Ieri pomeriggio, durante la benedizione del papa, alle 18.20
l’Agenzia Italpress lancia un flash: “ZCZC IPN 738 POL --/T CORONAVIRUS: ALLE
19 DISCORSO DI MATTARELLA ALLA NAZIONE ROMA (ITALPRESS) - Secondo quanto
apprende l'Italpress, alle 19 il presidente della Repubblica Sergio MATTARELLA
terra' un discorso alla nazione. (ITALPRESS). sat/abr/red 27-Mar-20 18:20 NNNN”.
Si può bene immaginare cosa possa essere successo. Si pensa subito che
ci possa essere qualcosa di grave ed urgente per motivare un gesto così forte
e, per di più, quasi in sovrapposizione al Papa. Si cercano conferme che non
arrivano e la situazione appare confusa. Finisce il Papa e su RaiTre e altre reti
commerciali va in onda un videomessaggio registrato del Presidente delle
Repubblica. Su RaiUno parte il giochetto L’Eredità. Mattarella compare sul Tg1
in apertura alle 20. Qualcosa non torna: perché un messaggio registrato in onda
su orari differiti? Delle due l’una: o si tratta di un messaggio “forte” ed
autorevole per un momento di particolare gravità e allora meritava la diretta simultanea,
anche a costo di enfatizzare il momento oltre
la reale gravità che lo caratterizza. Oppure, si è trattato di una “comunicazione”
… passateci il termine … “ordinaria” e quindi andava pure bene la formula del videomessaggio
registrato. Qualcosa non torna e rimane forte la sensazione che sia in corso un
cortocircuito informativo mediatico che coinvolge direttamente il Servizio
Pubblico. Non è del tutto chiaro cosa sta succedendo ma siamo certi che qualcosa
sta succedendo: diciamo che si tratta di una “sensazione” e come tale viene
trattata, ma i tanti episodi che si stanno accavallando (ne abbiamo scritto più
volte nei giorni scorsi) sottolineano che l’informazione del Servizio Pubblico sia progressivamente delegittimata, non tanto nei numeri degli
ascolti ma nel ruolo, nella percezione dei cittadini.
Da leggere attentamente gli ascolti di ieri, venerdì 27 marzo 2020:
day time
Canale 5 | 2.436 | 15,8% | 16,8% |
Rai 1 | 2.375 | 15,4% | 17,9% |
prime time
Canale 5 | 5.575 | 17,8% | 16,1% |
Rai 1 | 4.353 | 13,9% | 20,5% |
In questa chiave si leggono le “lettere” indirizzate a Viale
Mazzini. La prima, della quale ha parlato solo PrimaOnLine, è stata scritta
dalla Vigilanza: “ …per chiedere di rafforzare ulteriormente il palinsesto
informativo mantenendo un profilo di ufficialità, evitando in ogni modo di
diffondere fake news e di dare voce a non esperti che parlano del coronavirus. Anche
al fine di difendere l’autonomia e l’autorevolezza del servizio pubblico, la
bicamerale ha invitato la Rai, pur nella consapevolezza della situazione
emergenziale, ad evitare di trasmettere, in maniera non consueta, dirette via
Facebook o conferenze stampa che non prevedano la presenza dei giornalisti, per
difendere il loro ruolo”. È stato necessario scrivere una lettera istituzionale
per sottolineare il problema.
La seconda lettera,
della quale pure abbiamo riferito, è stata scritta da Pupi Avati e
questa mattina è stata ripresa di Renzo Arbore sul Corriere "... non si può non apprezzare, come ha
fatto l'ottimo Pupi Avati, l'idea che il servizio pubblico approfitti di questa
sciagurata contingenza, di questo momento così difficile, per riconciliarsi con
i suoi fruitori e, in particolare, con quelli che ad esso, finalmente,
richiedono attenzione particolare perla cultura. Dico cultura, ma in realtà, si
tratta di moltiplicare le varie culture. Parlo di cultura musicale, artistica,
della canzone italiana e di quella napoletana, del cinema, del teatro, delle
altre invenzioni artistiche trasferibili sullo schermo televisivo (a eccezione
dell'arte gastronomica italiana, che ce ne è fin troppa...). Insomma, il
consiglio di Pupi Avari è quello di approfittare
per rimettere in sesto il servizio pubblico che ultimamente si è lasciato
andare a una programmazione leggera spesso fatta con spettacoli d'acquisto,
inventati da altri, da società straniere; spettacoli che, probabilmente, sono
vicini a quella che in America si chiama «tv cheap». Non di tv trash», che
è un'altra cosa, e che è abbondante altrove. La tv «cheap» è quella di gusto
mediocre, senza invenzioni, che vive di «espedienti» per conquistare il
pubblico più disarmato culturalmente. Una tv che non a arricchisce il fruitore,
ma lo coccola assecondandone il cattivo gusto…”. Sottoscriviamo pienamente, in
particolare dove si sottolinea la pressoché totale sudditanza programmatica, ideativa,
concettuale dai produttori esterni. Quando il direttore di RaiUno si gongola all’idea
di aver riportato in video la Carrà grazie ad una nota casa di produzione … è
tutto dire.
bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento