lunedì 11 maggio 2020

Il fuoco, il fumo e la cenere


Poco rumore per nulla. O meglio, un piccolo fastidio mediatico, una bassa operazione di “disinfomatia” non si capisce bene a favore di chi e per raggiungere quale obiettivo. Questo il senso della “clamorosa” inchiesta giornalistica di Repubblica sull’affare mail truffa alla Rai. Era ed è tutto già noto e quello che è oscuro rimane tale perché coperto dal segreto istruttorio. 
Le due novità, curiosamente,  sono quelle che riguardano  solo marginalmente la Rai: la prima è aver saputo che la “truffa del CEO” ha colpito altre 27 aziende (quali ??? una grande di telecomunicazioni ???) e l’altra è nell’aver saputo che le menti criminali sono due giovani italiani residenti in Israele ai quali è stato recapitato, gentilmente, un avviso di ricerca giusto per dargli modo di fare bagagli e fagotto e trovare altro più comodo e sicuro rifugio. In verità, rimane un piccolo dubbio sul perché e sul per come questa vicenda (come in parte è successo quando se ne parlo le prime volte lo scorso dicembre) ogni tanto spunta fuori come un funghetto dal bosco. Ci può essere qualche relazione con il recente cambio di proprietà e di linea editoriale de La Repubblica? Forse si ma richiede tempo e spazio per approfondire. Last minute: Bonini non fa nessun cenno alla motivazione di richiesta del milione di Euro pervenuta a Foa. A fronte di cosa si richiedeva il pagamento? Un misterioso "accordo" con in mezzo la Cina? Fantasia... misteri...

A questo punto, anche noi chiudiamo il capitolo e rimaniamo “in attesa di chiarimenti” come piace tanto ad alcuni che li richiedono e che ancora li aspettano per i tanti altri misteri di Viale Mazzini. Giusto per rinfrescare la memoria ne citiamo suolo alcuni: ricordate la violazione della mail di Sigfrido Ranucci di Report?  È stata fatta un’indagine per verificare la solidità della rete aziendale? È stata “bucata”? Poi, ricordate il viaggio della Maggioni per intervistare il siriano Assad? Si è mai chiarito per conto di chi e perché è stata fatta quell’intervista? Infine, si mai capito bene perché e per come l’unica persona in grado di gestire la transizione prevista dal Piano industriale, Piero Gaffuri, lascia la Rai (da ricordare anche altre uscite rilevanti e quasi tutte dell’area tecnologica come Morello, Serafini, Isola, Fatale etc).  Vogliamo  aggiungere, per rimanere ai nostri tempi, al lavoro svolto dalla Task force sulle Fake News ??? Mistero.

Abbiamo scritto che questa vicenda si potrebbe considerare come “arma di distrazione di massa” utilizzata al solo scopo di distogliere l’attenzione da problemi rilevanti che incombono sul cielo di Viale Mazzini. Il primo, giusto per tenere fresca la memoria è quello delle risorse economiche. Canone e pubblicità, come ripetiamo spesso, saranno i prossimi campi di battaglia più cruenti e dove non si faranno prigionieri e gli squilli di trombe che annunciano battaglia si avvertono chiaramente (vedi recenti articoli di stampa e diffida AgCom). A seguire, il fronte tecnologico: è in corso la transizione al DVB-T2 dagli esiti molto incerti che, in un modo o nell’altro, impatteranno fortemente sul Servizio Pubblico ancor più a seguito di quanto sta avvenendo con la crisi del Coronavirus. 

Ancora, l’implementazione  del  Piano Industriale è stato “rinviata” al prossimo 31 dicembre, cioè sei mesi prima del termine di questo Cda e si può bene immaginare cosa significa. In soldoni, l’Azienda è sostanzialmente priva di una proiezione strategica operativa in grado di fronteggiare le nuove dimensioni del mercato. Infine, questi due mesi lasceranno macerie sul fronte dell’offerta editoriale (lasciamo perdere per carità di Patria gli sfracelli degli ascolti sia pure con le repliche a manetta dei vari Montalbano o Benigni).  Su queste macerie si dovrebbe (ri)costruire un nuovo Servizio Pubblico che nessuno è in grado di immaginare di che tipo possa o debba essere, a quale formula o modello possa o debba ispirarsi. 
Il piano Industriale parlava di “media company” e il solo topolino che è stato in grado di partorire è stata la "nuova" Rai Play e la Direzione Nuovi Format (tanto per gradire: il novo format di Rai Play del quale ora si parla tanto è l‘acquisto dei filmati di Jovanotti che non sapendo a chi piazzarli, li ha gentilmente venduti alla Rai) mentre sul fronte informazione tutto è rimasto sostanzialmente invariato, compreso RaiNews24 che, seppure ha migliorato qualche 0,qualche cosa, rimane un canale con oltre 200 giornalisti rivolto ad un pubblico da prefisso telefonico. Da ricordare, infine, che è in vigore il Contratto di Servizio, che prevede all’art. 25 esplicitamente che per quanto riguarda l’informazione ”La Rai è tenuta a:i) presentare alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, di seguito denominata Commissione parlamentare, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del presente Contratto, un piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche nonché la riprogettazione e il rafforzamento dell’offerta informativa sul web”. Da non dimenticare l’obbligo di dare vita ai canali in lingua inglese e istituzionale (quanto sarebbero stati necessari proprio in questo periodo!!!).

Ecco, tutto qui: ognuno si assuma le proprie responsabilità su questi temi.  Tutto il resto è fuffa … senza arte ne parte. Domani Cda … rimaniamo anche noi in “attesa di chiarimenti”.  

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