Lo abbiamo scritto poche ore dopo l’inizio della crisi: si
diffonderanno due virus, il primo
sanitario e il secondo mediatico. Siamo stati facili profeti. Sul primo stanno
intervenendo, in modo speriamo efficace, quanti sono competenti e responsabili.
Sul secondo invece siamo in piena emergenza che interessa, in particolare, la
comunicazione del Servizio Pubblico e la tastiera diventa pesante quando si
tratta di ribadire questo problema.
Con ordine: sabato sera è stata decisa la
messa in onda della replica di Fiorello. Al di là degli ascolti non proprio
edificanti se confrontati con la concorrenza di Canale5 (chissenefrega degli
ascolti in questo momento ... ma fino ad un certo punto) ciò che colpisce
ancora una volta è la mancanza di un'idea, un progetto, uno scarto qualsiasi
che possa evidenziare la differenza, appunto, con la concorrenza di Mediaset. Possibile
mai che a nessuno è venuto in mente di proporre qualcosa di diverso che lo
stesso tipo di programma? Cosa si comunica ai telespettatori in questo modo? Che,
alla fin fine, il sabato sera, siamo tutti sulla stessa barca? No. Potrebbe non
essere così. Si potrebbe cogliere questa
drammatica occasione per essere più coraggiosi e proporre un’idea diversa di
Servizio Pubblico. Quale? Bella domanda alla quale dovrebbero rispondere chi è pagato lautamente per occuparsi di questo.
Ma la domanda può essere estesa non solo al sabato sera: qualcuno, ad esempio, si è messo a
studiare gli scenari editoriali, tecnologici, normativi, prossimi venturi? Cosa potrà succedere quando tutto questo
(speriamo presto) sarà finito? quando questo avverrà, ne siamo certi, nulla sarà più come prima. Quale sarà la Rai prossima ventura? È stata
predisposta una “task force” anche per questo?
A proposito di sabato sera e di comunicazione: non è stato
detto tutto per quanto riguarda la diretta Facebook del Presidente del
Consiglio. Per quale dannato motivo non sono state utilizzate le telecamere
Rai? Per quale dannato motivo il Servizio Pubblico non riesce a proporsi ed
essere percepito come voce “istituzionale”? Qualcuno a Viale Mazzini ha
sollevato il problema? Per non dire dell’edizione straordinaria del Tg1: si apre
il collegamento quando è necessario e non si dovrebbero lasciare milioni di
persone in attesa di notizie che potevano essere percepite ai limiti del
catastrofico. Il Governo, da parte sua, ci mette la buona volontà ad alimentare
questi problemi: se il provvedimento non è stato firmato, che bisogno c’era di
anticiparlo? Non è stata sufficiente la lezione di sabato 4 marzo?
Ancora a proposito di comunicazione. Torniamo ad un tema
affrontato più volte: RaiNews24. Come noto, da sempre realizza ascolti da
prefisso telefonico e nessuno,
sottolineo nessuno, è stato in grado di proporre qualcosa per invertire
la tendenza. Ci si chiede: perché? Come è potuto avvenire tutto questo in una
testata che conta quasi 200 giornalisti e che costa una montagna di soldi per
fare lo 0,6%? Incredibilmente e ostinatamente, su questo argomento c’è un muro
di gomma che, a confronto, quello di Berlino era di carta zucchero. Nei giorni
scorsi, come noto, a Roma è avvenuto un gravissimo fatto di cronaca e molti nostri
lettori (uno ci scrive: “ … RaiNews24 sempre attento a creare terrore, ad amplificare
le negatività e sminuire le positività …”) ci hanno segnalato il modo morboso, con dovizia di particolari
truculenti, con il quale è stato raccontato. Ecco, questa è una possibile risposta alla
domanda di cui sopra. Ma chi dirige la testata e chi coordina la qualità e la quantità di informazioni veicolate
dai Tg? È stata creata anche una ”task force” deontologica, linguistica,
sociologica per l’informazione?
Veniamo ora alle notizie di oggi: cioè pressoché nulla. L’unico
articolo interessante che proponiamo lo leggiamo su Il Giornale a firma Giordano
Bruno Guerri: “Sto con Avati, un canale
Rai solo di cultura. La Rai dedichi uno dei canali solo a programmi culturali.
L'appello di Pupi Avati sul «Giornale» raccoglie consensi: mentre teatri,
cinema e festival sono chiusi, «apriamo» la tv”. Appare un appello
condivisibile: si potrebbe utilizzare il canale 54 di RaiStoria, costerebbe poco e renderebbe molto e potrebbe ridare tono ad un
canale, per quanto interessante ed utile, anch’esso destinato ad ascolti di nicchia.
Infine: domani sbarcherà in Italia Dinesy+ e la competizione tra piattaforme streaming
si farà ancora più dura. Come noto, Netflix e Youtube stanno effettuando il downgrading
del flusso per consentire maggiore fruibilità della rete. Anche in questo campo
si sta prefigurando l’opportunità di avviare una campagna di democrazia fondamentale
non solo per il nostro Paese: banda base libera e gratuita per tutti, alta
qualità e velocità, infrastrutture di rete efficienti, mentre tutti i servizi
business a pagamento. La rete non è e non dovrebbe essere considerata neutrale:
anzitutto i diritti dei cittadini, a
seguire gli interessi degli operatori.
La crisi del coronavirus, almeno speriamo, possa essere una buona opportunità
di sviluppo sociale, non solo tecnologico o industriale. Anche in questo il
Servizio Pubblico potrebbe e dovrebbe dire qualcosa. Sappiamo che a intorno
(non solo dentro) Viale Mazzini, qualcuno ha le capacità per farlo.
bloggorai@gmail.com
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