Per certi aspetti, si capisce perché sui giornali non compare pressoché nulla, come
questa mattina. Ma solo per certi aspetti, perché altrimenti non si capisce
perché proprio in questo momento, esattamente quando il Servizio Pubblico è chiamato ad assolvere un
compito fondamentale, diremmo pure “prioritario” (a differenza di quanti
sostengono invece che non lo sia, vedi Governo), molti tacciono, sono afoni (compresi
tanti nostri amici e conoscenti: abbiamo letto solo Angelo Zaccone Teodosi su Key4Biz sollevare un problema molto delicato di democrazia) e così siamo costretti a constatare quanto
stiamo vedendo. Qualcuno ha scritto “per chi segue e studia la radio e la
televisione, il mondo della comunicazione audiovisiva, si tratta di una drammatica
situazione che permette di interpretare fenomeni altrimenti non comprensibili”.
Bene, necessario non perdere questa occasione.
Ad esempio, succede come ieri sera, che alle 22.30 ci
sarebbe dovuta essere una edizione straordinaria del Tg1 (poi rinviata di un’ora)
e quando è il momento del collegamento con Palazzo Chigi si va in stacco e
parte la ripresa della diretta Facebook
del Presidente del Consiglio che, evidentemente, ritiene la piattaforma social,
più efficiente del Servizi Pubblico (gli
ascolti sono stati oltre 6 milioni con il 22,4%). Forse, era memore di quando pochi giorni
prima durante un collegamento dello speciale del Tg1, non è stato possibile
fare un collegamento con il Presidente della Camera Roberto Fico. Tutto si può giustificare in
questi momenti drammatici, per tutti, ma per il Servizio Pubblico no. È obbligatorio
avere una marcia in più, un obbligo di efficienza supplementare, un dovere istituzionale
che lo deve porre necessariamente al di sopra delle altre emittenti.
Non stupisce
poi dover leggere Aldo Grasso, questa mattina sul Corriere, che titola “Con il
successo di «Harry Potter» Italia1 diventa la prima rete nazionale” e si
riferisce agli ascolti dei giorni scorsi. Evidente che si tratta di opinione
parziale. Rimane una diffusa sensazione che comunque, nonostante l’aumento
vertiginoso della platea televisiva, in tutte le fasce orarie e di classi di
età, la Rai non riesce a tenere il passo non tanto sulla quantità ma sulla
qualità delle sue proposte. Prova provata? Ieri sera su RaiUNo: in onda il
replay di RaiPlay in competizione con Canale5, con annesse proteste di un noto
agente tv che si è lamentato del fatto che i suoi assistiti (Fiorello e
Bonolis) andavano in onda simultaneamente, A suo modo, ha ragione, perché sprecare
tanta grazia!!!
Va bene, lasciamo perdere. Torniamo alle notizie che non ci
sono. Magari proviamo ad immaginare quelle che ci farebbe piacere leggere. La
prima anzitutto: una bella, robusta, corposa intervista all’amministratore
delegato Rai, Fabrizio Salini. Ci piacerebbe
leggere cosa, in che modo, con quali prospettive, con quale progetto, la Rai
intende affrontare tutto il perimetro delle necessità di informazione e
comunicazione che richiede il Paese in questo momento. Non si tratta solo per quanto avviene oggi, ma
anche per dopo l’emergenza: cosa e come il Servizio Pubblico ne uscirà al
temine di questa situazione. Tanto per intenderci, più o meno quanto ha fatto il
suo omologo Tony Hall della BBC: ci ha messo la sua bella faccia, si è assunto
la responsabilità di fronte a tutti, nel bene o nel male. È una iniziativa di comunicazione
semplice quanto necessaria e doverosa, alla portata di tutti ed è
incomprensibile perché, finora, non è avvenuto nulla di tutto questo e il solo
vertice che ha parlato nei giorni scorsi è stato il Presidente Foa. Ma una
iniziativa del genere, intervista o
articolo, fate voi, ci avrebbe fatto piacere leggerla ad esempio, firmata dai direttori
di rete, dai direttori dei Tg o da chiunque altro a Viale Mazzini e dintorni in
grado di proporre o di produrre idee nuove, alternative, innovative che
consentano al Servizio Pubblico di smarcarsi, di porsi su un piano diverso rispetto a tutti gli altri. Purtroppo, è solo
fantasia.
bloggorai@gmail.com
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