Siamo ancora convinti che una buona parte di
Pubblico nei processi di comunicazione e informazione sia preferibile ad una di
privato dove però il primo si distingue e separa gli interessi, i punti di
riferimento e gli orientamenti che si perseguono. Questa drammatica situazione
che stiamo attraversando ha scoperto la pentola e svelato tutta la fragilità,
la debolezza e spesso l’inconsistenza non solo manageriale, ma anche sociale e culturale di questa Rai. Il
Coronavirus ha sparso sale grosso intorno al cavallo di Viale Mazzini, già
sofferente di suo.
Lo dobbiamo ammettere con un senso di rincrescimento, perché
sappiamo bene (per averci vissuto tanti
anni) che dietro il palazzo di vetro (e amianto) della Rai ci sono migliaia di
donne e uomini, professionalità ed esperienze spesso avvilite, inutilizzate,
depresse da malcostume, inefficienza e incapacità a dirigere. Oppure, come
noto, da”connivenze con il nemico” rappresentato dalla pletora di agenti esterni
che influenzano i palinsesti, da società di produzione che dettano tempi e contenuti
delle fiction e via dicendo.
Allora, in questo quadro, pensare, riflettere sul futuro
del Servizio Pubblico diventa molto
difficile quando questo tema sembra interessare i pochi adepti di una specie di
setta monastica, una cellula di carbonari, un gruppo di piccoli giapponesi che
ancora non si arrendono al pensiero che la guerra è finita (sconfitta). Tutto questo
per dire che quando su queste pagine ci rivolgiamo altrove, quando proponiamo
riflessioni su temi diversi, quando ci allontaniamo dalla bassa cucina di Viale
Mazzini, i lettori aumentano. Questo si presta a due considerazioni: per un
verso c’è soddisfazione, per altro verso c’è preoccupazione. Preoccupa avvertire
un vago senso di rassegnazione che molti lettori ci trasmettono, quello che agli
inizi degli anni ’80, dopo la fine del franchismo in Spagna, venne definito con
un temine molto suggestivo: il ”disincanto”. Del resto, i nostri lettori, sono
in buona compagnia di almeno tre “bande”: la prima è la politica, la seconda è composta
da buona parte del vertice di Viale Mazzini, la terza è il sistema dei media. Sulla
prima c’è poco da dire: basta dedicare qualche minuto per farsene ragione; sulla
seconda banda, abbiamo già detto tutto e il doppio di tutto, con l’aggravante che
riteniamo (salvo sorprese non
improbabili) che porteranno a termine il loro mandato senza che un briciolo di
polvere rimanga del loro passaggio; infine,
per quanto riguarda il sistema dei media, si dovrà pure ammettere che
ormai l’onda lunga è passata e che al di là delle repliche di Montalbano, della
Messa del Papa e del discorso del Presidente della Repubblica, rimane ben poco
che possa interessare i loro lettori sul ruolo del Servizio Pubblico. Quando, come
spesso abbiamo scritto, che sui giornali di oggi non c’è nulla di significativo
sulla Rai, intendiamo esattamente questo: non è un tema all’ordine del giorno e
ben che vada ci si limita a dare notizia del palinsesto della giornata o della
settimana.
Ieri sera ci presi il tempo di dedicare una serata intera alla
programmazione di Netflix, quella stessa a cui piacerebbe a molti somigliare (ricordate chi parlò di "Raiflix"???). Ovviamente, nulla di paragonabile nella natura e nella
cultura (oltre che di budget) dei due mondi: il primo, quello
Rai, universale e generalista quasi gratis
(canone e pubblicità) e il secondo, particolare, personalizzato e a pagamento
(senza pubblicità). Sono passato da un film horror del 2008 su una epidemia ad un
documentario su "Coronavirus in poche parole” a SKAM, una nuova serie dedicata
agli adolescenti. Provare per credere.
Chiudiamo con quello che oggi passa il convento della
carta stampata: da segnalare solo
un articolo molto interessante sul Corriere della Sera firmato da Alessandro
D'Avenia con il titolo “ Infodemia, c'è un'epidemia di informazioni che non
rende più razionali di fronte alla realtà, ma orienta i comportamenti a partire
da percezioni falsate”. Il tema lo abbiamo sollevato già dai primi giorni di
inizia della crisi e merita molta attenzione. Esattamente quella che gli
dovrebbe dedicare qualcuno del settimo piano di Viale Mazzini.
bloggorai@gmail.com
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