sabato 18 aprile 2020

C'è vita su Marte


C’è vita su Marte, in particolare al VII piano di Viale Mazzini. Ne siamo sempre stati convinti e non ci riuscivamo a capacitare perché invece pervenivano solo sporadici e flebili segnali che, nella migliore delle ipotesi, si limitavano a piccole beghe quotidiane.

La notizia di oggi è l’intervista a Andrea Montanari, direttore del Centro Studi Rai, pubblicata su Avvenire a cura di Angela Calvini. Leggiamo: “Rai, è l'ora di dar voce agli italiani. Un grande cantiere per decidere il futuro e completare la trasformazione digitale”. Montanari dirige l’Ufficio Studi dal 2019 per quanto previsto dal Contratto di Servizio dove e gli spetta il preciso compito di interrogarsi su cosa dovrà essere il Servizio Pubblico nel prossimo futuro, anche indipendentemente dal passaggio epocale che potrebbe indurre la crisi del Covi19. Nell’intervista si colgono  due linee guida fondamentali: la prima riguarda le prospettive strategiche che impatteranno sulla Rai nei prossimi anni, la seconda un tema spesso sottaciuto e riferito al dialogo tra l’Azienda e tutti coloro, cittadini, associazioni e istituzioni, che sono direttamente coinvolti e interessati al suo futuro.  La parola chiave è esattamente FUTURO (come i nostri lettori sanno bene, ci siamo moto affezionati) ed è proprio su questa parola chiave che, in epoca ormai lontana, per prima la BBC nel 2018, alla vigilia del suo recente Piano Industriale, cominciò ad interrogarsi per cercare di comprendere quale potrebbe essere lo scenario nel quale si troverà ad agire.  Montanari sostiene: “L'emergenza Coronavirus dimostra che la Rai è un bene comune primario e tutti devono poter dire la loro in una grande consultazione tra i cittadini ma anche tra tutti i soggetti come associazionismo, famiglie, imprese, a cominciare dall'audiovisivo, sindacati, università, politica: un momento di ascolto della collettività nazionale per poi decidere cosa deve essere la Rai di domani. Occorre un grande momento fondativo e rifondativo” e aggiunge: “Il futuro per la Rai deve essere molto diverso e deve avere fondamenta ben piantate nella tradizione dei migliori Servizi pubblici europei focalizzati in primo luogo sulla creazione di coesione sociale. E allora cosa vuol dire in concreto trasformazione digitale per Rai? Vuol dire soprattutto essere vicina agli utenti, intercettarne bisogni, gusti, desideri. E trasformarli in prodotti e servizi innovativi sfruttando tutte le possibilità che possono scaturire da avanzate sinergie multipiattaforma che mettano insieme il meglio della tv generalista e streaming tv, on air ed online, Radio e internet. Vi siete fatti un'idea di cosa hanno veramente bisogno i cittadini in questi lunghi giorni passati in casa? Due esigenze su tutte sono emerse: quella dei minori che, con le scuole chiuse, chiedono percorsi di formazione ed e-learning veramente utili, completi e facilmente utilizzabili. E quella degli anziani che, sentitisi particolarmente esposti, chiedono un'informazione autorevole e pacata e insieme una programmazione che unisca il meglio della proposta culturale e dell'intrattenimento”.
Complimenti: ci sono tutti compresi i temi e i problemi fondamentali del Servizio Pubblico, sottoscriviamo pienamente e ci chiediamo semplicemente se e quando e come si potrà dar seguito a tutto questo, in che termini, con quali scadenze. Il futuro non è stato ancora scritto e da qualche parte bisognerà pur cominciare. Il timore è che, come già succede,possa proseguire questa morta gora che da tempo trascinala Rai verso un destino ancora non scritto ma pieno di dubbi e incognite.

Appunto: vediamo qualche nodo sul suo destino. La Radio: abbiamo già scritto ieri. Si tratta della “sorella povera” dell’Azienda che fatica ad essere percepita come parte strategica del Servizio Pubblico eppure, è il principale strumento di dialogo con gli utenti del Servizio Pubblico attraverso buona pare delle sue trasmissioni in diretta che utilizzano il telefono.

Rai Play:ieri è comparso un articolo sul sito di Repubblica.it a firma Adriano Bonafede dal titolo significativo: “RaiPlay questa sconosciuta, è la stessa Rai a bocciarla”. Tombola!!! Leggiamo: “
 A stroncare RaiPlay non è un rancoroso critico della Rai, ma la stessa sezione di marketing della società pubblica, che ha appena comunicato all’interno i risultati di un sondaggio effettuato su un campione di italiani. “Trasversalmente – si legge nel documento riservato - si pensa a contenuti ‘di seconda mano’, ovvero che sono andati in onda recentemente sui canali Rai, dunque di limitato interesse”. Inoltre, c’è un equivoco di fondo: “I senior pensano vi siano contenuti solo per giovani (perché un mezzo a loro più congeniale); viceversa i giovani – specialmente quelli distanti ideologicamente da Rai – pensano a contenuti per target over 60”.
Il sondaggio parla poi di una “percezione di difficoltà di navigazione” attraverso la massa di contenuti messi a disposizione della Rai. E molti, che avevano conosciuto RaiPlay tempo fa, hanno smesso di usarla “perché non consentiva una ricerca facile dei contenuti”. Quelli che hanno invece provato di recente a navigare trovano la piattaforma deficitaria in comparazione alla fluidità di Netflix o di Amazon Prime. Queste ultime vengono preferite quando si ha una smart tv e ovviamente un abbonamento già pagato”. Basta e avanza. Chissà se su Marte qualcuno ha qualcosa da dire. Noi ce ne siamo già occupati dal tempo della genialata di Fiorello.

Altro tema a noi caro: RaiNews24. A che punto è la notte? Come si pensa di farla uscire dalle tenebre di ascolti da prefisso telefonico e dare un senso ai circa 190 giornalisti che ci lavorano? Consiglieri e sindacalisti esperti, cosa dicono?

Infine, ieri con il Corriere è uscito il supplemento settimanale 7 prevalentemente dedicato proprio al presente e al futuro della televisione: da non perdere e conservare. Prossimamente sarà utile quando verrà scritta la storia di questi giorni.
bloggorai@gmail.cm

Nessun commento:

Posta un commento