notizia che potrebbe far piacere a molti e
preoccupare altri: Mediaset ha deciso di ridurre parte dei compensi dei Manager e premiare invece i
dipendenti che sono stati particolarmente impegnati in questo periodo. Un buon esempio ???
bloggorai@gmail.com
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