martedì 26 maggio 2020

Ponti d'oro al nemico che fugge


Mettetevi comodi e leggete con calma. Questa mattina ci troviamo a raccontare una storia tutta da scrivere (The future is unwritten, Joe Trummer, Clash, 2007) e lo spunto lo prendiamo da un nutrito articolo comparso sul Foglio, a firma Salvatore Merlo e Valerio Valentini, con il titolo “Sopra e sotto la Rai. Imminenti le dimissioni dell'amministratore. L'ad Salini sta per lasciare”. 

Non è un argomento nuovo: sono settimane che se ne parla e mesi che se ne discute. Questo AD non sembra essere stato mai particolarmente amato ed apprezzato, dentro e fuori l’Azienda, e con lui il suo stretto collaboratore (esterno, imposto e non previsto). Dicono di lui ai vari piani di Viale Mazzini ”…è un’ottima persona… ma…”. Aveva un compito da svolgere: dare alla Rai una nuova missione, un nuovo progetto, che solo in parte consisteva nel Piano Industriale che lui stesso si è trovato tra capo e piedi e del quale non aveva nessuna competenza e responsabilità (al momento del suo insediamento BCG lo aveva già impostato). In altra buona parte, a lui e al Cda che lo accompagna era affidato un compito ben più rilevante: cambiare l’Azienda, come si diceva allora “rinnovarla” nella sua cultura e nelle sua natura, nei suoi comportamenti e nel suoi linguaggi, nelle sue attitudini e nelle sue propensioni, nei suoi vizi e nelle sue virtù. Nulla di tutto questo è avvenuto e di nulla rimarrà traccia. Se non fosse stato sufficiente di suo, è arrivato il meteorite Coronavirus che ha spazzato via gli ultimi dubbi. Sono emerse drammaticamente tutte le debolezze, lacune e carenze strutturali che, come abbiamo scritto più volte, stanno portando il Servizio Pubblico sempre più verso la marginalità del sistema audiovisivo nazionale (aggiungiamo pure internazionale).

Ecco perché ora si tratta di capire come si inizia a scrivere  questa nuova pagina che potrebbe avere un incipit con le possibili dimissioni di Salini. Cominciamo a dire subito: delle due l’una. O smentisce tutto subito e giura fedeltà con il sangue alla Repubblica di Viale Mazzini fino alla scadenza del suo mandato e quindi restituisce, per quanto possibile, sicurezza e fiducia ad un ambiente che già di suo tanto felice non appare. Oppure, sia gentile e nell’interesse dell’Azienda, si faccia da parte subito, il prima possibile. Nel mezzo, significa solo rimanere nell’incertezza, ambiguità e incapacità a decidere che non può generare che altri danni.

Sull’articolo del Foglio si legge: “C'è un asse Franceschini-Renzi… Rai e deleghe di governo, rimpasto e nuovi equilibri nei rapporti tra Pd e M5s. E non è un caso che, nelle chiacchiere d'anticamera a Palazzo Chigi, i ministri del Pd se lo sono detti, tra loro, che Matteo Renzi avrebbe graziato Alfonso Bonafede in Senato anche per effetto di un accordo sulla Rai. Renzi vuole contare, su tutto (e qualcosa ne sa il suo amico e agente televisivo Lucio Presta). Dunque è con Renzi che negli ultimi giorni ha molto discusso Dario Franceschini… L'amministratore delegato lo sceglierà il Pd con il benestare di Renzi e il silenzio assenso dei grillini (che intendono rifarsi, ma è cosa assai difficile, sul presidente della Rai, il leghista Marcello Foa)… Renzi, che minacciava di fare naufragare il governo da lui propiziato e fatto nascere l'estate scorsa, ha riscoperto la dimensione antica della politica, l'equilibrismo, la trattativa serrata, il baratto. E in questa ginnastica, non a caso, si trova benissimo con Franceschini che la pratica da sempre, visto che tra loro il doppio passo incrociato sulla Rai è un giro di valzer che si estende alla nomina dell'Agcom (l'autorità andrà ad Antonello Giacomelli, deputato amico di Franceschini e ora benedetto anche da Renzi che prima aveva posto un veto sul suo nome). Ma non solo. Ci sono pure le deleghe ancora vacanti sulle Telecomunicazioni, al governo. Tutto si tiene. Tutto è materia di scambio, dentro, fuori, sopra e sotto la Rai. Ricordate quando abbiamo scritto, già dallo scorso dicembre sulla madre di tutte le battaglie, che in ballo c’erano e ci sono posti di rilievo (AgCom in testa) ???

Tanto basta per iniziare a scrivere: da che parte si inizierà questo nuovo racconto? Cambierà solo l’AD o va a casa tutto il consiglio? Verrà utilizzata ancora la vecchia Legge del 2015 con i suoi criteri di nomina? Si attenderà la fine naturale di questo mandato per dare tempo alla politica di proporre una nuova legge di sistema che possa includer anche nuovi criteri di scelta della governance (vedi battuta di Fico dei giorni scorsi)? Tutto si può fare ad una sola, semplice condizione: subito, ora, immediatamente. Se, come tutti auspichiamo, stiamo per uscire dall’emergenza Covid, allo stesso tempo stiamo per entrare nell’emergenza delle risorse sulle quali contare quasi nemmeno più per lo sviluppo ma per la mera sopravvivenza della baracca. Il crollo della pubblicità (vedi anche oggi articolo di Claudio Plazzotta su Italia Oggi) insieme alle minacce sulla riduzione del canone non lasciano scampo. All’orizzonte si intravvedono tempi molto duri. Per la fine di giugno, solitamente, si prevede la presentazione dei palinsesti: di cosa saranno composti, con quali budget si potranno sostenere e chi se ne assumerà la paternità? A proposito di paternità: ieri sera dopo il solito Report (da vedere con un lanciafiamme a portata di mano) è andato in onda su RaiTre una produzione firmata, appunto, RaiTre/Ballandi. Avete letto bene: si tratta del noto agente artistico che ora firma le produzioni insieme alla rete. Si tratta dello stesso che ha fatto gongolare l’attuale direttore di Rai Uno e allora direttore di Rai Tre quando si vantò di aver riportato Raffaella Carrà in video grazie, appunto, alle solerti attenzioni di Ballandi. Ci mancherebbe, tutto normale, todos Caballeros, ma è esattamente da queste cose che si capisce molto di più di tante parole.

Conclusione: ponti d’oro al nemico che fugge purché lo faccia in fretta, altrimenti rimanga ben saldo e lo dica chiaro e tondo.
bloggorai@gmail.com

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