La prendiamo da lontano
e, per quanto possibile, cerchiamo di farla breve. Oggi è convocato alle ore 12
in Vigilanza il Presidente di AgCom Marcello Cardani. L’audizione dovrebbe
(dovrebbe) avere per oggetto la risoluzione approvata dalla stessa Agcom lo
scorso 13 febbraio dove “DELIBERA L’accertamento del mancato rispetto da parte
della RAI dei principi di trasparenza e non discriminazione di cui all’articolo
25, comma 1, lett. s) punto iii) del Contratto di servizio e DIFFIDA La RAI affinché cessino immediatamente comportamenti
analoghi a quelli oggetto dell’infrazione accertata, assicurando il rispetto dei
principi di non discriminazione e di trasparenza nella conclusione dei
contratti di diffusione pubblicitaria, anche al fine di consentire all’Autorità
di verificare il corretto utilizzo delle risorse pubbliche destinate al finanziamento
delle attività e della programmazione di servizio pubblico”. Rai ricorre al TAR del Lazio che accoglie e
sospende il giudizio fino al prossimo 22 maggio (ricordate, lo abbiamo scritto
in tempi non sospetti).
Cosa c’è di nuovo? Semplice: l’audizione di Cardani in
Vigilanza assume un rilievo del tutto particolare in relazione a due considerazioni.
La prima attiene il ruolo e i compiti della Vigilanza che, per quanto leggiamo
si dovrebbe occupare “Secondo quanto stabilito
dall'articolo 4 della legge n. 103 del 1975, come modificato dalla legge n. 220
del 2015, alla Commissione spettano la formulazione degli indirizzi generali
per l'attuazione dei principi cui si ispira il servizio pubblico
radiotelevisivo e l'esercizio della vigilanza relativa alla loro attuazione; la
disciplina diretta delle rubriche di tribuna politica, tribuna elettorale,
tribuna sindacale e tribuna stampa; la fissazione, tenuto conto delle esigenze
dell'organizzazione e dell'equilibrio dei programmi, delle norme per garantire
l'accesso al mezzo radiotelevisivo”.
Non è affatto chiaro quindi perché la Vigilanza entra nel merito di un tema che
non dovrebbe essere di sua competenza. Ma un altro aspetto non è chiaro: perché
è stata disposta questa audizione in termini “politici” visto che in Vigilanza
la maggioranza è composta dai partiti di Governo, cioè gli stessi che “dovrebbero”
avere a cuore gli interessi del Servizio Pubblico. Già, e questo il secondo
punto che segna la particolare anomalia di quanto sta per avvenire: proprio oggi
sul Sole 24 Ore leggiamo, a firma Andrea Biondi, che titola e scrive “Mediaset,
il Covid blocca la pubblicità. Con il lockdown la raccolta crolla (-39%).
Ricavi a quota 682 milioni, utili giù del 6o%”. Appare del tutto evidente che intervenire
sulle logiche e dinamiche del mercato pubblicitario in queste circostanze e al
di fuori di qualsivoglia quadro regolamentare significa, di fatto,
avvantaggiare qualcuno a scapito di altri. Chi sono i primi e chi i secondi
facile intuirlo: chi ha proposto l’audizione di Cardani e chi l’ha sostenuta?
Ma quello che più sorprende è l’atteggiamento
assunto da chi dovrebbe, all’interno dei singoli organi istituzionali (AgCom
per primo) dove non è mai ben chiaro come si sostiene il Servizio Pubblico piuttosto
che danneggiarlo. Però, come abbiamo scritto più volte, la sorpresa è relativa:
non dimentichiamo mai che in questo Governo siedono autorevoli esponenti che
hanno sparato a palle incatenate e supponiamo lo faranno ancora contro il
canone per ridurlo o abolirlo del tutto.
Tutto torna e tutto segue un racconto
che è solo in una direzione: il progressivo, lento e inesorabile cammino verso
un ridimensionamento della Rai, in ogni forma, in ogni aspetto ed il primo
tassello, ribadiamo, è sul fronte delle risorse senza le quali non ci sono
piani industriali che tengano. Quanto leggiamo in questi giorni sul balletto
delle nomine (da osservare sempre con
quanto accanimento terapeutico la stampa si lancia sul gossip sui nomi e non
una parola sui grandi temi e problemi) è del tutto coerente con questo quadro: i
partiti di Governo si scannano sul nome di Tizio, Caio o Sempronia ma sono muti
sordi e ciechi sui problemi. Su questo tema, superfluo ripeterlo: è la stessa
frittata rigirata dalla parte opposta.
Facciamo ammenda di una carenza: su sito
Affaritaliani.it compare una nota interessante dove si legge che per l’AD
Salini ci potrebbe essere, anche a breve, una possibile exit strategy sostanzialmente determinata dal fatto che,
avvicinandosi la sua scadenza naturale o straordinaria, sarebbe sottoposto
al noto patto di non concorrenza e che quindi lo bloccherebbe per i successivi due
anni a non occuparsi di aziende concorrenti. È noto che, da tempo, si legge che
potrebbe esserci qualche interesse per Netflix (attenzione, non RaiFlix, come si
disse tempo addietro).
bloggorai@gmail.com
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