Care lettrici, cari lettori: vi voglio bene! Dopo quasi due
anni l’appuntamento con voi è diventato come un buon caffè di prima mattina, preceduto
dalla lettura dei giornali e da qualche piacevole telefonata o scambio di
messaggi. Ci sono giorni, come oggi, dove non ci sarebbe nulla da scrivere o
commentare: nessuna notizia meritevole di nota ma solo opinioni, suggestioni, ragionamenti.
Intendiamoci, tutto molto opinabile, personale, nulla di scientifico, potrebbe
essere quel pizzico di sale sulla terra che magari rende più ”saporito” questo
tempo primaverile ancora incerto. Un affezionato lettore ha protestato per
i post troppo lunghi ma è difficile
ragionare con gli spazi di Tweet o FB e comunque, visti i dati di Google Analytics,
la maggioranza apprezza.
Veniamo a bomba. Si brontola, si parlotta, si mormora della
vessata questio delle nomine Rai. Che novità!!! Sono mesi e mesi che al settimo
piano di Viale Mazzini come pure nelle sedi dei partiti si arrabattano a cercare
una quadra ad una tonda. Per questo motivo l’argomento non appassiona più i
tanto se non i diretti interessati. Magari questa è la volta buona. Però, al solito,
qualcosa non torna.
Anzitutto: cosa è cambiato sostanzialmente da quando ci
eravamo lasciati su questo argomento? In primo luogo il tema Tg1 e in secondo
luogo il ruolo di Mario Orfeo, perno di tutta la manovra (da tenere bene in
mente: è in causa con l’Azienda ed è
attualmente Presidente di Rai Way, società quotata in Borsa). Il PD da tempo
era ed è in “sofferenza” per come si sono riassestati gli equilibri interni
alla Rai dopo il cambio di maggioranza di Governo. Lo stesso vale per il M5S
con il cambio di direzione Crimi/Di Maio. Secondo la logica “partitocentrica”
ad ogni aggiustamento di equilibrio politico dovrebbe corrispondere analogo
movimento nelle caselle Rai. Tesi bizzarra e discutibile ma … tant’è che la
governance dell’Azienda funziona in questo modo. Ora la domanda semplice è: sono
stati raggiunti accordi, trovati nuovi equilibri per la nuova Yalta di Viale
Mazzini con la spartizione bilanciata tra i vari contendenti? A nostro
modestissimo parere NO, anche se, ad esempio, sul terreno generale il Corriere contrariamente
a Repubblica gioca sul fronte “positivista” come ci fa osservare un lettore.
Non crediamo molto che sostanzialmente gli equilibri siano cambiati, magari
aggiustati ma non al punto da garantire “accordi” di spartizione.
Per controprova abbiamo
provato a chiedere in giro e il range dei ragionamenti ascoltati spazia nell’incertezza
totale. Da un lato alcuni sostengono che bene che vada siamo al 51% per il si e al 49% no all’accordo. Come dire: il buio oltre
la siepe. Il più sofisticato si sofferma intorno ad un dettaglio, dove solitamente il diavolo mette le corna:
Rai Way. La società quotata di Via Teulada deve rinnovare il Cda, i titoli godono
di ottima salute, e si trova di fronte
ad un periodo impegnativo per dover gestire la delicatissima transizione al
DVB-T2. Il ruolo di Presidente, seppure
con poteri limitati rispetto all’Ad, mal si addice a Mario Orfeo che di
frequenze e impianti di trasmissione non ha mai avuto particolari esperienze. Tra l’altro, si dovrà sostituire anche un consigliere e da tempo si sente parlare di
un ritorno di Stefano Ciccotti, ora CTO Rai, a Via Teulada (dove peraltro già “risiede”)
proprio per garantire a Rai un maggiore controllo sul delicatissimo processo. Allora,
riteniamo, in soldoni che la partita non sia tanto e solo sui nomi ma sulle
prospettive industriali di Rai Way e di Rai Com e non è casuale se il dibattito
sugli spostamenti ruota intorno a queste due società (ci sarebbe da dire su Rai
Cinema ma occorre più spazio) dove si sposterebbe Tizia, Caio o Sempronia. Ne consegue
la necessità di trovare un accordo non tanto politico ma manageriale perché tutte e due le società rappresentano componenti
importanti degli asset finanziari Rai. Allora la domanda, semplice semplice, è:
i nomi di cui si parla sono all’altezza? Sono leciti dubbi e perplessità. Però, ci
dice un autorevole dirigente “… questo passa il Convento”. La domanda più estesa
è: la politica è in grado di comprendere/gestire questo tipo di ragionamenti? Ripetiamo:
sono leciti dubbi e perplessità. Domanda ancora più estesa: l’Ad, il presidente
e tutto il Cda (in attesa di chiarimenti) ora impoveriti dall’assenza di un
Piano industriale meritevole di questo nome e con l’aria di crisi finanziaria
alle porte, sono in grado di gestire questo livello di conflitto? Ripetiamo:
sono leciti dubbi e perplessità.
Tirate le somme: “accordo politico ???… de che stamo a
parla’ .???” detto alla romana da un abitante del settimo piano che aggiunge “certo,
poi tutto si può fare… tutti hanno famiglia”.
Ribadiamo e concludiamo. La madre, il padre, gli zii e tutta la famiglia della grande
battaglia sono convocati intorno ad un tema che sarà centrale: le risorse economiche
nell’era del post Coronavirus.
A questo proposito, in attesa di altre
scadenze, ricordiamo che è attesa in Vigilanza Rai un’audizione di Marcello Cardani, presidente Agcom, proprio sul tema della
pubblicità e del presunto dumping praticato da Rai. L’incontro è stato richiesto
da Giorgio Mulè e sostenuto dal presidente Barachini, entrambi di Forza Italia
che, per singolare combinazione, appartengono allo schieramento politico guidato
da un certo signore, proprietario del principale concorrente Rai anche sul terreno
delle risorse pubblicitarie. La guerra è in corso e si diffonde la sensazione
che qualcuno non se ne è accorto (o non se ne vuole accorgere).
bloggorai@gmail.com
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