giovedì 21 maggio 2020

Lo stallo apparente


Nel deserto dei tartari delle notizie che interessano la Rai, il Servizio Pubblico, oggi corre l’obbligo di segnalare solo l’articolo di Avvenire con il titolo “La Rai adesso per il sociale fa di tutto e di più. Dal "Tavolo" ad aprile si è acceso il «motore» che monitora le tante attività e le campagne socialmente utili in seno ai palinsesti della Rai… l'obiettivo è promuovere più contenuti e creare consapevolezza nel Paese reale dell'immenso patrimonio etico tutelato dal servizio pubblico”. C’è vita su Marte, poca ma c’è.

Per tutto il resto, rimane evidente una situazione di stallo apparente che merita attenzione. Le recenti tensioni sulla questione Foa e sulle nomine, ha riaperto uno squarcio sulle dinamiche prossime venture che potrebbero avvenire. Si riparla con insistenza del cambio dell’AD ed è iniziato il consueto balletto dei nomi. Abbiamo fatto il solito mini sondaggio con “esperti”” del settore (ca va sans dire…colleghi in SPE) e la maggioranza degli interpellati si è mostrato scettico: “fuffa che fa solo piacere a chi si sente citato e proposto” ci dice uno di loro. Per quanto ci riguarda, un filo di sospetto lo nutriamo: quando inizia questa musica, prima o poi, qualcuno inizia a ballare, si tratta solo di capire quando ma soprattutto come.

Un primo elemento potrebbe essere del tutto incidentale e magari potrebbe avvenire in coincidenza dell’udienza del TAR attesa per domani. Si tratta della multa di 1,5 mln alla Rai perché l'Agcom (DELIBERA N. 61/20/CONS) ha accertato il mancato rispetto da parte della Rai dei principi d'indipendenza, imparzialità e pluralismo in tv. Da ricordare inoltre che è sempre aperta anche il problema della diffida AgCom sui listini pubblicitari praticati da Rai Pubblicità. Posto e non concesso che qualcosa potesse andare storto anche su uno solo di questi due problemi, per AD e Cda qualche problemino si porrebbe.

Il contesto entro il quale avvengono queste manovre è quello di una compagine governativa che, seppure apparentemente ricompattata sia sul fronte parlamentare, sia sulle recenti nomine, di fatto, per quanto è noto sapere e per quanto si legge, il malumore, per usare un eufemismo, è palese. In particolare, sulla Rai sono nervosi entrambi i partiti, PD e M5S. Il primo può vantare di avere portato a casa il risultato di Orfeo al Tg3 ma, di fatto, non ha intaccato il duopolio ex Governo Conte al Tg1 e al Tg2 che ha visto il primo al 5S e il secondo alla Lega. Poca cosa, sostengono alcuni. I grandi numeri, le grandi scelte non sono nell’area della terza rete che, con tutta la gloria e la storia, non regge il confronto dei numeri delle altre due reti. Tanto rumore per quasi nulla. Il secondo partito può vantare di aver mantenuto le posizioni, in particolare al Tg1 e di aver migliorato qualcosa ma, di fatto, non sembra proprio padroneggiare la “stanza dei bottoni” di Viale Mazzini dove invece soggetti più trasversali e a loro sconosciuti riescono a dettare temi e agenda. Il cosiddetto quanto fantomatico e storico “partito Rai” (interno ed esterno a Viale Mazzini) è vivo e lotta insieme a noi e a questo partito non sembrano iscritti i vari Salini o il suo amico Matassino. La sensazione (per carità … opinabilissima sensazione e opinione) è che questa triste vicenda dell’attuale governance che all’inizio venne attesa come la Provvidenza con il compito di “rinnovare” tutta l’Azienda, alla fin fine, se tutto va bene, potrà rinnovare qualche autorevole contratto da tempo determinato a tempo indeterminato. Sul costosissimo Piano industriale è stato già dichiarato in anticipo il De Profundis e questo brucia a tutti coloro che, direttamente o indirettamente, ne sono responsabili.  Su questo argomento non si fanno prigionieri e, speriamo, a nessuno venga in mente di usare la scusa del Coronavirus per giustificare il suo fallimento. Come abbiamo scritto: tutti innocenti e quindi tutti colpevoli.

In questo contesto, non stupirebbe che si potesse avviare una complessa e delicatissima manovra per traghettare l’attuale Cda verso una nuova dimensione che lo potrebbe vedere soccombere del tutto o in parte al fine di avviare una “fase2” che, al primo posto dovrebbe vedere la revisione, l’aggiornamento o chiamatelo come meglio credete di un Piano o un progetto di riforma dell’Azienda o di tutto il sistema radiotelevisivo o più ancora delle TLC (come ha dichiarato nei giorni scorsi Fico) che di fatto, al momento non esiste nemmeno nelle più illuminate fantasie. Si tratta solo di capire esattamente anzitutto come (dimissioni di qualcuno e sua sostituzione?) e quando.

Infine, lo scorso lunedì il supplemento economia del Corriere ha pubblicato un articolo curiosamente sfuggito ai più dal titolo “Lo streaming ha fame… Gli schermi piccolo o grandi hanno bisogno di nuovi contenuti”. Appunto, proprio la materia prima che ora più che mai scarseggia nel Servizio Pubblico. Tutto ciò di nuovo che abbiamo visto finora ben che vada erano prodotti già realizzati da tempo oppure minestra ripassata in padella con i soliti Montalbano oppure, grande enfasi al prodotto acquistato da Rai Play con Jovanotti.
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