Mettetevi comodi e leggete con calma. Questa mattina ci
troviamo a raccontare una storia tutta da scrivere (The future is unwritten, Joe
Trummer, Clash, 2007) e lo spunto lo prendiamo da un nutrito articolo comparso
sul Foglio, a firma Salvatore Merlo e Valerio Valentini, con il titolo “Sopra e
sotto la Rai. Imminenti le dimissioni dell'amministratore. L'ad Salini sta per
lasciare”.
Non è un argomento nuovo: sono settimane che se ne parla e mesi che
se ne discute. Questo AD non sembra essere stato mai particolarmente amato ed apprezzato,
dentro e fuori l’Azienda, e con lui il
suo stretto collaboratore (esterno, imposto e non previsto). Dicono di lui ai
vari piani di Viale Mazzini ”…è un’ottima persona… ma…”. Aveva un compito da
svolgere: dare alla Rai una nuova missione, un nuovo progetto, che solo in parte consisteva nel Piano Industriale
che lui stesso si è trovato tra capo e piedi e del quale non aveva nessuna competenza
e responsabilità (al momento del suo insediamento BCG lo aveva già impostato).
In altra buona parte, a lui e al Cda che lo accompagna era affidato un compito
ben più rilevante: cambiare l’Azienda, come si diceva allora “rinnovarla” nella
sua cultura e nelle sua natura, nei suoi comportamenti e nel suoi linguaggi,
nelle sue attitudini e nelle sue propensioni, nei suoi vizi e nelle sue virtù.
Nulla di tutto questo è avvenuto e di nulla rimarrà traccia. Se non fosse stato
sufficiente di suo, è arrivato il meteorite Coronavirus che ha spazzato via gli
ultimi dubbi. Sono emerse drammaticamente tutte le debolezze, lacune e carenze
strutturali che, come abbiamo scritto più volte, stanno portando il Servizio
Pubblico sempre più verso la marginalità del sistema audiovisivo nazionale (aggiungiamo
pure internazionale).
Ecco perché ora si tratta di capire come si inizia a
scrivere questa nuova pagina che potrebbe
avere un incipit con le possibili dimissioni di Salini. Cominciamo a dire subito:
delle due l’una. O smentisce tutto subito e giura fedeltà con il sangue alla
Repubblica di Viale Mazzini fino alla scadenza del suo mandato e quindi restituisce,
per quanto possibile, sicurezza e fiducia ad un ambiente che già di suo tanto
felice non appare. Oppure, sia gentile e nell’interesse dell’Azienda, si faccia
da parte subito, il prima possibile. Nel mezzo, significa solo rimanere nell’incertezza,
ambiguità e incapacità a decidere che non può generare che altri danni.
Sull’articolo del Foglio si legge: “C'è un asse Franceschini-Renzi… Rai e
deleghe di governo, rimpasto e nuovi equilibri nei rapporti tra Pd e M5s. E non
è un caso che, nelle chiacchiere d'anticamera a Palazzo Chigi, i ministri del
Pd se lo sono detti, tra loro, che Matteo Renzi avrebbe graziato Alfonso
Bonafede in Senato anche per effetto di un accordo sulla Rai. Renzi vuole
contare, su tutto (e qualcosa ne sa il suo amico e agente televisivo Lucio
Presta). Dunque è con Renzi che negli ultimi giorni ha molto discusso Dario
Franceschini… L'amministratore delegato lo sceglierà il Pd con il benestare di
Renzi e il silenzio assenso dei grillini (che intendono rifarsi, ma è cosa
assai difficile, sul presidente della Rai, il leghista Marcello Foa)… Renzi,
che minacciava di fare naufragare il governo da lui propiziato e fatto nascere
l'estate scorsa, ha riscoperto la dimensione antica della politica,
l'equilibrismo, la trattativa serrata, il baratto. E in questa ginnastica, non
a caso, si trova benissimo con Franceschini che la pratica da sempre, visto che
tra loro il doppio passo incrociato sulla Rai è un giro di valzer che si
estende alla nomina dell'Agcom (l'autorità andrà ad Antonello Giacomelli,
deputato amico di Franceschini e ora benedetto anche da Renzi che prima aveva
posto un veto sul suo nome). Ma non solo. Ci sono pure le deleghe ancora
vacanti sulle Telecomunicazioni, al governo. Tutto si tiene. Tutto è materia di
scambio, dentro, fuori, sopra e sotto la Rai. Ricordate quando abbiamo
scritto, già dallo scorso dicembre sulla madre di tutte le battaglie, che in
ballo c’erano e ci sono posti di rilievo (AgCom in testa) ???
Tanto basta per iniziare a scrivere: da che parte si
inizierà questo nuovo racconto? Cambierà solo l’AD o va a casa tutto il
consiglio? Verrà utilizzata ancora la vecchia Legge del 2015 con i suoi criteri
di nomina? Si attenderà la fine naturale di questo mandato per dare tempo alla
politica di proporre una nuova legge di sistema che possa includer anche nuovi
criteri di scelta della governance (vedi battuta di Fico dei giorni scorsi)?
Tutto si può fare ad una sola, semplice condizione: subito, ora, immediatamente.
Se, come tutti auspichiamo, stiamo per uscire dall’emergenza Covid, allo stesso
tempo stiamo per entrare nell’emergenza delle risorse sulle quali contare quasi
nemmeno più per lo sviluppo ma per la mera sopravvivenza della baracca. Il crollo
della pubblicità (vedi anche oggi articolo di Claudio Plazzotta su Italia Oggi)
insieme alle minacce sulla riduzione del canone non lasciano scampo. All’orizzonte
si intravvedono tempi molto duri. Per la fine di giugno, solitamente, si
prevede la presentazione dei palinsesti: di cosa saranno composti, con quali
budget si potranno sostenere e chi se ne assumerà la paternità? A proposito di paternità: ieri sera dopo il solito
Report (da vedere con un lanciafiamme a portata di mano) è andato in onda su
RaiTre una produzione firmata, appunto, RaiTre/Ballandi. Avete letto bene: si
tratta del noto agente artistico che ora firma le produzioni insieme alla rete.
Si tratta dello stesso che ha fatto gongolare l’attuale direttore di Rai Uno e
allora direttore di Rai Tre quando si vantò di aver riportato Raffaella Carrà
in video grazie, appunto, alle solerti attenzioni di Ballandi. Ci mancherebbe, tutto
normale, todos Caballeros, ma è esattamente da queste cose che si capisce molto
di più di tante parole.
Conclusione: ponti d’oro al nemico che fugge purché lo
faccia in fretta, altrimenti rimanga ben saldo e lo dica chiaro e tondo.
bloggorai@gmail.com
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