Ci sono tanti mondi possibili dove, nel bene o male, si può
anche sopravvivere. C’è un Mondo di sopra, dove aleggiano spiriti soavi,
leggeri ed eteri come piume. Anime belle che divagano alti pensieri e fanno
risuonare belle parole. C’è poi un Mondo di sotto, dove albergano figure
opache, ombre sottili, profili sfumati e imperscrutabili che sfaccendano tra i
bassifondi di quanto cade dal Mondo di sopra. Briciole, avanzi, rimasugli che spesso però celano grandi e imperscrutabili disegni.
Ecco, più meno, questa la fotografia deformata, in bianco e nero, della giornata di ieri e di
quella che sta per avviarsi oggi. Ieri, come
abbiamo scritto, si è svolta l’audizione del presidente AgCom, Marcello Cardani,
sul tema delle risorse pubblicitarie. Di quanto avvenuto ieri a San Macuto, oggi quasi nessuno riporta notizie
(salvo una brevissima in MF) mentre su quanto potrebbe avvenire oggi in Cda Rai
ci sono decine di colonne di carta stampata tutte e solo con le stesso tema:
gossip sulle nomine. Sono due mondi, diversi distinti e distanti non tanto tra
loro ma tra loro e il resto del Paese.
Sulla Vigilanza di ieri si può dire, semplicemente che
abbiamo assistito ad uno spettacolo ai limiti dell’imbarazzante (sarà per questo
pudore che quasi nessuno ne parla? …nooooo… la risposta è più complessa). L’imbarazzo
consiste nel fatto che Organi istituzionali di garanzia, Vigilanza e AgCom,
hanno evidenziato chiaramente tutti i loro limiti di autonomia e indipendenza.
La prima perché è andata ad intervenire in un ambito ai limiti della sue
competenze, la pubblicità e il mercato delle risorse economiche del sistema
radiotelevisivo, la seconda perché sembra
avere un solo ambito di interesse e attenzione che, seppure mascherato da ricerca
di equilibrio, di fatto, colpisce una parte sola del sistema che si intende
tutelare: la Rai. Riportiamo quanto detto ieri dai Senatori Airola e Di Nicola:
“I broadcasters lavorano in un "mercato opaco" in cui "viene
richiesto alla Rai di essere trasparente mentre Agcom lo dovrebbe chiedere a
tutti i soggetti operanti nel settore nel rispetto di un listino che non so
nemmeno se esista". Su chi gestisce il mercato manca un confronto con
l'Antitrust e il Mise con produzione di documenti congiunti che avallino questa
situazione di dumping che viene ascritto alla Rai. Se la Rai deve uscire dal
mercato deve dirlo la legge. Bisognerebbe parlare dei centri media, intermediari
che gestiscono la vendita dei soggetti di spazi pubblicitari e trattano i
prezzi e lo fanno con un diritto di contrattazione che rappresenta una doppia
percentuale: ovvero, prendono soldi sia da chi compra sia da chi vende, un modo
di fare che distorce il mercato. Magari per favorire qualche altro competitor,
come Mediaset. Aggiunge Di Nicola "Si denota un pregiudizio dell'Authority
sulla concessionaria del servizio pubblico della Rai. L'impressione è che Agcom
con le sue ultime delibere, e anche con la sua relazione odierna, non sia più
un arbitro ma una parte in gioco. Non c'è traccia nella sua relazione del
comportamento degli altri soggetti che agiscono nel campo pubblicitario e che
pure in passato hanno pesantemente alterato questo mercato". Non abbiamo
letto altro da parte di altri partiti.
In un certo senso, ha ragione Cardani quando ieri ha
ribaltato il tavolo in faccia alla politica che dopo molti mesi ancora non ha
provveduto a rinnovare il Consiglio. Infatti, lo spettacolo andato in scena
ieri oltre che indecente è stato anche surreale. La politica ha messo sotto
processo se stessa e le sue incapacità ad agire, la palude entro la quale si
agita scomposta e inconcludente. Salvo poi, raggiungere punti di accordo su
interessi convergenti e paralleli. Cardani, infine, ha sollevato il problema di
Rai che omette di inviare i dati richiesti: delle due l’una o i dati sono stati
inviati oppure Rai deve rispondere adeguatamente.
Si è trattato di un teatrino che ha seguito e anticipa quello
che andrà in onda oggi in Cda dove le dinamiche non sono da meno. Dopo aver
rigirato la minestra per mesi sempre con gli stessi ingredienti, oggi viene
servita in tavola, ormai irrancidita. Troppo facile sostenere che si tratta di
manovre di bassa cucina senza alcun segno, senza alcuna strategia, senza alcun
senso logico. Tutto avviene per il solo fine di “garantire” alla propria parte politica
una quota di visibilità o rappresentanza o meglio di controllo di un pezzetto
di Rai.
Tutti innocenti quindi tutti colpevoli, nessuno escluso,
compresi quelli che voteranno oggi a favore o contro di tizio, caio o
sempronia. Perché, comunque, da nessuno di loro si leverà un gemito a favore delle
necessità, dell’obbligo, di dover pensare ad un prossimo futuro della Rai dove
non c’è alcuna certezza di sopravvivere allo stesso modo con cui si è vissuto
prima. E gli artefici di tutto questo siedono fianco a fianco, seppure, apparentemente,
su sponde opposte.
Conclusione: si persegue un disegno complesso, organico,
forse anche disordinato nei tempi, nei modi e nelle persone che lo sostengono
finalizzato ad un solo semplice obiettivo: indebolire, ridimensionare, collocare
il Servizio Pubblico radiotelevisivo da un orbita di interesse collettivo prioritario, strategico ed essenziale per la tutela e lo sviluppo sociale del Paese ad uno
complementare, aggregato, parte del tutto.
I due mondi, quello di ieri e quello di oggi, dialogano
perfettamente tra loro, spesso parlano la stessa lingua.
bloggorai@gmail.com
Complimenti.
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