Scoop!!! Si fa per dire: la notizia del giorno che nessun
giornale oggi ha ripreso è stata pubblicata ieri sul sito dell’Ufficio Stampa
Rai: “Il Consiglio d’amministrazione, riunito sotto la presidenza di Marcello
Foa e alla presenza dell’Amministratore delegato Fabrizio Salini, ha esaminato
le implicazioni del protrarsi della crisi del Coronavirus sul piano industriale
e ha concluso che purtroppo la tempistica prevista non potrà essere rispettata,
essendo la Rai chiamata a onorare il proprio mandato di servizio pubblico in
condizioni di emergenza per il Paese e dunque anche per l’azienda Rai.
Il Consiglio ha pertanto deciso, all’unanimità, di rinviare
l’implementazione del piano industriale e delle direzioni per generi. Questo
significa che fino al 31 dicembre le Reti opereranno secondo le modalità
attualmente in vigore. Anche il budget 2020 sarà rinviato di conseguenza”.
Amen
!!!
Chi vi scrive, in epoca non sospetta, quando giravano solo le bozze
segretissime del Piano Industriale, ha sostenuto subito due cose: è concettualmente
sbagliato e strutturalmente insostenibile. Vi risparmio quanto già scritto e detto innumerevoli volte e quindi non sarò a lamentarmi su quella che appare come una
specie di pietra tombale sul suo futuro. A fine 2020 questo Cda sarà nella sua
fase declinante, quando non si toccherà nemmeno la penna sul tavolo e tutti
staranno pensando a come ricollocarsi alla sua scadenza, come al solito. Doppio
Amen. La parola fine del Piano Industriale non l’ha scritta il Cda ma la penna è stata utilizzata da
tante mani:per primo il Governo che in diversi momenti, da diversi esponenti,
non ha mai dato tangibili segni di sostegno al Piano e proprio nei giorni
scorsi, come abbiamo scritto, l’azionista
di maggioranza al Governo, Patuanelli, ha detto chiaro e tondo “la Rai non è
una priorità”. Abbiamo pure scritto tante volte che questo tema era ed è ancora
in parte il tema centrale del Servizio Pubblico: quale potrà e dovrà essere il
suo futuro. Non si tratta solo di contabilità industriale, non si tratta solo
di competizione tecnologica, non si riferisce solo ai problemi di governance
ma, ne siamo convinti, si tratta del suo ruolo sociale e culturale in questo
Paese in questo determinato momento storico. Questo il buco nero del Piano
Industriale che, laddove pure evoca tante volte
il Contratto di Servizio, di fatto pur avendo potuto in parte realizzare
specifici adempimenti, non è stato fatto pressoché nulla: mi riferisco al canale
in inglese ed istituzionale ai quali erano destinati pochi soldi per fare
tanto.
Di tutta la vicenda del Piano industriale non ha funzionato
quasi nulla mentre la sola cosa che è andata benissimo ha riguardato i compensi
milionari per chi lo ha scritto e per chi sarebbe stato incaricato di “metterlo
a terra” mentre l’unica persona che avrebbe potuto fare qualcosa è stato gentilmente
messo in condizioni di uscire da Viale Mazzini (Piero Gaffuri) che esattamente
su questo tema, a quanto sembra, ha avuto “qualcosa a che ridire” con il vertice
aziendale fino ad arrivare a una specie di “io o lui” ... e …ca va sans dire …
è uscito lui. Hai voglia a dire “seria riforma della Rai”: quando manca lo
spirito sociale, l’anima, il senso
generale e condiviso, pubblico e trasparente, questo è il risultato. Basta,
infine, ricordare la sua genesi: ritardato, mantenuto segreto, tenuto nei cassetti fino all’inverosimile,
riservato a pochi intimi, per dare compiutamente il segno della sua fragilità e
il colpo di grazia è stato esattamente questa mattina quando nessun giornale nazionale
ne ha riportato la notizia mentre il Fatto Quotidiano e il Tempo hanno scritto
del “congelamento” della multa Agcom quasi come fosse una vittoria.
Altra notizia di cui non si trova traccia su giornali
(ripresa solo da ADN) è l’interrogazione da parte di esponenti del PD sulla
fake news diffusa dalla Rai secondo la quale il Governo era informato del
rischio pandemia e non avrebbe agito per tempo.
“Meglio per voi ignorare, ignorare…” (orazione di Antonio
per Cesare).
È iniziato da pochi giorni l’Anno Zero del Servizio Pubblico.
Si tratta
ora di iniziare a scrivere una nuova storia.
bloggorai@gmail.com
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