Ho avuto una visione, ho ascoltato una voce: il Servizio Pubblico
Radiotelevisivo è una cosa e la Rai altra cosa. Sta per scoppiare la Guerra
delle Cose.
Anche questa mattina mettetevi comodi e leggete tutto (visto
che nei giorni scorsi avete gradito). Oggi c’è arrosto (Salini) insieme a poco
fumo, però ve lo proponiamo in fondo.
Obbligatorio un passo indietro, al 28
ottobre scorso quando abbiamo pubblicato su questo Blog quanto segue: “Ieri il
Corriere, a firma Renato Franco, ha pubblicato un pezzo importante relativo
all’acquisizione di Endemol da parte del gruppo francese Banijay. La notizia
riguarda fortemente la Rai. Si legge nell’articolo “Tutti i prodotti esterni
del day time di RaiUno a questo punto saranno realizzati da un’unica casa di
produzione”… aggiungiamo noi: controllata dai francesi (il 32% è di Vivendi) e
aspira ad essere il più grande gruppo di produzione audiovisivo europeo. Un
sottile brivido corre lungo la schiena, la miccia è sempre più corta. Questa
notizia sottolinea ed evidenzia, ancora una volta, una profonda crisi di
credibilità, di produttività, di creatività che non lascia speranze. Eppure,
come abbiamo scritto, è stata creata una apposita Direzione incaricata di
proporre nuovi prodotti, sperimentare nuovi linguaggi. Ne avete sentito
parlare? Non stupisce che pure il direttore di Rai Tre ha gongolato come un
pupo per aver avuto il coraggio di mandare in onda un format acquistato di
valore industriale pari allo zero (intervistatore che intervista un
intervistato). Se qualcuno parla ancora di Piano Industriale e del perché e del
per come ci sono molti dentro Viale Mazzini che non ci credono come dargli
torto?.
Oggi, dopo 6 mesi, leggiamo su MF a firma del solito bene
informato Andrea Montanari ”Intanto la politica si interroga sulle produzioni
esterne della tv: Banijay si è
aggiudicato il 70% dei contratti, Intanto, diventa d'attualità la tematica degli
appalti e dei contratti esterni in merito alla produzione di format tv. Perché
da una analisi sulle produzioni affidate a società private italiane ed estere
nello scorso anno è emerso che il colosso mondiale Banijay, leader di mercato
dopo l'integrazione con la rivale Endemol, si è aggiudicata il 69,7% degli
appalti con un totale di 1.923 ore di trasmissioni andate in onda su Rai I ,
Rai2 e Rai3, lasciando le briciole alla concorrenza: Freemantle (4,75%), Stand
by Me (4,13%) e Luxvide (2,75%)… La questione ieri è finita all'attenzione del
Parlamento. «In considerazione dell'imminente rinnovo dei palinsesti estivi,
vorremmo fare luce sulle produzioni esterne in Rai e sulla loro trasparenza. E'
lecito domandarsi se la pluralità delle voci non venga messa a rischio dalla
preponderanza negli appalti per le produzioni esterne di due grandi gruppi, che
si accaparrano i due terzi delle produzioni in Rai e gestiscono il relativo
budget messo a disposizione dall'azienda», ha dichiarato il deputato dei
5 Stelle Maria Laura Paxia”.
Scriveva Aldo Fontanarosa su Repubblica.it dell’11 marzo
2019: “L'ad Salini ha "rispetto" per i produttori privati (lui che
ha lavorato anche in uno di questi, la Stand by me). Ma conferma la linea che
ha esposto fin dalla sua prima audizione davanti ai deputati e senatori della
Commissione di Vigilanza Rai (il 16 novembre 2018). Il capo azienda Rai pensa
che i prodotti esterni debbano essere comprati se "sostenibili e se hanno
un senso". In caso contrario, bisognerà virare su realizzazioni interne. Il
proposito di Salini, dunque, è di risparmiare sulle commesse esterne e di fare
in casa tutto il possibile, secondo la rotta tracciata dal suo Piano
Industriale. Servirà a questo punto una transizione accorta dalla Rai di oggi,
che compra tanto fuori, alla Rai di domani che vuole comprare meno senza
perdere ascolti. E la gestione di questo passaggio rappresenta forse la
principale sfida per Fabrizio Salini.” Magari Fontanarosa potrebbe tornare sull'argomento e chiedere come è andata a finire la sfida ma questa mattina l'autorevole collega è impegnato a scrivere di candidature "rosa".
Non siamo molto esperti di matematica ma fino a sostenere
che 2 + 2 uguale 4 ci arriviamo. L’AD e il Cda dovrebbero trarne qualche conseguenza. Poi, magari qualcuno si duole se Salini intende lasciare la Rai ....
Ieri è stata votata, all’unanimità, un atto di indirizzo al
Governo da parte della Commissione cultura della Camera dove si propone di
destinare parte dell’extragettito del canone al sostegno per l’editoria. “Cazzate… solo un messaggio politico...privo di conseguenze” è stato bollato da un autorevole lettore. Non siamo per nulla d’accordo: l’idea che si possa attingere dal canone Rai si sta diffondendo e rafforzando in tutto lo schieramento politico
parlamentare sempre più diffusa: questo è grave! Aggiungiamo di nostro: fra
poco si avvertirà il problema del canone speciale dovuto dagli esercenti
attività commerciali che, dal loro punto di vista giustamente, chiederanno di
essere esentati dal pagamento del canone a causa del Coronavirus. E così via…
Arriviamo alla questione
dimissioni AD che tanto hanno appassionato i nostri lettori nei giorni scorsi.
Ieri da registrare una sortita, improvvida e maldestra di Anzaldi sulla clausola
di non concorrenza da rispettare a fine mandato: evidentemente non ha letto il
nostro blog di ieri. La prevede esplicitamente la legge fortemente voluta dal
leader del suo partito (Renzi) nel 2015. Nel merito, ci hanno riferito due notizie
(non verificate): la prima sarebbe che Salini avrebbe “confidato” i suoi
intendimenti in pubblico, di fronte a soggetti “istituzionali” al fine di avviare
la ricerca di un suo sostituto. La seconda rinforza una “voce” già nota e letta
da tempo: prima di andarsene vorrebbe garantire ai suoi amici Matassino e Giannotti la trasformazione dei loro contratti
a tempo indeterminato (altrimenti scadrebbero con il suo mandato). Questi potrebbero
essere due buoni motivi per rallentare l’ipotesi di dimissioni a tempi brevi. Sul
nome del sostituto, una maggioranza trasversale vorrebbe un nome interno, sulla
trasformazione dei contratti sarebbe molto difficile… anche se …
Morale della favola: vorrei ma non posso e non lo dice solo
Salini ma tutti coloro che girano intorno a questa giostra che però vede due punti
fermi, granitici: il primo è la nomina del nuovo consiglio AgCom che vale 5
volte più di quella dell’AD Rai e se non
si raggiunge l’accordo politico sul quel fronte non è pensabile che possa
trovarsi per Viale Mazzini. In questo contesto si defila all’orizzonte una
battaglia di ben altro e lontano livello: l’elezione del prossimo Presidente della
Repubblica, argomento sul quale non si faranno prigionieri. Il mandato scade dopo
sette anni dal giuramento (Febbraio 2015) cioè febbraio 2022, tra poco più di un anno e mezzo. La politica corre veloce e guarda avanti, molto
avanti.
bloggorai@gmail.com
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