Si comincia a scrivere la storia di questa crisi. Già dallo
scorso 24 febbraio, poche ore dopo l’inizio di questa drammatica crisi
sanitaria, abbiamo sollevato il problema di come e di quanto il Servizio
Pubblico radiotelevisivo è in grado di fornire adeguate informazioni e comunicazioni
ai cittadini. È utile rivedere anche solo i titoli dei vari post a partire da
quel giorno. Abbiamo scritto da subito che siamo in presenza di due virus, dove il
secondo, quello mediatico, è potenzialmente più pericolo di quello sanitario e
che l’emergenza sul terreno dell’informazione può causare danni forse
irreparabili. Inoltre, in particolare, abbiamo scritto che al Servizio Pubblico
compete un obbligo supplementare, uno sforzo
straordinario, diverso e alternativo a tutti gli altri mezzi di comunicazione.
Abbiamo pure scritto che è grave dover constatare il ritardo e l’inadeguatezza
dei processi di gestione e organizzazione dell’Azienda in caso di crisi. Una
crisi che, necessario ribadirlo, ha assunto una dimensione particolare esattamente sul versante informativo oltre che editoriale.
Abbiamo poi pure scritto che la Rai ha un compito specifico verso il pubblico dei
giovani, i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, per fornire loro non solo
supporto informativo ma anche uno strumento di sostegno alle loro forzate
attività scolastiche da svolgere in casa. A farla breve, possiamo registrare
con favore che alcune idee e riflessioni che abbiamo proposto ora sembrano ampiamente
condivise.
Nei giorni scorsi si è svolto un Cda dove si sarebbero
dovuti affrontare i problemi dei due nuovi canali previsti dal Contratto di
Servizio (e ripresi dal Piano Industriale): quello in inglese e quello istituzionale.
Col senno di poi, purtroppo, siamo costretti a dove sottolineare il grave e
colpevole ritardo dell’inadempienza a questi obblighi: è stato detto che quello
in inglese “si farà non appena possibile”. Mai come in queste circostanze
sarebbe stato utile e necessario un canale H24 tutto dedicato alla
comunicazione istituzionale della crisi, una voce sola, forte, autorevole,
responsabile, unica e costantemente aggiornata, su tutto ciò che interessa la
crisi sanitaria. Non da meno sarebbe stato utile e necessario un canale inglese,
proprio nel momento in cui sulla scena internazionale il nostro Paese corre il
rischio di pagare un prezzo molto elevato. Sottolineato: un ritardo grave e
colpevole che non risparmia nessuno. Analogo
ragionamento si potrebbe fare per il canale RaiNews24 che avrebbe potuto e
dovuto diventare il canale dedicato alla crisi, appositamente supportato e
comunicato con la speranza di farlo uscire dalle secche degli ascolti da prefisso telefonico. Comincia a maturare il pensiero che il Servizio Pubblico sta
perdendo il treno del proprio ruolo, della propria responsabilità, dei propri
doveri istituzionali. Non ci mettiamo a
fare l’elenco dei “buchi” e tantomeno ci prestiamo alla contabilità sul numero
dei Tg e Gr dedicati alla crisi, ma evidenziamo il problema della “qualità” dell’informazione
per quanto riguarda i linguaggi
adoperati, le immagini utilizzate, i toni utilizzati. Non ci sarà un Auditel
che riporterà questi dati: l’ansia, le psicosi, le angosce che si stanno determinando non sono misurabili
quanto il “successo “ che ha riscosso il
recente Montalbano (argomento che meriterebbe una riflessione a parte).
A proposito di ascolti: sono usciti i dati di Auditel Standard
Digitale. Dati pressoché invariati per Rai, Sky e Mediaset mentre cresce La7.
Per quanto riguarda la stampa di oggi: nulla da segnalare a parte il problema dell’annullamento
di Porta a Porta. È un problema grave ma
pienamente inserito nella gravità di come e di quanto la Rai affrontata in
generale la crisi sanitaria. Appunto.
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