Titolo alternativo: Il Grande Bluff. Scegliete voi.
Speriamo che i lettori ci perdoneranno la citazione di
Abramo Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per
sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre”. A me sarebbe venuta forse
più volgare ma non meno efficace: “Non pensate di prenderci per il culo a tempo
indeterminato”. Ci riferiamo a quanto avvenuto nei giorni scorsi tra AgCom,
Vigilanza e Cda Rai. E’ andato in onda un teatrino mesto e triste, con un
copione tragicomico vecchio e logoro. Ci risparmiamo la tiritera sull’ingerenza
della politica (giù le mani dalla Rai) che hanno detto più o meno tutti una
volta nella vita. Ci soffermiamo invece sulla necessità di comprendere cosa si
nasconde dietro queste apparenti sceneggiate.
Iniziamo da Agcom. Abbiamo scritto da mesi che il grande scontro
politico istituzionale in tutto il settore delle telecomunicazioni passa attraverso alcuni
crocevia che giocoforza si sovrappongono e intersecano: il primo è il rinnovo
dei vertici di AgCom scaduto oramai da molti mesi. Parliamo di un organo istituzionale
di grande rilievo chiamato a fare da arbitro e regolatore di tutto il sistema oggi
più che mai rilevante per almeno due buoni motivi: il primo è la grande riforma
del SIC (come vorrebbe il programma di Governo) e il secondo perché siamo nel
pieno di una difficilissima transizione ad un nuovo sistema di
broadcast/broadband con grandi implicazioni per i consumatori e operatori di
mercato. Si capisce bene come la politica voglia avere al suo interno
rappresentanti in grado di “garantire”
la propria parte (magari poi succede che un commissario diciamo che si
rimpannuccia la “casacca” come sembra essere successo nell’attuale
consiliatura). Quindi in ballo ci sono le nomine di AgCom e nella non meno
importante Autorità garante per la Privacy ancora in alto mare. Abbiamo scritto
in epoca non sospetta che il ”pacchetto” di nomine era intrinsecamente legato e
si estendeva a tutto il perimetro delle istituzioni e società controllate dallo
Stato. Ora, cosa è successo nei giorni
scorsi? Molto banalmente, si sta svelando parte del disegno che i partiti di
Governo intendono perseguire. Cardani in
Vigilanza ha avuto pochi “antagonisti” e tra questi hanno brillato i rappresentanti
del PD. Non è un segreto (anche questo già scritto) che al posto di Cardani si
parla da tempo di Giacomelli (do you remember ???) e che anche tra i 5S
qualcuno sembra, pare, dicono, essere particolarmente interessato più ad
una comoda poltrona ben retribuita da
commissario che quella incerta e impegnativa da parlamentare. Ecco allora che, lentamente, il quadro si compone
ed ecco allora che la minestra riscaldata apparecchiata ieri in Cda è andata in
tavola. Con buona pace di quanti balbettano di autonomia e credibilità del
Servizio Pubblico radiotelevisivo: che ci sia tizio, caio o sempronia a
dirigere una rete o un Tg non cambia assolutamente nulla, uno vale l’altra o
viceversa. Ecco, tutto qui.
Note a margine: la prima riguarda Riccardo Laganà, eletto
dai dipendenti Rai. Ieri non ha votato sulle nomine “Oggi in Cda è stata
scritta una brutta pagina della storia del servizio pubblico. L'AD ci ha
chiesto in pratica di ‘ratificare’
incarichi per la maggior parte decisi fuori dalla Rai, frutto dei soliti
accordi politici tra partiti che sono stati ampiamente e puntualmente
raccontati dalla stampa di questi giorni". Nulla di nuovo Riccardo, pagine
sporche che abbiamo già letto durante il tuo mandato e chi le ha scritte?
Ancora, si fanno ricorrenti le voci che vorrebbe Salini “già
con un profilo rinfrescato su Linkedin” (come ci ha detto un inquilino del VII
piano) alla ricerca di nuova occupazione per non trovarsi impelagato nel patto
di non concorrenza che dovrebbe rispettare per i successivi due anni qualora arrivasse
a fine mandato. Sarebbe un bel colpo, non solo perchè li andrebbe a guadagnare
certamente di più, ma anche per quanti con l’occasione potrebbero rimettere mano
a tutto il cucuzzaro.
Infine: Rai Way. Il nuovo consiglio verrà radicalmente ridisegnato con uomini di stretta fede aziendale Rai (Pasciucco
presidente e Ciccotti consigliere, in lista di riserva Claudio). Per Ciccotti la questione si fa
seria: rimane sempre il CTO di Viale Mazzini
ed è considerato una fonte molto autorevole e competente. Per quanto ricordiamo,
la sua uscita da Rai Way non fu proprio un passeggiata su un tappetino di rose
ed il motivo reale di quanto avvenuto non
è stato mai chiaro a sufficienza. Ora il suo ritorno a Via Teulada, con lo
switch off del DVB-T2 in corso lascia
pensare che l’azionista di maggioranza voglia
avere un peso maggiore nelle scelte che la quotata dovrà assumere. Avrà al suo
fianco l’AD di Rai Way che guadagna più del doppio di lui. Auguri.
bloggorai@gmail.com
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