La notizia principale per quanto riguarda la televisione è
stato l’intervento del Presidente della repubblica, Sergio Mattarella, a proposito
della crisi sanitaria. Al di la della forma del messaggio (che pure è
importante ed è discutibile la sua efficacia) rimane la sostanza di
quanto ha detto e di quanto NON ha detto. Necessaria una riflessione.
Altra notizia del giorno la leggiamo su La Stampa, a firma di
Francesco Spini: “Occorre segnarsi una data, il 2021. Sarà l'anno del grande
sorpasso anche in Italia, quello in cui la tv via Internet, che oggi pesa per
il 43%, supererà il digitale terrestre. Raggiungerà 9,2 milioni di abitazioni e
una quota del 55% della torta tv”. I dati sulle dinamiche del mercato Tv sono
proposti dall’annuale Rapporto di Mediobanca che fotografa la situazione
attuale i trend più rilevanti, compreso quello pubblicitario. Esattamente in
queste prospettive si inserisce lo switch off al DVB-T2 del quale abbiamo
parlato più volte. Per il Servizio Pubblico questa transizione, se non
governata in modo efficace, si propone come una minaccia grave anche perché, come
noto, per essere esentati dal canone è sufficiente dimostrare che il proprio
apparato di ricezione non contenga al suo interno un sintonizzatore video e i
Pc, tablet e cellulari non lo contengono.
Si tratta dunque di una sfida di tecnologie, di contenuti
editoriali e di rapporto con il proprio pubblico che non è e non sarà sempre
più lo stesso delle televisione generalista digitale. Questa sfida richiede anzitutto
investimenti e visione strategica. La banale, semplice realtà è che mancano tutti
e due. Gli investimenti richiedono soldi, canone e pubblicità e ce ne sono sempre
meno. Le strategie richiedono capacità manageriali e spirito visionario che pure
non sembrano essercene gran che. Vediamo: il Piano Industriale e vediamo pure
in relazione a quanto successo ieri in Cda dove, si legge che “ ha deciso l’implementazione del
canale inglese … nel più breve tempo possibile..”. ??? Ecco, esattamente in
questa dimensione si misurano le capacità operative dell’Azienda e di chi la
dirige. Il canale in inglese, è bene ricordarlo, è previsto come impegno specifico
nel Contratto di Servizio, sottoscritto nel 2018, e poi ripreso nel famigerato
Piano industriale del 2019. Ed ora si dice che verrà avviato “nel più breve
tempo possibile” ???, da ricordare, inoltre, che questo canale, insieme a quello
istituzionale, fa parte dei 5 allegati
allo stesso Piano Industriale (offerta tv, inglese, istituzionale, minoranze linguistiche, piano
per l’informazione). Sempre a proposito dei due nuovi canali, da ricordare
ancora che il PI gli riserva 60 milioni per il triennio di validità dello
stesso (30 milioni a canale, 10 milioni l’anno), un importo con il quale a mala
pena si può sostenere il costo industriale di avvio. Ieri ancora buco nell’acqua
per il canale istituzionale. Appunto, almeno ci è stato risparmiato sentir dire
che “si farà .. presto, forse, magari ..
con Rai Parlamento, senza, oppure chissà con Rai Quirinale etc etc”. Infine,
tanto per rinfrescare la memoria sempre sul PI. Che fine ha fatto il “canale
femminile” che dovrebbe prendere il posto di Rai Movie e Rai Premium? Ma il
vero, grande buco nero di questa vicenda del Piano Industriale riguarda l’informazione
(da ricordare che, a differenza del PI, il Piano sull’informazione è
sottoposta la vaglio della Vigilanza che ancora non se ne è nemmeno lontanamente occupata).
In adempimento quanto previsto dal
Contratto di Servizio, si dovrebbe prevedere la “rimodulazione e la riduzione
delle testate giornalistiche”. Nebbia totale.
Infine, per riprendere il discorso di ieri sulla
comunicazione in caso di crisi. Un attento lettore ci ha segnalato un
documento importante elaborato dallo IAI (Istituto Affari Internazionali) per conto
del Centro militare di studi strategici del ministero della Difesa (CeMiSS) su
“La minaccia Nbcr: potenziali rischi e possibili risposte”. Nel rapporto, in
particolare, ci si sofferma esattamente su quanto abbiamo scritto ieri:
“Scrivevamo nel 2007: “Le lezioni apprese durante le
numerose emergenze Nbcr (nucleare, batteriologico, chimico, radiologico) sono
molteplici, ma quella più importante è la necessità di pianificazione
preventiva a tutti i livelli, secondo il motto del gestore del rischio:
‘Aspetta il peggio, pianifica per il peggio, spera per il meglio’. In
particolare, si legge nel volume, occorre organizzare l’individuazione precisa
dei responsabili della comunicazione e l’allestimento di appositi piani
comunicativi (‘comunicare, comunicare, comunicare’). Il rischio di panico
generalizzato potrebbe, infatti, limitare l’efficacia di ogni intervento,
aggiungendo ulteriori problemi e coinvolgendo potenzialmente anche gli addetti.”
Qualcuno pensa che, anche in Rai, se ne sia tenuto debito conto? Di chi è la
responsabilità ?
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