Il pasticciaccio brutto brutto di Viale Mazzini (attenzione,
non è il solo) si vorrebbe arricchire di un nuovo capitolo ma, in realtà,
rimescola carte già giocate. Diciamo subito chiaro e tondo: ci appare sempre più come tipica "arma di distrazione di massa" finalizzata a distrarre l'attenzione da altri e più rilevanti problemi della Rai e del Servizio Pubblico.
Questa mattina La Repubblica, a firma Giovanna
Vitale, torna alla carica e titola: ”DOPO L'INCHIESTA DI REPUBBLICA SULLA
TENTATA TRUFFA Rai, la maggioranza contro Foa "Risponda in Cda e in
Vigilanza", Il presidente dell'azienda ha il sostegno dei partiti di
destra: "Il Pd vuole la sua poltrona". Leggiamo qualche passaggio: “…
sviluppi dell'inchiesta della procura di Milano relativa al tentativo di
estorsione subito dai vertici Rai esattamente un anno fa. Quando il giornalista
voluto da Salvini sulla tolda dell'emittente di Stato divenne protagonista di
una strana vicenda a metà tra spy story e commedia di Totò, occultata dalla
dirigenza per sette mesi, fino all'approdo — nel dicembre scorso — in
Commissione di controllo sul servizio radiotelevisivo. Dove le audizioni
separate e secretate dell'ad Fabrizio Salini e del medesimo Foa svelarono non
solo una qualità dei rapporti fra i due assai deteriorata, ma anche una ricostruzione dei fatti talmente discordante da
spingere il capo della Vigilanza Alberto Barachini a trasmettere tutti gli atti
alla magistratura”. Inoltre: “Mentre Fi, Lega e Fdi faranno muro, reputando
che non ci siano novità tali da giustificare la riconvocazione di Foa in
Parlamento. Con la sponda del presidente azzurro Barachini, il quale ieri ha
ribadito «la correttezza e tempestività» con cui la Commissione ha agito e la
volontà di «non interferire con il lavoro della magistratura, non essendo al
momento emerse ipotesi di reato né da parte del presidente né dell'ad». Una
scena che rischia di ripetersi uguale venerdì in Cda, con la consigliera in
quota dem Rita Borioni e il rappresentante dei dipendenti Riccardo Laganà
decisi a far sovvertire l'ordine del giorno per inserire al primo punto «le
necessarie delucidazioni sulla tentata truffa, dopo averle chieste inutilmente
per mesi”. Tutto qui. Se è vero, e lo è certamente, che è in corso una indagine
della Magistratura, non ci sarà Vigilanza o Cda a poter chiedere o ottenere chiarimenti.
Non esistono poteri di “forzatura” del segreto istruttorio che grava sulla
vicenda. Allora? Di cosa si parla?
L’unico argomento che merita attenzione, non solo a
nostro modestissimo parere, è capire perché questo tema “riciccia” solo ora
senza nessuna novità di rilievo se non quanto riportato dall’articolo di Bonini
di ieri dove si dava notizia dell’avvenuta identificazione (???) dei presunti
responsabili della tentata truffa. Argomento sul quale ci sarebbe modo da dire:
perché svelare una parte tanto importante dell’inchiesta a tal punto da mettere
a rischio la possibile cattura dei responsabili che ora non staranno certo ad
aspettare a bordo piscina i carabinieri che li vadano ad arrestare. Alcuni nostri
interlocutori riprendono la tesi di Repubblica: “il PD vorrebbe prendersi la
Presidenza Rai per bilanciare la situazione subordinata che ha in Azienda
rispetto al 5S”. A' la guerre comme à la guerre… ma francamente appare una tesi
fragile e di difficile percorribilità quando di mezzo c’è la Magistratura.
Un altro interlocutore invece, propone una tesi suggestiva
ma esterna a Rai e più complessa: “l’articolo di Repubblica lascia intendere chiaramente
che la truffa sia stata tentata e forse anche riuscita anche verso altri CEO di
grandi Aziende italiane”… Già… Quali? Chi sarebbero state le vittime? Piccolo dettaglio
che svela un errore grave commesso dai truffatori e leggiamo quanto scrive
Bonini “… si è mossa una articolata e sofisticata organizzazione criminale
che ha bucato 27 grandi aziende italiane (tra colpi andati a segno e altri
abortiti), sottraendogli con l'inganno oltre 10 milioni di euro. E su cui, a
fari spenti, e con eccellenti risultati investigativi, lavorano da oltre un
anno la Procura di Milano e l'Arma dei Carabinieri. Ventisette stangate, un
identico format. "Truffa del
Ceo", la chiama chi indaga. Dove "Ceo", sta per Chief Executive Officer, la figura
apicale di ogni azienda. Considerato per questo l'anello più solido della catena
di comando di una governance”. Possibile mai che non sappiano che il potere di firma per un pagamento di
tale rilevanza non è nelle mani del Presidente quanto più, appunto del CEO. Perché
mai avrebbero fatto “il giro largo” e passare attraverso Foa invece che “attaccare”
direttamente il CEO come hanno fatto con le altre Aziende (magari se Repubblica
ci aiutasse a sapere chi sono)?
Rimangono poi questioni rilevanti sul fondo: il solo modo
per “chiarire la vicenda oscura” è, come abbiamo scritto, una sentenza della
Magistratura. Punto. Non ci potranno
essere altre forme di chiarimento di nessun tipo, forma o dimensione e questo lo
sanno tutti, a meno che qualcuno dovesse ammettere di essere complice dei
truffatori e, francamente, appare un’ipotesi alquanto inverosimile. Ma poniamo
pure che, qualcuno dovesse “pentirsi” e rivelare tutto. Cosa potrebbe
succedere? Che tutto gli atti compiuti dal Cda nella sua interezza potrebbero
essere invalidati? Domanda girata ai fini giuristi che ci leggono. Il quesito è
lo stesso che si pone per le revisione delle schede in Vigilanza usate per la votazione su Foa dove si potrebbero
riscontrare anomalie in grado di rivedere il procedimento di nomina, posto che
si dovrebbe ammettere che un Organo parlamentare di tale livello abbia potuto
commettere una ipotesi di errore di tale rilevanza.
Conclusione: siamo fortemente tentati di non associarci al
coro degli stupiti o dei compiaciuti dello svelamento del segreto di Pulcinella
come pure dei complottisti di varia natura. Purtroppo, invece, un pensiero saremo
indotti a farlo, non foss’altro perché è da questi piccoli dettagli che si
svelano gli arcani misteri.
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